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Home » Attualità » Crea un tovagliolo che rileva la presenza di droga da stupro nei drink ed entra in classifica su Forbes

Crea un tovagliolo che rileva la presenza di droga da stupro nei drink ed entra in classifica su Forbes

Stuprata durante un periodo di studio all'estero, Danya Sherman ha deciso di usare questa esperienza per aiutare altre donne. Così fonda una startup con cui crea il suo "KnoNap"

Camilla Prato
17 Giugno 2021
Closeup shot of a man drugging a woman's drink in a nightclub

Closeup shot of a man drugging a woman's drink in a nightclub

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Danya Sherman, è una giovane donna divenuta imprenditrice di successo, che ha saputo rialzarsi dopo un terribile evento traumatico accaduto da giovanissima. Danya è vittima di stupro. E oggi è un esempio per tutti di resilienza e tenacia.

Nata nel 1997 negli Stati Uniti, dopo le scuole superiori si iscrive nel 2015 alla George Washington University, scegliendo di studiare relazioni internazionali. L’anno successivo, forte dei suoi primi successi accademici, Danya ha la possibilità di fare un’esperienza di formazione all’estero e vola così in Spagna. È proprio durante il periodo dello scambio universitario che, una sera, un suo conoscente le mette la droga dello stupro nel bicchiere e la violenta.

Lei rimane in stato di shock, torna negli Stati Uniti e ne parla con le sue amiche. Si rende conto che anche diverse di loro avevano subito il medesimo trattamento o altri tipi di molestie. Passa un anno e Sherman intanto collabora con Ong che si occupano di diritti umani e questioni legate al mondo femminile. Dall’inferno vissuto nasce però un profondo desiderio, quello di aiutare le altre donne a sentirsi meno sole e ad avere i giusti mezzi per potersi difendere da sole. L’idea della ragazza è quella di creare un prodotto che sia discreto e che i ristoranti e bar possano usare al posto dei normali tovaglioli.

Nasce così KnoNap, un fazzoletto usa e getta che possiede delle sostanze chimiche che, una volta saturate a contatto con il drink da analizzare, cambiano colore se rilevano stupefacenti. Bastano poche gocce del cocktail che si sta bevendo per scoprire la verità. Nel 2017, a soli vent’anni, ha fondato la startup che si occupa della creazione e del commercio di questa piccola ma innovativa arma di difesa. Il progetto riceve il sostegno di realtà come Kairos e Halcyon House e si aggiudica, da parte di questi ed altri enti, numerose borse di studio. Ciliegina sulla torta, la prestigiosa rivista Forbes inserisce la giovane tra i 30 migliori imprenditori sociali under 30.

Danya si è rialzata da una esperienza che, molto probabilmente, la segnerà a vita, trasformando il dolore derivato da quella terribile tragedia in benzina per combattere i soprusi. Il suo è uno ‘stupefacente’ esempio di imprenditoria femminile per cui tutti in questa società, inclusi gli uomini, dovrebbero lottare.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Danya Sherman, è una giovane donna divenuta imprenditrice di successo, che ha saputo rialzarsi dopo un terribile evento traumatico accaduto da giovanissima. Danya è vittima di stupro. E oggi è un esempio per tutti di resilienza e tenacia. Nata nel 1997 negli Stati Uniti, dopo le scuole superiori si iscrive nel 2015 alla George Washington University, scegliendo di studiare relazioni internazionali. L’anno successivo, forte dei suoi primi successi accademici, Danya ha la possibilità di fare un’esperienza di formazione all'estero e vola così in Spagna. È proprio durante il periodo dello scambio universitario che, una sera, un suo conoscente le mette la droga dello stupro nel bicchiere e la violenta. Lei rimane in stato di shock, torna negli Stati Uniti e ne parla con le sue amiche. Si rende conto che anche diverse di loro avevano subito il medesimo trattamento o altri tipi di molestie. Passa un anno e Sherman intanto collabora con Ong che si occupano di diritti umani e questioni legate al mondo femminile. Dall'inferno vissuto nasce però un profondo desiderio, quello di aiutare le altre donne a sentirsi meno sole e ad avere i giusti mezzi per potersi difendere da sole. L'idea della ragazza è quella di creare un prodotto che sia discreto e che i ristoranti e bar possano usare al posto dei normali tovaglioli. Nasce così KnoNap, un fazzoletto usa e getta che possiede delle sostanze chimiche che, una volta saturate a contatto con il drink da analizzare, cambiano colore se rilevano stupefacenti. Bastano poche gocce del cocktail che si sta bevendo per scoprire la verità. Nel 2017, a soli vent'anni, ha fondato la startup che si occupa della creazione e del commercio di questa piccola ma innovativa arma di difesa. Il progetto riceve il sostegno di realtà come Kairos e Halcyon House e si aggiudica, da parte di questi ed altri enti, numerose borse di studio. Ciliegina sulla torta, la prestigiosa rivista Forbes inserisce la giovane tra i 30 migliori imprenditori sociali under 30. Danya si è rialzata da una esperienza che, molto probabilmente, la segnerà a vita, trasformando il dolore derivato da quella terribile tragedia in benzina per combattere i soprusi. Il suo è uno 'stupefacente' esempio di imprenditoria femminile per cui tutti in questa società, inclusi gli uomini, dovrebbero lottare.
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