Si chiamerà Quinn e sarà “gender neutral”: d’ora in poi su iPhone, iPad, Mac o Apple Watch sarà una voce non gendrizzata a rispondere alle vostre domande, curiosità, richieste. Dopo anni di voci femminili, sia per Apple, sia per altri concorrenti come Alexa di Amazon e Cortana di Microsoft, Apple compie un ulteriore passo in avanti sulla strada dell’inclusione, proponendo una nuova opzione per l’assistente vocale, che non avrà la voce né di un uomo né di una donna. Il nome non è stato scelto a caso: il termine Quinn, infatti, in Irlanda viene utilizzato sia per individui di sesso maschile che femminile.
“Siamo entusiasti di annunciare il lancio di questa nuova voce, offrendo agli utenti sempre più scelta, anche nell’assistente vocale con il quale parlare. Milioni di persone si affidano oggi a Siri, di conseguenza abbiamo lavorato duramente per rendere questa funzione il più personale possibile” fanno sapere dall’azienda di Cupertino, che nel 2020, anche per via dell’influenza di un movimento come il Black Lives Matter, aveva iniziato a fare alcune sperimentazioni con voci di doppiatori neri, e che, l’anno successivo, aveva già introdotto per gli utenti la possibilità di scegliere se confrontarsi con una donna.
Questa volta un’ulteriore opzione darà la possibilità di impostare una voce che, a seconda delle interpretazioni soggettive, visto che Apple ha deciso che non comunicherà il genere del doppiatore, potrà somigliare a quella di un uomo o di una donna, in modo da far restare così il dispositivo assolutamente neutrale dal punto di vista del sesso. Per il momento l’opzione è disponibile solo in lingua inglese e per la versione beta di iOS 15.4, ma a breve, come anticipato dagli stessi programmatori di Apple, dovrebbe sbarcare anche nei paesi non anglosassoni, compresa l’Italia.
L’innovazione di Apple non mancherà di creare dibattito tra chi riterrà valida questo tipo di inclusione e chi invece la considererà superflua e inutile, se non addirittura controproducente. Da capire, infine, se Apple farà anche in questo caso ‘scuola’, e se dunque il modello “gender neutral” sarà adottato anche da altri grandi colossi dell’informatica.