Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Cristiano Militello, l'inviato di Striscia senza smartphone: "Oggi chi non si omologa viene escluso"

di GIOVANNI BOGANI -
3 febbraio 2022
Cristiano Militello

Cristiano Militello

Da quasi vent’anni, racconta per «Striscia la notizia» le immagini più folli, gli striscioni più surreali, i goal mancati, le disavventure più assurde che accadono sui campi di calcio di tutto il mondo. E lo fa con un umorismo molto "british", elegante. Solo l’accento lo tradisce: toscano, anzi. Pisano. Cristiano Militello – inviato di «Striscia», e prima protagonista di molte stagioni di «Vernice fresca», attore di cinema, teatro e televisione – ha sempre dovuto fare i conti con questo "marchio". Pisano. "Sono pisano, e me l’hanno sempre rinfacciato", racconta. "Fino a sedici anni ho vissuto a Pisa: poi sono venuto a Firenze, ho studiato all’Università, mi sono laureato in Scienze politiche. Ma ero sempre ‘pisano’, con tutto quello che ne conseguiva. ‘Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio, e tutto quello che ne conseguiva’…".

Cristiano Militello, 53 anni, è inviato di Striscia La Notizia dal 2004

Cristiano, lei ha vissuto l’adolescenza a metà degli anni ’80. Il bullismo, l’emarginazione c’erano? In quali forme? "Eccome se c’erano. C’erano forme di bullismo, di emarginazione, prese in giro feroci. La scuola era come un film di Lino Banfi: veniva preso in giro quello sovrappeso, quello mingherlino con gli occhiali di cui si metteva in dubbio l’orientamento sessuale. E naturalmente, la ragazza meno bella delle altre veniva attaccata e derisa senza pietà. La discriminazione c’era verso chiunque fosse più debole: per esempio, contro il ragazzino che a calcio era scarso. E come dice una frase divenuta celebre del film ‘Ovosodo’ di Paolo Virzì, ‘Bastava un congiuntivo di troppo ed eri subito bollato come finocchio’!". E a lei è toccato essere bollato come "pisano". "Era un modo per attaccarmi. Magari avrebbero trovato qualche altra cosa a cui appigliarsi: io ero un timido da competizione, quindi non rispondevo agli attacchi. E naturalmente, un campione mondiale di approcci fallimentari con l’altro sesso". Come erano i rapporti fra i sessi, nella scuola degli anni ’80? "C’era distanza, per tutto l’anno. Con l’attesa spasmodica per la gita scolastica, queste 48 ore di rivoluzione, di anarchia, in cui poteva succedere di tutto. Tranne che a me". Chi piaceva alle ragazze? "Piaceva il ragazzo duro, sfacciato, che ‘osava’ di più. Non dimentichiamoci, erano anni in cui si entrava in classe col motorino, impennando!".
Cristiano Militello

Cristiano Militello: "Da piccolo ero quello timido della classe"

E lei come visse le gite scolastiche? "C’era una ragazza che mi piaceva da mesi. E tutte le sue amiche erano certe che il mio sentimento fosse ricambiato da lei. Alla vigilia della gita, io ero tornato dalla Sicilia, da una visita ai parenti. Mi feci portare dall’aeroporto a casa di questa ragazza, con un taxi. Il primo taxi della mia vita. Suonai alla porta". Che cosa rispose la ragazza? "Rispose il padre: ‘Silvia è a lavarsi i capelli’. Aspettai in strada quaranta minuti. Poi scese, e mi disse ‘no, grazie’. E tutto il mio mondo di aspettative si frantumò". Oggi ci sono discriminazioni a scuola? Le vede, nelle scuole delle sue figlie? "Si sono sviluppate discriminazioni nuove. Il fastidio verso l’ ‘altro’ si è spostato geograficamente: in classe mia non c’era nessun ragazzo di colore. E allora, lo straniero ero io, il pisano. Adesso, in ogni classe la metà sono stranieri. E non sempre l’integrazione, l’accettazione ci sono. Si formano cerchi, gruppi di persone che si stringono ed escludono gli altri. Persino in Dad, nella didattica a distanza. Fra una lezione e l’altra, vedo che mia figlia di undici anni rimane online con un paio di sue amiche. ‘Che fate?’. ‘Il nostro gruppo’. ‘E le altre compagne di classe?’. ‘Hanno fatto un altro gruppo, ma non ci vogliono’. Insomma, si ricreano le dinamiche di inclusioni ed esclusioni anche da remoto".

Cristiano Militello rivela di non avere uno smartphone: "Ma tutti mi scrivono su WhatsApp"

Chi sono i nuovi esclusi? "Semplice: chi non si omologa in fretta. Ci sono persone che fanno tutto l’inverno con un paio di scarpe, ma ‘devono’ avere uno smartphone da 700 euro. Io non ho lo smartphone, nonostante faccia un lavoro nel quale tutti mi mandano messaggi su WhatsApp". E come fa? "Prima, tutti mi dicevano ‘bravo, sei il numero uno, resisti!’. Ora sono piuttosto infastiditi. I miei figli mi dicono ‘ma c’hai un sasso, come telefonino? Ma io continuo così". Teme di stare troppo tempo connesso? "Quando vado all’uscita delle scuole medie, a prendere i miei figli, quasi tutti stanno guardando un telefonino con la testa reclinata in giù. Sono connessi, ma sono più soli di prima". Anche nel rapporto con i fan, con gli spettatori, è cambiato qualcosa? "Altro che qualcosa. Ti gridano ‘famose un selfie!!!’, ti vengono addosso, vogliono fare la foto con me e poi mi dicono: ‘ma te… chi sei te?’. Sanno che mi hanno visto in televisione, ma potrei essere un terzino della Sampdoria o Eva Henger, sarebbe lo stesso". A proposito di calcio. È cambiato qualcosa nel mondo del calcio? Il calcio femminile, per esempio, è molto più visibile oggi. "Sono stati comprati i diritti televisivi delle partite di calcio femminile, la Nazionale femminile ha dato una grande risonanza al movimento. Ci sono più conduttrici di trasmissioni di calcio. Ma poche scrittrici di calcio. Una sola, negli anni passati, bravissima, mi viene in mente: Emanuela Audisio, che ha scritto quel bellissimo libro, ‘Bambini infiniti’. Ma poche ne hanno seguito le orme".

Cristiano Militello ha raccolto in vari libri gli striscioni calcistici più divertenti degli stadi italiani

Il machismo c’è ancora nel calcio? "C’è, e per esempio si tace ancora sull’omosessualità di alcuni calciatori. E la guardalinee donna o l’arbitro donna sono ancora viste come una nota di colore, ma non come la normalità". La più grande soddisfazione professionale? "Un padre che mi ha detto ‘i miei figli li mando a dormire dopo il telegiornale, ma quando c’è ‘Striscia’ vogliono vedere a tutti i costi la sua rubrica, e allora permetto loro di andare a letto dopo il suo intervento’. Insomma, quando ero bambino io si andava a letto dopo Carosello. Adesso c’è qualcuno che va a letto dopo Militello!".