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Home » Attualità » Eurovision, Mahmood e Blanco sono l’Italia che cambia. Ecco perché sono un simbolo per i giovani

Eurovision, Mahmood e Blanco sono l’Italia che cambia. Ecco perché sono un simbolo per i giovani

Con "Brividi" sono riusciti a incantare il mondo. E nel nostro Paese hanno riscosso un successo senza eguali. Ma dietro al loro trionfo non c'è solo la bella musica, c'è il cambiamento di un'intera società: Blanco e Mahmood rappresentano il volto del progresso italiano

Nicolò Guelfi
14 Maggio 2022
blanco mahmood eurovision

blanco mahmood eurovision

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Il più grande palco al mondo, a soli 19 e 29 anni. Questa sera Blanco e Mahmood partecipano alla finale dell’Eurovision Song Contest 2022. Le aspettative sono altissime, e per il giovane bresciano questo è un debutto mondiale. La coppia che ha emozionato e stupito l’Italia durante l’ultimo Festival di Sanremo stasera deve affrontare la sua sfida più grande. Il Pala Alpitour di Torino, che ospita la manifestazione, non è mai stato così gremito e così enfatizzato da luci ed effetti speciali, tutta la città è in trepidante attesa della finale, l’evento da giorni scuote l’intera città, ma sono i 200 milioni di spettatori da casa che fanno davvero venire le vertigini e tremare le gambe. La manifestazione musicale, che coinvolge direttamente oltre al vecchio continente anche Paesi come Israele, Azerbaijan e Australia, è quella più seguita in tutto il mondo. Nessun altro contest o festival offre una vetrina simile.

Mahmood e Blanco cantano ‘Brividi’ alla finale dell’Eurovision Song Contest 2022

Mahmood e Blanco, i motivi del successo in Italia (e nel mondo)

Riccardo e Alessandro (questi i veri nomi di Blanco e Mahmood), in un certo senso però hanno già vinto: cantando “Brividi”, scritta insieme al compositore Michelangelo, i due hanno interpretato il cambiamento, sia nella musica che nella società. Hanno saputo ripensare la forma più classica della canzone, quella d’amore, in una chiave diversa e originale, interpretandola con due voci maschili, mostrando che anche due uomini possono cantare l’amore reciproco. Un grande passo avanti, una conquista culturale, che è valsa commenti entusiasti e non ha risparmiato critiche anche al di fuori dell’Italia. In Spagna, ad esempio, il giornalista Eduardo Alvarez su “El Mundo” ha definito il brano una sorta di “ricetta” per la vittoria dell’Eurovision, dicendo che nonostante “Mahmood insista nel rifiutare le etichette e affermare che la sua è un’ode al crepacuore e alla libertà di sbagliare anche quando si ama, che è ciò di cui parlano i brividi della canzone, molti in tutta Europa vogliono vedere il primo duetto che canta una storia apertamente omoerotica nella storia del festival”.

L’idea de El Mundo suona abbastanza campata in aria, anche perché non basta che una canzone d’amore sia cantata da due uomini per riuscire a far presa su un pubblico così vasto e variegato. La canzone deve essere forte, curata, l’interpretazione deve essere potente, struggente, lo show deve essere sbalorditivo. I due artisti, infatti, non hanno raccolto la provocazione e si stanno preoccupando di realizzare la loro performance migliore per la finale. Mahmood ha dichiarato: “A me interessa solo fare una bella esibizione. Mi conosco. Se dovessi fare qualcosa di sbagliato sul palco poi rimarrei arrabbiato con me stesso per un anno intero”.

La mostra di Blanco e Mahmood alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (Foto Ansa)

Perché Blanco e Mahmood sono un simbolo per i giovani?

Dall’altro lato i due sono diventati il simbolo della Generazione Z e di molti Millennials: Elisabetta Povoledo ha scritto sul New York Times che Mahmood e Blanco rappresentano il volto del progresso italiano sul tema Lgbtq+. In un Paese culturalmente cattolico e conservatore come il nostro, il successo di questi due ragazzi sorridenti e vestiti sempre in modo eccentrico esprime tutta la voglia di cambiamento e divertimento dei più giovani. Ricordiamo che anche l’apparenza in questo caso è sostanza: i due sono diventati muse per molti importanti firme della moda: Mahmood ha vesto in molte occasioni creazioni su misura di Burberry e Prada, mentre Blanco ha fatto da modello per Valentino e Calvin Klein. Povoledo, nel suo articolo, parla anche della contrapposizione esistente qui in Italia tra chi chiede più diritti e le istituzioni che non intendono concederli, con riferimento al triste episodio del Ddl Zan. La coppia, pur senza esprimersi esplicitamente, porta avanti la causa dei primi, mostrando che il cambiamento è già in atto.

Spiegare le ragioni del successo di un progetto musicale è sempre difficile, perché si rischia di piegare le proprie argomentazioni per dimostrare qualcosa che è già realtà nei fatti, di provare a interpretare forzatamente con i propri strumenti un fenomeno che si muove in autonomia, incurante delle riflessioni altrui. Al netto di questo, usando con sguardo più possibile analitico, la verità è che questo progetto musicale è un mix perfetto di ingredienti che si bilanciano: Alessandro, neanche 30 anni, ha già un decennio di carriera alle spalle, nel 2019 ha vinto Sanremo con il brano “Soldi” e ha già partecipato a un’edizione dell’Eurovision classificandosi secondo. Il suo carattere timido e la sua capacità di mischiare influenze musicali e culturali distinte (come quella nordafricana, ereditata dal padre egiziano), ne fanno un artista eclettico, introspettivo, ma dall’atteggiamento schivo, che sembra una contraddizione per uno che ormai dovrebbe essere abituato ai riflettori. Dall’altro lato Riccardo porta con sé l’esplosività e l’energia: in soli due anni Blanco non ha mai smesso di mietere successi. Partito dalla provincia pubblicando i suoi pezzi su SoundCloud, il suo primo album “Blu Celeste” è stato classificato quattro volte disco di platino, ha potuto collaborare con artisti del calibro di Salmo, il singolo “Mi fai impazzire” è diventato una hit a livello internazionale, dopo Sanremo è stato chiamato a cantare per il Papa in piazza San Pietro e ora si prepara a salire sul palcoscenico più grande del mondo. Il suo carattere irriverente e istrionico, la sua ironia e sfacciataggine, l’incuranza che è propria della gioventù gli permettono di affrontare tutte queste sfide con un sorriso che non può non renderlo protagonista.

I due si completano, si capiscono, danno l’uno all’altro quel che manca creando una grande alchimia. Ma la cosa che riesce a rendere grandi gli artisti è la capacità di saper interpretare il tempo in cui vivono, diventando traino per il cambiamento sociale. Siamo sicuri che anche stasera non deluderanno il loro Paese e tutti i loro fan.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

  Il più grande palco al mondo, a soli 19 e 29 anni. Questa sera Blanco e Mahmood partecipano alla finale dell’Eurovision Song Contest 2022. Le aspettative sono altissime, e per il giovane bresciano questo è un debutto mondiale. La coppia che ha emozionato e stupito l’Italia durante l’ultimo Festival di Sanremo stasera deve affrontare la sua sfida più grande. Il Pala Alpitour di Torino, che ospita la manifestazione, non è mai stato così gremito e così enfatizzato da luci ed effetti speciali, tutta la città è in trepidante attesa della finale, l’evento da giorni scuote l’intera città, ma sono i 200 milioni di spettatori da casa che fanno davvero venire le vertigini e tremare le gambe. La manifestazione musicale, che coinvolge direttamente oltre al vecchio continente anche Paesi come Israele, Azerbaijan e Australia, è quella più seguita in tutto il mondo. Nessun altro contest o festival offre una vetrina simile.
Mahmood e Blanco cantano 'Brividi' alla finale dell'Eurovision Song Contest 2022

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La mostra di Blanco e Mahmood alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (Foto Ansa)

Perché Blanco e Mahmood sono un simbolo per i giovani?

Dall’altro lato i due sono diventati il simbolo della Generazione Z e di molti Millennials: Elisabetta Povoledo ha scritto sul New York Times che Mahmood e Blanco rappresentano il volto del progresso italiano sul tema Lgbtq+. In un Paese culturalmente cattolico e conservatore come il nostro, il successo di questi due ragazzi sorridenti e vestiti sempre in modo eccentrico esprime tutta la voglia di cambiamento e divertimento dei più giovani. Ricordiamo che anche l’apparenza in questo caso è sostanza: i due sono diventati muse per molti importanti firme della moda: Mahmood ha vesto in molte occasioni creazioni su misura di Burberry e Prada, mentre Blanco ha fatto da modello per Valentino e Calvin Klein. Povoledo, nel suo articolo, parla anche della contrapposizione esistente qui in Italia tra chi chiede più diritti e le istituzioni che non intendono concederli, con riferimento al triste episodio del Ddl Zan. La coppia, pur senza esprimersi esplicitamente, porta avanti la causa dei primi, mostrando che il cambiamento è già in atto. Spiegare le ragioni del successo di un progetto musicale è sempre difficile, perché si rischia di piegare le proprie argomentazioni per dimostrare qualcosa che è già realtà nei fatti, di provare a interpretare forzatamente con i propri strumenti un fenomeno che si muove in autonomia, incurante delle riflessioni altrui. Al netto di questo, usando con sguardo più possibile analitico, la verità è che questo progetto musicale è un mix perfetto di ingredienti che si bilanciano: Alessandro, neanche 30 anni, ha già un decennio di carriera alle spalle, nel 2019 ha vinto Sanremo con il brano “Soldi” e ha già partecipato a un’edizione dell’Eurovision classificandosi secondo. Il suo carattere timido e la sua capacità di mischiare influenze musicali e culturali distinte (come quella nordafricana, ereditata dal padre egiziano), ne fanno un artista eclettico, introspettivo, ma dall’atteggiamento schivo, che sembra una contraddizione per uno che ormai dovrebbe essere abituato ai riflettori. Dall’altro lato Riccardo porta con sé l’esplosività e l’energia: in soli due anni Blanco non ha mai smesso di mietere successi. Partito dalla provincia pubblicando i suoi pezzi su SoundCloud, il suo primo album “Blu Celeste” è stato classificato quattro volte disco di platino, ha potuto collaborare con artisti del calibro di Salmo, il singolo “Mi fai impazzire” è diventato una hit a livello internazionale, dopo Sanremo è stato chiamato a cantare per il Papa in piazza San Pietro e ora si prepara a salire sul palcoscenico più grande del mondo. Il suo carattere irriverente e istrionico, la sua ironia e sfacciataggine, l’incuranza che è propria della gioventù gli permettono di affrontare tutte queste sfide con un sorriso che non può non renderlo protagonista. I due si completano, si capiscono, danno l’uno all’altro quel che manca creando una grande alchimia. Ma la cosa che riesce a rendere grandi gli artisti è la capacità di saper interpretare il tempo in cui vivono, diventando traino per il cambiamento sociale. Siamo sicuri che anche stasera non deluderanno il loro Paese e tutti i loro fan.
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