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Home » Attualità » Dal Gruppo Crédit Agricole un fondo di solidarietà di 10 milioni di euro a sostegno degli ucraini

Dal Gruppo Crédit Agricole un fondo di solidarietà di 10 milioni di euro a sostegno degli ucraini

Il sostegno ai collaboratori di CA Ucraina che si sono rifugiati in Polonia è stato strutturato in base al sistema di aiuti predisposto da CA Bank Polska: "Il Gruppo esprime la sua solidarietà alle vittime del conflitto in Ucraina"

Lucia Lapi
5 Marzo 2022
Dal Gruppo Crédit Agricole un fondo di solidarietà di 10 milioni di euro a sostegno degli ucraini

Dal Gruppo Crédit Agricole un fondo di solidarietà di 10 milioni di euro a sostegno degli ucraini

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Un fondo di solidarietà è stato lanciato dal Gruppo Crédit Agricole a sostegno dei cittadini ucraini per affrontare l’attuale situazione di emergenza. Il fondo, a dimostrazione di un impegno coordinato a livello internazionale, dà la possibilità a tutti i dipendenti del Gruppo di dare il proprio contributo. Il fondo di 10 milioni di euro è sostenuto sia da Crédit Agricole S.A. che dalle banche regionali di Crédit Agricole e sarà destinato in primo luogo ai bambini ucraini, così come ai dipendenti di Crédit Agricole Ucraina e alle loro famiglie. Il fondo di solidarietà è aperto al contributo volontario dei dipendenti e dei rappresentanti del Gruppo in tutto il mondo a cui ognuno potrà contribuire, secondo i propri mezzi.

Ucraina, popolazione in fuga
Ucraina, popolazione in fuga

“Crédit Agricole esprime in modo concreto un segnale di vicinanza a tutto il popolo ucraino. I nostri colleghi in Ucraina continuano a lavorare dove possibile per assicurare i servizi a tutti i cittadini, anche in condizioni molto difficili. Questo fondo di solidarietà rappresenta un modo per affermare il valore della pace e dare il nostro contributo per affrontare questa gravissima emergenza umanitaria. Ringraziamo anche i colleghi delle nazioni vicine che stanno fornendo aiuto e ospitalità ai colleghi ucraini e alle loro famiglie che hanno dovuto lasciare il Paese” dichiara il Responsabile del Crédit Agricole in Italia Giampiero Maioli.

Gruppo Crédit Agricole

Il Gruppo Crédit Agricole è il primo partner dell’economia francese e uno dei più grandi gruppi bancari in Europa. È la prima banca retail in Europa, nonché il primo asset manager europeo, il primo bancassicuratore in Europa e il terzo attore europeo nella project finance. Costruito sulle sue forti radici cooperative e mutualistiche, i suoi 142.000 collaboratori e i 29.000 dirigenti delle entità Locali e Regionali, il Gruppo Crédit Agricole è una banca responsabile e reattiva al servizio di 52 milioni di clienti, 10,9 milioni di soci e 900.000 azionisti individuali. Grazie al suo modello di banca universale al dettaglio il cui focus principale è il cliente – basato sulla cooperazione tra la rete retail e le varie linee di business correlate – il Gruppo Crédit Agricole sostiene i progetti dei suoi clienti in Francia e nel mondo: servizi bancari quotidiani, prestiti alla casa, credito al consumo, risparmio, assicurazioni, gestione patrimoniale, immobiliare, leasing & factoring, corporate & investment banking. Crédit Agricole si distingue anche per una politica di responsabilità sociale d’impresa dinamica e innovativa, a vantaggio dell’economia. Questa politica si basa su un approccio pragmatico che permea tutto il Gruppo e coinvolge ogni dipendente (www.credit-agricole.com).

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un fondo di solidarietà è stato lanciato dal Gruppo Crédit Agricole a sostegno dei cittadini ucraini per affrontare l’attuale situazione di emergenza. Il fondo, a dimostrazione di un impegno coordinato a livello internazionale, dà la possibilità a tutti i dipendenti del Gruppo di dare il proprio contributo. Il fondo di 10 milioni di euro è sostenuto sia da Crédit Agricole S.A. che dalle banche regionali di Crédit Agricole e sarà destinato in primo luogo ai bambini ucraini, così come ai dipendenti di Crédit Agricole Ucraina e alle loro famiglie. Il fondo di solidarietà è aperto al contributo volontario dei dipendenti e dei rappresentanti del Gruppo in tutto il mondo a cui ognuno potrà contribuire, secondo i propri mezzi.
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Gruppo Crédit Agricole

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