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Home » Attualità » Crosetto, il mondo nuovo delle Difesa: “Non solo protegge il Paese, ma scende in campo nell’emergenza

Crosetto, il mondo nuovo delle Difesa: “Non solo protegge il Paese, ma scende in campo nell’emergenza

A Firenze, ospite al festival di Luce! 'Dream Time', il ministro ha parlato di Ucraina, migranti, protezione civile e diritti: "Quella militare è una realtà al passo con i tempi e l’evoluzione della società"

Ettore Maria Colombo
27 Novembre 2022
Il ministro Guido Crosetto con la direttrice Agnese Pini

Il ministro Guido Crosetto con la direttrice Agnese Pini

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Il ministro alla Difesa, Guido Crosetto, arriva al Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, in ‘borghese’ (senza giacca e cravatta d’ordinanza) e si aggira ammirato nel meraviglioso, stupefacente luogo che ospita il consiglio comunale di Firenze. A fare gli onori di casa il sindaco, Dario Nardella, il prefetto di Firenze e lo staff di chi lo ha invitato, il ‘Dream team’ di Luce!, il portale innovativo e colorato del gruppo Qn dedicato ai diritti e ai temi di diversità, inclusione e coesione: i vertici del gruppo Riffeser, il direttore Agnese Pini, la redazione di Luce tra cui il sottoscritto.

La prima uscita pubblica del ministro Crosetto

Non solo è la prima volta del ministro Crosetto a Firenze in visita ufficiale ma in un contesto – quello di Luce! – che potrebbe apparire anni (luce, appunto…) distante dal mondo della Difesa ma invece così non è. Tanto è che, dato che la visita del ministro cade nel giorno della tragedia che ha riguardato la frana dell’isola di Ischia, Crosetto – in costante contatto con la Protezione civile, il prefetto di Ischia e le massime autorità – ci tiene a sottolineare che “servire un ministero come quello della Difesa è un compito speciale perché la Difesa italiana è anche quella i cui elicotteri oggi hanno portato i vigili del fuoco a Ischia, che vanno a prendere le persone.

Il ruolo della Difesa

La Difesa è quella che fa partire una nave e la rischiera davanti all’isola perché, se servisse, è pronta ad accogliere le persone o i feriti”. Lo dice con malcelato e giustificato orgoglio il ministro: “La Difesa è, oltre a quella che deve difendere il Paese, anche quella che in ogni calamità naturale è la prima a scendere in campo al fianco dei vigili del fuoco o della protezione civile”. “Quelli contro i civili sono crimini di guerra”. Crosetto punta il dito sulla guerra in Ucraina Poi, però, ovviamente, nell’intervista al direttore del QN, Agnese Pini, che lo tiene inchiodato mezz’ora sul palco, il ministro Crosetto tocca i temi per cui è venuto fino a Firenze per portare la sua testimonianza alla Festa ‘Dream Team’ di Luce!: la pace e la guerra, la situazione in Ucraina, i profughi, migranti, il contesto politico. “Siamo in una fase della guerra in Ucraina in cui i russi hanno iniziato a piegare i civili togliendogli gas e luce, e questo mentre lì sta arrivando un inverno con temperature di meno 20 gradi”: “questo è un crimine contro l’umanità” punta il dito contro l’aggressore russo Crosetto, secondo il quale l’obiettivo dei russi “è far scappare la popolazione, spingendo verso l’Europa 10 milioni di persone e questo sarà un impatto umanitario enorme per tutta l’Europa”. In Ucraina, riflette Crosetto, per nulla contento di disegnare un tale scenario, “è cambiato il modo di fare la guerra, non c’è più lo scontro degli eserciti, hanno iniziato a picchiare psicologicamente i civili togliendo l’energia e il gas, mandando la popolazione civile verso un inverno a -20/-25 gradi contro una media che è di -10, -15”. E spiega: “Questo è un crimine contro l’umanità, perché significa mandare verso -20, -25, il bambino di 6 mesi e quello di un anno, la donna di 80 anni, quello che è contro la guerra, quello che è a favore della guerra, quello che è di origine russa, chiunque. Significa non guardare in faccia nessuno e abbandonare anche quel ‘codice’ che normalmente esiste quando c’è una guerra”.

Il ministro alla Difesa Guido Crosetto con il sindaco di Firenze Dario Nardella
Il ministro alla Difesa Guido Crosetto con il sindaco di Firenze Dario Nardella

Insomma, è il ragionamento, l’Onu dovrebbe dichiarare quelli contro i civili ‘crimini contro l’umanità’, dice Crosetto, perché anche nelle guerre bisogna mantenere dei confini, dei limiti. Il rinnovo di forniture di armi all’Ucraina Crosetto affronta anche il tema dell’invio di armi che il nostro Paese continua a fornire all’Ucraina. A oggi non esiste un sesto pacchetto” di aiuti militari per l’Ucraina, ma “se ci sarà, perché ci sarà necessità di continuare a difendere l’Ucraina, e avremo delle cose da darle, lo faremo, come ha fatto il vecchio governo”. Verso l’Ucraina “l’atteggiamento, pur essendo cambiato il governo, sarà lo stesso”, sottolinea il ministro, ricordando che “sono cinque i pacchetti approvati dal vecchio governo. Sui giornali leggo che ce ne sarà un sesto: io non l’ho ancora visto, e in teoria dovrebbe farlo il ministro della Difesa…”. Una sottolineatura non rituale, ma che indica due cose: un sesto invio di armi, ad oggi, non c’è, ma è ovvio che nel 2023 l’aiuto militare all’Ucraina sarà rilanciato e rifinanziato, solo che bisognerà farlo con un nuovo decreto che passerà, per forza di cose, in Parlamento e dunque da un voto palese delle forze politiche, dove ognuno di dirà la sua.

Come affrontare il tema dell’immigrazione: “senza integrazione è solo una presa in giro” Parlando, invece, del fenomeno dell’immigrazione, Crosetto la mette così: “Sono anni che dico che il tema non è la barca in mare: la barca in mare si aiuta, le persone che sono in mare si aiutano, mica si lasciano in balia della tempesta le persone e i diseredati che stanno scappando dalla povertà, il tema non è quello”. “Io non ho ostilità verso il fenomeno dell’immigrazione, ho un giudizio, che è un’altra cosa”, per cui “l’immigrazione senza integrazione è una presa in giro, perché poi porta i migranti nelle mani degli sfruttatori che danno loro 3 euro l’ora e li mettono in concorrenza con gli italiani per abbassare anche lo stipendio degli italiani”.

Dunque, ha concluso il ministro, “è troppo comodo per l’Europa far finta che non esista un problema, e non occuparsene in modo collettivo”, e in ogni caso “io non posso guardare l’immigrazione nel momento in cui c’è l’Ocean Viking, perché così io faccio la fotografia solo del 10% del percorso dell’immigrazione, che parte dalle condizioni in Africa, ma deve arrivare con la possibilità per la persona di arrivare sapendo di avere la possibilità di integrarsi, di fare un lavoro pagato, di metter su una famiglia”.

Solidarietà e inclusione sono ormai valori fondanti, nella ‘famiglia’ della Difesa italiana Fin qua il ‘parlato’, come si usa dire, del ministro della Difesa alla Festa di Luce! a palazzo Vecchio ma poi c’è anche un ‘dietro le quinte’, quello di un mondo – quello militare – che è riuscito a cambiare e a stare al passo dei cambiamenti che sono avvenuti e si sono realizzati nella società. A voler scavare, infatti, e indagare nel mondo della Difesa, si scopre che Solidarietà e inclusione sono aspetti caratterizzanti del mondo militare. Gli stessi regolamenti militari garantiscono tutele e rispetto della persona. Non ci sono – o non ci sono più – discriminazioni, anzi, c’è una forte propensione all’inclusione. Il Ministero della Difesa da sempre promuove valori quali solidarietà, comprensione e contrasto ad ogni forma di emarginazione ed esclusione. Le Forze Armate, ad esempio, mantengono al proprio interno il personale che, ovviamente in servizio, ha contratto lesioni o malattie invalidanti e permanenti, nell’adempimento del proprio dovere.

La forza e il coraggio di coloro che ogni giorno si mettono in gioco per superare la barriera della disabilità sono per il mondo dei militari e per la Difesa un esempio perché se vuol essere veramente inclusiva, la famiglia della Difesa, le persone con disabilità sono una risorsa. Esempio: Il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa, programma sportivo nato nel 2014 a favore dei militari che hanno riportato lesioni, è una realtà di cui il ministero della Difesa è profondamente orgoglioso. Ne fanno parte donne e uomini che, con coraggio, entusiasmo e passione sono diventati protagonisti del panorama sportivo nazionale e internazionale.

Il ministro alla Difesa Guido Crosetto (al centro) con la direttrice Agnese Pini e il giornalista Ettore Maria Colombo

Parità e diritti di genere: il mondo della Difesa Anche dal punto di vista della parità di genere, quanti i passi avanti compiuti! L’ingresso del personale femminile nelle Forze Armate e nei ruoli della Guardia di Finanza, avvenuto con la legge 380/1999 (“Delega al Governo per l’istituzione del servizio militare volontario femminile”), ha rappresentato un passaggio epocale per la Difesa italiana, fino a quel momento declinata prevalentemente al maschile. Dal 2006 il reclutamento femminile è stato esteso all’Arma dei Carabinieri.

Dal 2009 il personale femminile è stato ammesso alle Scuole militari superiori: Nunziatella e Teuliè per Esercito, Morosini per Marina, Douhet per Aeronautica. A differenza di quanto accaduto in altri Paesi occidentali, le donne non hanno avuto alcuna preclusione ad accedere a tutti i ruoli della Difesa italiana, anche operativi, diventando parte integrante dello strumento militare. Le donne con le stellette prestano, infatti, servizio in ogni settore: comandano Reggimenti, pilotano jet, comandano navi, operano all’interno di sottomarini, comandano unità di Carabinieri e Guardia di Finanza. Secondo una stima, si potrà avere il primo ufficiale donna nel grado di Colonnello provenienti dalle Accademie militari nel 2024. I Carabinieri hanno già Ufficiali donna nei gradi di Generale e di Colonnello, provenienti dal Corpo Forestale e dalla Polizia di Stato. Ma le donne rappresentano un vero valore aggiunto per la Difesa: la loro sensibilità, il loro approccio, si sono dimostrati indispensabili soprattutto in teatro di operazioni all’estero. Esempio: in Afghanistan, dove i contatti con la popolazione femminile sono preclusi ai militari uomini, solo grazie ai FET (Female Engagement Team), si è potuto costruire un rapporto di fiducia con la popolazione femminile locale. Le Forze Armate a Difesa della collettività Da decenni le Forze Armate non sono più chiuse nelle caserme, distanti ed estranee dalla società civile. Ne sono diventate, anzi, parte integrante. Una presenza costante accanto ai cittadini che fa parte di una lunga tradizione.

Le Forze Armate garantiscono organizzazione, lavoro, competenze e professionalità che possono essere messe a disposizione del Paese, come del resto prevede la cosiddetta ‘quarta missione’ loro assegnata: il concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e l’assistenza nelle pubbliche emergenze. Esempio: l’attività a sostegno della collettività nazionale durante l’emergenza pandemica da COVID 19; l’operazione Strade Sicure, forse una delle più visibili ai cittadini; tutti gli interventi attivi in caso di catastrofi naturali. La Difesa che non ti aspetti: le Unioni civili tra persone lgbtqia+ nelle Forze Armate In un mondo come quello militare, che sembra, all’apparenza, chiuso e ostile alle diversità di sesso e di orientamento sessuale, avvengono invece molti atti e gesti davvero inaspettati. A luglio 2022, è stata celebrata la prima unione civile tra omosessuali.

Elena Mangialardo e Claudia De Dilectis si sono unite civilmente lo scorso 18 luglio a Cefalù
Elena Mangialardo e Claudia De Dilectis si sono unite civilmente lo scorso 18 luglio a Cefalù

Ad unirsi sono stati la vicebrigadiere dei Carabinieri Elena Mangialardo e la compagna Claudia De Dilectis. Questa unione segna una prima volta storica per l’Arma dei Carabinieri, che ha disposto il picchetto d’onore per celebrare delle nozze LGBTQIA+. In realtà la prima unione gay nelle Forze Armate è stata celebrata il 6 ottobre 2017 a Piombino, tra un ufficiale della Guardia Costiera e il suo compagno. L’allora Ministro Elisabetta Trenta celebrò poi il 31 marzo 2019 l’unione civile tra due donne militari della Marina Militare. Prima di lei, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti (primo ministro donna alla Difesa), celebrò invece l’8 ottobre 2016, a Genova, un matrimonio tra due persone dello stesso sesso (che erano però due non militari) e partecipando ad una conferenza nazionale, organizzata dall’Associazione Polis Aperta, denunciava allora alcune vessazioni per i gay e lesbiche in divisa. Momenti ed episodi ormai del tutto superati. Come visto, ormai le coppie omosessuali si incontrano anche nel mondo della Difesa.

Si è detto dell’Arma dei Carabinieri e della Marina, ma anche nell’Esercito si sono avute due unioni omosessuali, negli anni passati, ma non hanno avuto eco mediatico, a dimostrazione di una certa normalità e forse di una normale discrezione che, ormai, caratterizza ‘diversità’ non più tali. Ecco, è anche questo il ‘Mondo Nuovo’ che il nuovo ministro alla Difesa Crosetto si trova a gestire. Una Difesa sempre più vicina ai bisogni delle persone e sempre più al passo della società che, in piena evoluzione, sviluppa i suoi spazi di ‘Luce’.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Il ministro alla Difesa, Guido Crosetto, arriva al Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, in ‘borghese’ (senza giacca e cravatta d’ordinanza) e si aggira ammirato nel meraviglioso, stupefacente luogo che ospita il consiglio comunale di Firenze. A fare gli onori di casa il sindaco, Dario Nardella, il prefetto di Firenze e lo staff di chi lo ha invitato, il ‘Dream team’ di Luce!, il portale innovativo e colorato del gruppo Qn dedicato ai diritti e ai temi di diversità, inclusione e coesione: i vertici del gruppo Riffeser, il direttore Agnese Pini, la redazione di Luce tra cui il sottoscritto.

La prima uscita pubblica del ministro Crosetto

Non solo è la prima volta del ministro Crosetto a Firenze in visita ufficiale ma in un contesto – quello di Luce! – che potrebbe apparire anni (luce, appunto…) distante dal mondo della Difesa ma invece così non è. Tanto è che, dato che la visita del ministro cade nel giorno della tragedia che ha riguardato la frana dell’isola di Ischia, Crosetto – in costante contatto con la Protezione civile, il prefetto di Ischia e le massime autorità – ci tiene a sottolineare che “servire un ministero come quello della Difesa è un compito speciale perché la Difesa italiana è anche quella i cui elicotteri oggi hanno portato i vigili del fuoco a Ischia, che vanno a prendere le persone.

Il ruolo della Difesa

La Difesa è quella che fa partire una nave e la rischiera davanti all’isola perché, se servisse, è pronta ad accogliere le persone o i feriti”. Lo dice con malcelato e giustificato orgoglio il ministro: “La Difesa è, oltre a quella che deve difendere il Paese, anche quella che in ogni calamità naturale è la prima a scendere in campo al fianco dei vigili del fuoco o della protezione civile”. “Quelli contro i civili sono crimini di guerra”. Crosetto punta il dito sulla guerra in Ucraina Poi, però, ovviamente, nell’intervista al direttore del QN, Agnese Pini, che lo tiene inchiodato mezz’ora sul palco, il ministro Crosetto tocca i temi per cui è venuto fino a Firenze per portare la sua testimonianza alla Festa ‘Dream Team’ di Luce!: la pace e la guerra, la situazione in Ucraina, i profughi, migranti, il contesto politico. “Siamo in una fase della guerra in Ucraina in cui i russi hanno iniziato a piegare i civili togliendogli gas e luce, e questo mentre lì sta arrivando un inverno con temperature di meno 20 gradi”: “questo è un crimine contro l’umanità” punta il dito contro l’aggressore russo Crosetto, secondo il quale l’obiettivo dei russi “è far scappare la popolazione, spingendo verso l’Europa 10 milioni di persone e questo sarà un impatto umanitario enorme per tutta l’Europa”. In Ucraina, riflette Crosetto, per nulla contento di disegnare un tale scenario, “è cambiato il modo di fare la guerra, non c’è più lo scontro degli eserciti, hanno iniziato a picchiare psicologicamente i civili togliendo l’energia e il gas, mandando la popolazione civile verso un inverno a -20/-25 gradi contro una media che è di -10, -15”. E spiega: “Questo è un crimine contro l’umanità, perché significa mandare verso -20, -25, il bambino di 6 mesi e quello di un anno, la donna di 80 anni, quello che è contro la guerra, quello che è a favore della guerra, quello che è di origine russa, chiunque. Significa non guardare in faccia nessuno e abbandonare anche quel ‘codice’ che normalmente esiste quando c’è una guerra”.
Il ministro alla Difesa Guido Crosetto con il sindaco di Firenze Dario Nardella
Il ministro alla Difesa Guido Crosetto con il sindaco di Firenze Dario Nardella
Insomma, è il ragionamento, l’Onu dovrebbe dichiarare quelli contro i civili ‘crimini contro l’umanità’, dice Crosetto, perché anche nelle guerre bisogna mantenere dei confini, dei limiti. Il rinnovo di forniture di armi all’Ucraina Crosetto affronta anche il tema dell’invio di armi che il nostro Paese continua a fornire all’Ucraina. A oggi non esiste un sesto pacchetto” di aiuti militari per l’Ucraina, ma “se ci sarà, perché ci sarà necessità di continuare a difendere l’Ucraina, e avremo delle cose da darle, lo faremo, come ha fatto il vecchio governo”. Verso l’Ucraina “l’atteggiamento, pur essendo cambiato il governo, sarà lo stesso”, sottolinea il ministro, ricordando che “sono cinque i pacchetti approvati dal vecchio governo. Sui giornali leggo che ce ne sarà un sesto: io non l’ho ancora visto, e in teoria dovrebbe farlo il ministro della Difesa...”. Una sottolineatura non rituale, ma che indica due cose: un sesto invio di armi, ad oggi, non c’è, ma è ovvio che nel 2023 l’aiuto militare all’Ucraina sarà rilanciato e rifinanziato, solo che bisognerà farlo con un nuovo decreto che passerà, per forza di cose, in Parlamento e dunque da un voto palese delle forze politiche, dove ognuno di dirà la sua. Come affrontare il tema dell’immigrazione: “senza integrazione è solo una presa in giro” Parlando, invece, del fenomeno dell’immigrazione, Crosetto la mette così: “Sono anni che dico che il tema non è la barca in mare: la barca in mare si aiuta, le persone che sono in mare si aiutano, mica si lasciano in balia della tempesta le persone e i diseredati che stanno scappando dalla povertà, il tema non è quello”. “Io non ho ostilità verso il fenomeno dell’immigrazione, ho un giudizio, che è un’altra cosa”, per cui “l’immigrazione senza integrazione è una presa in giro, perché poi porta i migranti nelle mani degli sfruttatori che danno loro 3 euro l’ora e li mettono in concorrenza con gli italiani per abbassare anche lo stipendio degli italiani”. Dunque, ha concluso il ministro, “è troppo comodo per l’Europa far finta che non esista un problema, e non occuparsene in modo collettivo”, e in ogni caso “io non posso guardare l’immigrazione nel momento in cui c’è l’Ocean Viking, perché così io faccio la fotografia solo del 10% del percorso dell’immigrazione, che parte dalle condizioni in Africa, ma deve arrivare con la possibilità per la persona di arrivare sapendo di avere la possibilità di integrarsi, di fare un lavoro pagato, di metter su una famiglia”. Solidarietà e inclusione sono ormai valori fondanti, nella ‘famiglia’ della Difesa italiana Fin qua il ‘parlato’, come si usa dire, del ministro della Difesa alla Festa di Luce! a palazzo Vecchio ma poi c’è anche un ‘dietro le quinte’, quello di un mondo – quello militare – che è riuscito a cambiare e a stare al passo dei cambiamenti che sono avvenuti e si sono realizzati nella società. A voler scavare, infatti, e indagare nel mondo della Difesa, si scopre che Solidarietà e inclusione sono aspetti caratterizzanti del mondo militare. Gli stessi regolamenti militari garantiscono tutele e rispetto della persona. Non ci sono – o non ci sono più - discriminazioni, anzi, c’è una forte propensione all’inclusione. Il Ministero della Difesa da sempre promuove valori quali solidarietà, comprensione e contrasto ad ogni forma di emarginazione ed esclusione. Le Forze Armate, ad esempio, mantengono al proprio interno il personale che, ovviamente in servizio, ha contratto lesioni o malattie invalidanti e permanenti, nell’adempimento del proprio dovere. La forza e il coraggio di coloro che ogni giorno si mettono in gioco per superare la barriera della disabilità sono per il mondo dei militari e per la Difesa un esempio perché se vuol essere veramente inclusiva, la famiglia della Difesa, le persone con disabilità sono una risorsa. Esempio: Il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa, programma sportivo nato nel 2014 a favore dei militari che hanno riportato lesioni, è una realtà di cui il ministero della Difesa è profondamente orgoglioso. Ne fanno parte donne e uomini che, con coraggio, entusiasmo e passione sono diventati protagonisti del panorama sportivo nazionale e internazionale.
Il ministro alla Difesa Guido Crosetto (al centro) con la direttrice Agnese Pini e il giornalista Ettore Maria Colombo
Parità e diritti di genere: il mondo della Difesa Anche dal punto di vista della parità di genere, quanti i passi avanti compiuti! L’ingresso del personale femminile nelle Forze Armate e nei ruoli della Guardia di Finanza, avvenuto con la legge 380/1999 (“Delega al Governo per l’istituzione del servizio militare volontario femminile”), ha rappresentato un passaggio epocale per la Difesa italiana, fino a quel momento declinata prevalentemente al maschile. Dal 2006 il reclutamento femminile è stato esteso all’Arma dei Carabinieri. Dal 2009 il personale femminile è stato ammesso alle Scuole militari superiori: Nunziatella e Teuliè per Esercito, Morosini per Marina, Douhet per Aeronautica. A differenza di quanto accaduto in altri Paesi occidentali, le donne non hanno avuto alcuna preclusione ad accedere a tutti i ruoli della Difesa italiana, anche operativi, diventando parte integrante dello strumento militare. Le donne con le stellette prestano, infatti, servizio in ogni settore: comandano Reggimenti, pilotano jet, comandano navi, operano all’interno di sottomarini, comandano unità di Carabinieri e Guardia di Finanza. Secondo una stima, si potrà avere il primo ufficiale donna nel grado di Colonnello provenienti dalle Accademie militari nel 2024. I Carabinieri hanno già Ufficiali donna nei gradi di Generale e di Colonnello, provenienti dal Corpo Forestale e dalla Polizia di Stato. Ma le donne rappresentano un vero valore aggiunto per la Difesa: la loro sensibilità, il loro approccio, si sono dimostrati indispensabili soprattutto in teatro di operazioni all’estero. Esempio: in Afghanistan, dove i contatti con la popolazione femminile sono preclusi ai militari uomini, solo grazie ai FET (Female Engagement Team), si è potuto costruire un rapporto di fiducia con la popolazione femminile locale. Le Forze Armate a Difesa della collettività Da decenni le Forze Armate non sono più chiuse nelle caserme, distanti ed estranee dalla società civile. Ne sono diventate, anzi, parte integrante. Una presenza costante accanto ai cittadini che fa parte di una lunga tradizione. Le Forze Armate garantiscono organizzazione, lavoro, competenze e professionalità che possono essere messe a disposizione del Paese, come del resto prevede la cosiddetta ‘quarta missione’ loro assegnata: il concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e l’assistenza nelle pubbliche emergenze. Esempio: l’attività a sostegno della collettività nazionale durante l’emergenza pandemica da COVID 19; l’operazione Strade Sicure, forse una delle più visibili ai cittadini; tutti gli interventi attivi in caso di catastrofi naturali. La Difesa che non ti aspetti: le Unioni civili tra persone lgbtqia+ nelle Forze Armate In un mondo come quello militare, che sembra, all’apparenza, chiuso e ostile alle diversità di sesso e di orientamento sessuale, avvengono invece molti atti e gesti davvero inaspettati. A luglio 2022, è stata celebrata la prima unione civile tra omosessuali.
Elena Mangialardo e Claudia De Dilectis si sono unite civilmente lo scorso 18 luglio a Cefalù
Elena Mangialardo e Claudia De Dilectis si sono unite civilmente lo scorso 18 luglio a Cefalù
Ad unirsi sono stati la vicebrigadiere dei Carabinieri Elena Mangialardo e la compagna Claudia De Dilectis. Questa unione segna una prima volta storica per l’Arma dei Carabinieri, che ha disposto il picchetto d’onore per celebrare delle nozze LGBTQIA+. In realtà la prima unione gay nelle Forze Armate è stata celebrata il 6 ottobre 2017 a Piombino, tra un ufficiale della Guardia Costiera e il suo compagno. L’allora Ministro Elisabetta Trenta celebrò poi il 31 marzo 2019 l’unione civile tra due donne militari della Marina Militare. Prima di lei, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti (primo ministro donna alla Difesa), celebrò invece l’8 ottobre 2016, a Genova, un matrimonio tra due persone dello stesso sesso (che erano però due non militari) e partecipando ad una conferenza nazionale, organizzata dall’Associazione Polis Aperta, denunciava allora alcune vessazioni per i gay e lesbiche in divisa. Momenti ed episodi ormai del tutto superati. Come visto, ormai le coppie omosessuali si incontrano anche nel mondo della Difesa. Si è detto dell’Arma dei Carabinieri e della Marina, ma anche nell’Esercito si sono avute due unioni omosessuali, negli anni passati, ma non hanno avuto eco mediatico, a dimostrazione di una certa normalità e forse di una normale discrezione che, ormai, caratterizza ‘diversità’ non più tali. Ecco, è anche questo il ‘Mondo Nuovo’ che il nuovo ministro alla Difesa Crosetto si trova a gestire. Una Difesa sempre più vicina ai bisogni delle persone e sempre più al passo della società che, in piena evoluzione, sviluppa i suoi spazi di ‘Luce’.
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