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Home » Attualità » Disforia di genere, incremento del 315% degli adolescenti in cerca di un’altra identità

Disforia di genere, incremento del 315% degli adolescenti in cerca di un’altra identità

La psicologa Maddalena Mosconi: "Già cento casi nel 2022. La discriminazione al liceo Cavour? Il docente deve essere responsabilizzato"

Barbara Berti
15 Novembre 2022
Sono gli adolescenti a guidare il cambio di sensibilità del Paese verso la disforia di genere

Sono gli adolescenti a guidare il cambio di sensibilità del Paese verso la disforia di genere

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Sul tema della disforia di genere sono gli adolescenti a guidare il cambio di sensibilità del Paese. Quando si parla di disforia di genere (definita Dis dall’Istituto superiore di sanità) si intende una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. Per la maggior parte delle persone il sesso biologico e l’identità di genere coincidono, mentre per altre, sono diverse. Per esempio, alcune persone si sentono/vivono come una donna, ma sono di sesso biologico maschile o viceversa.

Secondo gli ultimi dati, “ma il trend si registra in altri centri italiani, dal 2018 al 2021 c’è stato un incremento del 315% dei ragazzi che hanno affrontato il percorso: un comune segnale del cambiamento culturale in atto su queste tematiche. Gli adolescenti sono portavoce di questo cambiamento che dopo la pandemia è esploso” sostiene Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta del Servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica (Saifip) che si trova all’interno dell’Ao San Camillo di Roma, punto di riferimento nella Capitale.

La dottoressa Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta (Facebook)
La dottoressa Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta (Facebook)

“Già nel 2022 abbiamo più di 100 casi – aggiunge Mosconi –. La pandemia e le sue conseguenze, come il lockdown e l’isolamento, hanno messo tanti ragazzi di fronte alla domanda ‘chi sono?’, sono un ‘maschio o una femmina?’. Quando arrivano da noi inizia un percorso che dura almeno 6 mesi con test e un periodo di osservazione. Solo dopo iniziano la terapia ormonale, parliamo di ragazzi di 12-13 anni, con cui viene messa in pausa la pubertà adolescenziale per 2-3 anni, in cui si continua a lavorare con sedute di psicoterapia”. Questa pausa, precisa la psicologa “è necessaria per fermare i cambiamenti del corpo che non fanno che aumentare la vulnerabilità di chi vuole intraprendere una strada diversa da quella assegnata alla nascita. Poi, compiuti i 16 anni, c’è un ulteriore step con le terapie ormonali, che sono reversibili ma servono per concedere al ragazzo una condizione di neutralità in un periodo delicato”.

 

La “carriera alias” prevedere un'identità differente collegata all'identità anagrafica
La “carriera alias” prevedere un’identità differente collegata all’identità anagrafica

Sul caso del ragazzo transgender del liceo Cavour di Roma che ha denunciato di essere stato vittima di un episodio di discriminazione da parte di un suo professore, Masconi chiarisce che “non c’è un normativa chiara e nessuno può obbligare un professore a seguire l’indicazione e chiamare il ragazzo come lui vorrebbe. Ma se il suo comportamento può aumentare la depressione dell’adolescente, il docente deve comunque essere responsabilizzato”. La psicologa ricorda come oggi tante scuole hanno avviato la ‘carriera alias’. “Sono 160 in Italia, compreso il liceo Cavour – dice ancora l’esperta -. Questo strumento permette all’adolescente transgender di cambiare il nome sul registro elettronico, questo per evitare di dover parlare a ogni professore del suo percorso. Il tasso di dispersione scolastica in questi ragazzi era al 38% a fronte del 17% della popolazione generale, oggi grazie anche a questi strumenti è scesa al 6%”.

Molto importante nel percorso di disforia di genere è il ruolo dei genitori. “Devono stare accanto ai figli in questo percorso – ricorda la psicologa –. La notizia all’inizio può essere traumatica e c’è una grande variabilità nella risposta. Alcuni arrivano a dire che preferirebbero avere ‘un figlio morto che così’, noi facciamo un colloquio con i genitori da soli e poi anche con tutta la famiglia. Poi quando vedono che il proprio figlio sta meglio, riprende ad andare a scuola o ad uscire, i genitori sono contenti”.

Un tempo chi affrontava la disforia di genere aspirava a cambiare sesso in modo netto, con la chirurgia. “Oggi non è più così – conclude Mosconi – soprattutto con il cambio della legge che prevedeva la falloplastica per poter avere i documenti aggiornati. Ora invece si può fare anche senza doversi sottoporre per forza all’operazione. Dobbiamo capire che non c’è un binarismo sessuale, ma un continuum con tante possibilità da esplorare”.

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Sul tema della disforia di genere sono gli adolescenti a guidare il cambio di sensibilità del Paese. Quando si parla di disforia di genere (definita Dis dall’Istituto superiore di sanità) si intende una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. Per la maggior parte delle persone il sesso biologico e l'identità di genere coincidono, mentre per altre, sono diverse. Per esempio, alcune persone si sentono/vivono come una donna, ma sono di sesso biologico maschile o viceversa. Secondo gli ultimi dati, “ma il trend si registra in altri centri italiani, dal 2018 al 2021 c’è stato un incremento del 315% dei ragazzi che hanno affrontato il percorso: un comune segnale del cambiamento culturale in atto su queste tematiche. Gli adolescenti sono portavoce di questo cambiamento che dopo la pandemia è esploso” sostiene Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta del Servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica (Saifip) che si trova all’interno dell’Ao San Camillo di Roma, punto di riferimento nella Capitale.
La dottoressa Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta (Facebook)
La dottoressa Maddalena Mosconi, psicologa e psicoterapeuta (Facebook)
“Già nel 2022 abbiamo più di 100 casi – aggiunge Mosconi –. La pandemia e le sue conseguenze, come il lockdown e l’isolamento, hanno messo tanti ragazzi di fronte alla domanda ‘chi sono?’, sono un ‘maschio o una femmina?’. Quando arrivano da noi inizia un percorso che dura almeno 6 mesi con test e un periodo di osservazione. Solo dopo iniziano la terapia ormonale, parliamo di ragazzi di 12-13 anni, con cui viene messa in pausa la pubertà adolescenziale per 2-3 anni, in cui si continua a lavorare con sedute di psicoterapia”. Questa pausa, precisa la psicologa “è necessaria per fermare i cambiamenti del corpo che non fanno che aumentare la vulnerabilità di chi vuole intraprendere una strada diversa da quella assegnata alla nascita. Poi, compiuti i 16 anni, c’è un ulteriore step con le terapie ormonali, che sono reversibili ma servono per concedere al ragazzo una condizione di neutralità in un periodo delicato”.  
La “carriera alias” prevedere un'identità differente collegata all'identità anagrafica
La “carriera alias” prevedere un'identità differente collegata all'identità anagrafica
Sul caso del ragazzo transgender del liceo Cavour di Roma che ha denunciato di essere stato vittima di un episodio di discriminazione da parte di un suo professore, Masconi chiarisce che “non c’è un normativa chiara e nessuno può obbligare un professore a seguire l’indicazione e chiamare il ragazzo come lui vorrebbe. Ma se il suo comportamento può aumentare la depressione dell’adolescente, il docente deve comunque essere responsabilizzato”. La psicologa ricorda come oggi tante scuole hanno avviato la ‘carriera alias’. “Sono 160 in Italia, compreso il liceo Cavour – dice ancora l’esperta -. Questo strumento permette all’adolescente transgender di cambiare il nome sul registro elettronico, questo per evitare di dover parlare a ogni professore del suo percorso. Il tasso di dispersione scolastica in questi ragazzi era al 38% a fronte del 17% della popolazione generale, oggi grazie anche a questi strumenti è scesa al 6%”. Molto importante nel percorso di disforia di genere è il ruolo dei genitori. “Devono stare accanto ai figli in questo percorso – ricorda la psicologa –. La notizia all’inizio può essere traumatica e c’è una grande variabilità nella risposta. Alcuni arrivano a dire che preferirebbero avere ‘un figlio morto che così’, noi facciamo un colloquio con i genitori da soli e poi anche con tutta la famiglia. Poi quando vedono che il proprio figlio sta meglio, riprende ad andare a scuola o ad uscire, i genitori sono contenti”. Un tempo chi affrontava la disforia di genere aspirava a cambiare sesso in modo netto, con la chirurgia. “Oggi non è più così – conclude Mosconi – soprattutto con il cambio della legge che prevedeva la falloplastica per poter avere i documenti aggiornati. Ora invece si può fare anche senza doversi sottoporre per forza all’operazione. Dobbiamo capire che non c’è un binarismo sessuale, ma un continuum con tante possibilità da esplorare”.
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