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Home » Attualità » Florida, gli attivisti fanno causa alla legge statale che blocca l’aborto dopo 15 settimane

Florida, gli attivisti fanno causa alla legge statale che blocca l’aborto dopo 15 settimane

La nuova misura, approvata dai legislatori repubblicani lo scorso aprile, entrerà in vigore il prossimo 1° luglio e non prevede eccezioni nemmeno nei casi di stupro, incesto e

Marianna Grazi
3 Giugno 2022
proteste contro divieto di aborto

Florida, le proteste contro divieto di aborto dopo 15 settimane

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In Florida una coalizione di associazioni per i diritti dell’aborto ha intentato una causa, mercoledì 1° giugno, per cercare di bloccare la nuova legge dello Stato che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dopo le 15 settimane. Gli attivisti sostengono che la nuova legge minacci i medici di finire in carcere e violi i diritti alla privacy sanciti dalla Costituzione dello Stato. La nuova sfida legale arriva mentre i governi federali repubblicani si sono mossi per limitare l’accesso all’aborto e poche settimane prima che la Corte Suprema degli Stati Uniti emetta un’importante sentenza in materia, che potrebbe minare, se non rovesciare, la storica decisione Roe v. Wade (1973).

La causa in Florida

Ron DeSantis
Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato il 14 aprile scorso la legge che vieta l’aborto dopo 15 settimane di gravidanza

L’ingiunzione è stata presentata mercoledì, nella Contea di Leon, dall’American Civil Liberties Union of Florida per conto di due uffici regionali di ‘Planned Parenthood‘ e di sei cliniche dove si praticano aborti. Una mossa prevedibile, dopo che il Congresso statale, controllato dai repubblicani, ha approvato il provvedimento e il governatore Ron DeSantis l’ha firmato il 14 aprile scorso. La legge, che non prevede eccezioni nemmeno per le vittime di stupro, incesto e traffico di esseri umani, entrerà in vigore il prossimo 1° luglio. “In assenza di un’ingiunzione, la legge impedirà alle cittadine della Florida di esercitare il loro diritto costituzionale fondamentale di decidere se abortire prima della vitalità, causando un danno irreparabile per il quale non esiste un rimedio adeguato a livello giuridico”, si legge nella causa.

“Un crudele attacco ai diritti”

Florida donne contro il divieto all'aborto
Florida, un gruppo di donne protesta contro la nuova legge sull’aborto che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio

Prima dell’approvazione della misura, che pone il limite massimo per ricorrere all’interruzione di gravidanza a 15 settimane, la Florida proibiva gli aborti a 24 settimane di gravidanza. L’anno scorso più di 79mila donne dello Stato si sono sottoposte alla procedura. Secondo quanto riportato in un comunicato da Daniel Tilley, direttore legale dell’ACLU della Florida, “Non solo la legge HB 5 sfida la volontà popolare, ma ignora le circostanze reali delle donne che hanno necessità di abortire e le mette deliberatamente in pericolo“. “Con la Corte Suprema degli Stati Uniti che minaccia di togliere il diritto federale all’aborto – aggiunge Tilley – faremo tutto ciò che è in nostro potere per bloccare questo crudele attacco al diritto fondamentale delle persone della Florida di ottenere le cure di cui hanno bisogno”. La nuova legge è la più severa in materia di aborto nella storia dello Stato e rispecchia un divieto del Mississippi che è al centro del caso (il “Dobbs contro Jackson Women’s Health Organization”, ndr) sul quale la Corte Suprema è pronta a pronunciarsi rovesciando – a quanto sembra secondo la bozza di opinione trapelata – la Roe v. Wade.

Attesa la decisione della Corte Suprema

Bryan Griffin, portavoce di DeSantis, ha scritto in una mail che l’ufficio del governatore è fiducioso che la legge sul divieto delle 15 settimane resisterà a tutte le sfide legali. Il caso della Florida, insomma, sembra essere l’ennesima anticipazione a ciò che potrebbe accadere a fine mese/inizio luglio, quando la Corte Suprema sarà chiamata a pronunciarsi sul diritto all’aborto. Che, ricordiamo, è ‘tutelato’ o comunque il tema è affrontato anche all’interno delle Costituzioni statali. Se i giudici annulleranno il diritto fondamentale all’aborto, stabilito quasi 50 anni fa, la battaglia legale sui diritti riproduttivi si sposterà infatti nei tribunali federali.

proteste contro divieto di aborto 1
Gli attivisti che hanno intentato causa alla legge nella Contea di Leon, Florida, sostengono che questa minacci i medici di finire in carcere e violi i diritti alla privacy sanciti dalla Costituzione dello Stato

Per questo gli attivisti e i medici che hanno intentato la causa presso il tribunale della contea di Leon, sostenendo che il diritto costituzionale alla privacy dello Stato è stato espressamente scritto per impedire al governo di intromettersi nella vita privata. E il divieto di abortire dopo 15 settimane di gravidanza va troppo oltre. I querelanti chiedono al giudice di bloccare temporaneamente l’entrata in vigore del divieto il mese prossimo, fino a quando non avrà luogo un processo. Ma in vista della decisione dei 9 giudici supremi, i repubblicani della Florida stanno valutando anche altre possibilità, tra cui anche il divieto totale di aborto (come in Oklahoma insomma). Per ora la questione rimane in sospeso, ma di certo in queste settimane sentiremo spesso riparlare della questione aborto negli stati Uniti in generale. E purtroppo i presagi non sono affatto i migliori.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
In Florida una coalizione di associazioni per i diritti dell'aborto ha intentato una causa, mercoledì 1° giugno, per cercare di bloccare la nuova legge dello Stato che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza dopo le 15 settimane. Gli attivisti sostengono che la nuova legge minacci i medici di finire in carcere e violi i diritti alla privacy sanciti dalla Costituzione dello Stato. La nuova sfida legale arriva mentre i governi federali repubblicani si sono mossi per limitare l'accesso all'aborto e poche settimane prima che la Corte Suprema degli Stati Uniti emetta un'importante sentenza in materia, che potrebbe minare, se non rovesciare, la storica decisione Roe v. Wade (1973).

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"Un crudele attacco ai diritti"

Florida donne contro il divieto all'aborto
Florida, un gruppo di donne protesta contro la nuova legge sull'aborto che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio
Prima dell'approvazione della misura, che pone il limite massimo per ricorrere all'interruzione di gravidanza a 15 settimane, la Florida proibiva gli aborti a 24 settimane di gravidanza. L'anno scorso più di 79mila donne dello Stato si sono sottoposte alla procedura. Secondo quanto riportato in un comunicato da Daniel Tilley, direttore legale dell'ACLU della Florida, "Non solo la legge HB 5 sfida la volontà popolare, ma ignora le circostanze reali delle donne che hanno necessità di abortire e le mette deliberatamente in pericolo". "Con la Corte Suprema degli Stati Uniti che minaccia di togliere il diritto federale all'aborto – aggiunge Tilley – faremo tutto ciò che è in nostro potere per bloccare questo crudele attacco al diritto fondamentale delle persone della Florida di ottenere le cure di cui hanno bisogno". La nuova legge è la più severa in materia di aborto nella storia dello Stato e rispecchia un divieto del Mississippi che è al centro del caso (il "Dobbs contro Jackson Women's Health Organization", ndr) sul quale la Corte Suprema è pronta a pronunciarsi rovesciando – a quanto sembra secondo la bozza di opinione trapelata – la Roe v. Wade.

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proteste contro divieto di aborto 1
Gli attivisti che hanno intentato causa alla legge nella Contea di Leon, Florida, sostengono che questa minacci i medici di finire in carcere e violi i diritti alla privacy sanciti dalla Costituzione dello Stato
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