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Home » Attualità » L’influencer Nina Rima discriminata a Gardaland: “Poco disabile, non può accedere al saltafila”

L’influencer Nina Rima discriminata a Gardaland: “Poco disabile, non può accedere al saltafila”

La replica del parco divertimenti: "Ha avuto il pass prioritario insieme a tutto il suo gruppo, in quanto accompagnatrice di un ospite ipovedente"

Edoardo Martini
2 Novembre 2022
Nina Rima, modella e influencer di 22 anni

Nina Rima, modella e influencer di 22 anni

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Non è riuscita ad ottenere il cosiddetto “saltafila” a Gardaland perché “non abbastanza disabile“. Quello che è accaduto a Nina Rima, modella e influencer di 22 anni, alla quale è stata amputata una gamba in seguito ad un incidente stradale in scooter, ha dell’incredibile. È stata proprio la 22enne a raccontare sul suo profilo Instagram (dove è seguita da oltre 100mila followers) la vicenda di cui è stata protagonista durante il weekend di Halloween trascorso al parco divertimenti.

Una storia Instagram polemica della modella

“Una mezza gamba ce l’hai”: la giustificazione fornita alla modella

Su Instagram la Rima ha raccontato la sua disavventura: “Pensavo che sarebbe stata una figata andare a Gardaland perché finalmente avrei saltato le code, diritto che spetta a me come a tutte le altre persone disabili di questo mondo. Una volta arrivati all’accesso disabili mi chiedono quale fosse la mia disabilità e così mostro loro che mi manca una gamba. Loro vogliono vedere comunque il verbale dell‘invalidità, cosa che comunque ci sta, dato che in Italia, così come nel mondo, è pieno di furbetti. Fatta vedere la certificazione, con tanto di percentuale di invalidità mi hanno detto che la mia disabilità non era abbastanza. Una signorina mi dice che comunque ‘una mezza gamba ce l’ho‘. Se invece mi fosse mancato il ginocchio avrei potuto saltare le code. Il bello però è che mi ritenevano ‘troppo disabile‘ per poter fare tutti i giochi. Quindi disabile per saltare le code no, però troppo disabile per salire sulle montagne russe. Non si può vietare il divertimento a chi è disabile”.

La modella, sempre nelle stories, ha proseguito raccontando dei giorni difficili passati a Gardaland: “Ho visto tantissime persone con le stampelle, con difficoltà motorie farsi tutto il parco a piedi” aggiungendo anche di aver avuto dissapori anche con il direttore del resort, con cui “abbiamo discusso entrambe le sere”. “Mai siamo stati trattati così male. Eravamo in quattro e tutti e quattro eravamo sconvolti”. “La ciliegina sulla torta è stato anche il rimborso sul biglietto che, in quanto disabile, mi hanno detto loro stessi che non avrei dovuto pagare. Mi hanno detto che mi avrebbero rimborsata solo parzialmente, cioè 20 euro sugli oltre 2.000 spesi. Mi faranno decisamente molto comodo. Scusate lo sfogo, ma non mi ero mai sentita così rifiutata e non capita”.

L’influencer, attraverso una storia Instagram, mostra ironicamente quale giostre non poteva fare

“Non ha potuto accedere a 4 delle 35 attrazioni per ragioni di sicurezza”, la risposta del parco divertimenti

Il suo racconto ha fatto presto il giro del web e non è tardata ad arrivare la replica di Gardaland, secondo cui invece l’influencer “ha avuto il pass prioritario insieme a tutto il suo gruppo, in quanto accompagnatrice di un ospite ipovedente”. In una nota, il parco divertimenti spiega inoltre che la giovane “non ha potuto accedere a 4 delle 35 attrazioni del Parco per ragioni di sicurezza, ovvero regole dettate dai costruttori e legate alla sua disabilità specifica”. “Quando il gruppo ha avuto accesso al Parco, sottolinea ancora la direzione di Gardaland, il nostro personale, altamente formato e preparato, per accogliere gli ospiti con disabilità, ha spiegato le limitazioni di accessibilità sia per la casistica sensoriale sia per la casistica di portatori di protesi. La signora non ha voluto portare con sé la Guida al Parco per Ospiti con Disabilità Fisica dove sono elencate chiaramente le attrazioni accessibili”. La società evidenzia che i requisiti di sicurezza per la fruizione di alcune attrazioni si basano su severe linee guida e migliori pratiche stabilite dai produttori delle attrazioni stesse e dalle associazioni di settore. “La salute e la sicurezza dei nostri ospiti, conclude Gardaland, sono sempre la nostra priorità, siamo orgogliosi di essere un Resort inclusivo e accessibile e siamo davvero spiacenti per quanto apprendiamo”.

E non poteva mancare il commento della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, che “evidenzia ancora una volta le debolezze culturali ancora presenti rispetto al tema dell’inclusione”. “Includere non significa dire che siamo tutti uguali. Significa riconoscere che ci possono essere delle differenze, che vanno rispettate, ma anche che è dovere di tutti attivarsi per evitare che da queste si determinino svantaggi o discriminazioni“.

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Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet

Non è riuscita ad ottenere il cosiddetto "saltafila" a Gardaland perché "non abbastanza disabile". Quello che è accaduto a Nina Rima, modella e influencer di 22 anni, alla quale è stata amputata una gamba in seguito ad un incidente stradale in scooter, ha dell'incredibile. È stata proprio la 22enne a raccontare sul suo profilo Instagram (dove è seguita da oltre 100mila followers) la vicenda di cui è stata protagonista durante il weekend di Halloween trascorso al parco divertimenti.

Una storia Instagram polemica della modella

"Una mezza gamba ce l'hai": la giustificazione fornita alla modella

Su Instagram la Rima ha raccontato la sua disavventura: "Pensavo che sarebbe stata una figata andare a Gardaland perché finalmente avrei saltato le code, diritto che spetta a me come a tutte le altre persone disabili di questo mondo. Una volta arrivati all'accesso disabili mi chiedono quale fosse la mia disabilità e così mostro loro che mi manca una gamba. Loro vogliono vedere comunque il verbale dell'invalidità, cosa che comunque ci sta, dato che in Italia, così come nel mondo, è pieno di furbetti. Fatta vedere la certificazione, con tanto di percentuale di invalidità mi hanno detto che la mia disabilità non era abbastanza. Una signorina mi dice che comunque 'una mezza gamba ce l'ho'. Se invece mi fosse mancato il ginocchio avrei potuto saltare le code. Il bello però è che mi ritenevano 'troppo disabile' per poter fare tutti i giochi. Quindi disabile per saltare le code no, però troppo disabile per salire sulle montagne russe. Non si può vietare il divertimento a chi è disabile".

La modella, sempre nelle stories, ha proseguito raccontando dei giorni difficili passati a Gardaland: "Ho visto tantissime persone con le stampelle, con difficoltà motorie farsi tutto il parco a piedi" aggiungendo anche di aver avuto dissapori anche con il direttore del resort, con cui "abbiamo discusso entrambe le sere". "Mai siamo stati trattati così male. Eravamo in quattro e tutti e quattro eravamo sconvolti". "La ciliegina sulla torta è stato anche il rimborso sul biglietto che, in quanto disabile, mi hanno detto loro stessi che non avrei dovuto pagare. Mi hanno detto che mi avrebbero rimborsata solo parzialmente, cioè 20 euro sugli oltre 2.000 spesi. Mi faranno decisamente molto comodo. Scusate lo sfogo, ma non mi ero mai sentita così rifiutata e non capita".

L'influencer, attraverso una storia Instagram, mostra ironicamente quale giostre non poteva fare

"Non ha potuto accedere a 4 delle 35 attrazioni per ragioni di sicurezza", la risposta del parco divertimenti

Il suo racconto ha fatto presto il giro del web e non è tardata ad arrivare la replica di Gardaland, secondo cui invece l’influencer "ha avuto il pass prioritario insieme a tutto il suo gruppo, in quanto accompagnatrice di un ospite ipovedente”. In una nota, il parco divertimenti spiega inoltre che la giovane "non ha potuto accedere a 4 delle 35 attrazioni del Parco per ragioni di sicurezza, ovvero regole dettate dai costruttori e legate alla sua disabilità specifica". "Quando il gruppo ha avuto accesso al Parco, sottolinea ancora la direzione di Gardaland, il nostro personale, altamente formato e preparato, per accogliere gli ospiti con disabilità, ha spiegato le limitazioni di accessibilità sia per la casistica sensoriale sia per la casistica di portatori di protesi. La signora non ha voluto portare con sé la Guida al Parco per Ospiti con Disabilità Fisica dove sono elencate chiaramente le attrazioni accessibili". La società evidenzia che i requisiti di sicurezza per la fruizione di alcune attrazioni si basano su severe linee guida e migliori pratiche stabilite dai produttori delle attrazioni stesse e dalle associazioni di settore. "La salute e la sicurezza dei nostri ospiti, conclude Gardaland, sono sempre la nostra priorità, siamo orgogliosi di essere un Resort inclusivo e accessibile e siamo davvero spiacenti per quanto apprendiamo".

E non poteva mancare il commento della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, che "evidenzia ancora una volta le debolezze culturali ancora presenti rispetto al tema dell'inclusione". "Includere non significa dire che siamo tutti uguali. Significa riconoscere che ci possono essere delle differenze, che vanno rispettate, ma anche che è dovere di tutti attivarsi per evitare che da queste si determinino svantaggi o discriminazioni".

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