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Home » Attualità » Cooperazione internazionale, l’Italia viola i patti e destina somme sempre minori ai paesi poveri

Cooperazione internazionale, l’Italia viola i patti e destina somme sempre minori ai paesi poveri

Non rispetta il tetto dello 0,30 del reddito nazionale lordo, fermandosi allo 0,22%, come aveva fatto nel 2019, ma rispetto ad allora mancano 270 milioni. Ora occupa ilo 20° posto fra i 29 paesi donatori Ocse

Domenico Guarino
20 Settembre 2021
(DIRE) San Paolo (Brasile), 17 set. - Il rapporto 'Education at a glance', pubblicato ieri dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), rivela che nonostante la sfida posta dalla pandemia di Covid-19, che ha costretto molte scuole a chiudere e a migliorare la didattica a distanza, il Brasile non ha aumentato il budget destinato all'educazione primaria nel 2020 e nel 2021.    Al report è allegato un sondaggio sugli impatti della pandemia in 37 Paesi, inclusi i membri dell'Ocse e i Paesi partner, tra cui il Brasile. Secondo l'organizzazione, ciò che è accaduto nel Paese va nella direzione opposta di quella intrapresa dagli altri del gruppo. "Circa due terzi dei membri Ocse e dei Paesi partner esaminati- affermano gli autori del report- hanno aumentato i fondi destinati alla scuola primaria per aiutarla nell'emergenza. Rispetto all'anno precedente, il Brasile non ha modificato nulla".    Il report, inoltre, indica la media dei salari degli insegnanti. In Brasile è la più bassa di tutte. In media, un docente brasiliano guadagna in un anno 131.407 reais, una somma che equivale a 25.030 dollari. Nella scuola secondaria di primo grado il salario medio è di 135.135 reais (25.740 dollari) e in quella di secondo grado 140.301 reais (26.724 dollari).    Tra i Paesi dell'Ocse, la media annuale dei salari dei docenti è di 213.711 reais (40.707 dollari) nella scuola dell'infanzia, 239.856 reais (45.687 dollari) nella primaria, 251.937 reais (47.988) per la secondaria di primo grado e 271.682 reais (51.749) per quella di secondo grado.   (Jom/Dire) 14:35 17-09-2

(DIRE) San Paolo (Brasile), 17 set. - Il rapporto 'Education at a glance', pubblicato ieri dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), rivela che nonostante la sfida posta dalla pandemia di Covid-19, che ha costretto molte scuole a chiudere e a migliorare la didattica a distanza, il Brasile non ha aumentato il budget destinato all'educazione primaria nel 2020 e nel 2021. Al report è allegato un sondaggio sugli impatti della pandemia in 37 Paesi, inclusi i membri dell'Ocse e i Paesi partner, tra cui il Brasile. Secondo l'organizzazione, ciò che è accaduto nel Paese va nella direzione opposta di quella intrapresa dagli altri del gruppo. "Circa due terzi dei membri Ocse e dei Paesi partner esaminati- affermano gli autori del report- hanno aumentato i fondi destinati alla scuola primaria per aiutarla nell'emergenza. Rispetto all'anno precedente, il Brasile non ha modificato nulla". Il report, inoltre, indica la media dei salari degli insegnanti. In Brasile è la più bassa di tutte. In media, un docente brasiliano guadagna in un anno 131.407 reais, una somma che equivale a 25.030 dollari. Nella scuola secondaria di primo grado il salario medio è di 135.135 reais (25.740 dollari) e in quella di secondo grado 140.301 reais (26.724 dollari). Tra i Paesi dell'Ocse, la media annuale dei salari dei docenti è di 213.711 reais (40.707 dollari) nella scuola dell'infanzia, 239.856 reais (45.687 dollari) nella primaria, 251.937 reais (47.988) per la secondaria di primo grado e 271.682 reais (51.749) per quella di secondo grado. (Jom/Dire) 14:35 17-09-2

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Nel 2020, stando ai dati provvisori Ocse, Italia ha destinato appena lo 0,22% del reddito nazionale lordo (Rnl) all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Il dato è lo stesso del 2019. Tuttavia, se invece che il rapporto Aps/Rnl si guardano i numeri assoluti, registriamo una diminuzione di circa 270 milioni di euro rispetto all’anno precedente. “E, se non fosse stato per il calo del reddito nazionale lordo causato dal lockdown dovuto alla pandemia, il rapporto Aps/Rnl sarebbe ulteriormente calato invece che rimanere stabile”.  Il dato è stato diffuso dalla fondazione Open Polis.

Lo 0,22% rappresenta di per sé una cifra irrisoria, che assume tuttavia connotati ulteriormente foschi sei si considera che l’Italia si era impegnata a raggiungere lo 0,30% proprio entro il 2020. Un traguardo ampiamente mancato dunque e che difficilmente potrà essere raggiunto nel prossimo futuro. Per altro, fa notare Open Polis, lo 0,30% Aps/Rnl era solo un traguardo intermedio, dato che il vero obiettivo previsto dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite è quello di destinare lo 0,7% Aps/Rnl entro il 2030.

Certo, le condizioni economiche generali, la pandemia, le difficoltà in cui si dibattono tutte le economie, ed anche quelle dei Paesi cosiddetti ‘avanzati’, rappresentano delle condizioni con cui oggettivamente vanno fatti i conti. Ma in realtà, anche in un passato abbastanza recente, il nostro Paese, il tetto dello 0,30, lo aveva raggiunto: era capitato nel 2017. Dunque non si tratta di ‘fantascienza economica’ ma di una possibilità concreta, che deriva da scelte politiche concrete.
In ogni caso, se alla base del diritto internazionale dobbiamo tenere ferma la regola del ‘pacta servanda sunt’ di origine romana, certamente possiamo affermare che il nostro Paese i patti non li sta rispettando. Al punto che l’Italia è al 20° posto in classifica tra i 29 paesi donatori Ocse in quanto a rapporto Aps/Rnl.

Magra consolazione può essere rappresentata dal fatto che peggio di noi hanno fatto Paesi importanti, come gli Stati Uniti, che tuttavia in termini assoluti rappresentano il primo donatore con 35,5 miliardi di dollari. La maggior parte dei paesi membri tuttavia hanno fatto meglio anche se solo 6 hanno già raggiunto la soglia dello 0,7% Aps/Rnl: Svezia, Norvegia, Lussemburgo (che superano l’1%), Danimarca, Germania e Regno Unito.
Aiuti allo sviluppo e alla cooperazione significa innanzitutto salvare centinaia di milioni di uomini donne e bambini dall’inedia e dalla fame. Sono infatti 690 mln le persone che nel mondo soffrivano la fame nel 2019.

“Un dato che è destinato a crescere in maniera drammatica anche a causa degli effetti della pandemia” dicono gli analisti di Open Polis. Che, dati alla mano, sottolineano: “quello della sicurezza alimentare è un tema da sempre considerato prioritario dalla cooperazione italiana, che tuttavia ha mostrato negli ultimi anni un impegno insufficiente, in particolare sul piano bilaterale. Anche per questo storico impegno e visto il ruolo di presidenza del G20 ricoperto dall’Italia, c’era una certa attesa nei confronti del meeting ministeriale ospitato a Matera lo scorso 29 giugno. Dalla dichiarazione di Matera invece sono arrivate solo affermazioni di principio”.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Nel 2020, stando ai dati provvisori Ocse, Italia ha destinato appena lo 0,22% del reddito nazionale lordo (Rnl) all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Il dato è lo stesso del 2019. Tuttavia, se invece che il rapporto Aps/Rnl si guardano i numeri assoluti, registriamo una diminuzione di circa 270 milioni di euro rispetto all’anno precedente. “E, se non fosse stato per il calo del reddito nazionale lordo causato dal lockdown dovuto alla pandemia, il rapporto Aps/Rnl sarebbe ulteriormente calato invece che rimanere stabile”.  Il dato è stato diffuso dalla fondazione Open Polis. Lo 0,22% rappresenta di per sé una cifra irrisoria, che assume tuttavia connotati ulteriormente foschi sei si considera che l’Italia si era impegnata a raggiungere lo 0,30% proprio entro il 2020. Un traguardo ampiamente mancato dunque e che difficilmente potrà essere raggiunto nel prossimo futuro. Per altro, fa notare Open Polis, lo 0,30% Aps/Rnl era solo un traguardo intermedio, dato che il vero obiettivo previsto dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite è quello di destinare lo 0,7% Aps/Rnl entro il 2030. Certo, le condizioni economiche generali, la pandemia, le difficoltà in cui si dibattono tutte le economie, ed anche quelle dei Paesi cosiddetti ‘avanzati’, rappresentano delle condizioni con cui oggettivamente vanno fatti i conti. Ma in realtà, anche in un passato abbastanza recente, il nostro Paese, il tetto dello 0,30, lo aveva raggiunto: era capitato nel 2017. Dunque non si tratta di ‘fantascienza economica’ ma di una possibilità concreta, che deriva da scelte politiche concrete. In ogni caso, se alla base del diritto internazionale dobbiamo tenere ferma la regola del ‘pacta servanda sunt’ di origine romana, certamente possiamo affermare che il nostro Paese i patti non li sta rispettando. Al punto che l’Italia è al 20° posto in classifica tra i 29 paesi donatori Ocse in quanto a rapporto Aps/Rnl. Magra consolazione può essere rappresentata dal fatto che peggio di noi hanno fatto Paesi importanti, come gli Stati Uniti, che tuttavia in termini assoluti rappresentano il primo donatore con 35,5 miliardi di dollari. La maggior parte dei paesi membri tuttavia hanno fatto meglio anche se solo 6 hanno già raggiunto la soglia dello 0,7% Aps/Rnl: Svezia, Norvegia, Lussemburgo (che superano l’1%), Danimarca, Germania e Regno Unito. Aiuti allo sviluppo e alla cooperazione significa innanzitutto salvare centinaia di milioni di uomini donne e bambini dall’inedia e dalla fame. Sono infatti 690 mln le persone che nel mondo soffrivano la fame nel 2019. “Un dato che è destinato a crescere in maniera drammatica anche a causa degli effetti della pandemia” dicono gli analisti di Open Polis. Che, dati alla mano, sottolineano: “quello della sicurezza alimentare è un tema da sempre considerato prioritario dalla cooperazione italiana, che tuttavia ha mostrato negli ultimi anni un impegno insufficiente, in particolare sul piano bilaterale. Anche per questo storico impegno e visto il ruolo di presidenza del G20 ricoperto dall’Italia, c’era una certa attesa nei confronti del meeting ministeriale ospitato a Matera lo scorso 29 giugno. Dalla dichiarazione di Matera invece sono arrivate solo affermazioni di principio”.
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