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Home » Attualità » Donna molestata sessualmente nel Metaverso: che significa e come difendersi?

Donna molestata sessualmente nel Metaverso: che significa e come difendersi?

L'avatar di una ricercatrice di una società di consulenza aziendale è stato 'avvicinato' e 'aggredito' da altri due utenti della piattaforma. Non è il primo caso ma la società di Zuckerberg assicura: "massima sicurezza"

Marianna Grazi
26 Maggio 2022
molestia metaverso

Una ricercatrice 21enne avrebbe subito una molestia sessuale nella realtà virtuale Horizon Worlds

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L’avatar di una ricercatrice 21enne è stato aggredito sessualmente nella piattaforma di realtà virtuale Horizon Worlds di Meta. A riferirlo sono alcuni attivisti del gruppo di responsabilità aziendale SumOfUs, per il quale la donna lavora. Secondo la società questo dimostra che Meta ha bisogno ha bisogno di rivedere e migliorare le strategie per prevenire i pericoli del metaverso. Dopo aver precisato che l’azienda non ha ancora preso visione del rapporto completo di SumOfUs, un portavoce ha dichiarato alla BBC che l’azienda vuole che tutti coloro che utilizzano Horizon Worlds accedano alle procedure di sicurezza “e ci aiutino a indagare e a prendere provvedimenti” e che si impegna quindi ad aiutare le persone a vivere “un’esperienza positiva“.
Ma cosa vuol dire subire una molestia o un abuso nella realtà virtuale?

La molestia alla 21enne

Corsi-di-formazione-realtà-virtuale-molestie
L’avatar di una ricercatrice 21enne ha subito un abuso su Horizon Worlds

Horizon Worlds è attualmente disponibile solo per gli utenti di Stati Uniti e Canada. Gli avatar della piattaforma hanno un aspetto semplificato e cartoonesco. La direttrice delle campagne di SumOfUs, Vicky Wyatt, afferma che anche le aggressioni virtuali possono essere estremamente traumatiche. “È un fenomeno che ha comunque un impatto reale sugli utenti” ha dichiarato al podcast BBC Tech Tent.
Wyatt afferma che la ricercatrice che ha subito la presunta aggressione ha sentito che “una parte di lei era davvero scioccata, una parte pensava ‘OK, questo non è il mio vero corpo, questo è un avatar’ e un’altra parte pensava ‘questa è un’esperienza davvero, davvero importante che sto facendo, devo registrare questo filmato'”. La BBC ha visto una parte di questi video: l’avatar della donna non è visibile, poiché il filmato è ripreso dalla sua prospettiva, ma ci sono due avatar maschili nella stanza, uno dei quali osserva mentre l’altro appare molto vicino a lei. I due fanno commenti osceni e condividono una bottiglia di vino virtuale. La società per cui lavora la vittima ha presentato una risoluzione a un gruppo di azionisti, chiedendo che l’azienda effettui una valutazione dei rischi legati all’impatto del metaverso sui diritti umani. Vicky Wyatt sostiene che Meta debba agire subito per affrontare il problema: “I proprietari di Facebook invece di buttarsi a capofitto sulla costruzione di questi metaversi, dovrebbero fermarsi a guardare tutti i danni che si stanno verificando sulle loro piattaforme esistenti, che non riescono nemmeno a gestire. Non ripetiamoli e non replichiamoli nel metaverso: abbiamo bisogno di un piano migliore su come arginare i rischi online”.

Le misure di sicurezza

A febbraio Meta ha introdotto misure più stringenti per evitare aggressioni sulle sue piattaforme. Esiste ad esempio un ‘Confine personale’ per limitare l’interazione con avatar estranei

Quello alla 21enne di SumOfUs non è però il primo caso di abuso subito dagli avatar negli Horizon Worlds. Varie segnalazioni precedenti di aggressioni virtuali agli utenti e di comportamenti inappropriati e “inquietanti” hanno spinto Meta, lo scorso febbraio, a introdurre nuove tutele nei suoi mondi virtuali. Esiste un limite personale che impedisce agli avatar di avvicinarsi a una determinata distanza l’uno dall’altro, rendendo più facile evitare questo tipo di interazioni indesiderate. Meta, inoltre, ha dichiarato che esistono strategie che mirano a impedire agli estranei di “invadere lo spazio personale del vostro avatar”. “Se qualcuno cerca di entrare nel vostro ‘Confine personale’, il sistema arresta il suo movimento in avanti non appena raggiunge tale limite”. Stando a Meta, l’impostazione predefinita di ‘Confine personale’ prevede una distanza virtuale di circa 1,2 metri tra il proprio avatar e quello di chiunque non sia presente nella propria lista di amici e sono offerti anche una serie di modi per bloccare e segnalare gli utenti. Tuttavia, secondo SumOfUs, la ricercatrice è stato “incoraggiata” a disattivare la funzione di sicurezza, assistendo anche a insulti omofobi e a violenze virtuali con armi da fuoco.

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  • Il suo desiderio, più che legittimo, è semplicemente quello di partecipare al Jova Beach party di Viareggio, a settembre, insieme ai suoi amici. Eppure Enrico, classe 1965, padre di due meravigliosi figli adottivi e costretto su una sedia a rotelle dal 1988, non è riuscito a fare quello che tutto il resto della sua comitiva ha fatto con pochi semplici click sul sito di Ticketone: acquistare il suo biglietto. 

“Per noi disabili cose come questa sarebbero troppo semplici. Forse non tutti sanno che la realtà è che, se una persona nelle mie condizioni desidera partecipare a un qualsiasi evento, solitamente gli viene richiesto di individuare per conto proprio gli organizzatori, cercare sul rispettivo sito le indicazioni sulla modalità di richiesta dei biglietti (che variano da organizzatore ad organizzatore) e in fine allegare alla domanda di partecipazione il certificato di invalidità e un documento d’identità. Mai ci è permesso di usare le piattaforme online ad acquisto diretto come Ticketone.

Mi sono sentito ulteriormente discriminato: oltre ai miei limiti fisici mi sono dovuto scontrare con ulteriori ostacoli rappresentati da procedure imposte da persone che non hanno la minima idea di cosa significhi la parola ‘inclusione‘. E quello che più mi ha sorpreso è che questi limiti siano arrivati in abbinamento ad un evento di Jovanotti, che ritengo un paladino dell’inclusione. Mi chiedo se lui sia a conoscenza di tutto questo e cosa ne pensi in tal caso”.

Il racconto di Enrico nell’intervista a cura di Caterina Ceccuti ✍

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  • “Per cantare ho affrontato un lungo percorso di logopedia, ma voglio fare della musica un posto più inclusivo. 

Mi chiamo Francesco, in arte Brazzo, sono sordo e nella vita faccio rap”. In una frase, lo specchio di una vita in salita. La fatica di imparare a cantare senza poter ascoltare nulla se non “le vibrazioni delle casse”, gli anni della logopedia e la voglia di mettere in versi la realtà, le battaglie per il riconoscimento della propria comunità e la denuncia sociale.

Brazzo nasce a Taranto in una famiglia di sordi da tre generazioni e si trasferisce a Milano nel 2008.

“Già da bambino desideravo cantare solo che mi sentivo imbarazzato per il fatto che un sordo potesse cantare. Ho iniziato a parlare a cinque anni, all’inizio non parlavo molto bene e ho affrontato un lungo percorso di logopedia. Poi a trent’anni avevo questo desiderio lasciato nel cassetto e ho deciso di lanciarmi”.

Quando rappa – e rappa bene – lo fa anche attraverso la lingua dei segni. Nel 2020 ha partecipato a Italia
L'avatar di una ricercatrice 21enne è stato aggredito sessualmente nella piattaforma di realtà virtuale Horizon Worlds di Meta. A riferirlo sono alcuni attivisti del gruppo di responsabilità aziendale SumOfUs, per il quale la donna lavora. Secondo la società questo dimostra che Meta ha bisogno ha bisogno di rivedere e migliorare le strategie per prevenire i pericoli del metaverso. Dopo aver precisato che l'azienda non ha ancora preso visione del rapporto completo di SumOfUs, un portavoce ha dichiarato alla BBC che l'azienda vuole che tutti coloro che utilizzano Horizon Worlds accedano alle procedure di sicurezza "e ci aiutino a indagare e a prendere provvedimenti" e che si impegna quindi ad aiutare le persone a vivere "un'esperienza positiva". Ma cosa vuol dire subire una molestia o un abuso nella realtà virtuale?

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