E’ stato un sabato di Pride in Lombardia, tra Cremona, Monza e Pavia, anche se con qualche polemica a Cremona per una statua della Madonna portata in corteo. Le prime tre città lombarde a scendere in piazza per i diritti e che, idealmente, passano il testimone agli altri capoluoghi: perché sabato 11 tocca a Bergamo, il 18 a Lecco e Varese, il 9 luglio a Brescia e Como. E c’è Milano, con la sua Pride Week che quest’anno raddoppia: dal 16 giugno al 2 luglio, giorno della grande Parade, due settimane di festa e di incontri arcobaleno. Con appuntamenti in programma in tutta Italia.
Tornando alle note polemiche, dopo la sfilata arcobaleno tra le vie del centro, il giorno dopo il primo Cremona Pride è già tempo di critiche e di accuse nel capoluogo lombardo. Nel mirino, in particolare, la scelta di esibire durante il corteo un manichino a grandezza naturale, travestito da Madonna, con il seno scoperto. Una rappresentazione giudicata blasfema e subito contestata sui social, con il sindaco Gianluca Galimberti che è finito al centro delle critiche per il patrocinio concesso dal Comune all’evento. “La manifestazione – aveva detto il primo cittadino, cattolico e di sinistra, ad evento appena concluso – ha acceso anche nella nostra città un faro su discriminazioni che esistono ancora, dando la possibilità di esprimersi senza attaccare, consentendo di riaffermare che davvero occorre la pari dignità di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, come recita anche la nostra Costituzione”.
“Penso – aveva aggiunto Galimberti – che occorra costruire, anche a Cremona, una democrazia che sia inclusiva e accogliente delle diversità. Perché la paura e l’odio per una diversità porta sempre alla paura e all’odio di tutte le diversità”. Ed è proprio pensando a quelle parole che, di fronte alle immagini della Vergine così rappresentata e alle alle fotografie che ritraggono nel corteo dei 1.500 anche un attivista sosia di Papa Francesco abbigliato come il pontefice, è montata l’onda delle polemiche. Una sollevazione che abbraccia in sostanza tutti gli esponenti locali dei partiti di centro destra, con molti dei militanti della Lega e i consiglieri e membri di Forza Italia e Fratelli d’Italia che hanno condiviso sui loro profili le immagini contestate.
Le reazioni
“Non è cosi, con questo modo squallido e irrispettoso della fede cristiana, che si rivendicano i diritti – è il coro comune -. E quando sentiamo parlare di responsabilità personali, ricordiamo a tutti che il Comune ha dato il patrocinio”. C’è anche chi chiama in causa il vescovo: «cosa ne pensa Antonio Napoleoni, di tutto questo?». E sulla vicenda si butta anche Matteo Salvini, in piena campagna elettorale per le amministrative di domenica prossima. «Offendere la fede, la cultura e la sensibilità di milioni di italiani non c’entra niente con la richiesta di diritti Lgbtq+ – dice il leader della Lega – ma è solo un’esibizione di ignoranza e arroganza”.
E la bambola travestita da Madonna ha fatto uscire dalle abituale riservatezza che lo contraddistingue, anche Giovanni Arvedi, imprenditore dell’acciaio ma soprattutto patron della Cremonese appena riportata in serie A e mecenate che in citta ha costruito, tra l’altro, il Museo del Violino e ha riqualificato Santa Monica, ora sede dell’Università Cattolica. Una presa di posizione pacata ma perentoria. “Questi simboli non hanno nulla a che vedere con la legittima tutela dei diritti e la lotta all’omofonia e alle discriminazioni – ha detto – Sono immagini stonate perché offendono la sensibilità altrui.”
La bambola ha acceso il dibattito locale, scatenando in particolare gli esponenti della destra locale, ovvero Lega e Fratelli d’Italia, anche se ferma condanna è arrivata anche da Forza Italia. A sorprendere, però, è stato l’intervento di Arvedi che a Cremona, ma lo stanno imparando anche a Terni, è noto per la sua proverbiale riservatezza. L’imprenditore dell’acciaio, che però è anche il patron della Cremonese appena riportata in serie A, oltreché mecenate, perché è a lui ad esempio se nella cittadina lombarda c’è il Museo del Violino, ha detto che “questi simboli non hanno nulla a che vedere con la legittima tutela dei diritti e la lotta all’omofobia e alle discriminazioni. Sono immagini stonate perché offendono la sensibilità altrui”. Infine, Arvedi ha espresso “stupore e rammarico” per il fatto che nessuna autorità sia intervenuta.
Il sindaco
Al centro delle polemiche è finito anche il sindaco della città, Gianluca Galimberti, che ha concesso il patrocinio al primo pride di Cremona e ha partecipato alla manifestazione. In un post su Facebook, ieri si è detto «contento» dell’evento, ma che comprende anche coloro “che non condividono alcune idee che possono emergere da questa manifestazione». Lui stesso ammette di nutrire alcune «perplessità su questioni complesse”, ma aggiunge che “proprio per questo il confronto è importante e indispensabile affinché non prevalga la paura di posizioni diverse che poi porta sempre a chiusure e scontri”.
Sotto al post però si è verificata una vera pioggia di persone che hanno condiviso la foto della Vergine Maria, a loro dire, “profanata”. Molti altri però hanno risposto agli utenti accusandoli di “bigotteria”. Di vero c’è che l’immagine, blasfema ho meno, rimanda a film stile L’esorcista, più che a una lotta gaia per la libertà sessuale. Parere personalissimo di chi scrive, ben inteso.