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Home » Attualità » Milano, deve lasciare il lavoro perché malato. I colleghi gli pagano i contributi per la pensione

Milano, deve lasciare il lavoro perché malato. I colleghi gli pagano i contributi per la pensione

E' la storia di Benedetto Santangelo, 66enne che pensava di essere licenziato un mese fa, invece grazie alla solidarietà di colleghi e sindacati potrà aspettare la pensione in tranquillità

Edoardo Martini
12 Luglio 2022
Benedetto Santangelo

Benedetto Santangelo

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L’unione fa la forza. E’ proprio questo il caso di colleghi, titolari e sindacati che si sono uniti per aiutare un operaio in difficoltà. Una storia a lieto fine quella di Benedetto Santangelo, 66enne dipendente del Gruppo Cofle, che soltanto un mese fa era certo di essere licenziato invece, grazie alla solidarietà di molti, potrà aspettare la pensione in tutta tranquillità.

Lo stabilimento Cofle dove Benedetto era diventato una colonna portante dell’azienda

“Non potevamo voltargli le spalle”

Per trent’anni ha lavorato nello stabilimento trezzese, diventando una colonna portante dell’azienda situata a pochi passi dall’Adda. E quando è stato costretto a fermarsi e restare a casa per motivi di salute, titolari e colleghi hanno trovato il modo per poterlo aiutare ad arrivare con tranquillità alla pensione.

I titolari, infatti, su suggerimento dei sindacati e col supporto dei colleghi di lavoro di Benedetto, hanno deciso di sostenere economicamente il monte ore di Par, i permessi annui retribuiti, del lavoratore in modo da farlo restare a casa fino al raggiungimento della pensione, prevista per febbraio 2023.

La responsabile marketing e comunicazione dell’azienda, Alessandra Barbieri, ha commentato così la notizia: “Benedetto ha lavorato con noi per oltre trent’anni, non potevamo voltargli le spalle nel momento del bisogno. Quando ci ha informati della sua malattia lo abbiamo subito messo in in una posizione lavorativa più tranquilla e adatta alla sua condizione di salute. La soluzione ci è stata presentata dai portavoce della Rsu, la rappresentanza sindacale unitaria. Grazie alla loro collaborazione, abbiamo attivato una banca delle ore solidale. Si tratta di un accordo tra azienda, sindacati e dipendenti che prevede la donazione su base volontaria e a titolo gratuito di ore di Par in favore di un lavoratore in difficoltà. Ognuno ha fatto la propria parte: l’adesione tra i colleghi è stata significativa, mentre l’azienda ha integrato la quota mancante. E l’obiettivo è stato raggiunto.”

Lo stabilimento Omya a Carrara

Il precedente di Carrara

Se la storia di Benedetto sembra incredibile qualcun’ altro prima di lui è stato fortunato allo stesso modo.

Si tratta di un lavoratore che fu omaggiato della solidarietà degli operai dello stabilimento della Omya S.P.A. di Carrara (MS), in cui lavorava. L’uomo rischiava di essere licenziato 8 mesi prima di andare in pensione perché malato, i suoi colleghi decisero di aiutarlo donandogli in totale 60 giorni di ferie. Anche l’azienda decise di fare dietro front sulla decisione di licenziarlo e garantì di versargli lo stipendio fino a dicembre 2019 per permettergli poi di andare in pensione.

Gli operai della Omya S.P.A. non ci stavano a veder il loro collega licenziato quando ormai mancavano solo 8 mesi perché andasse in pensione. Così, decisero di donargli 60 giorni di ferie a patto che l’azienda continuasse a pagarlo fino alla pensione. Il loro gesto salvò questo operaio dichiarato invalido momentaneamente a causa di una patologia e quindi impossibilitato a svolgere il proprio lavoro. L’assurda vicenda aveva spinto gli operai a mobilitarsi per aiutare il collega e a dichiarare lo stato di agitazione.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
L'unione fa la forza. E' proprio questo il caso di colleghi, titolari e sindacati che si sono uniti per aiutare un operaio in difficoltà. Una storia a lieto fine quella di Benedetto Santangelo, 66enne dipendente del Gruppo Cofle, che soltanto un mese fa era certo di essere licenziato invece, grazie alla solidarietà di molti, potrà aspettare la pensione in tutta tranquillità.
Lo stabilimento Cofle dove Benedetto era diventato una colonna portante dell'azienda

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Per trent’anni ha lavorato nello stabilimento trezzese, diventando una colonna portante dell'azienda situata a pochi passi dall'Adda. E quando è stato costretto a fermarsi e restare a casa per motivi di salute, titolari e colleghi hanno trovato il modo per poterlo aiutare ad arrivare con tranquillità alla pensione. I titolari, infatti, su suggerimento dei sindacati e col supporto dei colleghi di lavoro di Benedetto, hanno deciso di sostenere economicamente il monte ore di Par, i permessi annui retribuiti, del lavoratore in modo da farlo restare a casa fino al raggiungimento della pensione, prevista per febbraio 2023. La responsabile marketing e comunicazione dell’azienda, Alessandra Barbieri, ha commentato così la notizia: "Benedetto ha lavorato con noi per oltre trent’anni, non potevamo voltargli le spalle nel momento del bisogno. Quando ci ha informati della sua malattia lo abbiamo subito messo in in una posizione lavorativa più tranquilla e adatta alla sua condizione di salute. La soluzione ci è stata presentata dai portavoce della Rsu, la rappresentanza sindacale unitaria. Grazie alla loro collaborazione, abbiamo attivato una banca delle ore solidale. Si tratta di un accordo tra azienda, sindacati e dipendenti che prevede la donazione su base volontaria e a titolo gratuito di ore di Par in favore di un lavoratore in difficoltà. Ognuno ha fatto la propria parte: l’adesione tra i colleghi è stata significativa, mentre l’azienda ha integrato la quota mancante. E l’obiettivo è stato raggiunto."
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