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Catania, Elena è morta a 5 anni. L'ennesima vittima di infanticidio per mano familiare

di MARIANNA GRAZI -
14 giugno 2022
Elena e sua madre

Elena e sua madre

La piccola Elena Del Pozzo è morta. Il cadavere della bambina, che a luglio avrebbe compiuto 5 anni, è stato scoperto a poche centinaia di metri dalla casa dove abitava a Mascalucia, nel Catanese. In un campo incolto gli inquirenti hanno trovato quel corpicino, i resti di una bimba innocente di cui la mamma, appena ieri, aveva denunciato la scomparsa, anzi il sequestro da parte di "tre uomini armati e incappucciati", subito dopo aver prelevato la figlia all'asilo. Ed è stata proprio la donna, Martina Patti, a indicare il luogo dove giaceva, ormai senza vita, Elena. Uscita con la sua auto e accompagnata dai carabinieri, li ha scortati in via Turati, proprio dietro casa, ed è stata poi portata via da una volante. Sul posto, invece, sono in corso i rilievi degli investigatori per ricostruire l'accaduto. Ma intanto il nome della bimba si aggiunge ad un elenco che si fa ogni anno più lungo, nella sua tremenda peculiarità: l'elenco degli infanticidi.

La denuncia dalla scomparsa e la (falsa) pista del sequestro

Un'immagine della bimba di 5 anni di cui  era stata denunciato il rapimento e ritrovata oggi morta in un campo vicino casa

Ieri, lunedì 13 giugno, ai carabinieri della frazione Piano di Tremestieri Etneo era arrivata la telefonata di una mamma che denunciava il sequestro della sua bambina, di quasi 5 anni, a Mascalucia, provincia di Catania. Martina Patti sosteneva che, una volta recuperata Elena dall'asilo, tre persone incappucciate e un uomo armato di pistola l'avrebbero bloccata mentre era con la figlia erano in auto, portando via la bambina. La notizia della sparizione era subito iniziata a circolare sui media e sui social, diventando virale, mentre le generalità e una foto della piccola rimbalzavano da schermo a schermo, nella sua disperata ricerca. ⁣“Tre uomini incappucciati mi hanno aggredita mentre rientravo a casa con mia figlia dall'asilo – aveva raccontato la donna ai carabinieri – hanno preso Elena e sono fuggiti”.⁣ Mentre i militari si sono subito mobilitati per cercare la bambina, le indagini della Procura di Catania hanno puntato sia sul rapimento che sulla denuncia della madre, cercando di ricostruire l'accaduto con i parenti e soprattutto provando a capire il movente del rapimento, pista apparsa però fin da subito "poco credibile". Subito escluse le ipotesi che fosse "opera della criminalità organizzata" e che l'episodio fosse "collegato a una richiesta di riscatto", viste le disponibilità economiche familiari, gli investigatori si sono concentrati sul racconto: nessun testimone, oltre alla mamma, del rapimento, nessuna chiamata immediata alla forze dell'ordine. La donna va a casa e solo dopo, con i familiari, si reca dai carabinieri a presentare la denuncia. Interrogata a lungo nella sede del comando provinciale, così come il compagno, gli zii e i nonni della piccola, Patti sembra smentire le sue stesse parole. Stando a quanto riferito dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, durante un "lungo interrogatorio le erano state contestate varie incongruenze. Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere - aggiunge il procuratore - e adesso stiamo raccogliendo le sue dichiarazioni, presumibilmente confessorie".

Il luogo dove è stato ritrovato il corpo della piccola Elena Del Pozzo, 5 anni (ANSA)

Il corpo si trova in un campo

Un castello fragile, fatto di bugie mal architettate e quasi subito smentite. Troppo tardi però per salvare la vita alla piccola Elena Del Pozzo. La svolta, nella rapida quanto tragica vicenda, durata meno di 24 ore, è arrivata quando la sua mamma, Martina Patti, dopo un interrogatorio durato un'intera notte, questa mattina è crollata e ha indicato il luogo in cui gli inquirenti avrebbero potuto ritrovare il corpo della figlia.⁣ Nessuna scomparsa, nessun rapimento: ⁣“Il suo cadavere è nascosto in un campo”, sono state infine le parole della donna. "È mia nipote, non mi toccate, fatemi passare, voglio il suo corpo è mia...". Sono urla di dolore, strazianti, quelle del nonno paterno di Elena, arrivato con la moglie sul posto del ritrovamento del cadavere della nipote. "Non credevamo possibile una cosa del genere. Un rapimento era impensabile – spiega –. Non si poteva immaginare quello che è successo. Mi sembra tutto così strano, assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l'ha eventualmente aiutata".
padre della bimba morta nel catanese

La disperazione del padre della piccola Elena, Giovanni Del Pozzo (ANSA)

Nessuna pista privilegiata, nessun accusa ancora formulata. Patti, dopo aver scortato gli investigatori sul luogo dove giaceva ormai inerme il corpo della figlia, è stata riaccompagnata in procura. Anche il padre di Elena, denunciato in passato per spaccio di droga e indagato anche per una rapina, non viveva in casa con la compagna – entrambi poco più che ventenni – ma si era allontanato dalla famiglia a causa di un alcuni dissidi personali, ha raggiunto il luogo del ritrovamento. Il ⁣suo ruolo nella vicenda non è stato ancora chiarito.⁣

La lista degli infanticidi: in Italia è sempre drammaticamente più lunga

Elena Del Pozzo è morta prima di compiere 5 anni. Non per una causa naturale, ma uccisa dalla mano di chi quella vita gliel'aveva data. Il perché starà agli inquirenti e alla giustizia stabilirlo. Ma quel corpo, ritrovato in un campo, richiama alla mente chi, prima di lei, anche se poco più grande, ha subito la stessa tragica sorte. Bambine, ragazze, adolescenti stroncate nel pieno della loro giovinezza: come la 13enne Yara Gambirasio, il cui cadavere è stato ritrovato anche in questo caso in un campo, a Chignolo d'Isola, distante circa 10 chilometri da Brembate di Sopra (Bergamo) dove abitava, il 26 febbraio 2011, dopo tre mesi dalla scomparsa; come Sarah Scazzi, 15 anni, che un anno prima era stata assassinata e poi gettata in un pozzo di raccolta delle acque vicino a Avetrana, Taranto; o come il piccolo Loris, 8 anni, per il cui omicidio, avvenuto il 29 novembre 2014 nel comune di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, l'unica imputata rimane la madre, Veronica Panarello. Ed è impossibile, purtroppo, non ricordare anche il Delitto di Cogne, dove a perdere la vita per mano della madre, Annamaria Franzoni, il 30 gennaio di 20 anni fa fu Samuele Lorenzi, di appena 3 anni. E ce ne sarebbero tanti, troppi da ricordare. Una lista di bambini di cui poco si parla, di cui ci si dimentica facilmente dopo che l'eco della cronaca si è spento. Giovani e giovanissimi, a volte poco più che neonati che invece di essere amati e difesi dagli adulti che li hanno messi al mondo, sono maltrattati, abusati, uccisi. Bambini oggetto di delitti che, dopo lo sdegno generale e qualche servizio in tv, scompaiono dalla memoria collettiva per rimanere solo numeri in una classifica statistica che, di anno in anno, viene aggiornata.

I dati: "La nostra società ha gli eroi e i disgraziati"

Bimba morta nel Catanese

Elena Del Pozzo è solo l'ennesima vittima di infanticidio in Italia

Uccisi da una mamma, da un papà, dalle persone di cui più si fidavano, da chi ha dato loro la vita. Esistenze interrotte prima ancora di cominciare, quando ancora gli occhi guardano al mondo pieni di stupore e meraviglia. Secondo i dati forniti all'HuffPos dall'Istat tra 2006 e 2017 in Italia sono stati uccisi 34 neonati – vittime di "infanticidio" – mentre nelle stime del Ministero dell’Interno si legge che dal 2017 al 2018 gli omicidi volontari di cui sono stati vittime minori sono 36. Dal rapporto Eures, primo studio sul "figlicidio" pubblicato dall’Istituto di ricerca nell’ottobre 2015, emergevano altri dati rilevanti: tra 2000 e 2014 sono stati 379 i figli uccisi da un genitore – padre o madre – naturale o acquisito. Quindi, dal 2000 al 2017 nel nostro Paese 447 bambini sono morti per mano dei genitori o familiari. Infine, i dati più recenti ma non ancora del tutto aggiornati, parlano di quasi 500 bambini uccisi da una mamma o un papà. "C'è un angelo in paradiso o una mamma che non stava bene psicologicamente o qualcuno ha combinato qualche pasticcio. La nostra società ha gli eroi e i disgraziati. Che questa vicenda diventi un motivo per riflettere sul valore della vita è sull'assistenza da fare alle persone che non stanno bene con la testa". con queste parole il parroco di Massannunziata e rettore del santuario di Monpilieri, padre Alfio Privitera, ha commentato la vicenda della piccola Elena. Parlando di un valore della vita che, molto spesso, sono gli stessi genitori, coloro che la generano quella vita, a dimenticare. Perché? Difficile stabilirlo, ma non esiste e non esisterà mai una ragione che valga più di un'esistenza.