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Federico Rutali, l'influencer bolognese contro il bullismo: "Ero obeso e soffrivo di fobia sociale"

Il 24enne spopola su Instragram con oltre 200mila follower. Il suo sogno è quello di aprire un centro di assistenza legale e di scrivere un libro

di EDOARDO MARTINI -
15 agosto 2022
Federico Rutali, influencer e attivista bolognese

Federico Rutali, influencer e attivista bolognese

Si possono avere 24 anni ed essere da esempio per tanti ragazzi? La risposta è sì e le motivazioni ce le dà Federico Rutali, influencer e attivista bolognese, laureato in Giurisprudenza. Federico ha deciso di raccontarsi a Luce! per parlare della sua adolescenza segnata da obesità, bullismo, depressione e fobia sociale ma soprattutto per far sì che questo non accada ad altri ragazzi. E sta riuscendo nella sua mission, visto che le sue battaglie contro le ingiuste sociali sono apprezzate moltissimo sui social, in particolare su Instagram dove Federico vanta oltre 200mila follower.

Federico si è laureato in Giurisprudenza con la tesi dal titolo: 'Bullismo e Cyberbullismo: tutte le facce dell’odio'

Nonostante la giovane età ha dovuto affrontare situazioni difficili. Come ne è uscito? "Nasco e cresco a Bologna, una città frenetica e piena di lavoro. Proprio quest'ultimo ha sempre tenuto lontano i miei genitori. La mancanza di affetto mi ha portato ad avvicinarmi al cibo, che vedevo come un porto sicuro o comunque un rifugio da una realtà che mi soffocava. Con gli anni iniziai a prendere peso, fino ad arrivare a pesare 110 kg. Dai 5 anni mi hanno diagnosticato l’obesità, cosi sono dovuto stare per nove lunghi anni in cura presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Per un bambino non è comunque facile abituarsi a stare più tempo in ambulatorio che nella propria cameretta, mi sentivo solo e spaesato. Quelli dell'infanzia e dell’adolescenza sono stati gli anni più brutti della mia vita, perché non mi piacevo e capivo di non piacere agli altri. Ero fragile e insicuro, e quando si vive in queste condizioni si diventa la vittima ideale dei bulli. I continui insulti che ricevevo a scuola, la solitudine che caratterizzava le mie giornate, gli innumerevoli attacchi di panico mi hanno portato a vomitare dopo ogni pasto, pensando che questa fosse la scelta giusta. Così a partire dai 15 anni sono entrato in un’altra spirale negativa, quella della bulimia".

In quel periodo ha potuto contare sull’appoggio di qualcuno? Parenti, amici, compagni di classe? "Ho dovuto affrontare tutto da solo, nessuno sapeva dell’enorme dolore che provavo. Una sofferenza non solo legata al mio aspetto fisico, ma anche all’odio che quotidianamente ricevevo. Ho capito di essere vittima di body shaming. Gli attacchi avvenivano esclusivamente nell'orario scolastico, anche perché non avevo vita sociale, mi ero chiuso in me stesso e l'unico svago era la televisione. I miei compagni mi deridevano e criticavano aspramente, facendomi sentire sbagliato: le ricreazioni le passavo in bagno a piangere da solo, perché nessuno voleva stare con me. Quasi ogni giorno mi rubavano la merenda con la scusa 'Sei grasso, non devi mangiare'. I momenti più brutti? Sicuramente le ore di motoria trascorse in piscina: ogni volta che mi mettevo il costume sentivo le solite risate e frasi offensive alle mie spalle. Il branco rideva, non era sicuramente empatico nei miei confronti Non avevo amici con cui confidarmi, e mai sarei riuscito a raccontare tutto ai miei genitori. La colpa è solo mia, avrei dovuto trovare prima il coraggio di reagire, avrei dovuto mettere da parte la paura e la vergogna, e parlare apertamente con una persona adulta di fiducia".

Uno psicologo le ha consigliato di aprire un profilo Instagram raccontarsi e adesso vanta 267mila follower. Si sente una fonte di ispirazione per gli altri? "Dai 16 anni ho deciso di iniziare un percorso insieme ad un esperto, da solo sarebbe stato impossibile e non sarei mai riuscito ad affrontare questo lungo viaggio interiore. Reagire non è stato facile perché ho dovuto affrontare le mie ombre, ma solo così potevo arrivare finalmente ad amarmi. Seguendo il suo consiglio, decisi di creare un profilo Instagram con cui raccontarmi e aprirmi al mondo, come una sorta di diario pubblico digitale. Ho incontrato da subito un consenso crescente con tantissimi ragazzi che si rivedevano nella mia storia e cercavano consigli da me. Mi sono sentito non solo una fonte di ispirazione ma anche un punto di riferimento. Ho cominciato a usare il mio profilo come sportello, instaurando un rapporto diretto e confidenziale con le vittime, senza sostituirmi mai allo psicologo. Alcuni followers mi chiedevano – e mi chiedono tuttora – di raccontare la mia storia nella loro scuola, così ho iniziato a partecipare anche a diversi progetti scolastici. La rivalsa tanto inseguita à arrivata dai social. Oggi racconto la mia storia per essere d’aiuto a chi si trova sopraffatto dai bulli: so quanto sia importante ascoltare le parole di una persona che finalmente riesce a vivere, perché in quei momenti pensi alle cose peggiori, e soprattutto ti auto-convinci che quell’incubo non avrà mai fine. Invece non è assolutamente così, infatti da pecora nera mi sono trasformato in un lupo affamato di rivincita contro i bulli che per tanti anni mi hanno deriso".

Federico Rutali da piccolo

Ha deciso di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza per fare giustizia? "A 19 anni decisi di iscrivermi alla Facoltà di Giurisprudenza, per aiutare tutte le persone che hanno bisogno di giustizia. Credo che il mio amore per la legge e il diritto sia maturato negli anni dell’infanzia e adolescenza, periodi nei quali ho sviluppato una forte avversione per le ingiustizie. Non è stato semplice scegliere l’argomento della mia tesi, perché volevo approfondire sia una tematica interessante sia in linea con i miei valori, così alla fine decisi di portare la mia storia personale. 'Bullismo e Cyberbullismo: tutte le facce dell’odio'. Il mio elaborato affronta il tema del bullismo sotto il profilo psicologico e soprattutto giuridico. Terminato il percorso di studi, a settembre inizierò il mio tirocinio, occupandomi principalmente di cause che coinvolgono minorenni. Per poter aiutare ancora meglio i bambini devo necessariamente presiedere a procedimenti civili e penali a carico di minori".

Cosa consiglia a chi è vittima di bullismo? "Quando si subiscono certi attacchi, si pensa di vivere in un tunnel senza via d’uscita e ti auto convinci che il peggio non avrà mai fine. Invece non è assolutamente così, si può rinascere. Come? Trovando il coraggio di reagire. Il primo passo verso la rinascita è mostrarsi sicuri di sé, rispondendo in maniera tranquilla e serena; controbattere agli insulti e alle minacce dell'aggressore con freddezza e senza accogliere la sfida è il miglior modo per 'smontare' la sua aggressività. Ovviamente, non tutte le situazioni possono essere affrontate da soli, talvolta c’è bisogno dell’aiuto di una persona adulta di fiducia, un insegnante, un genitore o un esperto. Molto spesso le vittime continuano a subire in silenzio le azioni dei bulli perché provano paura e vergogna, e non si sentono capite da una società che ci vuole sempre vincenti e forti. Bisogna smetterla con queste imposizioni sociali che ci impongono di nascondere anche a noi stessi le nostre difficoltà, facendoci persino odiare le nostre fragilità. Trovato il coraggio di parlarne con qualcuno, inizia inevitabilmente un lungo viaggio interiore che parte proprio dall’accettazione di se stessi: bisogna imparare ad amare il proprio corpo anche con le imperfezioni, solo così potremmo finalmente arrivare ad apprezzare le particolarità di ognuno".

Federico è attivissimo anche in politica vista la sua candidatura a Bologna con Forza Italia

Esistono degli strumenti adatti per riuscire ad affrontare questo dolore interiore? "A mio avviso, le armi migliori sono lo scrivere e il parlare, in modo da esternare il proprio malessere. Raccontarsi è terapeutico, ma anche molto doloroso, perché bisogna obbligatoriamente riportare alla memoria vicende ed emozioni che pensavi quasi di aver dimenticato. Questo può essere fatto scrivendo su un diario segreto o su un blog le nostre emozioni".

Adesso cosa si aspetta dal futuro? Ha altri progetti in mente? "Magari fra dieci anni continuerò a usare i social per diffondere messaggi positivi e per mettere a disposizione le mie competenze da avvocato per aiutare il prossimo. Il mio sogno è aprire un centro di assistenza legale per vittime di bullismo, perché se fino a questo momento ho solo potuto dare consigli, dopo l’Esame di Stato potrò finalmente aiutare legalmente chi viene sopraffatto dai bulli. Mi piacerebbe pubblicare un libro totalmente autobiografico, in cui analizzare il bullismo sotto il profilo psicologico e giuridico. Gli anni di studio mi hanno permesso di comprendere meglio come viene punito il bullismo nel nostro ordinamento, sotto l’aspetto civile e penale. Non mancherebbero ovviamente i consigli su come smettere di essere vittima dei bulli. Quindi, un volume diretto e empatico, in cui raccontarmi a cuore aperto, facendo sentire meno soli tutti i ragazzi che quotidianamente vengono sopraffatti dai bulli".