Non si spengono i fuochi della polemica sulla puntata di “C’è posta per te”, la trasmissione condotta da Maria De Filippi in prima serata su Canale 5, andata in onda sabato 7 gennaio. Ad alzare il polverone della critica è stata la storia di Valentina e Stefano, da molti ritenuta non solo ingiustamente strumentalizzata ai fini degli ascolti, ma che soprattutto ha evidenziato come ancora in Italia non si sappia affrontare con gli strumenti e le parole giuste la questione della violenza sulle donne e delle relazioni cosiddette ‘tossiche’.
“Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità”
Un tema, quest’ultimo, di cui su Luce! avevamo parlato con una delle massime esperte in materia, la psicoterapeuta Elisa Caponetti, autrice del libro “Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità“, in cui ha cercato di rispondere ad alcune domande fondamentali quanto urgenti: cos’è, esattamente, la violenza? Come si espleta? Come si contrasta? Come si può intervenire onde evitare una tragica deriva? Quali sono i comportamenti da adottare nei confronti delle vittime? E nei confronti dei carnefici? Perché se è vero che il tema è assolutamente reale e concreto, altrettanto vero è che solo in tempi recenti ha acquistato dignità giuridica. “In seguito al caso suscitato dalla trasmissione C’è Posta per te, ripropongo i concetti contro la violenza […] Il mio testo, nel rispondere a queste domande e attingendo ai fondamentali contributi dell’avvocata Maria Letizia Sassi e del questore Emanuele Ricifari, offre notevoli spunti di riflessione e importanti testimonianze, intese, in particolare, a comprendere che cosa spinga tante donne e uomini a non denunciare e come si possa fare prevenzione in un ambito così complesso”, sottolinea la psicologa giuridica e psicoterapeuta, che opera sia in ambito clinico che giuridico forense.
La psicoterapeuta Caponetti
Caponetti infatti nel su testo, attraverso anche molte testimonianze di donne vittime di abusi e molestie, ha approfondito anche “il ruolo assunto dalla dimensione culturale e sociale di cui siamo costantemente permeati, a volte nella più totale inconsapevolezza”. Una questione fondamentale, su cui rientra appunto anche il discorso sui come si debba affrontare il tema in determinati contesti, non certo spettacolarizzandolo o liquidandolo a mero episodio ‘di dolore’ che va a nutrire il morboso bisogno di argomenti pruriginosi del pubblico televisivo. “Ho ritenuto di dover dedicare ampio spazio anche ai diversi volti della violenza e questo per far meglio comprendere che esistono differenti manifestazioni e forme di realizzazione della stessa”. Quella di Stefano su Valentina non era una violenza fisica – per quanto trapelato dalle loro parole durante la puntata – ma una forma di controllo al limite dell’ossessione, da cui la donna era ‘fuggita’ tramite una relazione extra coniugale, per poi essere ossessionata dai sensi di colpa – comuni tra le vittime di violenza – tanto da voler tornare col marito. Che non ha avuto alcuna pietà nello screditarla ancora di fronte alle telecamere, spingendo non pochi spettatori a “colpevolizzare” a loro volta la ragazza. “Molto spesso si parla dell’autore del reato dando risalto al crimine commesso – dichiara Caponetti – raramente si studia e si dà voce alla vittima. Questo libro vuole offrire quindi non soltanto spunti di riflessione su questo complesso tema […] ma vuole avere anche l’ambizione di riuscire a suscitare una qualche forma di consapevolezza in tutti coloro che si trovano a vivere una situazione di violenza (e purtroppo sono tanti) e che hanno difficoltà a riconoscerla o a chiedere aiuto”.
La denuncia all’Agcom
Consapevolezza e aiuto che sono mancati a Valentina, che piuttosto che vedersi ancora umiliare, ancora sminuire, ancora molestare in diretta televisiva di fronte a milioni di persone, avrebbe dovuto invece essere supportata da esperti, dalla rete anti-violenza, per potersi rendere conto davvero della drammatica situazione in cui stava per ricadere. A telecamere spente, infatti, nessuno di noi sa cosa sia successo nella casa della coppia, come la loro vita sia ripresa a scorrere. Ma certamente le premesse, come sottolineato dall’uomo che nell’aprire “la busta”, ha voluto ribadire di non essere ancora pronto per lasciarsi alle spalle il tradimento della moglie.
Per questo, per denunciare il trattamento riservato alla vicenda da parte della padrona di casa Maria De Filippi e di tutta la produzione di “C’è Posta per te”, la ong Differenza Donna ha segnalato la puntata del 7 gennaio scorso all’Agcom, che ha la competenza di valutare la violazione dei principi legislativi e regolamentari riguardanti la corretta rappresentazione dell’immagine della donna nei programmi di informazione e intrattenimento, sollecitando anche l’esercizio dei poteri sanzionatori. “La trasmissione ha divulgato la storia – ricorda Differenza Donna – di una relazione sentimentale connotata da sopraffazione, denigrazione e mortificazione dell’uomo sulla donna, rappresentando una dinamica misogina delle relazioni in assenza di qualsivoglia intervento correttivo da parte della conduttrice. Ciò per noi è molto grave in quanto ha riprodotto e legittimato in un vasto pubblico, quale è quello di un programma di prima serata del sabato, trattamenti inaccettabili che configurano – conclude l’associazione, che gestisce dal luglio 2020 il 1522, il numero nazionale antiviolenza e antistalking -, se abitualmente riprodotti nelle relazioni, reati molto gravi che offendono beni giuridici di rango costituzionale”.