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Home » Attualità » Elisabetta Franchi condannata: “Imposte sanzioni alle lavoratrici che scioperavano”

Elisabetta Franchi condannata: “Imposte sanzioni alle lavoratrici che scioperavano”

La società Betty Blue della stilista finita al centro delle polemiche sulle frasi sulle donne over 40 è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna

Remy Morandi
14 Maggio 2022
elisabetta franchi condannata

elisabetta franchi condannata

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Dopo la bufera sulle sue dichiarazioni sulle donne over 40, la società Betty Blue di Elisabetta Franchi è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna. La decisione, che accoglie parzialmente un ricorso della Filcams Cgil, riguarda sanzioni e contestazioni discplinari inviate alle lavoratrici che avevano aderito, tra la fine del 2021 e il mese di aprile 2022, a uno sciopero indetto contro gli straordinari.

Elisabetta Franchi, la sua società Betty Blue è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna (Foto ImagoE)

Per cosa è stata condannata la società di Elisabetta Franchi?

Sul tavolo del giudice di Bologna era arrivata la policy sugli straordinari vigente alla Betty Blue, società della stilista Elisabetta Franchi. O meglio, era arrivata la contestazione della policy: la vertenza era stata infatti sollevata dal sindacato Filcams Cgil di Bologna “a seguito dell’indisponibilità dell’impresa, più volte formalmente sollecitata in tal senso, ad aprire un tavolo di confronto sugli straordinari e per le contestazioni disciplinari inviate alle lavoratrici e ai lavoratori che avevano aderito al blocco dello straordinario attraverso l’esercizio dello sciopero”.

Per il giudice del Tribunale del lavoro di Blogna non si possono irrogare sanzioni disciplinari a chi sciopera contro il regime degli straordinari: è comportamento anti-sindacale; ma al sinacato, e alle lavoratrici si dà ragione solo a metà perché l’azienda non avrebbe l’obbligo di confrontarsi preventivamente con chicchessia sugli straordinari. Come spiega in una nota Lorenza Giuriolo, della Filcams Cgil di Bologna: “Da un lato viene respinta l’obbligatorietà del confronto preventivo sul tema straordinari, in virtù di una rigida interpretazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro su cui ci riserviamo di valutare una futura opposizione, dall’altro lato si esplicita inequivocabilmente che non può essere messa in atto alcuna azione contro le lavoratrici e i lavoratori in sciopero”.

In particolare, dalle norme del Contratto colletivo nazionale emerge che il datore di lavoro può, nei limiti delle 250 ore annue, richiedere il lavoro straordinario senza che tale richiesta sia subordinata al consenso del singolo dipendente né alla necessità di ulteriori accordi sindacali.

Comunque, da ora in poi l’azienda della stilista romagnola non potrà andare avanti come un treno con la politica degli straordinari: “Pur accogliendo solo in parte le istanze da noi promosse, la sentenza di oggi costringe di fatto l’impresa ad attivare quel confronto sugli straordinari così insistentemente richiesto”, sottolinea la sindacalista, aggiungendo: “Auspichiamo pertanto che ora possa avere termine la conflittualità che ha caratterizzato questa fase, avviando nuove relazioni sindacali strutturate sul confronto tra le parti e non sugli ordini di servizio imposti dall’impresa”.

Una sfilata della stilista Elisabetta Franchi alla Milano Fashion Week, 28 febbraio 2015 (Foto Ansa)

Che cosa ha detto Elisabetta Franchi sulle donne over 40?

Nei giorni scorsi Elisabetta Franchi era finita al centro delle polemiche dopo un’intervista rilasciata in un incontro organizzato da Il Foglio. La stilista aveva detto di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli. In particolare, la stilista aveva affermato: “Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe molto tempo, energia e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché…”. E prosegue: “Va fatta una premessa: oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano 24 ore, questo è importante.

La bufera scoppiò immediatamente e la stilista Elisabetta Franchi postò su Instagram una storia dove ci teneva a precisare che: “L’80 per cento della mia azienda sono quote rosa di cui il 75% di donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne, il restante 20% sono uomini, di cui il 5% manager”. “C’è stato un grande fraintendimento – precisò la Franchi – per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette. La mia azienda oggi è una realtà quasi completamente al femminile”. “Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente, mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta tra famiglia e carriera. Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e lavoro è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io”, concluse la precisazione Elisabetta Franchi.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Dopo la bufera sulle sue dichiarazioni sulle donne over 40, la società Betty Blue di Elisabetta Franchi è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna. La decisione, che accoglie parzialmente un ricorso della Filcams Cgil, riguarda sanzioni e contestazioni discplinari inviate alle lavoratrici che avevano aderito, tra la fine del 2021 e il mese di aprile 2022, a uno sciopero indetto contro gli straordinari.
Elisabetta Franchi, la sua società Betty Blue è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna (Foto ImagoE)

Per cosa è stata condannata la società di Elisabetta Franchi?

Sul tavolo del giudice di Bologna era arrivata la policy sugli straordinari vigente alla Betty Blue, società della stilista Elisabetta Franchi. O meglio, era arrivata la contestazione della policy: la vertenza era stata infatti sollevata dal sindacato Filcams Cgil di Bologna "a seguito dell'indisponibilità dell'impresa, più volte formalmente sollecitata in tal senso, ad aprire un tavolo di confronto sugli straordinari e per le contestazioni disciplinari inviate alle lavoratrici e ai lavoratori che avevano aderito al blocco dello straordinario attraverso l'esercizio dello sciopero". Per il giudice del Tribunale del lavoro di Blogna non si possono irrogare sanzioni disciplinari a chi sciopera contro il regime degli straordinari: è comportamento anti-sindacale; ma al sinacato, e alle lavoratrici si dà ragione solo a metà perché l'azienda non avrebbe l'obbligo di confrontarsi preventivamente con chicchessia sugli straordinari. Come spiega in una nota Lorenza Giuriolo, della Filcams Cgil di Bologna: "Da un lato viene respinta l'obbligatorietà del confronto preventivo sul tema straordinari, in virtù di una rigida interpretazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro su cui ci riserviamo di valutare una futura opposizione, dall'altro lato si esplicita inequivocabilmente che non può essere messa in atto alcuna azione contro le lavoratrici e i lavoratori in sciopero". In particolare, dalle norme del Contratto colletivo nazionale emerge che il datore di lavoro può, nei limiti delle 250 ore annue, richiedere il lavoro straordinario senza che tale richiesta sia subordinata al consenso del singolo dipendente né alla necessità di ulteriori accordi sindacali. Comunque, da ora in poi l'azienda della stilista romagnola non potrà andare avanti come un treno con la politica degli straordinari: "Pur accogliendo solo in parte le istanze da noi promosse, la sentenza di oggi costringe di fatto l'impresa ad attivare quel confronto sugli straordinari così insistentemente richiesto", sottolinea la sindacalista, aggiungendo: "Auspichiamo pertanto che ora possa avere termine la conflittualità che ha caratterizzato questa fase, avviando nuove relazioni sindacali strutturate sul confronto tra le parti e non sugli ordini di servizio imposti dall'impresa".
Una sfilata della stilista Elisabetta Franchi alla Milano Fashion Week, 28 febbraio 2015 (Foto Ansa)

Che cosa ha detto Elisabetta Franchi sulle donne over 40?

Nei giorni scorsi Elisabetta Franchi era finita al centro delle polemiche dopo un'intervista rilasciata in un incontro organizzato da Il Foglio. La stilista aveva detto di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli. In particolare, la stilista aveva affermato: "Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe molto tempo, energia e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché...". E prosegue: "Va fatta una premessa: oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano 24 ore, questo è importante. La bufera scoppiò immediatamente e la stilista Elisabetta Franchi postò su Instagram una storia dove ci teneva a precisare che: "L'80 per cento della mia azienda sono quote rosa di cui il 75% di donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne, il restante 20% sono uomini, di cui il 5% manager". "C'è stato un grande fraintendimento - precisò la Franchi - per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette. La mia azienda oggi è una realtà quasi completamente al femminile". "Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente, mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta tra famiglia e carriera. Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e lavoro è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io", concluse la precisazione Elisabetta Franchi.
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