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Home » Attualità » Episodio di antisemitismo a Firenze: tredicenne finisce nel mirino dei bulli perché ebreo

Episodio di antisemitismo a Firenze: tredicenne finisce nel mirino dei bulli perché ebreo

L'adolescente è stato prima preso di mira per l’aspetto fisico e poi attaccato per la fede del padre. Pochi giorni fa un episodio simile è accaduto a Venturina; L'allarme delle istituzioni: "Episodi come questi ci spingono a insistere sempre più con la storia"

Emanuele Baldi
2 Febbraio 2022
Giorgio Cantarini è il piccolo Giosuè nel film 'La vita è bella' di di Roberto Benigni (1997)

Giorgio Cantarini è il piccolo Giosuè nel film 'La vita è bella' di di Roberto Benigni (1997)

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“Ti devi vergognare, se tu fossi stato nelle camere a gas dei nazisti non avresti mai detto queste parole”. Marco è un germoglio d’uomo di appena 13 anni ma al netto dell’età verdissima giovedì scorso, nel giorno della Memoria, ha polverizzato con un discorso di maestosa dignità la gratuita cattiveria di un suo pseudo amico che gli aveva infilzato l’anima poco prima.
“Te e la tua famiglia siete solo degli ebrei di m…” aveva detto il ragazzino a Marco cercando chissà perché di colpire duro negli affetti più dolci e nella fede del babbo.

Il bullismo nelle scuole è un fenomeno in crescita
Il bullismo nelle scuole è un fenomeno in crescita

Siamo nel quartiere del Campo di Marte, a Firenze, una delle zone ‘up’ della città. Due anni fa Marco aveva iniziato qui, alla ‘Don Facibeni’ il suo percorso alle scuole medie. “Era pieno di entusiasmo – ci racconta la mamma – ma le cose si sono subito messe male“.
“Mio figlio – racconta – è goloso ed è un po’ sovrappeso, tanto è bastato perché fosse subito preso di mira dai bulli, da uno in particolare che poi è lo stesso che la settimana scorsa lo ha offeso per il credo religioso di suo padre”. Due anni difficilissimo, con in mezzo un percorso da uno psicoterapeuta. “Ho provato più volte a parlare con la dirigenza scolastica dei problemi che mio figlio aveva in classe, ma non sono stata mai ricevuta dalla preside Laura Guido”.

La preside

Preside che, dal canto suo, ribatte così: “Non sono mai stata al corrente di episodi di bullismo subiti dal ragazzo. Sapevamo sì, che aveva un disagio ma nessuno ci ha mai detto che fosse legato al rapporto con altri ragazzi“.
All’inizio di quest’anno scolastico Marco dice basta. In quella scuola non ci vuole più mettere piede e la famiglia lo trasferisce in un piccolo istituto privato del centro. Ma la sua vita sociale continua comunque nel quartiere dove vive con la mamma, il babbo e la sorella maggiore. Ed è qui, nei giardini intorno allo stadio, che i bulli lo rimettono nel mirino. Ancora angherie, ancora prese di giro. Fino all’offesa antisemita che ha sconvolto la famiglia. La mamma però ora gonfia il petto: “Sono orgogliosa del mio ragazzo che ha difeso la religione di suo padre”.

Il precedente

L’episodio di Firenze richiama subito alla mente l’allucinante caso accaduto non più tardi qualche giorno fa a Venturina, nel livornese. Al parco Altobelli della cittadina due ragazzine quindicenni avevano prima preso a calci e sputi e poi offeso un ragazzino di dodici.

Giorgio Cantarini è il piccolo Giosuè nel film 'La vita è bella' di di Roberto Benigni (1997)
Giorgio Cantarini è il piccolo Giosuè nel film ‘La vita è bella’ di di Roberto Benigni (1997)

“Te devi stare zitto perché sei solo un ebreo di m…” la frase agghiacciante rivolta dalle due adolescenti. Per Ugo Caffaz, consulente della Regione Toscana per le politiche della memoria, «“bisogna educare i giovani, ma soprattutto i grandi”. Il Covid ha complicato la situazione, anche per colpa di messaggi sbagliati letti sul web e fatti propri dai ragazzi:

“Sui social l’antisemitismo è elevatissimo: c’è chi ancora pensa a un complotto mondiale anche legato alla pandemia voluto dagli ebrei. Facile fare impressione su dei ragazzini. Non dobbiamo mollare. In assenza del treno della memoria che coinvolgeva 600 ragazzi, abbiamo organizzato incontri online che ci hanno fatto raggiungere migliaia di persone. Dobbiamo insistere”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
“Ti devi vergognare, se tu fossi stato nelle camere a gas dei nazisti non avresti mai detto queste parole". Marco è un germoglio d’uomo di appena 13 anni ma al netto dell’età verdissima giovedì scorso, nel giorno della Memoria, ha polverizzato con un discorso di maestosa dignità la gratuita cattiveria di un suo pseudo amico che gli aveva infilzato l’anima poco prima. “Te e la tua famiglia siete solo degli ebrei di m..." aveva detto il ragazzino a Marco cercando chissà perché di colpire duro negli affetti più dolci e nella fede del babbo.
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Siamo nel quartiere del Campo di Marte, a Firenze, una delle zone 'up’ della città. Due anni fa Marco aveva iniziato qui, alla 'Don Facibeni’ il suo percorso alle scuole medie. “Era pieno di entusiasmo – ci racconta la mamma – ma le cose si sono subito messe male“. “Mio figlio – racconta – è goloso ed è un po’ sovrappeso, tanto è bastato perché fosse subito preso di mira dai bulli, da uno in particolare che poi è lo stesso che la settimana scorsa lo ha offeso per il credo religioso di suo padre". Due anni difficilissimo, con in mezzo un percorso da uno psicoterapeuta. “Ho provato più volte a parlare con la dirigenza scolastica dei problemi che mio figlio aveva in classe, ma non sono stata mai ricevuta dalla preside Laura Guido".

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Giorgio Cantarini è il piccolo Giosuè nel film 'La vita è bella' di di Roberto Benigni (1997)
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“Te devi stare zitto perché sei solo un ebreo di m..." la frase agghiacciante rivolta dalle due adolescenti. Per Ugo Caffaz, consulente della Regione Toscana per le politiche della memoria, «“bisogna educare i giovani, ma soprattutto i grandi". Il Covid ha complicato la situazione, anche per colpa di messaggi sbagliati letti sul web e fatti propri dai ragazzi: “Sui social l’antisemitismo è elevatissimo: c’è chi ancora pensa a un complotto mondiale anche legato alla pandemia voluto dagli ebrei. Facile fare impressione su dei ragazzini. Non dobbiamo mollare. In assenza del treno della memoria che coinvolgeva 600 ragazzi, abbiamo organizzato incontri online che ci hanno fatto raggiungere migliaia di persone. Dobbiamo insistere".
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