Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Divario scolastico in Italia: più istruiti uguale più occupati, ma tra Nord e Sud le cose cambiano

di DOMENICO GUARINO -
19 maggio 2022
DivarioScolastico-dx

DivarioScolastico-dx

Regione che vai, istruzione che trovi. E spesso non è una bella notizia. Soprattutto perché nel nostro Paese le differenze ed i divari territoriali sono spesso molto marcati, anche in un settore delicatissimo come quello dell’istruzione, soprattutto se lo consideriamo dal punto di vista dell’occupazione. È noto infatti che un basso livello di istruzione rende 'più deboli', e maggiormente soggetti alla disoccupazione o alla precarizzazione, in momenti di crisi, come quello che siamo attraversando. Del resto, già all’epoca della crisi cosiddetta "dei mutui subprime", nel 2008, le analisi Ocse avevano dimostrato chiaramente come fossero soprattutto le persone meno scolarizzate a soffrire. In un mondo del lavoro che richiede competenze sempre più elevate, il livello di istruzione infatti è spesso uno degli elementi che contribuisce maggiormente a determinare la stabilità economica delle persone.

Tasso di scolarizzazione e di occupazione

laurea

Rispetto ai laureati chi ha solo un diploma di istruzione superiore è stato maggiormente soggetto al calo nel tasso di occupazione

Tra 2019 e 2020, in seguito all’emergenza sanitaria, il tasso di occupazione è calato per tutti, specialmente per i più giovani. Tuttavia, se tra i 30-34enni con titoli di studio più elevati il calo è stato di pochi decimi, tra i coetanei con al massimo un titolo secondario inferiore la quota è diminuita di oltre 3 punti, passando dal 56 al 52,5%. Una tendenza in negativo significativa se si considera che anche prima della pandemia il tasso di occupazione era già più basso tra le persone con minore scolarizzazione. Per avere un confronto si pensi che, sempre nella stessa fascia di età, per chi ha un titolo terziario (laurea o simili) il tasso di occupazione è passato dal 78,9% del 2019 al 78,3%, con una flessione una flessione di 0,6 punti. Tra chi ha un titolo secondario superiore, come il diploma, varia dal 69,5% al 68,2% (-1,3 punti). Il trend conferma ed amplifica quanto accaduto negli ultimi 13 anni: nel 2008 i giovani con al massimo la licenza media erano infatti occupati in quasi 2/3 dei casi, e non vi era troppa distanza tra il tasso di occupazione dei diplomati (78,9%) e quello di chi possedeva un titolo di studio terziario (78,3%). A distanza di 12 anni, il calo dell’occupazione è stato di oltre 10 punti sia per chi ha al massimo un titolo secondario inferiore (-12,6 punti) che superiore (-10,7). Questi ultimi nel 2020 sono occupati nel 68,2% dei casi, contro il 78,3% dei laureati. Oltre 10 i punti di svantaggio nel tasso di occupazione dei giovani diplomati rispetto a quelli con un titolo terziario. Erano solo 2,3 nel 2008. Questo significa che avere una buona istruzione di base, bassi tassi di abbandono scolastico, un maggior numero di persone con titolo di studio elevato, rende un territorio più resiliente alla crisi.

Il divario territoriale

Neet

In Italia il divario scolastico condiziona le prospettive lavorative future dei giovani

Ma cosa accade se scomponiamo il dato a livello territoriale? Secondo quanto riporta openpolis.it, i test Invalsi di italiano nell’anno scolastico 2020/21 “hanno indicato una notevole polarizzazione tra nord e sud del Paese. In termini di macroaree, i risultati maggiori si riscontrano nel Nord-est, con risultati medi significativamente superiori rispetto alla media italiana (punteggio pari a 202,5, a fronte di un dato nazionale di 196). Seguono il centro Italia (199,3), il nord-ovest (198,6) e il sud (ripartizione che ai fini Invalsi comprende solo Abruzzo, Campania, Molise e Puglia, con 190,6). Pur nelle differenze, la distanza rispetto alla media nazionale degli apprendimenti non è considerata statisticamente significativa per questi territori. Mentre ha un punteggio significativamente inferiore alla media italiana la ripartizione sud e isole (comprendente Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna)”.

Test Invalsi: al sud e nelle isole i punteggi peggiori

Scendendo a livello locale, comune per comune, sottolineano ancora gli analisti di Openpolis, “sono soprattutto i comuni del centro-nord, e in particolare quelli dell’Italia nord-orientale, a mostrare i livelli più alti in termini di apprendimenti in italiano, arrivati in terza media”. In particolare, “se si isolano i 15 capoluoghi con i punteggi più alti nei test Invalsi, nessuno si trova nel mezzogiorno. Sono 6 quelli del nord-ovest, peraltro tutte città lombarde: Sondrio, Pavia, Lecco, Como, Monza e Bergamo. Cinque si trovano nel nord-est, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: Belluno, Rovigo, Padova, Pordenone e Udine. Quattro infine appartengono all’Italia centrale: Perugia, Siena, Macerata e Ascoli Piceno”.

Dai dati di OpenPolis sui test Invalsi di italiano per gli studenti di terza media emerge che i migliori risultati sono registrati al nord est, mentre i più bassi al sud e nelle isole

Viceversa, i capoluoghi con i punteggi più bassi per le terze medie in italiano si trovano quasi tutti nel sud e nelle isole. Tra questi riporta openpolis “spiccano le città siciliane: 6 su 15 (Trapani, Palermo, Messina, Caltanissetta, Catania e Siracusa). Da notare che la sedicesima in classifica sarebbe un altro capoluogo dell’isola: Agrigento, con un dato di un centesimo superiore rispetto a Siracusa (ma nella sostanza a pari merito con quest’ultima). Tra le 15 compaiono anche 4 comuni pugliesi (Taranto, Trani, Barletta e Brindisi), 2 calabresi (Crotone e Vibo Valentia) e uno campano (Napoli)”. Nella classifica sono tuttavia presenti anche due città del centro-nord. Parliamo della piemontese Vercelli e della toscana Prato. “Si tratta di dati che - in una fase come questa - devono essere necessariamente portati all’ordine del giorno nel dibattito pubblico. Intervenire su quello che ragazze e ragazzi apprendono oggi, infatti, significa migliorare le loro prospettive economiche e sociali. E quindi anche quelle dell’intera società nei prossimi anni” concludono gli analisti di Openpolis.