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Home » Attualità » Cosa sta facendo l’Italia per l’Ucraina. Aiuti ai profughi, piani di accoglienza e associazioni in campo: ecco tutto quello che c’è da sapere

Cosa sta facendo l’Italia per l’Ucraina. Aiuti ai profughi, piani di accoglienza e associazioni in campo: ecco tutto quello che c’è da sapere

Dalle grandi organizzazioni alle ong più piccole: il nostro Paese ha creato in queste settimane una gigantesca rete di solidarietà. Ecco cosa possiamo fare tutti noi per aiutare la popolazione ucraina colpita dalla guerra

Ettore Maria Colombo
10 Marzo 2022
Aiuti umanitari Ucraina

Aiuti umanitari Ucraina

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Più di un milione di persone già fuggite dall’Ucraina e una stima, fonte Unhcr, che parla di cinque/dieci milioni di profughi che potrebbero arrivare in Europa. In Italia potremo accogliere fino a 650mila rifugiati, o forse un milione (il 13% del totale), considerando anche che proprio nel nostro Paese viva già la più grande comunità ucraina fuori dai confini (248 mila persone).

Una bambina e altri civili ucraini caricati su un camion per scappare dal Paese (Ansa)

Cosa sta facendo l’Italia per l’Ucraina

Come sta reagendo l’Italia in queste settimane, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina? Con una inarrestabile gara di solidarietà. Migliaia di famiglie italiane pronte ad aprire le porte di casa per accogliere donne e bambini ucraini in fuga, una catena di raccolta di farmaci, abiti, generi di prima necessità. La macchina dell’accoglienza in Italia gira a pieno ritmo. Insomma, chi pensa che – come ha deciso il Parlamento con una decisione storica – l’Italia invia solo armi e munizioni per sostenere la resistenza del popolo ucraino ai russi, si sbaglia, e di grosso. Il Terzo settore italiano e il mondo delle ong si sono subito messi in moto con gli interventi sul campo ma anche ai confini dei Paesi vicini: sono tantissime le associazioni di volontariato e ong – italiane o estere con base in Italia – che si occupano di sostenere i civili ucraini durante l’emergenza.

Facendo un primo elenco, solo per categorie, parliamo di associazioni del Terzo settore, collettivi di volontari, organizzazioni locali, nazionali e internazionali, scuole e università, enti di stampo religioso e laico che si sono mobilitati per dare solidarietà e sostegno concreto all’Ucraina, dove la Russia ha scatenato la guerra lo scorso 24 febbraio. Una gara di solidarietà fatta di tanto impegno, tanto coraggio e tanta solidarietà che ha visto mettersi in moto associazioni di comprovata esperienza, piccoli gruppi, singole persone.

Le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione dell’Ucraina dove mancano acqua, cibo, elettricità. Qui tutte le informazioni e le coordinate bancarie per donare.

Una donna allatta il suo bambino in un rifugio antiaereo in Ucraina (Ansa)

Le ong e associazioni italiane in Ucraina

Le prime ad attivarsi, subito dopo l’invasione russa, sono state le ong italiane storicamente presenti in Ucraina come Aibi – Amici dei Bambini, Soleterre, Avsi. Vediamo i principali interventi in loco.

Aibi – Amici dei Bambini

Aibi opera nel Paese dal 1999 attraverso la Fondazione di beneficenza ucraina “Drusie Ditiei Ukraina” (Amici dei Bambini Ucraina), la cui sede è a Kiev e ha lanciato fin dalle prime ore del conflitto la campagna ‘Emergenza Ucraina #Bambinixlapace’ che prevede il sostegno a interventi di supporto psicologico e la fornitura di aiuti come alimenti, vestiti, materiale scolastico e tutto ciò di cui i bambini hanno bisogno. L’orfanotrofio che l’organizzazione italiana sostiene e gestisce a Volodarka, un paio di ore d’auto da Kiev, in partnership con la fondazione Amici dei Bambini Ucraina, ha allestito un campo di accoglienza per gli sfollati. Sempre Aibi, ma in Moldavia, ha avviato un’azione di emergenza per rifornire due punti di prima assistenza alla dogana e un campo profughi nella capitale Chisinau. 

Soleterre

Soleterre, assieme all’Associazione ucraina “Zaporuka”, ha messo a disposizione la sua casa per i bambini malati di cancro e per assicurare loro la continuità delle cure mediche, chemio comprese. Soleterre ha dichiarato che i colleghi della Fondazione si trovano sul territorio ucraino, al fianco dei bambini e delle loro famiglie con cui hanno da tempo articolato progetti e iniziative. Dallo scoppio della guerra, si mobilitano per garantire forniture mediche, strumentazione chirurgica, farmaci nei reparti dell’Istituto del Cancro e dell’Istituto di Neurochirurgia di Kiev e con l’Ospedale Regionale di L’viv.

Avsi

Avsi, grazie alla collaborazione con l’associazione ucraina Emmaus, suo partner locale, ha mantenuto un rapporto di vicinanza con l’Ucraina nel tempo: nel 2016, con la Campagna Tende, si era mossa a sostegno delle famiglie sfollate a causa del conflitto cominciato nel 2014 e trasferite a Kiev e Charkov. Ora si è riattivata per aiutare le persone in fuga verso Polonia e Romania, con il sostegno dei partner locali “AVSI Polska” e “Asociația FDP-Protagonisti in educatie”, e ha lanciato un appello per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di medicine e generi di prima necessità e al supporto psicologico nelle zone di Siret e Leopoli, raccogliendo in meno di una settimana 300mila euro con l’hashtag #HelpUkraine: “Un aiuto agli ucraini in fuga dalla guerra”.

Action Aid

Action Aid è al fianco delle donne e dei bambini in fuga dall’Ucraina. Un esodo che coinvolge un milione di persone attraverso le frontiere. L’organizzazione per la tutela dei diritti è attiva in Italia e nei paesi di confine con l’Ucraina per fornire supporto e protezione a chi è costretto a fuggire.

We Word

We Word, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in Italia e nel Mondo e che adotta bambini a distanza, grazie all’alleanza con il partner ChildFund Germania, che lavora in Ucraina dal 2004, ha avviato una campagna a sostegno di bambini e famiglie per fornire aiuti di emergenza ai bambini e alle loro famiglie.

Cesvi

Cesvi – storica ong italiana – è intervenuta al fianco di People in need (organizzazione no profit internazionale) ai confini con la Slovacchia. 

Progetto Arca

Una delegazione di Progetto Arca, che opera nel settore dell’accoglienza, con Uneba (unione nazionale di iniziative di assistenza sociale) è partita da Milano con un convoglio carico di beni di prima necessità: tende e sacchi a pelo, abiti, prodotti per l’igiene, in particolare dei bambini, e alimenti vari. La prima delegazione è già rientrata portando in salvo mamme con i loro bimbi.

Intersos

Intersos, i cui operatori ora si trovano Moldavia, ma anche in Polonia, fornisce assistenza medica e protezione ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. L’obiettivo è fornire cure mediche, protezione e sostegno psicosociale alle persone più vulnerabili, come donne e bambini.

Save the Children

Save the Children opera in Ucraina dal 2014, fornendo aiuti umanitari essenziali ai bambini e alle loro famiglie. Ciò include sostenere il loro accesso all’istruzione, fornire supporto psicosociale, distribuire kit invernali e kit igienici e fornire sovvenzioni in denaro alle famiglie in modo che possano soddisfare i bisogni di base come cibo, affitto e medicinali, o in modo che possano investire nell’avvio di nuove attività. Ora chiede donazioni per i bambini per portare i primi soccorsi, cibo, acqua, cure e protezione, assicurando risposte rapide e efficaci alla crisi.

Terre des Hommes

La Federazione Internazionale Terre des Hommes lavora in Ucraina, in particolare nell’area orientale del Paese, dal 2015 a supporto dei bambini più vulnerabili: risponde ai bisogni della popolazione, in particolare dei bambini e delle bambine e garantisce il supporto psicosociale necessario per affrontare il trauma.

Medici del Mondo

Medici del Mondo è un’organizzazione umanitaria internazionale presente anche in Italia per garantire l’accesso alle cure a tutti, specialmente alle persone più vulnerabili. È attiva in Ucraina dal 2015, dove fornisce assistenza umanitaria e servizi sanitari specialmente nelle autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk, dove supporta i più vulnerabili e i pazienti Hiv. Attualmente ha già fornito attrezzature mediche a tre ospedali per curare i feriti ed eseguire interventi chirurgici e sta offrendo consulti medici a distanza con ostetriche e psicologi. Il suo staff internazionale è inoltre pronto ad aiutare i rifugiati in Polonia, Romania e Moldavia.

Due bambine ucraine scelgono alcuni giocattoli donati da alcune associazioni umanitarie (Ansa)

Le reti di solidarietà in Italia

Quella delle ong più strutturate non è tuttavia l’unica reazione solidale. Migliaia di cittadini in ogni città italiana stanno infatti donando cibo, medicine, coperte, vestiti a punti di raccolta più o meno improvvisati da cui, con l’aiuto delle Caritas, delle associazioni di volontariato e di alcune organizzazioni ucraine presenti in Italia, si cerca di far partire container verso i primi campi profughi. E quanto a donazioni è robustissima la mobilitazione di aziende e imprese che in pochi giorni hanno messo insieme da Nord a Sud milioni in beni e denaro. Le Misericordie della Toscana in collaborazione con il Consolato ucraino di Firenze hanno raccolto 24 quintali tra farmaci e alimenti non deperibili, trasportati con una propria colonna mobile fino ai confini di Polonia e Romania. A Verona l’Associazione delle donne ucraine ha aperto un centro operativo di aiuti in raccordo con l’Ambasciata e altre associazioni di tutta Italia. Si può, naturalmente, anche accogliere profughi, anche registrandosi sul sito refugees-welcome.it per l’iniziativa ‘Accogli una persona rifugiata’. 

La Caritas. È estesa la presenza delle Caritas in Ucraina. Caritas Italiana sostiene i centri attivati da subito in tutto il Paese per accogliere le famiglie, organizzare gli spostamenti, portare i bambini in zone meno pericolose. Caritas Italiana ha aperto anche una raccolta fondi, mettendo subito a disposizione 100mila euro per i bisogni immediati, per far fronte ai bisogni immediati delle popolazioni vittime del conflitto, “chiamando anche alla prossimità con le sorelle e i fratelli ucraini che sono nel nostro Paese”.

La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha lanciato una sottoscrizione straordinaria. Ma le campagne attivate a livello nazionale sono molte: Croce Rossa Italiana ha lanciato una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità cui stanno dando risposta, senza sosta, i volontari dell’organizzazione di volontariato. Poi ci sono Unhcr e Unicef ma anche le numerose altre coordinate dalle grandi realtà italiane e internazionali come, fra le altre, Save The Children, Terre des Hommes, Medici Senza Frontiere, Anpas, Arci, Cittadinanzattiva, Emergenza Sorrisi, Fidas, Avis, Banco Alimentare, Modavi, Ibo Italia, Plan, Progetto Sud, Salesiani per il sociale, Anffas, Sos Bambini, Federazione Italiana malattie rare, Vis, Cisom.

Sempre il Cevsi ha inviato il primo convoglio di camion carichi di cibo in scatola, kit igienici, pannolini, forniture mediche, sacchi a pelo, materassi e altri beni di prima necessità e una squadra sul confine slovacco per fornire supporto a coloro che aspettano di oltrepassare il confine.

La Comunità di Sant’Egidio ha da anni un programma di adozioni a distanza per circa 250 bambini ucraini in una rete di case famiglia, che oggi sono in pericolo: nonostante la Comunità di Kiev si sia già attivata per proteggerli chiede un supporto economico per assicurare il proprio lavoro. 

Coldiretti ha lanciato l’iniziativa “la spesa sospesa“, con la possibilità di fare offerte per acquistare prodotti nei mercati contadini di Campagna Amica, da inviare ai civili ucraini, dove iniziano a scarseggiare le scorte alimentari, o da donare alle migliaia di profughi che stanno arrivando in Italia: interesserà i farmers market di tutte le regioni d’Italia.

Varie anche le iniziative locali, dalle parrocchie ai circoli Arci. E proprio l’Arci, con il supporto di Unhcr, ha promosso un’iniziativa, ‘Emergenza Ucraina: informazioni utili’, per fornire le indicazioni necessarie ai profughi. Per entrare in Italia, infatti, per un periodo di non oltre 90 giorni, e per raggiungere amici e familiari, le cittadine e i cittadini ucraini sono esenti dal Visto (consultare il sito della Farnesina per i dettagli). 

Un bambino dorme su un treno in fuga dall’Ucraina (Ansa)

Città e sindaci in campo per l’accoglienza

I sindaci di molte città – Milano, Napoli, Novara, Palermo, Bologna, Firenze – si stanno attrezzando per accogliere i rifugiati e favorire i ricongiungimenti familiari; tutti i presidenti delle Regioni hanno assicurato la loro collaborazione, parroci e imprenditori offrono spazi per l’accoglienza un po’ ovunque. E ormai dalla fine della scorsa settimana arrivano con frequenza crescente i primi bus di profughi che dall’Ucraina sono riusciti a uscire per approdare in Italia. Non solo chi qui ha parenti o relazioni individuali su cui poter contare ma anche i gruppi coordinati da parrocchie, onlus o associazioni.

Da ricordare infine che, sabato 12 marzo, si terrà una grande manifestazione per la pace a Firenze, lanciata dal sindaco della città, Dario Nardella, con questa motivazione: “Sono particolarmente orgoglioso che Firenze sia in prima linea nell’impegno per ottenere il prima possibile la pace e avviare il prima possibile un negoziato vero per la pace ad oltranza”. “Ricordo la dichiarazione di pace firmata la scorsa settimana nel Salone dei Cinquecento da 65 sindaci e 60 vescovi – ha detto il sindaco – mentre qualche giorno fa a Marsiglia abbiamo lanciato con l’associazione dei sindaci europei “Eurocities” una grande manifestazione senza precedenti per sabato prossimo, 12 marzo, in tutte le città europee, alla quale hanno già aderito più di 100 città italiane e straniere: da Parigi a Rotterdam, da Lipsia a Zagbria a Valletta, da Milano a Napoli, Roma e Bari. Sabato prossimo Firenze sarà l’epicentro delle iniziative nazionali”. Ma più che le manifestazioni, conta l’aiuto concreto e la risposta italiana è all’altezza.

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Instagram

  • Stando a quanto dicono gli studiosi, i social network sono portatori malati di ansia e depressione. E, diciamocelo, non servivano studi e numeri per capirlo. I più attrezzati di noi a comprendere le dinamiche social e sociali che si nascondono dietro l’algoritmo di Meta già da tempo avevano compreso che “social sì, ma a piccole dosi”.

Eppure la deriva c’è stata e adesso distinguere il virtuale dal reale, l’immagine dallo schermo, il like dall’affetto sembra essere diventata un’operazione assai difficile.

Il senso di inadeguatezza delle persone di ogni età sta dilagando. Pare che il meccanismo sia più o meno questo: l’erba del vicino – di account – è sempre più verde. 

Che poi nella realtà non è così poco importante. A importare è ciò che appare, non ciò che è, tanto da ridurre il dilemma “essere o non essere” a coltissimo equivoco elitario. Cogito ergo sum un po’ poco, verrebbe da dire, se non fosse che la faccenda è seria e grave. 

Lo stress da social è reale e affligge grandi e piccini, senza distinzione di ceto. Una vera e propria sofferenza psicologica che tende a minare le fondamenta dell’intera società. Tra il 2003 e il 2018, i casi di ansia hanno registrato numeri da record, così come quelli di depressione, autolesionismo e problemi di alimentazione. Questo basti per capire che limitarsi a catalogare il problema come questione minore è sbagliato e pericoloso.

Complice il recente lockdown, la corsa verso la psicosocialpatologia ha accelerato il passo. L’unica soluzione a portata di mano, seppur temporanea, è prendersi una pausa dai social e uscire dalla bolla, come Selena Gomez insegna. 

Vivere la vita vera, in Logout, fatta di persone in carne e ossa che di perfetto hanno poco o nulla e che combattono ogni giorno per cercare di assomigliare a ciò che vorrebbero essere. 

E tu quanto tempo passi sui social? 📲

Di Margherita Ambrogetti Damiani ✍

#lucenews #lucelanazione #socialout #viverelavita #nofilter #autoconsapevolezza #stressdasocial #socialdetox
  • Ad appena 3 anni e mezzo, Vincenzo comunica ai genitori il desiderio di indossare vestiti e gonne. Alla richiesta viene inizialmente, quanto inevitabilmente, dato poco peso, come se fosse un gioco… 

Ma 6 anni e mezzo dopo Vincenzo fa un coming out più deciso, chiede di potersi chiamare Emma e di indossare un costume femminile alle lezioni di danza, che condivide con le due sorelle maggiori. Pochi giorni fa, grazie anche alla comprensione e disponibilità della sua insegnante di danza, ha vissuto il suo momento di gloria, esibendosi in un saggio-spettacolo di fine anno costruito su misura, con una coreografia che racconta la sua storia.

La danza, si sa, può essere di grande aiuto per costruire la propria identità, perché è prima di tutto libertà di espressione. 

“Gli anni di pandemia sono stati decisivi per mia figlia. La riflessione è diventata sempre più profonda e, con sofferenza, lo scorso ottobre, è riuscita a parlarci di ciò che davvero le stava a cuore. Le prime sostenitrici sono state proprio le sorelle, più aperte e predisposte mentalmente su questa tematica. Noi genitori ancora pensavano a una latente omosessualità, ma non era così: per nostra figlia la propria identità di genere non coincideva con il sesso assegnatole alla nascita”.

I primi tempi non sono stati facili, per certi aspetti è stato come elaborare un lutto perché Emma volava cancellare tutto il suo passato, buttando via foto e vestiti. La sua è stata una rinascita vera e propria, il suo “no" al nome, al genere maschile, è ormai definitivo. 

A scuola, ha chiesto e ottenuto di potersi chiamare Emma, così come in società. Fondamentale è stato il supporto della famiglia che, a un certo punto, ha capito che non si trattava di un gioco, malgrado la giovanissima età.

“A chi tuttora continua a ripeterci che avremmo dovuto insistere e iscriverla a calcio, dico con fermezza: i figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire, perché tutti meritiamo di essere felici”.

Di Roberta Bezzi ✍

#lucenews #lucelanazione #bologna #emma #transgender #transrights
  • “Trova qualcuno a cui piaci come sei e digli di farsi curare”, scrive Andrea Pinna in uno dei suoi tipici post su Instagram. 

Ma se Andrea Pinna, apprezzato per i suoi aforismi taglienti, “né bello né ricco” come dice lui, è diventato uno degli influencer più originali del web, è anche perché ha fatto entrambe le cose: ha accettato se stesso com’era e ha intrapreso un percorso di cura.

Trentacinque anni, origini sarde e milanese di adozione, ha cominciato il suo cammino partendo dal gradino più basso. 

"Lavoravo a Roma nel mondo dei negozi, commesso e poi vetrinista. Mi hanno mandato in Sardegna, la mia terra, a seguire nuovi negozi, ma poco dopo hanno chiuso tutto lasciandomi senza lavoro. E lì si è scatenata la mia prima fortissima depressione. Che ho affrontato con Facebook, scrivendo status più o meno sarcastici per scaricare la rabbia”.

Non una depressione qualsiasi, ma un malessere profondo che a distanza di anni gli verrà diagnosticato come bipolarismo. 

"Non è stato facile. Ho passato periodi che non dormivo mai e altri in cui stavo sempre a letto. Avere un disagio psichico non è una passeggiata e bisogna raccontarlo, imparare ad ascoltarsi”.

Sul suo profilo Instagram @leperledipinna ha deciso di portare avanti due battaglie: quella per i diritti civili dei gay e l’altra per dare voce ai problemi mentali.

“La prima la combatto in prima persona da tanto tempo, la seconda per far capire che se vai dall’ortopedico quanto ti fa male il ginocchio è giusto andare da uno psicoterapeuta o uno psichiatra quando hai un disagio mentale o psicologico”.

E attraverso le dirette Instagram di psicoterapinna "racconto la mia storia, il mio vissuto, chiamando gli esperti a parlare dei vari problemi psicologici che la gente può avere”.

La storia di chi ha trovato il coraggio di affrontare il bipolarismo e ha saputo rendere i social un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Qualunque sia il disagio.

L
  • "L’autismo è un fenomeno che riguarda sì, in primo luogo gli autistici e le loro famiglie, ma anche la società in generale. Un nato o nata ogni 70/80 rientra nello spettro autistico ormai ed è quindi bene che anche i cosiddetti neuro tipici sappiano di cosa si parla”.

Dopo la standing ovation ricevuta lo scorso 2 aprile al Cinema La Compagnia di Firenze e il fortunato tour avviato nei cinema e nei teatri della Toscana, il documentario “I mille cancelli di Filippo” sarà nuovamente proiettato lunedì 27 giugno alle 21, nella Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Al centro della narrazione il figlio del noto autore Enrico Zoi, il giovane Filippo, colpito da spettro autistico.

Con la delicatezza e la magia tipica di uno scrittore che, prima di tutto, è un babbo amorevole, Enrico – insieme a sua moglie Raffaella Braghieri – apre una volta ancora le porte della sua casa per raccontare al mondo la realtà speciale della sua famiglia.

E il consiglio per i genitori che hanno appena ricevuto una diagnosi di autismo sul proprio bambino sarebbe quello di "non chiudersi, di non chiedersi perché, di guardare al mondo esterno, di aprirsi. Chiudersi non serve a niente, anzi… è un po’ come una partita di calcio: se non scendi in campo la perdi a tavolino, se invece accetti il confronto te la puoi giocare!”.

Di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #enricozoi #imillecancellidifilippo #firenze #autismo #autismawareness

Più di un milione di persone già fuggite dall’Ucraina e una stima, fonte Unhcr, che parla di cinque/dieci milioni di profughi che potrebbero arrivare in Europa. In Italia potremo accogliere fino a 650mila rifugiati, o forse un milione (il 13% del totale), considerando anche che proprio nel nostro Paese viva già la più grande comunità ucraina fuori dai confini (248 mila persone).

Una bambina e altri civili ucraini caricati su un camion per scappare dal Paese (Ansa)

Cosa sta facendo l'Italia per l'Ucraina

Come sta reagendo l'Italia in queste settimane, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina? Con una inarrestabile gara di solidarietà. Migliaia di famiglie italiane pronte ad aprire le porte di casa per accogliere donne e bambini ucraini in fuga, una catena di raccolta di farmaci, abiti, generi di prima necessità. La macchina dell'accoglienza in Italia gira a pieno ritmo. Insomma, chi pensa che - come ha deciso il Parlamento con una decisione storica - l'Italia invia solo armi e munizioni per sostenere la resistenza del popolo ucraino ai russi, si sbaglia, e di grosso. Il Terzo settore italiano e il mondo delle ong si sono subito messi in moto con gli interventi sul campo ma anche ai confini dei Paesi vicini: sono tantissime le associazioni di volontariato e ong – italiane o estere con base in Italia - che si occupano di sostenere i civili ucraini durante l’emergenza.

Facendo un primo elenco, solo per categorie, parliamo di associazioni del Terzo settore, collettivi di volontari, organizzazioni locali, nazionali e internazionali, scuole e università, enti di stampo religioso e laico che si sono mobilitati per dare solidarietà e sostegno concreto all’Ucraina, dove la Russia ha scatenato la guerra lo scorso 24 febbraio. Una gara di solidarietà fatta di tanto impegno, tanto coraggio e tanta solidarietà che ha visto mettersi in moto associazioni di comprovata esperienza, piccoli gruppi, singole persone.

Le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione dell’Ucraina dove mancano acqua, cibo, elettricità. Qui tutte le informazioni e le coordinate bancarie per donare.
Una donna allatta il suo bambino in un rifugio antiaereo in Ucraina (Ansa)

Le ong e associazioni italiane in Ucraina

Le prime ad attivarsi, subito dopo l’invasione russa, sono state le ong italiane storicamente presenti in Ucraina come Aibi - Amici dei Bambini, Soleterre, Avsi. Vediamo i principali interventi in loco.

Aibi - Amici dei Bambini

Aibi opera nel Paese dal 1999 attraverso la Fondazione di beneficenza ucraina “Drusie Ditiei Ukraina” (Amici dei Bambini Ucraina), la cui sede è a Kiev e ha lanciato fin dalle prime ore del conflitto la campagna 'Emergenza Ucraina #Bambinixlapace' che prevede il sostegno a interventi di supporto psicologico e la fornitura di aiuti come alimenti, vestiti, materiale scolastico e tutto ciò di cui i bambini hanno bisogno. L’orfanotrofio che l’organizzazione italiana sostiene e gestisce a Volodarka, un paio di ore d’auto da Kiev, in partnership con la fondazione Amici dei Bambini Ucraina, ha allestito un campo di accoglienza per gli sfollati. Sempre Aibi, ma in Moldavia, ha avviato un’azione di emergenza per rifornire due punti di prima assistenza alla dogana e un campo profughi nella capitale Chisinau. 

Soleterre

Soleterre, assieme all’Associazione ucraina “Zaporuka”, ha messo a disposizione la sua casa per i bambini malati di cancro e per assicurare loro la continuità delle cure mediche, chemio comprese. Soleterre ha dichiarato che i colleghi della Fondazione si trovano sul territorio ucraino, al fianco dei bambini e delle loro famiglie con cui hanno da tempo articolato progetti e iniziative. Dallo scoppio della guerra, si mobilitano per garantire forniture mediche, strumentazione chirurgica, farmaci nei reparti dell’Istituto del Cancro e dell’Istituto di Neurochirurgia di Kiev e con l’Ospedale Regionale di L’viv.

Avsi

Avsi, grazie alla collaborazione con l’associazione ucraina Emmaus, suo partner locale, ha mantenuto un rapporto di vicinanza con l’Ucraina nel tempo: nel 2016, con la Campagna Tende, si era mossa a sostegno delle famiglie sfollate a causa del conflitto cominciato nel 2014 e trasferite a Kiev e Charkov. Ora si è riattivata per aiutare le persone in fuga verso Polonia e Romania, con il sostegno dei partner locali “AVSI Polska” e “Asociația FDP-Protagonisti in educatie”, e ha lanciato un appello per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di medicine e generi di prima necessità e al supporto psicologico nelle zone di Siret e Leopoli, raccogliendo in meno di una settimana 300mila euro con l’hashtag #HelpUkraine: “Un aiuto agli ucraini in fuga dalla guerra”.

Action Aid

Action Aid è al fianco delle donne e dei bambini in fuga dall’Ucraina. Un esodo che coinvolge un milione di persone attraverso le frontiere. L’organizzazione per la tutela dei diritti è attiva in Italia e nei paesi di confine con l’Ucraina per fornire supporto e protezione a chi è costretto a fuggire.

We Word

We Word, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in Italia e nel Mondo e che adotta bambini a distanza, grazie all’alleanza con il partner ChildFund Germania, che lavora in Ucraina dal 2004, ha avviato una campagna a sostegno di bambini e famiglie per fornire aiuti di emergenza ai bambini e alle loro famiglie.

Cesvi

Cesvi – storica ong italiana - è intervenuta al fianco di People in need (organizzazione no profit internazionale) ai confini con la Slovacchia. 

Progetto Arca

Una delegazione di Progetto Arca, che opera nel settore dell’accoglienza, con Uneba (unione nazionale di iniziative di assistenza sociale) è partita da Milano con un convoglio carico di beni di prima necessità: tende e sacchi a pelo, abiti, prodotti per l’igiene, in particolare dei bambini, e alimenti vari. La prima delegazione è già rientrata portando in salvo mamme con i loro bimbi.

Intersos

Intersos, i cui operatori ora si trovano Moldavia, ma anche in Polonia, fornisce assistenza medica e protezione ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. L’obiettivo è fornire cure mediche, protezione e sostegno psicosociale alle persone più vulnerabili, come donne e bambini.

Save the Children

Save the Children opera in Ucraina dal 2014, fornendo aiuti umanitari essenziali ai bambini e alle loro famiglie. Ciò include sostenere il loro accesso all'istruzione, fornire supporto psicosociale, distribuire kit invernali e kit igienici e fornire sovvenzioni in denaro alle famiglie in modo che possano soddisfare i bisogni di base come cibo, affitto e medicinali, o in modo che possano investire nell'avvio di nuove attività. Ora chiede donazioni per i bambini per portare i primi soccorsi, cibo, acqua, cure e protezione, assicurando risposte rapide e efficaci alla crisi.

Terre des Hommes

La Federazione Internazionale Terre des Hommes lavora in Ucraina, in particolare nell’area orientale del Paese, dal 2015 a supporto dei bambini più vulnerabili: risponde ai bisogni della popolazione, in particolare dei bambini e delle bambine e garantisce il supporto psicosociale necessario per affrontare il trauma.

Medici del Mondo

Medici del Mondo è un'organizzazione umanitaria internazionale presente anche in Italia per garantire l’accesso alle cure a tutti, specialmente alle persone più vulnerabili. È attiva in Ucraina dal 2015, dove fornisce assistenza umanitaria e servizi sanitari specialmente nelle autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk, dove supporta i più vulnerabili e i pazienti Hiv. Attualmente ha già fornito attrezzature mediche a tre ospedali per curare i feriti ed eseguire interventi chirurgici e sta offrendo consulti medici a distanza con ostetriche e psicologi. Il suo staff internazionale è inoltre pronto ad aiutare i rifugiati in Polonia, Romania e Moldavia.
Due bambine ucraine scelgono alcuni giocattoli donati da alcune associazioni umanitarie (Ansa)

Le reti di solidarietà in Italia

Quella delle ong più strutturate non è tuttavia l’unica reazione solidale. Migliaia di cittadini in ogni città italiana stanno infatti donando cibo, medicine, coperte, vestiti a punti di raccolta più o meno improvvisati da cui, con l’aiuto delle Caritas, delle associazioni di volontariato e di alcune organizzazioni ucraine presenti in Italia, si cerca di far partire container verso i primi campi profughi. E quanto a donazioni è robustissima la mobilitazione di aziende e imprese che in pochi giorni hanno messo insieme da Nord a Sud milioni in beni e denaro. Le Misericordie della Toscana in collaborazione con il Consolato ucraino di Firenze hanno raccolto 24 quintali tra farmaci e alimenti non deperibili, trasportati con una propria colonna mobile fino ai confini di Polonia e Romania. A Verona l’Associazione delle donne ucraine ha aperto un centro operativo di aiuti in raccordo con l’Ambasciata e altre associazioni di tutta Italia. Si può, naturalmente, anche accogliere profughi, anche registrandosi sul sito refugees-welcome.it per l’iniziativa 'Accogli una persona rifugiata'. 

La Caritas. È estesa la presenza delle Caritas in Ucraina. Caritas Italiana sostiene i centri attivati da subito in tutto il Paese per accogliere le famiglie, organizzare gli spostamenti, portare i bambini in zone meno pericolose. Caritas Italiana ha aperto anche una raccolta fondi, mettendo subito a disposizione 100mila euro per i bisogni immediati, per far fronte ai bisogni immediati delle popolazioni vittime del conflitto, “chiamando anche alla prossimità con le sorelle e i fratelli ucraini che sono nel nostro Paese”.

La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha lanciato una sottoscrizione straordinaria. Ma le campagne attivate a livello nazionale sono molte: Croce Rossa Italiana ha lanciato una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità cui stanno dando risposta, senza sosta, i volontari dell’organizzazione di volontariato. Poi ci sono Unhcr e Unicef ma anche le numerose altre coordinate dalle grandi realtà italiane e internazionali come, fra le altre, Save The Children, Terre des Hommes, Medici Senza Frontiere, Anpas, Arci, Cittadinanzattiva, Emergenza Sorrisi, Fidas, Avis, Banco Alimentare, Modavi, Ibo Italia, Plan, Progetto Sud, Salesiani per il sociale, Anffas, Sos Bambini, Federazione Italiana malattie rare, Vis, Cisom.

Sempre il Cevsi ha inviato il primo convoglio di camion carichi di cibo in scatola, kit igienici, pannolini, forniture mediche, sacchi a pelo, materassi e altri beni di prima necessità e una squadra sul confine slovacco per fornire supporto a coloro che aspettano di oltrepassare il confine.

La Comunità di Sant’Egidio ha da anni un programma di adozioni a distanza per circa 250 bambini ucraini in una rete di case famiglia, che oggi sono in pericolo: nonostante la Comunità di Kiev si sia già attivata per proteggerli chiede un supporto economico per assicurare il proprio lavoro. 

Coldiretti ha lanciato l’iniziativa "la spesa sospesa", con la possibilità di fare offerte per acquistare prodotti nei mercati contadini di Campagna Amica, da inviare ai civili ucraini, dove iniziano a scarseggiare le scorte alimentari, o da donare alle migliaia di profughi che stanno arrivando in Italia: interesserà i farmers market di tutte le regioni d’Italia.

Varie anche le iniziative locali, dalle parrocchie ai circoli Arci. E proprio l’Arci, con il supporto di Unhcr, ha promosso un’iniziativa, 'Emergenza Ucraina: informazioni utili', per fornire le indicazioni necessarie ai profughi. Per entrare in Italia, infatti, per un periodo di non oltre 90 giorni, e per raggiungere amici e familiari, le cittadine e i cittadini ucraini sono esenti dal Visto (consultare il sito della Farnesina per i dettagli). 

Un bambino dorme su un treno in fuga dall'Ucraina (Ansa)

Città e sindaci in campo per l’accoglienza

I sindaci di molte città - Milano, Napoli, Novara, Palermo, Bologna, Firenze - si stanno attrezzando per accogliere i rifugiati e favorire i ricongiungimenti familiari; tutti i presidenti delle Regioni hanno assicurato la loro collaborazione, parroci e imprenditori offrono spazi per l’accoglienza un po’ ovunque. E ormai dalla fine della scorsa settimana arrivano con frequenza crescente i primi bus di profughi che dall’Ucraina sono riusciti a uscire per approdare in Italia. Non solo chi qui ha parenti o relazioni individuali su cui poter contare ma anche i gruppi coordinati da parrocchie, onlus o associazioni. Da ricordare infine che, sabato 12 marzo, si terrà una grande manifestazione per la pace a Firenze, lanciata dal sindaco della città, Dario Nardella, con questa motivazione: “Sono particolarmente orgoglioso che Firenze sia in prima linea nell’impegno per ottenere il prima possibile la pace e avviare il prima possibile un negoziato vero per la pace ad oltranza”. “Ricordo la dichiarazione di pace firmata la scorsa settimana nel Salone dei Cinquecento da 65 sindaci e 60 vescovi – ha detto il sindaco - mentre qualche giorno fa a Marsiglia abbiamo lanciato con l’associazione dei sindaci europei “Eurocities” una grande manifestazione senza precedenti per sabato prossimo, 12 marzo, in tutte le città europee, alla quale hanno già aderito più di 100 città italiane e straniere: da Parigi a Rotterdam, da Lipsia a Zagbria a Valletta, da Milano a Napoli, Roma e Bari. Sabato prossimo Firenze sarà l’epicentro delle iniziative nazionali”. Ma più che le manifestazioni, conta l’aiuto concreto e la risposta italiana è all’altezza.
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