
Progetto senza titolo
Due donne anagraficamente diverse, unite dalla nazionalità (sono francesi) e da uno spirito libero, una passione che per entrambe ha trovato sfogo nel lavoro (una nel mare, l'altra in cielo) e le ha fatte diventare, a loro insaputa, dei simboli dell'indipendenza e affermazione femminile. Stiamo parlando della velista Isabelle Autissier e della pilota di aerei Audrey Escoubet, invitate dall'Istituto francese di Firenze in qualità di figure emblematiche, appunto, della lotta per la parità di genere. Sono due donne che ce l'hanno fatta - come si direbbe ora - che hanno rotto il soffitto di cristallo a furia di prenderlo a testate. Anche se nessuna delle due sembra presentarsi come tale, quantomeno non esplicitamente. Raccontano la propria esperienza vissuta, fatta indubbiamente di ostacoli superati, con una naturalezza che oggi può addirittura suonare strana rispetto a un certo femminismo costruito, a tratti quasi forzato.
Non è proprio lo stesso discorso per Audrey Escoubet. Una delle pochissime donne a pilotare aerei di linea. Fa parte di quel 9% sui 4.000 piloti di Air France (a livello mondiale, meno del 6%): capitano della compagnia francese dal 2000, è riuscita a diventare capitano e istruttore dell’A320 grazie alla sua volontà di ferro, perché né la sua famiglia né i suoi insegnanti l’hanno sostenuta in questo progetto.

A sinistra Audrey Escoubet, a destra Isabelle Autissier all'incontro organizzato dall'Istituto francese di Firenze
Chi sono Isabelle Autissier e Audrey Escoubet
Isabelle Autissier la conoscono in tanti, è stata la prima donna a fare il giro del mondo in solitaria in barca a vela, nel 1991. Otto anni dopo è sopravvissuta anche ad un naufragio nell'oceano Pacifico, durante la competizione Around alone: venne salvata dopo 24 ore dal velista italiano Giovanni Soldini. Oggi è scrittrice e presidente della sezione francese del WWF: le sue navigazioni sono a carattere scientifico e ospitano a bordo scienziati e studiosi dell’ambiente marino. Da dove derivi la sua naturalezza si capisce subito, dalla prima risposta. E' ereditata. "Sono stata molto fortunata, perché ho avuto due genitori che mi hanno sempre supportata e non mi hanno mai detto cosa fare. Non si sono opposti quando, alle superiori, ho scelto di fare ingegneria agronoma, specializzata nella pesca e le donne non erano molte nel corso. Non si sono opposti quando ho voluto costruire la mia prima nave o quando ho deciso di fare il giro del mondo".
Isabelle Autissier sulla sua amata barca a vela
"Fin da piccola sognavo di volare, ma mi veniva detto di "No" in ambiente scolastico, mi dicevano che era una cosa da maschi. Mia mamma mi ha iscritto ad un corso di volo quando avevo 13 anni, ma più per farmi mettere la testa apposto che per altro. Poi quando ho voluto trasformare quel divertimento in lavoro, sono iniziati i primi problemi con mio padre. Sosteneva che non era un lavoro che si adattava alla famiglia: volare voleva dire essere assente".
"La scelta di navigare in solitaria è stata fisiologica, non solo perché l'idea mi affascinava - racconta Isabelle Autissier - ma anche perché le donne non erano accettate all'interno di un equipaggio maschile, quindi andare da sola è stata per me una scelta ovvia. Non avevo da dimostrare o da chiedere niente a nessuno. Poi se una donna inizia a vincere, allora le cose cambiano".
Oltre pregiudizi e stereotipi
La naturalezza, quindi, deve averla acquisita col tempo. Emblematico il suo modo di rispondere ad una domanda - classica ahinoi - che è però un'arma a doppio taglio: "Come riesce a conciliare il lavoro con la famiglia?". Una domanda che personalmente non amo molto, perché se da una parte mira a sottolineare un problema effettivamente esistente, dall'altra finisce per marcare ulteriormente una differenza: avete mai sentito farla ad un uomo? No. Dello stesso avviso deve essere Escoubet, o almeno dalla sua risposta così si evince, che comunque non ha avuto problemi nel rispondere anche perché non ha avuto difficoltà da questo punto di vista: "E' una cosa che mi chiedono spesso. E' una questione di organizzazione come per tutti i lavori. Sono via dai 10 ai 18 giorni al mese e quando erano piccoli con loro c'era la tata o mio marito, semplicemente. Ho avuto anche la fortuna di lavorare per una compagnia paritaria, sia in termini di stipendi che di congedo parentale. Io sono stata la prima a pilotare incinta fino a 6 mesi di gravidanza e oggi il part time lo richiedono sia uomini che donne allo stesso modo". Ad ogni modo, le discriminazioni nella loro vita non sono mancate. Soprattutto all'inizio."Le donne non erano accettate nell'equipaggio"

Audrey Escoubet, pilota AirFrance
"Qualcuno ancora si spaventa nel vedere una donna in cabina di pilotaggio"
"Non è un mestiere per uomini, è un mestiere e basta, non è colorato da un genere o almeno non più - aggiunge Audrey Escoubet - I primi aerei erano effettivamente più pesanti, ma ora i sistemi sono facili e le procedure sono rigide a prescindere che tu sia uomo o donna. Anche l'idea che dover viaggiare sia un ostacolo è fasullo, perché nell'equipaggio ci sono da sempre le hostess, alle quali questo rimprovero non viene e non veniva fatto.
Può capitare, è raro, che la gente si stupisca o si impaurisca vedendo una donna al comando. Mi è successo. L'ho trovato molto divertente e mi sono preoccupata per lui, che ha dovuto affrontare il viaggio con la paura. Mi capita - raramente sempre - anche di ricevere commenti positivi e credo che avremmo veramente vinto, che la parità sarà veramente raggiunta, quando non ci saranno più neppure quelli".
In cielo e in mare, l'essere umano è un granello
L'ultimo messaggio, non per importanza, che entrambe hanno voluto lanciare è stato in tema ambientale. "Quando siamo soli in mezzo al mare, ci viene naturale pensare a quanto siamo piccoli - ha detto Autissier - poi basta alzare gli occhi al cielo e capire che anche la Terra è un granello e che noi siamo nulla nell'immensità.
Sulla Terra però c'è la vita, elementi cui la meraviglia mi ha reso responsabile. Capisco questa dimensione e mi sembra doveroso difenderla. Navigare insegna che per sopravvivere è necessario andare insieme agli elementi e non contro. Dobbiamo adattarci alla natura e non viceversa".
"Io mi trovo di fronte ad una grande contraddizione, perché nel volo noi andiamo contro agli elementi - aggiunge Escoubet - nell'ultimo periodo, però, abbiamo iniziato una riflessione, ci siamo accorti di quanto inquinino gli aerei. Meno delle email o della spesa online, sicuramente, ma comunque inquiniamo.
Mi sono interrogata su cosa potessi fare e allora ho pensato di poter pilotare i canadair e spegnere i fuochi. Ho chiesto di fare questa formazione, voglio tentare a fare la mia parte".