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Home » Attualità » Disabilità, arriva una Commissione di studio per eliminare le barriere architettoniche in Italia

Disabilità, arriva una Commissione di studio per eliminare le barriere architettoniche in Italia

Avviati i lavori della 'Commissione per la resilienza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili'. La ministra Stefani: "Lavoriamo affinché ogni luogo e ogni servizio sia inclusivo per tutti"

Barbara Berti
1 Aprile 2022
Barriere architettoniche

Barriere architettoniche

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Favorire l’integrazione sociale delle persone con disabilità e rafforzare i loro diritti per la fruizione dei servizi di mobilità. Sono gli obiettivi principali della “Commissione di studio per la resilienza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili” prevista dal decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini e dal ministro per le Disabilità, Erika Stefani. La Commissione ha l’incarico di fornire analisi, supporto e consulenza su temi che riguardano l’accessibilità dei luoghi pubblici e privati, a partire dall’abitazione, e l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche. E la Commissione ha sei mesi di tempo per presentare la relazione sull’attività svolta, proponendo azioni mirate e spunti per eventuali modifiche normative.

Il problema dell’eliminazione delle barriere architettoniche in Italia

“L’eliminazione di tutte le barriere, sia quelle architettoniche che quelle legate alla comunicazione, è un’azione fondamentale per garantire il diritto alla mobilità e l’accesso ai servizi delle persone con disabilità. La Commissione lavorerà rispettando i principi della progettazione universale ‘design for all’ affinché ogni luogo e ogni servizio sia inclusivo per tutti. Il nostro obiettivo è creare un contesto pienamente inclusivo e accessibile per le persone con disabilità, realizzando così un ambiente sicuro per tutti” sono le parole della ministra Stefani. 

La rimozione delle barriere architettoniche e sensoriali che impediscono la piena accessibilità dei luoghi della cultura (musei, biblioteche e archivi) è un investimento  previsto nella “Missione 1” del Pnrr (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo). Secondo i dati Istat citati dallo stesso Piano, nel 2018 solo il 53% dei musei, dei monumenti, delle aree archeologiche e dei parchi statali e non statali ha migliorato le proprie strutture rimuovendo le barriere fisiche. Inoltre, solo il 12% ha affrontato il tema delle barriere percettive, culturali e cognitive; alla stregua di quelle fisiche, queste barriere impediscono di fatto la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale.

La ministra per le Disabilità Erika Stefani, 50 anni

Secondo il ministro Giovannini “la Commissione fornirà indicazioni e suggerimenti utili per l’adozione delle migliori politiche per il raggiungimento della piena inclusione. Le risorse del Pnrr potranno fornire un supporto economico importante per rimuovere gli ostacoli che ancora impediscono una piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita economica e sociale”.

L’organismo – composto da esperti, rappresentanti del ministro per le Disabilità, del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, del ministero dell’Economia e delle Finanze, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’Anci e dell’Upi – ha lo scopo di studiare iniziative comuni per consentire alle persone con disabilità di godere del diritto alla mobilità e all’accesso ai servizi, prevedendo anche un confronto con le federazioni rappresentative. 

Tra le tematiche oggetto di studio della Commissione figura anche l’implementazione di spazi per il parcheggio gratuito riservati alle persone con disabilità, l’offerta di servizi aggiuntivi e la definizione di una policy comune tra Regioni ed Enti locali per garantire pari condizioni di accesso al trasporto pubblico locale. La Commissione si occuperà anche di verificare lo stato di attuazione della Piattaforma “CUDE”, il contrassegno unico che permetterà alle auto al servizio delle persone con disabilità di accedere alle zone a traffico limitato di tutti i Comuni d’Italia.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Favorire l’integrazione sociale delle persone con disabilità e rafforzare i loro diritti per la fruizione dei servizi di mobilità. Sono gli obiettivi principali della "Commissione di studio per la resilienza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili" prevista dal decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini e dal ministro per le Disabilità, Erika Stefani. La Commissione ha l'incarico di fornire analisi, supporto e consulenza su temi che riguardano l'accessibilità dei luoghi pubblici e privati, a partire dall'abitazione, e l'eliminazione di tutte le barriere architettoniche. E la Commissione ha sei mesi di tempo per presentare la relazione sull’attività svolta, proponendo azioni mirate e spunti per eventuali modifiche normative.
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"L’eliminazione di tutte le barriere, sia quelle architettoniche che quelle legate alla comunicazione, è un’azione fondamentale per garantire il diritto alla mobilità e l’accesso ai servizi delle persone con disabilità. La Commissione lavorerà rispettando i principi della progettazione universale 'design for all' affinché ogni luogo e ogni servizio sia inclusivo per tutti. Il nostro obiettivo è creare un contesto pienamente inclusivo e accessibile per le persone con disabilità, realizzando così un ambiente sicuro per tutti" sono le parole della ministra Stefani.  La rimozione delle barriere architettoniche e sensoriali che impediscono la piena accessibilità dei luoghi della cultura (musei, biblioteche e archivi) è un investimento  previsto nella "Missione 1" del Pnrr (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo). Secondo i dati Istat citati dallo stesso Piano, nel 2018 solo il 53% dei musei, dei monumenti, delle aree archeologiche e dei parchi statali e non statali ha migliorato le proprie strutture rimuovendo le barriere fisiche. Inoltre, solo il 12% ha affrontato il tema delle barriere percettive, culturali e cognitive; alla stregua di quelle fisiche, queste barriere impediscono di fatto la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale.
La ministra per le Disabilità Erika Stefani, 50 anni
Secondo il ministro Giovannini "la Commissione fornirà indicazioni e suggerimenti utili per l’adozione delle migliori politiche per il raggiungimento della piena inclusione. Le risorse del Pnrr potranno fornire un supporto economico importante per rimuovere gli ostacoli che ancora impediscono una piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita economica e sociale". L'organismo - composto da esperti, rappresentanti del ministro per le Disabilità, del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, del ministero dell'Economia e delle Finanze, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell'Anci e dell'Upi - ha lo scopo di studiare iniziative comuni per consentire alle persone con disabilità di godere del diritto alla mobilità e all'accesso ai servizi, prevedendo anche un confronto con le federazioni rappresentative.  Tra le tematiche oggetto di studio della Commissione figura anche l'implementazione di spazi per il parcheggio gratuito riservati alle persone con disabilità, l'offerta di servizi aggiuntivi e la definizione di una policy comune tra Regioni ed Enti locali per garantire pari condizioni di accesso al trasporto pubblico locale. La Commissione si occuperà anche di verificare lo stato di attuazione della Piattaforma "CUDE", il contrassegno unico che permetterà alle auto al servizio delle persone con disabilità di accedere alle zone a traffico limitato di tutti i Comuni d'Italia.
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