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Home » Attualità » Elettra Lamborghini insultata a Riccione: le urlano “t**ia”, lei ferma il concerto e manda via l’hater

Elettra Lamborghini insultata a Riccione: le urlano “t**ia”, lei ferma il concerto e manda via l’hater

Durante l'esibizione della cantante, un odiatore ha iniziato a urlarle insulti e offese. Quello degli haters ai concerti è ormai un assurdo trend in crescita. Ma perché succede?

Margherita Ambrogetti Damiani
20 Giugno 2022
Elettra Lamborghini interrompe il concerto a Riccione

Elettra Lamborghini interrompe il concerto a Riccione

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Nell’Italia del 2022, succede che (finalmente) al ripetuto insulto da parte di un uomo all’indirizzo dell’artista di turno sul palco – donna, neanche a dirlo – la musica si fermi e l’hater venga allontanato dalla pista. Non è la scena di un film dalla morale sociale: è successo qualche ora fa a Riccione e la protagonista di un gesto destinato ad essere replicato è stata Elettra Lamborghini. Durante una sua esibizione, la Lamborghini ha sentito un uomo chiamarla utilizzando una parola offensiva e sessista. “t**ia“, a quanto sembra. Alla giovane rampolla sono bastati pochi secondi per far spegnere la musica e invitare l’uomo ad allontanarsi dal luogo dell’evento con tanto di cori da stadio al ritmo di “Scemo, scemo”. Dalla ricostruzione, pare addirittura che l’uomo in questione si sia permesso di replicare alla pop star, continuando a inanellare una serie di insulti degni della peggiore sottocultura patriarcale di casa nostra e non solo. 

L’accaduto è stato socializzato da Elettra Lamborghini stessa a mezzo storie di Instagram e, a quanto si apprende, non è stato affatto indolore. Per alcuni secondi, è rimasta pietrificata. Passato lo shock, la reazione non è tardata ad arrivare e, in men che non si dica, è diventata sanzione sociale. Esattamente quella che un pezzo della filosofia considera la strada per riuscire veramente a combattere alcune delle piaghe che affliggono l’umanità. Tutte e tutti, non solo la Lamborghini, hanno preteso l’allontanamento della persona in questione, attraversati da un unico sentimento: anche basta con l’insostenibile leggerezza del laissez faire. Caso Vanessa Incontrada docet. 

 

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Haters ai concerti, un assurdo trend in crescita

Nel frattempo, i messaggi di solidarietà nei confronti dell’artista non sono mancati. E ci sarebbe stato da stupirsi del contrario. Di sicuro, la deriva degli haters fuori dalla tastiera deve farci preoccupare parecchio. In un suo contenuto pubblicato su TikTok, la cantante ha reso noto il fatto che quanto accaduto non sia frutto del caso o di un singolo. Sembra, al contrario, che stia impazzando la moda di organizzare gruppi di odiatori da eventi, pronti a insultare la/il malcapitata/o artista di turno. Un fenomeno che, qualora dovesse rivelarsi massicciamente reale, dovrebbe preoccupare grandi, piccini e soprattutto l’intero mondo della cultura che, forse, dovrebbe decidersi a curare la ferita dei social media che stanno a grandi passi mischiandosi in maniera caotica alla realtà, portando a galla – e fuori dallo schermo – problemi del recente passato mai affrontati. 

Serve capire cosa ci sta succedendo e serve farlo presto, prima che il tutti contro tutti inizi ad andare per la maggiore. Nel frattempo, bene azioni come quelle della Lamborghini e di chi decide di dire no a qualunque tipo di violenza, compresa quella verbale. 

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Instagram

  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
  • Esplosiva, incantevole, nata dalla fantasia di un fumetto per trasformarsi nell’immagine potente di un poster dai colori acrilici alla Andy Warhol. Psichedelica e attraente, conturbante e sexy. Bella da guastare il sonno a molti. Maschio eppure femmina. 

Eva Robin’s, lei che ha fatto sognare generazioni, è stata e rimane il simbolo incontrastato della transessualità. 

Dicevano che somigliasse in modo sorprendente al personaggio di Diabolik Eva Kant, e lei su quell’immagine ci ha lavorato, quasi divertendosi, rendendola viva e facendone una star in carne e ossa. 

"Io sono attratta sessualmente da un uomo ma la mia affettività è diretta verso le donne. Senza dubbio il maschio che c’è in me pretende la sua parte”.

Attrice di cinema e teatro, showgirl e cantante, Eva continua a calcare le scene recitando in ruoli teatrali di grande spessore e impegno. La sua figura di oggi sembra sfumata, il suo volto un po’ flou, l’esuberanza di un tempo addolcita dal tempo. 

Leggi l
  • Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne.

A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in "Stranger Things" e Ethel Muggs in “Riverdale". La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

“Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata”. 

“Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio. Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. 

E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #shannonpurser #barbstrangerthings #hollywood #bodyshaming #sierraburgessisaloser
  • Sul tema dell
Nell’Italia del 2022, succede che (finalmente) al ripetuto insulto da parte di un uomo all’indirizzo dell’artista di turno sul palco - donna, neanche a dirlo - la musica si fermi e l'hater venga allontanato dalla pista. Non è la scena di un film dalla morale sociale: è successo qualche ora fa a Riccione e la protagonista di un gesto destinato ad essere replicato è stata Elettra Lamborghini. Durante una sua esibizione, la Lamborghini ha sentito un uomo chiamarla utilizzando una parola offensiva e sessista. "t**ia", a quanto sembra. Alla giovane rampolla sono bastati pochi secondi per far spegnere la musica e invitare l’uomo ad allontanarsi dal luogo dell’evento con tanto di cori da stadio al ritmo di “Scemo, scemo”. Dalla ricostruzione, pare addirittura che l’uomo in questione si sia permesso di replicare alla pop star, continuando a inanellare una serie di insulti degni della peggiore sottocultura patriarcale di casa nostra e non solo.  L’accaduto è stato socializzato da Elettra Lamborghini stessa a mezzo storie di Instagram e, a quanto si apprende, non è stato affatto indolore. Per alcuni secondi, è rimasta pietrificata. Passato lo shock, la reazione non è tardata ad arrivare e, in men che non si dica, è diventata sanzione sociale. Esattamente quella che un pezzo della filosofia considera la strada per riuscire veramente a combattere alcune delle piaghe che affliggono l’umanità. Tutte e tutti, non solo la Lamborghini, hanno preteso l’allontanamento della persona in questione, attraversati da un unico sentimento: anche basta con l’insostenibile leggerezza del laissez faire. Caso Vanessa Incontrada docet. 
 
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Haters ai concerti, un assurdo trend in crescita

Nel frattempo, i messaggi di solidarietà nei confronti dell’artista non sono mancati. E ci sarebbe stato da stupirsi del contrario. Di sicuro, la deriva degli haters fuori dalla tastiera deve farci preoccupare parecchio. In un suo contenuto pubblicato su TikTok, la cantante ha reso noto il fatto che quanto accaduto non sia frutto del caso o di un singolo. Sembra, al contrario, che stia impazzando la moda di organizzare gruppi di odiatori da eventi, pronti a insultare la/il malcapitata/o artista di turno. Un fenomeno che, qualora dovesse rivelarsi massicciamente reale, dovrebbe preoccupare grandi, piccini e soprattutto l’intero mondo della cultura che, forse, dovrebbe decidersi a curare la ferita dei social media che stanno a grandi passi mischiandosi in maniera caotica alla realtà, portando a galla - e fuori dallo schermo - problemi del recente passato mai affrontati.  Serve capire cosa ci sta succedendo e serve farlo presto, prima che il tutti contro tutti inizi ad andare per la maggiore. Nel frattempo, bene azioni come quelle della Lamborghini e di chi decide di dire no a qualunque tipo di violenza, compresa quella verbale. 
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