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Eminem si inginocchia contro il razzismo al Super Bowl 2022. La Nfl gli impose di non farlo

di REMY MORANDI -
14 febbraio 2022
Eminem ginocchio Super Bowl 2022

Eminem ginocchio Super Bowl 2022

Al Super Bowl 2022 lo show non è solo per la vittoria dei Los Angeles Rams contro i Cincinnati Bengals. Regala spettacolo anche Eminem che si è inginocchiato contro il razzismo alla fine dell'esecuzione di "Lose Yourself" durante l'Halftime della finale Nfl al SoFi Stadium in California. Il video del rapper americano in ginocchio è diventato in poco tempo virale sui social, in particolare su Twitter: Gli organizzatori della National Football League, secondo alcuni media americani, avevano imposto a Eminem e agli altri artisti di non compiere quel gesto di protesta in diretta, ma il rapper ha comunque deciso di mettersi in ginocchio. Per diversi secondi Eminem, alla fine del brano "Lose Yourself", uno dei suoi più grandi capolavori, ha abbassato il ginocchio sinistro a terra e ha piegato la testa in basso tenendosela con la mano destra. Durante l'Half Time della finale Nfl, oltre a Eminem si sono esibiti sul palco a Los Angeles anche Dr. Dre, Snoop Dogg, 50 Cent, Kendrick Lamar Mary J. Blige.

Tutte le battaglie di Eminem contro il razzismo

Così il rapper americano, 49 anni, ha voluto rendere omaggio alla battaglia contro il razzismo, imitando quel gesto che già molti altri artisti e atleti di tanti sport avevano messo in campo prima di lui. Ma non è la prima volta che Eminem si schiera apertamente contro il razzismo. Due anni fa scoppiò una grossa polemica per la canzone "The Adventures of Moon Man and Slim Shady". Nel brano, realizzato in collaborazione con Kid Cudi, Eminem lancia un duro attacco contro Drew Brees, il giocatore di football americano che si schierò contro le proteste anti-razzismo degli sportivi, ritenute dal giocatore fuori luogo. Nella canzone Eminem dice: "Mando le mie preghiere a George Floyd e Ahmaud Arbery. Fuck Drew Brees".

Un'altra grossa polemica scoppiò quando Eminem pubblicò nel 2017 un freestyle contro l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Nel brano registrato per i BET Hip Hop Awards il rapper americano usò parole molto dure contro il tycoon, definendolo un "nonno razzista, un ignorante" e sottolineando che "il razzismo è la sola cosa in cui è davvero fantastico". Per questa canzone e altre tracce in cui il rapper si scaglia apertamente contro l'ex presidente Usa, Eminem fu interrogato nel gennaio del 2018 dal United States Secret Service, l'agenzia del governo federale americano incaricata di proteggere i presidenti degli Stati Uniti e le loro famiglie.

Colin Kaepernick, il primo giocatore di football americano a essersi inginocchiato contro il razzismo

In ginocchio contro il razzismo, come e quando è nata questa protesta

Il primo atleta a inginocchiarsi contro il razzismo fu Colin Rand Kaepernick. Nelle partite della pre-stagione 2016 il quarterback americano - senza alcun contratto dal 2017 - iniziò a poggiare un ginocchio a terra durante l'esecuzione dell'inno nazionale degli Stati Uniti, da sempre suonato prima di ogni partita di football americano e da sempre ascoltato in piedi dai giocatori. Quando i giornalisti chiesero a Kaepernick il motivo per cui si inginocchiava durante l'inno, lui rispose che non voleva rendere onore a un Paese in cui la minoranza nera veniva ancora oppressa, riferendosi alle morti di cittadini di colore da parte degli agenti di polizia negli Stati Uniti. Il suo gesto - che poi prese il nome di kneeling - fu presto replicato da molti altri giocatori, non solo nella National Football League, ma anche in altri sport, dal calcio al basket. La vicenda assunse una rilevanza tale, che la Nfl decise di multare tutte i giocatori e le squadre che non rimanevano in piedi durante l'inno. E a Kaepernick andò anche peggio perché dal 2017, dopo il suo ultimo contratto con i San Francisco 49ers, il giocatore di football non fu più ingaggiato da nessun'altra squadra. Il gesto di protesta comunque fu presto imitato ovunque in tantissimi sport. E diventò famoso in tutto il mondo, in particolare, nel 2020 dopo la morte di George Floyd. Il 25 maggio di quell'anno, infatti, un cittadino di colore della città di Minneapolis, in Minnesota, fu ucciso da un agente di polizia che lo immobilizzò a terra tenendogli il ginocchio premuto sul collo per nove minuti. La vicenda ebbe così tanta diffusione che in tutto il mondo scoppiarono proteste contro l'abuso di potere della polizia americana, accusata di comportamenti razzisti.