Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Cristiano Militello, l’inviato di Striscia senza smartphone: “Oggi chi non si omologa viene escluso”

Cristiano Militello, l’inviato di Striscia senza smartphone: “Oggi chi non si omologa viene escluso”

Dal bullismo degli anni Ottanta alle nuove discriminazioni di oggi. Il comico pisano si racconta: "Quando andavo a scuola io, i deboli venivano emarginati. Oggi i ragazzi escludono gli altri anche nei gruppi WhatsApp. I bambini? Sempre connessi, ma più soli di prima"

Giovanni Bogani
3 Febbraio 2022
Share on FacebookShare on Twitter

Da quasi vent’anni, racconta per «Striscia la notizia» le immagini più folli, gli striscioni più surreali, i goal mancati, le disavventure più assurde che accadono sui campi di calcio di tutto il mondo. E lo fa con un umorismo molto “british”, elegante. Solo l’accento lo tradisce: toscano, anzi. Pisano. Cristiano Militello – inviato di «Striscia», e prima protagonista di molte stagioni di «Vernice fresca», attore di cinema, teatro e televisione – ha sempre dovuto fare i conti con questo “marchio”. Pisano. “Sono pisano, e me l’hanno sempre rinfacciato”, racconta. “Fino a sedici anni ho vissuto a Pisa: poi sono venuto a Firenze, ho studiato all’Università, mi sono laureato in Scienze politiche. Ma ero sempre ‘pisano’, con tutto quello che ne conseguiva. ‘Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio, e tutto quello che ne conseguiva’…”.

Cristiano Militello, 53 anni, è inviato di Striscia La Notizia dal 2004

Cristiano, lei ha vissuto l’adolescenza a metà degli anni ’80. Il bullismo, l’emarginazione c’erano? In quali forme?
“Eccome se c’erano. C’erano forme di bullismo, di emarginazione, prese in giro feroci. La scuola era come un film di Lino Banfi: veniva preso in giro quello sovrappeso, quello mingherlino con gli occhiali di cui si metteva in dubbio l’orientamento sessuale. E naturalmente, la ragazza meno bella delle altre veniva attaccata e derisa senza pietà. La discriminazione c’era verso chiunque fosse più debole: per esempio, contro il ragazzino che a calcio era scarso. E come dice una frase divenuta celebre del film ‘Ovosodo’ di Paolo Virzì, ‘Bastava un congiuntivo di troppo ed eri subito bollato come finocchio’!”.

E a lei è toccato essere bollato come “pisano”.
“Era un modo per attaccarmi. Magari avrebbero trovato qualche altra cosa a cui appigliarsi: io ero un timido da competizione, quindi non rispondevo agli attacchi. E naturalmente, un campione mondiale di approcci fallimentari con l’altro sesso”.

Come erano i rapporti fra i sessi, nella scuola degli anni ’80?
“C’era distanza, per tutto l’anno. Con l’attesa spasmodica per la gita scolastica, queste 48 ore di rivoluzione, di anarchia, in cui poteva succedere di tutto. Tranne che a me”.

Chi piaceva alle ragazze?
“Piaceva il ragazzo duro, sfacciato, che ‘osava’ di più. Non dimentichiamoci, erano anni in cui si entrava in classe col motorino, impennando!”.

Cristiano Militello
Cristiano Militello: “Da piccolo ero quello timido della classe”

E lei come visse le gite scolastiche?
“C’era una ragazza che mi piaceva da mesi. E tutte le sue amiche erano certe che il mio sentimento fosse ricambiato da lei. Alla vigilia della gita, io ero tornato dalla Sicilia, da una visita ai parenti. Mi feci portare dall’aeroporto a casa di questa ragazza, con un taxi. Il primo taxi della mia vita. Suonai alla porta”.

Che cosa rispose la ragazza?
“Rispose il padre: ‘Silvia è a lavarsi i capelli’. Aspettai in strada quaranta minuti. Poi scese, e mi disse ‘no, grazie’. E tutto il mio mondo di aspettative si frantumò”.

Oggi ci sono discriminazioni a scuola? Le vede, nelle scuole delle sue figlie?
“Si sono sviluppate discriminazioni nuove. Il fastidio verso l’ ‘altro’ si è spostato geograficamente: in classe mia non c’era nessun ragazzo di colore. E allora, lo straniero ero io, il pisano. Adesso, in ogni classe la metà sono stranieri. E non sempre l’integrazione, l’accettazione ci sono. Si formano cerchi, gruppi di persone che si stringono ed escludono gli altri. Persino in Dad, nella didattica a distanza. Fra una lezione e l’altra, vedo che mia figlia di undici anni rimane online con un paio di sue amiche. ‘Che fate?’. ‘Il nostro gruppo’. ‘E le altre compagne di classe?’. ‘Hanno fatto un altro gruppo, ma non ci vogliono’. Insomma, si ricreano le dinamiche di inclusioni ed esclusioni anche da remoto”.

Cristiano Militello rivela di non avere uno smartphone: “Ma tutti mi scrivono su WhatsApp”

Chi sono i nuovi esclusi?
“Semplice: chi non si omologa in fretta. Ci sono persone che fanno tutto l’inverno con un paio di scarpe, ma ‘devono’ avere uno smartphone da 700 euro. Io non ho lo smartphone, nonostante faccia un lavoro nel quale tutti mi mandano messaggi su WhatsApp”.

E come fa?
“Prima, tutti mi dicevano ‘bravo, sei il numero uno, resisti!’. Ora sono piuttosto infastiditi. I miei figli mi dicono ‘ma c’hai un sasso, come telefonino? Ma io continuo così”.

Teme di stare troppo tempo connesso?
“Quando vado all’uscita delle scuole medie, a prendere i miei figli, quasi tutti stanno guardando un telefonino con la testa reclinata in giù. Sono connessi, ma sono più soli di prima”.

Anche nel rapporto con i fan, con gli spettatori, è cambiato qualcosa?
“Altro che qualcosa. Ti gridano ‘famose un selfie!!!’, ti vengono addosso, vogliono fare la foto con me e poi mi dicono: ‘ma te… chi sei te?’. Sanno che mi hanno visto in televisione, ma potrei essere un terzino della Sampdoria o Eva Henger, sarebbe lo stesso”.

A proposito di calcio. È cambiato qualcosa nel mondo del calcio? Il calcio femminile, per esempio, è molto più visibile oggi.
“Sono stati comprati i diritti televisivi delle partite di calcio femminile, la Nazionale femminile ha dato una grande risonanza al movimento. Ci sono più conduttrici di trasmissioni di calcio. Ma poche scrittrici di calcio. Una sola, negli anni passati, bravissima, mi viene in mente: Emanuela Audisio, che ha scritto quel bellissimo libro, ‘Bambini infiniti’. Ma poche ne hanno seguito le orme”.

Cristiano Militello ha raccolto in vari libri gli striscioni calcistici più divertenti degli stadi italiani

Il machismo c’è ancora nel calcio?
“C’è, e per esempio si tace ancora sull’omosessualità di alcuni calciatori. E la guardalinee donna o l’arbitro donna sono ancora viste come una nota di colore, ma non come la normalità”.

La più grande soddisfazione professionale?
“Un padre che mi ha detto ‘i miei figli li mando a dormire dopo il telegiornale, ma quando c’è ‘Striscia’ vogliono vedere a tutti i costi la sua rubrica, e allora permetto loro di andare a letto dopo il suo intervento’. Insomma, quando ero bambino io si andava a letto dopo Carosello. Adesso c’è qualcuno che va a letto dopo Militello!”.

Potrebbe interessarti anche

GionnyScandal con mamma Rita e papà Antonio (fonte Instagram)
Attualità

GionnyScandal: il cantante ritrova i genitori biologici dopo 30 anni

22 Marzo 2023
Sindaci ’disobbedienti’: Sergio Giordani (Padova), Isabella Conti (San Lazzaro di Savena) Alice Parma (Sant’Arcangelo di Romagna)
Attualità

Diritti dei figli di coppie omogenitoriali: aumentano i sindaci ‘disobbedienti’

24 Marzo 2023
La deputata, già ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti
Politica

Figli di coppie gay e utero in affitto, la deputata Bonetti: “Tuteliamo i bambini“

20 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Da quasi vent’anni, racconta per «Striscia la notizia» le immagini più folli, gli striscioni più surreali, i goal mancati, le disavventure più assurde che accadono sui campi di calcio di tutto il mondo. E lo fa con un umorismo molto "british", elegante. Solo l’accento lo tradisce: toscano, anzi. Pisano. Cristiano Militello – inviato di «Striscia», e prima protagonista di molte stagioni di «Vernice fresca», attore di cinema, teatro e televisione – ha sempre dovuto fare i conti con questo "marchio". Pisano. "Sono pisano, e me l’hanno sempre rinfacciato", racconta. "Fino a sedici anni ho vissuto a Pisa: poi sono venuto a Firenze, ho studiato all’Università, mi sono laureato in Scienze politiche. Ma ero sempre ‘pisano’, con tutto quello che ne conseguiva. ‘Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio, e tutto quello che ne conseguiva’…".
Cristiano Militello, 53 anni, è inviato di Striscia La Notizia dal 2004
Cristiano, lei ha vissuto l’adolescenza a metà degli anni ’80. Il bullismo, l’emarginazione c’erano? In quali forme? "Eccome se c’erano. C’erano forme di bullismo, di emarginazione, prese in giro feroci. La scuola era come un film di Lino Banfi: veniva preso in giro quello sovrappeso, quello mingherlino con gli occhiali di cui si metteva in dubbio l’orientamento sessuale. E naturalmente, la ragazza meno bella delle altre veniva attaccata e derisa senza pietà. La discriminazione c’era verso chiunque fosse più debole: per esempio, contro il ragazzino che a calcio era scarso. E come dice una frase divenuta celebre del film ‘Ovosodo’ di Paolo Virzì, ‘Bastava un congiuntivo di troppo ed eri subito bollato come finocchio’!". E a lei è toccato essere bollato come "pisano". "Era un modo per attaccarmi. Magari avrebbero trovato qualche altra cosa a cui appigliarsi: io ero un timido da competizione, quindi non rispondevo agli attacchi. E naturalmente, un campione mondiale di approcci fallimentari con l’altro sesso". Come erano i rapporti fra i sessi, nella scuola degli anni ’80? "C’era distanza, per tutto l’anno. Con l’attesa spasmodica per la gita scolastica, queste 48 ore di rivoluzione, di anarchia, in cui poteva succedere di tutto. Tranne che a me". Chi piaceva alle ragazze? "Piaceva il ragazzo duro, sfacciato, che ‘osava’ di più. Non dimentichiamoci, erano anni in cui si entrava in classe col motorino, impennando!".
Cristiano Militello
Cristiano Militello: "Da piccolo ero quello timido della classe"
E lei come visse le gite scolastiche? "C’era una ragazza che mi piaceva da mesi. E tutte le sue amiche erano certe che il mio sentimento fosse ricambiato da lei. Alla vigilia della gita, io ero tornato dalla Sicilia, da una visita ai parenti. Mi feci portare dall’aeroporto a casa di questa ragazza, con un taxi. Il primo taxi della mia vita. Suonai alla porta". Che cosa rispose la ragazza? "Rispose il padre: ‘Silvia è a lavarsi i capelli’. Aspettai in strada quaranta minuti. Poi scese, e mi disse ‘no, grazie’. E tutto il mio mondo di aspettative si frantumò". Oggi ci sono discriminazioni a scuola? Le vede, nelle scuole delle sue figlie? "Si sono sviluppate discriminazioni nuove. Il fastidio verso l’ ‘altro’ si è spostato geograficamente: in classe mia non c’era nessun ragazzo di colore. E allora, lo straniero ero io, il pisano. Adesso, in ogni classe la metà sono stranieri. E non sempre l’integrazione, l’accettazione ci sono. Si formano cerchi, gruppi di persone che si stringono ed escludono gli altri. Persino in Dad, nella didattica a distanza. Fra una lezione e l’altra, vedo che mia figlia di undici anni rimane online con un paio di sue amiche. ‘Che fate?’. ‘Il nostro gruppo’. ‘E le altre compagne di classe?’. ‘Hanno fatto un altro gruppo, ma non ci vogliono’. Insomma, si ricreano le dinamiche di inclusioni ed esclusioni anche da remoto".
Cristiano Militello rivela di non avere uno smartphone: "Ma tutti mi scrivono su WhatsApp"
Chi sono i nuovi esclusi? "Semplice: chi non si omologa in fretta. Ci sono persone che fanno tutto l’inverno con un paio di scarpe, ma ‘devono’ avere uno smartphone da 700 euro. Io non ho lo smartphone, nonostante faccia un lavoro nel quale tutti mi mandano messaggi su WhatsApp". E come fa? "Prima, tutti mi dicevano ‘bravo, sei il numero uno, resisti!’. Ora sono piuttosto infastiditi. I miei figli mi dicono ‘ma c’hai un sasso, come telefonino? Ma io continuo così". Teme di stare troppo tempo connesso? "Quando vado all’uscita delle scuole medie, a prendere i miei figli, quasi tutti stanno guardando un telefonino con la testa reclinata in giù. Sono connessi, ma sono più soli di prima". Anche nel rapporto con i fan, con gli spettatori, è cambiato qualcosa? "Altro che qualcosa. Ti gridano ‘famose un selfie!!!’, ti vengono addosso, vogliono fare la foto con me e poi mi dicono: ‘ma te… chi sei te?’. Sanno che mi hanno visto in televisione, ma potrei essere un terzino della Sampdoria o Eva Henger, sarebbe lo stesso". A proposito di calcio. È cambiato qualcosa nel mondo del calcio? Il calcio femminile, per esempio, è molto più visibile oggi. "Sono stati comprati i diritti televisivi delle partite di calcio femminile, la Nazionale femminile ha dato una grande risonanza al movimento. Ci sono più conduttrici di trasmissioni di calcio. Ma poche scrittrici di calcio. Una sola, negli anni passati, bravissima, mi viene in mente: Emanuela Audisio, che ha scritto quel bellissimo libro, ‘Bambini infiniti’. Ma poche ne hanno seguito le orme".
Cristiano Militello ha raccolto in vari libri gli striscioni calcistici più divertenti degli stadi italiani
Il machismo c’è ancora nel calcio? "C’è, e per esempio si tace ancora sull’omosessualità di alcuni calciatori. E la guardalinee donna o l’arbitro donna sono ancora viste come una nota di colore, ma non come la normalità". La più grande soddisfazione professionale? "Un padre che mi ha detto ‘i miei figli li mando a dormire dopo il telegiornale, ma quando c’è ‘Striscia’ vogliono vedere a tutti i costi la sua rubrica, e allora permetto loro di andare a letto dopo il suo intervento’. Insomma, quando ero bambino io si andava a letto dopo Carosello. Adesso c’è qualcuno che va a letto dopo Militello!".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto