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Home » Attualità » Donne senza dimora, perché la violenza su di loro è ancora data per scontata

Donne senza dimora, perché la violenza su di loro è ancora data per scontata

Sarà questo l'oggetto di un convegno, organizzato da MondoDonna il prossimo 28 novembre, per la condivisione di buone pratiche per il contrasto al fenomeno

Maurizio Costanzo
25 Novembre 2022
Donna senzatetto a Bologna

Donna senzatetto a Bologna

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C’è un tema sottovalutato nel quadro delle violenze di genere, e si verifica quando oggetto degli abusi sono le donne senza dimora. Un problema subdolo e poco visibile rispetto agli abusi fisici e psicologici perpetrati ai danni di altre donne, che una casa ce l’hanno e alla fine trovano il coraggio di denunciare. Le donne senza dimora sono in condizioni di estrema fragilità, ma c’è di più: spesso la violenza che subiscono è data per scontata. “Il grosso problema – spiega Loretta Michelini, presidente di MondoDonna Onlus – è che le donne senza dimora che subiscono violenza spesso sono costrette a convivere con il maltrattante, perché l’accoglienza non prevede una divisione tra donne e uomini. Dobbiamo sperimentare una struttura che possa permettere a queste donne di sentirsi protette. Non possono essere le case rifugio che normalmente mettiamo a disposizione per gli altri casi di violenza di genere, perché parliamo di una specificità, di donne che hanno dei bisogni diversi. Le varie declinazioni del fenomeno della violenza di genere vanno studiate e poi devono essere offerti dei servizi e aiuti cuciti su misura, con strutture ad hoc”.

L’iniziativa di MondoDonna

Il fenomeno della violenza sulle donne senzatetto al centro del convegno del 28 novembre

Per riflettere su questo problema, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’associazione MondoDonna onlus, capofila dei progetti Out of Shade e Shelt(h)er, insieme ai partner Cooperativa Sociale Società Dolce e ASP Città di Bologna, ha organizzato un convegno, con relatori provenienti anche da Madrid e Budapest, per la condivisione di buone pratiche per il contrasto della violenza sulle donne senza dimora. L’appuntamento è il 28 novembre, dalle 9 alle 17.30, in Cappella Farnese a Palazzo D’Accursio, a Bologna. Con l’occasione sarà allestito il progetto fotografico di Marika Puicher: “Un rifugio tutto per sé”. Il convegno è organizzato in due sessioni: una mattutina e una pomeridiana, una giornata di confronto con tavoli tematici itineranti, in luoghi della città significativi per i progetti.
Dopo i saluti istituzionali, presente tra gli altri tra gli altri anche Barbara Lori, assessora regionale alle Pari opportunità, ed Emily Clancy vice-sindaca con deleghe alle pari opportunità e differenze di genere, diritti LGBT, contrasto alle discriminazioni, lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori del Comune di Bologna, ci sarà la presentazione dei progetti Out of Shade e Shelt(H)er, con Annamaria Nicolini, di ASP Città di Bologna, Giovanna Casciola, di MondoDonna Onlus, Luciano Serio, della Cooperativa sociale Società Dolce, M. Chiara Rosa, del centro antiviolenza CHIAMA chiAMA, Margherita Chiappa, coordinatrice Centro Beltrame Sabatucci.
A seguire esperienze nazionali ed europee a confronto: con Massimo Ippoliti, cooperativa sociale On the Road di Pescara, Michele Righetti, cooperativa sociale La Maddalena di Verona, Fehér Boróka, BMSZKI di Budapest, Ania Pèrez de Madrid Carreras, associazione AIRES di Madrid. Il pomeriggio, dalle 15 alle 17.30, workshop itineranti in luoghi significativi della città. L’evento è organizzato grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna e dell’8×1000 della Chiesa Valdese, è patrocinato dal Comune di Bologna, dall’Università di Bologna e ha il supporto di Fio.PSD, del Comune di Argelato, di Valsamoggia e di Galliera, assieme a quello di Terre d’acqua e l’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese.

Le persone senza dimora a Bologna

Ma chi sono le persone senza dimora a Bologna? Quante sono? E in che percentuale maschi e femmine? Ce lo spiegano i dati raccolti da Asp Città di Bologna: nel 2021 le persone intercettate tramite lo sportello Helpcenter sono state 2800. Circa 550, sul totale, sono donne: perciò il fenomeno della grave emarginazione adulta si divide in un 85% costituito da uomini e il restante donne. I servizi, quindi, sono costruiti pensando di avere come utenti uomini, in quanto costituiscono la netta maggioranza. Le donne attualmente accolte nelle strutture sono 220, mentre circa 50 sono in carico al servizio sociale bassa soglia.

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Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
C'è un tema sottovalutato nel quadro delle violenze di genere, e si verifica quando oggetto degli abusi sono le donne senza dimora. Un problema subdolo e poco visibile rispetto agli abusi fisici e psicologici perpetrati ai danni di altre donne, che una casa ce l’hanno e alla fine trovano il coraggio di denunciare. Le donne senza dimora sono in condizioni di estrema fragilità, ma c’è di più: spesso la violenza che subiscono è data per scontata. “Il grosso problema - spiega Loretta Michelini, presidente di MondoDonna Onlus - è che le donne senza dimora che subiscono violenza spesso sono costrette a convivere con il maltrattante, perché l’accoglienza non prevede una divisione tra donne e uomini. Dobbiamo sperimentare una struttura che possa permettere a queste donne di sentirsi protette. Non possono essere le case rifugio che normalmente mettiamo a disposizione per gli altri casi di violenza di genere, perché parliamo di una specificità, di donne che hanno dei bisogni diversi. Le varie declinazioni del fenomeno della violenza di genere vanno studiate e poi devono essere offerti dei servizi e aiuti cuciti su misura, con strutture ad hoc”.

L'iniziativa di MondoDonna

Il fenomeno della violenza sulle donne senzatetto al centro del convegno del 28 novembre
Per riflettere su questo problema, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’associazione MondoDonna onlus, capofila dei progetti Out of Shade e Shelt(h)er, insieme ai partner Cooperativa Sociale Società Dolce e ASP Città di Bologna, ha organizzato un convegno, con relatori provenienti anche da Madrid e Budapest, per la condivisione di buone pratiche per il contrasto della violenza sulle donne senza dimora. L’appuntamento è il 28 novembre, dalle 9 alle 17.30, in Cappella Farnese a Palazzo D’Accursio, a Bologna. Con l’occasione sarà allestito il progetto fotografico di Marika Puicher: “Un rifugio tutto per sé”. Il convegno è organizzato in due sessioni: una mattutina e una pomeridiana, una giornata di confronto con tavoli tematici itineranti, in luoghi della città significativi per i progetti. Dopo i saluti istituzionali, presente tra gli altri tra gli altri anche Barbara Lori, assessora regionale alle Pari opportunità, ed Emily Clancy vice-sindaca con deleghe alle pari opportunità e differenze di genere, diritti LGBT, contrasto alle discriminazioni, lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori del Comune di Bologna, ci sarà la presentazione dei progetti Out of Shade e Shelt(H)er, con Annamaria Nicolini, di ASP Città di Bologna, Giovanna Casciola, di MondoDonna Onlus, Luciano Serio, della Cooperativa sociale Società Dolce, M. Chiara Rosa, del centro antiviolenza CHIAMA chiAMA, Margherita Chiappa, coordinatrice Centro Beltrame Sabatucci. A seguire esperienze nazionali ed europee a confronto: con Massimo Ippoliti, cooperativa sociale On the Road di Pescara, Michele Righetti, cooperativa sociale La Maddalena di Verona, Fehér Boróka, BMSZKI di Budapest, Ania Pèrez de Madrid Carreras, associazione AIRES di Madrid. Il pomeriggio, dalle 15 alle 17.30, workshop itineranti in luoghi significativi della città. L’evento è organizzato grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna e dell’8x1000 della Chiesa Valdese, è patrocinato dal Comune di Bologna, dall’Università di Bologna e ha il supporto di Fio.PSD, del Comune di Argelato, di Valsamoggia e di Galliera, assieme a quello di Terre d’acqua e l’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese.

Le persone senza dimora a Bologna

Ma chi sono le persone senza dimora a Bologna? Quante sono? E in che percentuale maschi e femmine? Ce lo spiegano i dati raccolti da Asp Città di Bologna: nel 2021 le persone intercettate tramite lo sportello Helpcenter sono state 2800. Circa 550, sul totale, sono donne: perciò il fenomeno della grave emarginazione adulta si divide in un 85% costituito da uomini e il restante donne. I servizi, quindi, sono costruiti pensando di avere come utenti uomini, in quanto costituiscono la netta maggioranza. Le donne attualmente accolte nelle strutture sono 220, mentre circa 50 sono in carico al servizio sociale bassa soglia.
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