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Cristo riparte da Eboli: il treno tornerà a Matera dopo mezzo secolo di isolamento e 500 miliardi buttati al vento

di DOMENICO GUARINO -
1 settembre 2021
Cattura

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Il treno dei desideri. La commissaria straordinaria Vera Fiorani ha firmato l’ordinanza per il cronoprogramma di un’opera che segna una data storica per l’Italia intera e per il Sud in particolare: a partire dal 2026 il treno arriverà (finalmente) a Matera. Con buona pace di Carlo Levi. Certo, c’è voluto qualche decennio, una tonnellata di progetti, e qualche decina di miliardi gettati al vento, ma questa volta sembra che ci siamo. Il progetto della linea ferroviaria Ferrandina – Matera La Martella è stato inserito tra le opere strategiche dal governo nazionale e, conseguentemente, è stato soggetto al commissariamento. La serietà del progetto è testimoniata anche dal fatto che Fiorani è l’amministratrice delegata e Direttrice generale di Rete ferroviaria Italiana. Una nomina che la dice lunga, insomma. (nella foto Fiorani con l'assessore regionale alle infrastrutture della Basilicata  D0natella Merra).  

L'insegna del treno Bari-Matera "dimenticata" alla stazione di Bari

Il contributo del Pnrr

La valutazione di impatto ambientale dovrebbe arrivare, secondo il cronoprogramma fissato, entro il dicembre 2021, contemporaneamente alla dell’intesa tra il Commissario Straordinario e la presidenza della Regione Basilicata. Entro aprile dell’anno prossimo dovrà essere completato l’iter burocratico relativo alle prescrizioni. La progettazione esecutiva andrà consegnata entro giugno del 2023, quando si apriranno i cantieri. I lavori dovranno essere completati entro la fine del 2026. L’investimento complessivo è di 365 milioni di euro. Una parte di queste risorse, circa 50 milioni, derivano dal Piano nazionale di riprese e resilienza.  

La linea costruita dal Fascismo, soppressa negli anni '70

  Dicevamo dei progetti che nel corso dei decenni sono falliti per insipienza, farragini burocratiche, sprechi, disinteresse ed anche quel pizzico di fatalismo che nelle ‘questioni’ meridionali mai manca. Nel periodo fascista, Matera venne collegata alla stazione di Ferrandina. La rete era operata da una società privata, la Mediterranea Calabro Lucane e si trattava di binari a scartamento ridotto. Ma grazie a quel collegamento, per quanto precario e accidentato, Matera era comunque collegata con Ferrandina e da lì, si poteva cambiare tratta con le linee delle Ferrovie dello Stato. Sta di fatto che quell’unico collegamento ferroviario tra Matera e la rete ferroviaria italiana non venne mai adeguato. Fino a quando, all’inizio degli anni Settanta, la linea venne definitivamente soppressa. Motivo? L’eccessivo degrado degli impianti e dei rotabili utilizzati.    

La stazione delle nebbie

  Da quegli anni in poi entriamo in una di quelle nebbie che spesso avvolgono il processo di modernizzazione del Paese, a partire dagli anni ’80. I lavori per collegare Matera alla rete nazionale iniziano nel 1982. Si punta a realizzare una traccia di 29,25 chilometri. Tutto bene? Nemmeno per sogno! Il primo stop arriva nel 1988. Poi le opere verranno riprese varie volte, per bloccarsi definitivamente venti anni fa. L’ammontare degli investimenti a quel punto era pari alla cifra monstre di 500 miliardi, che non si sa bene dove siano finiti, al punto che la stessa la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per capire cosa si nascondesse dietro quei soldi. Nonostante tutte le difficoltà, ad oggi, la sede ferroviaria è interamente costruita, così come le opere civili ed i fabbricati di stazione. Quello che manca sono le opere di palificazione e l’armamento. Ora si tratta dunque di rimettere mano al tragitto, riparare i danni del tempo, e realizzare quello che manca con l’obiettivo di rilanciare la linea ferrata, per farla diventare innanzitutto uno strumento a sostegno il turismo e l’economia della Basilicata e di Matera. Nel frattempo l’uomo è arrivato sulla luna, i computer sono diventati palmari, e con i cellulari puoi vedere la Tv.  Ora il treno arriverà a Matera. E finalmente Carlo Levi potrà riposare in pace.