Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Euro2020, insulti razzisti per i calciatori della nazionale inglese che hanno fallito i calci di rigore

di FRANCESCO LOMMI -
12 luglio 2021
La lotteria dei rigori, si sa, regala sempre grandi gioie e grandi amarezze. De Gregori, nella canzone “La leva calcistica della classe ‘68”, diceva al “suo” Nino di non aver paura nel momento di calciarlo perché “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”. Eppure, dopo la finale di Euro2020, Italia Inghilterra, vinta dagli azzurri proprio dagli 11 metri, molti tifosi inglesi si sono scagliati contro i giocatori britannici che hanno fallito il loro penalty, per la precisione Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka. Tre ragazzi, rispettivamente di 23, 21 e 19 anni, pieni di talento che, negli anni a venire, faranno le fortune dei tre leoni. Sancho e Rashford, compagni dalla prossima stagione al Manchester United, erano stati inseriti dal ct Southgate a pochi istanti dalla fine dei tempi supplementari, proprio perché, in teoria, rigoristi affidabili. Ma l’odio social non conosce lungimiranza, si nutre di odio istantaneo e insulti di pancia, spesso i più cattivi. E infatti, i tre giovani calciatori sono stati colpiti dove fa più male, ovvero sul colore della pelle. La Federcalcio inglese e la Premier League sono da sempre in prima linea nella lotta al razzismo con importanti campagne di sensibilizzazione ed è per questa ragione che sono intervenuti prontamente con un comunicato:

Rashford e Sancho, pronti a entrare in campo per i calci di rigore

Siamo disgustati di vedere che membri del nostro team, che hanno dato tutto, sono stati sottoposti ad aggressione discriminatorie sul web dopo il match di ieri sera. I giocatori hanno il nostro sostegno”. Per altro non è la prima volta, nelle ultime settimane, che la tifoseria inglese passa alla cronaca per comportamenti di stampo razziale. A Inizio giugno, nell’amichevole contro l’Austria, i tifosi inglesi avevano fischiato i giocatori perché, prima del fischio d’inizio, le squadre avevano prestato tributo al movimento “Black Lives Matter” inginocchiandosi. “Non capisco perché l’hanno fatto. Ho sentito alcuni fischi e ho sentito alcuni applausi. Ma dovete chiedere ai tifosi che stavano fischiando perché l’hanno fatto” Aveva dichiarato proprio Saka, uno dei calciatori oggi al centro della bufera. Il giorno dopo la finale, la FA (Football Association) si è detta: “Preoccupata per il razzismo diffuso sui social contro alcuni giocatori inglesi: noi diciamo nel modo più chiaro che chiunque sia dietro a questi comportamenti così ripugnanti non è il benvenuto tra i fan di questa squadra” Anche Boris Johnson, che nel mese del Pride si era distinto per belle iniziative di inclusione, ha twittato tutto il suo dissenso per questi episodi di razzismo: “Questa squadra inglese merita di essere lodata come eroi, non insultata in termini razziali sui social media. I responsabili di questi terrificanti insulti dovrebbero vergognarsi di sé stessi”