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Home » Attualità » Eutanasia legale, il referendum è un successo: già raccolte le 500mila firme necessarie. E parte l’esperimento della democrazia del click

Eutanasia legale, il referendum è un successo: già raccolte le 500mila firme necessarie. E parte l’esperimento della democrazia del click

In soli 46 giorni è stata superata la soglia di firme minima richiesta. Alle 430mila dai tavoli, sparsi su tutto il territorio nazionale, si aggiungono oltre 70.000 raccolte online. La nuova modalità è stata introdotta a fine luglio, come emendamento al decreto Semplificazioni presentato dal deputato Riccardo Magi: "Conquista storica, la tecnologia può liberare diritti"

Ettore Maria Colombo
18 Agosto 2021
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Un successo, ottenuto ‘alla faccia’ del Parlamento. Cinquecentomila firme già raggiunte sul referendum per l’eutanasia, promosso dall’Associazione Luca Coscioni e dai Radicali. Nessuno, però, si aspettava un tale successo, in quest’estate 2021, per un referendum così speciale e ‘settoriale’, come pure quello sulla giustizia. Le firme, dunque, ci sono.

Ora si tratterà di superare il controllo di forma della Corte di Cassazione, sulla validità delle firme, e poi quello della Corte costituzionale, sull’ammissibilità dei quesiti. Una volta espletati questi due passaggi, nella prossima primavera il governo dovrà stabilire la data in cui celebrare i due referendum. A meno che, certo, dopo l’elezione del Capo dello Stato (febbraio 2021), non vengano sciolte le Camere in via anticipata e non si corra verso elezioni politiche. In quel caso, entrambi i referendum slitterebbero.

 

Il referendum sull’eutanasia: un successo inaspettato

Sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia. Lo annunciano Filomena Gallo e Marco Cappato, a nome del comitato promotore del referendum “Eutanasia legale” e dell’associazione Luca Coscioni, chiarendo che la cifra è stata comunicata al Comitato promotore da parte dei gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono oltre 70.000 raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme nei Comuni.

In soli 46 giorni, sono davvero tante. Inoltre, i due comitati – entrambi legati alla galassia radicale – hanno dimostrato che, dopo anni di impasse forzato, tra commissioni speciali, verdetti storici della Cassazione sul ‘diritto di morire’ e progetti di legge finiti nel pantano del Parlamento, il tema sta molto a cuore agli italiani.

 

Alla faccia del Parlamento che ‘non’ legifera…

Marco Cappato, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni

“Di fronte agli annunci di iniziative parlamentari e al proseguire della violazione dei diritti dei malati, già sanciti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato-Antoniani, meglio noto come ‘dj Fabo’ (sentenza del 2019 che dichiarava “non punibile”, a “determinate condizioni”, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio”, ndr.) – scrivono in una nota i promotori – vogliamo precisare che il referendum è uno strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante, non è – né dal punto di vista legale né da quello politico – uno ‘stimolo’ al Parlamento affinché legiferi, né tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge”. Insomma, il referendum ‘tira dritto’, alla faccia di un Parlamento che non legifera (la proposta di legge in materia, relatori Trizzino e Bazoli, è ferma, ormai da molti mesi, in commissione).

“Se nel frattempo il Parlamento avrà la forza di approvare una legge (come quella ora ferma in Commissione alla Camera) che depenalizzi il cosiddetto ‘aiuto al suicidio’ (articolo 580 del codice penale) – concludono – ricalcando la sentenza della Consulta, si tratterà di un passo avanti, ma non si supera l’utilità del referendum”.

 

L’opposizione della Chiesa

Ma il Vaticano – finora silente – esprime preoccupazione attraverso le parole di monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la Vita: “La mia preoccupazione è davvero profonda”, dice intervistato da Vatican News. “C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia”. “Si sta man mano incuneando – continua monsignor Paglia – nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso”.

Di certo, dietro l’ostilità del Vaticano c’è anche quella del centrodestra a licenziare un provvedimento sul fine vita, tema che vede non solo Lega, FdI e FI scettici, se non del tutto contrari, ma anche Italia Viva molto tiepida, sull’argomento. Ma dove non è arrivata – e, molto probabilmente – non arriverà la legge e il Parlamento, arriverà il referendum.

 

“Basta un click!”. Il ‘barbatrucco’ di Magi…

Da meno di un mese, per firmare i referendum, c’è anche una novità, quello della firma on-line. I referendum e le leggi di iniziativa popolare, infatti, si possono, e si potranno, firmare, oltre che ai tavoli dei gazebo anche tramite web.

È la novità introdotta con un emendamento al decreto Semplificazioni, approvato a fine luglio all’unanimità dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente, e fortemente voluto dall’ex radicale, e oggi deputato di +Europa, Riccardo Magi, che è riuscito a farla approvare ‘alla chetichella’, senza che se ne capisse la forza. Si tratta infatti di una misura che consente ai cittadini di poter apporre la propria firma tramite Spid, il sistema pubblico di identità digitale. Della nuova procedura si è già servita l’associazione Luca Coscioni per i referendum sull’eutanasia legale, ma anche la Lega per quelli sulla giustizia.

Magi, ovviamente, gioisce: “È una conquista storica perché consente di superare gli ostacoli alla raccolta delle firme che avevano reso quasi impraticabile lo strumento referendario”. Anche il grillino Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è soddisfatto: “Una vittoria del Parlamento e dell’innovazione, consapevoli che la tecnologia può liberare diritti“. Già, peccato che, in tutta questa sarabanda referendaria, l’M5s – che poneva proprio i referendum popolari come le migliori frecce al proprio arco – sia rimasto totalmente afono e silente, disinteressato e avulso da due campagne referendarie che, come detto, stanno cambiando profondamente volto all’Italia.

 

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
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Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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