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Home » Attualità » “Finalmente la condanna per chi ha ucciso il mio Marco. E ora voglio aiutare tutte le mamme che hanno subito ingiustizie”

“Finalmente la condanna per chi ha ucciso il mio Marco. E ora voglio aiutare tutte le mamme che hanno subito ingiustizie”

Il figlio Marco fu ucciso dal padre della fidanzata. La Cassazione ha appena condannato l'intera famiglia della ragazza. "Finalmente ho potuto portare sulla tomba i fiori della giustizia. Non mi sono mai arresa ed invito chi si trova nella mia condizione a non mollare mai". "Se una mamma mi chiamerà, sarò sempre al suo fianco"

Rita Bartolomei
9 Maggio 2021
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Gli avete portato rose e girasoli.
“Il mazzo di fiori della giustizia. Quando Marco è morto io e mio marito glielo avevamo promesso. In questi anni purtroppo le cose sembravano non andare nel verso giusto. Come se tutto ci venisse contro. Poi, la sentenza definitiva. Per noi è stata una liberazione. Ora Marco riposa in pace”.

Marina Conte esulta dopo la sentenza della Cassazione

Marina Conte è entrata nel cuore e nelle case degli italiani. Mamma coraggio. Mamma di Marco Vannini, che era bello come il sole. Figlio unico amatissimo. Ucciso a vent’anni da un colpo di pistola a casa della fidanzata, Martina Ciontoli. La Cassazione ha mandato in carcere una famiglia intera. Omicidio volontario con dolo eventuale per il padre della ragazza, Antonio, che dovrà scontare 14 anni. Concorso per moglie e due figli, condannati a 9 anni e 4 mesi. Con l’avvocato Celestino Gnazi la mamma e il papà di Marco hanno commentato: “Giustizia è fatta ma non ci sono vincitori. Lui non c’è più. Anche se oggi è il figlio di tutti”. Quella notte chiedeva aiuto e gridava: mamma!

Marina Conte col figlio Marco Vannini

Signora Marina, cos’è cambiato per lei e suo marito Valerio dopo la sentenza?
“Noi siamo cambiati sei anni fa, quando Marco è stato ammazzato. Però è fondamentale sapere che nostro figlio ora può riposare in pace. Oggi possiamo dire che la giustizia esiste”.

Lei ha dimostrato molto coraggio. In questi sei anni ha mai avuto la tentazione di lasciar perdere?
La voce è tranquilla: “No, mai. L’amore di una mamma va oltre tutto e tutti. Dal primo momento, da quando è nato e me lo hanno portato vicino, per me Marco è stato la vita, la linfa vitale“.

La morte di un figlio è contro natura.
“Soprattutto per come è morto Marco. Per questo bisogna essere sempre combattivi e andare avanti. Tanto più quando sai di essere nel giusto. Perché noi stavamo nel giusto. Bastava soltanto…”. La voce del marito, in sottofondo, completa la frase: “Bastava che lo salvassero”. “Sì, che lo salvassero”, ripete lei. ”Allora Marco stava qui”.

C’è questa foto di suo figlio, radioso e abbronzato, bellissimo. È diventata un simbolo. Voi due, sempre abbracciati.
“Quando aveva un problema voleva il mio consenso. All’inizio era molto innamorato di Martina. Lei mi piaceva, mi ha ingannato. Anche se aveva uno sguardo gelido, da sempre. Questo a Marco gliel’ho sempre detto”.

Lui si confidava?
“Doveva trovare il suo momento. Non è che veniva da te e ti raccontava tutto. Magari non succedeva niente per due giorni, poi mi diceva: mamma, mettiti seduta, ti devo dire questa cosa. Negli ultimi tempi aveva capito che la famiglia Ciontoli aveva delle mancanze”.

Quali sogni aveva?
“La sua passione era la moto, un amore che gli aveva trasmesso il babbo. Aveva solo 20 anni quando lo hanno ammazzato. Era appena uscito dal liceo scientifico, si era preso un po’ di tempo per fare concorsi. Voleva entrare nella vita militare, il suo sogno era volare con le Frecce tricolori. Se non ci fosse riuscito, si sarebbe iscritto a ingegneria meccanica, era la sua passione. Gli amici dicevano sempre che Marco era quello che riusciva ad aggiustare tutto, se avevano un problema”.

Marina Vannini e il marito abbracciano il figlio Marco

Le capita di sognarlo?
“Mi è successo spesso, sempre da piccolino. Solo tre volte da grande. Mi è capitato pochi giorni prima della sentenza, era bellissimo e abbronzato, stava al mare. Era lontano, mi raggiungeva e mi diceva, ‘mamma stai tranquilla, andrà tutto bene’. Mi sono svegliata perché mi pareva quasi di toccarlo. Ma non l’ho detto a nessuno, neanche a mio marito, forse per scaramanzia”.

Lei ha avuto l’abbraccio e il sostegno di tutta Italia. In rete in questi anni si sono moltiplicati i gruppi per chiedere verità e giustizia. È mai stata chiamata da altre mamme che hanno vissuto la sua stessa tragedia?
“Sì, tante volte. Mi cercano perché mi dicono che sono stata molto coraggiosa. Io a tutte ripeto che il coraggio alla fine viene anche da quel che ti succede, mi hanno ucciso un figlio. E a tutte do lo stesso consiglio, non bisogna mai mollare”.

Ora che è tutto finito, continuerà il suo impegno per la giustizia?
“Sì. Se una mamma mi chiamerà e mi chiederà consiglio, cercherò di aiutarla. Marco non c’è più ma continuerà a vivere, l’ho sempre detto. Lo farà attraverso le nostre possibilità. Se potrò aiutare una famiglia che ha subìto un’ingiustizia e ha bisogno di una perizia, lo farò. Se un ragazzo vuole studiare e non ha i mezzi per farlo, gli darò una mano. Io voglio aiutare i giovani”.

Quando va al cimitero da Marco che cosa gli dice?
“Ci vado per quel buongiorno ma’ che mi manca tantissimo”. La voce s’incrina. “Io Marco lo sento sempre vicino a me. Bisogna saper cogliere il momento. Lui c’è, in un altro modo. Quando arrivo da lui gli dico, Marco, sono qui. E sento la sua voce che mi risponde, ciao ma’”.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Gli avete portato rose e girasoli. “Il mazzo di fiori della giustizia. Quando Marco è morto io e mio marito glielo avevamo promesso. In questi anni purtroppo le cose sembravano non andare nel verso giusto. Come se tutto ci venisse contro. Poi, la sentenza definitiva. Per noi è stata una liberazione. Ora Marco riposa in pace”.
Marina Conte esulta dopo la sentenza della Cassazione
Marina Conte è entrata nel cuore e nelle case degli italiani. Mamma coraggio. Mamma di Marco Vannini, che era bello come il sole. Figlio unico amatissimo. Ucciso a vent’anni da un colpo di pistola a casa della fidanzata, Martina Ciontoli. La Cassazione ha mandato in carcere una famiglia intera. Omicidio volontario con dolo eventuale per il padre della ragazza, Antonio, che dovrà scontare 14 anni. Concorso per moglie e due figli, condannati a 9 anni e 4 mesi. Con l’avvocato Celestino Gnazi la mamma e il papà di Marco hanno commentato: “Giustizia è fatta ma non ci sono vincitori. Lui non c’è più. Anche se oggi è il figlio di tutti”. Quella notte chiedeva aiuto e gridava: mamma!
Marina Conte col figlio Marco Vannini
Signora Marina, cos’è cambiato per lei e suo marito Valerio dopo la sentenza? “Noi siamo cambiati sei anni fa, quando Marco è stato ammazzato. Però è fondamentale sapere che nostro figlio ora può riposare in pace. Oggi possiamo dire che la giustizia esiste”. Lei ha dimostrato molto coraggio. In questi sei anni ha mai avuto la tentazione di lasciar perdere? La voce è tranquilla: “No, mai. L’amore di una mamma va oltre tutto e tutti. Dal primo momento, da quando è nato e me lo hanno portato vicino, per me Marco è stato la vita, la linfa vitale“. La morte di un figlio è contro natura. “Soprattutto per come è morto Marco. Per questo bisogna essere sempre combattivi e andare avanti. Tanto più quando sai di essere nel giusto. Perché noi stavamo nel giusto. Bastava soltanto...”. La voce del marito, in sottofondo, completa la frase: “Bastava che lo salvassero”. “Sì, che lo salvassero”, ripete lei. ”Allora Marco stava qui”.

C’è questa foto di suo figlio, radioso e abbronzato, bellissimo. È diventata un simbolo. Voi due, sempre abbracciati. “Quando aveva un problema voleva il mio consenso. All’inizio era molto innamorato di Martina. Lei mi piaceva, mi ha ingannato. Anche se aveva uno sguardo gelido, da sempre. Questo a Marco gliel’ho sempre detto”.

Lui si confidava? “Doveva trovare il suo momento. Non è che veniva da te e ti raccontava tutto. Magari non succedeva niente per due giorni, poi mi diceva: mamma, mettiti seduta, ti devo dire questa cosa. Negli ultimi tempi aveva capito che la famiglia Ciontoli aveva delle mancanze”. Quali sogni aveva? “La sua passione era la moto, un amore che gli aveva trasmesso il babbo. Aveva solo 20 anni quando lo hanno ammazzato. Era appena uscito dal liceo scientifico, si era preso un po’ di tempo per fare concorsi. Voleva entrare nella vita militare, il suo sogno era volare con le Frecce tricolori. Se non ci fosse riuscito, si sarebbe iscritto a ingegneria meccanica, era la sua passione. Gli amici dicevano sempre che Marco era quello che riusciva ad aggiustare tutto, se avevano un problema”.
Marina Vannini e il marito abbracciano il figlio Marco
Le capita di sognarlo? “Mi è successo spesso, sempre da piccolino. Solo tre volte da grande. Mi è capitato pochi giorni prima della sentenza, era bellissimo e abbronzato, stava al mare. Era lontano, mi raggiungeva e mi diceva, 'mamma stai tranquilla, andrà tutto bene'. Mi sono svegliata perché mi pareva quasi di toccarlo. Ma non l’ho detto a nessuno, neanche a mio marito, forse per scaramanzia”. Lei ha avuto l’abbraccio e il sostegno di tutta Italia. In rete in questi anni si sono moltiplicati i gruppi per chiedere verità e giustizia. È mai stata chiamata da altre mamme che hanno vissuto la sua stessa tragedia? “Sì, tante volte. Mi cercano perché mi dicono che sono stata molto coraggiosa. Io a tutte ripeto che il coraggio alla fine viene anche da quel che ti succede, mi hanno ucciso un figlio. E a tutte do lo stesso consiglio, non bisogna mai mollare”. Ora che è tutto finito, continuerà il suo impegno per la giustizia? “Sì. Se una mamma mi chiamerà e mi chiederà consiglio, cercherò di aiutarla. Marco non c’è più ma continuerà a vivere, l’ho sempre detto. Lo farà attraverso le nostre possibilità. Se potrò aiutare una famiglia che ha subìto un’ingiustizia e ha bisogno di una perizia, lo farò. Se un ragazzo vuole studiare e non ha i mezzi per farlo, gli darò una mano. Io voglio aiutare i giovani”.

Quando va al cimitero da Marco che cosa gli dice? “Ci vado per quel buongiorno ma’ che mi manca tantissimo”. La voce s’incrina. “Io Marco lo sento sempre vicino a me. Bisogna saper cogliere il momento. Lui c’è, in un altro modo. Quando arrivo da lui gli dico, Marco, sono qui. E sento la sua voce che mi risponde, ciao ma’”.

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