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Home » Attualità » Francesco, Federico e una maratona per due: “Porteremo la bandiera dell’inclusione a NY”

Francesco, Federico e una maratona per due: “Porteremo la bandiera dell’inclusione a NY”

Gli atleti pisani Michelotti e Mataresi sono gli unici italiani in gara nella modalità spingitore e partecipante in carrozzina

Ilaria Vallerini
29 Ottobre 2022
Federico Mataresi e Francesco Michelotti  rappresenteranno Pisa e l'Italia alla maratona di New York

Federico Mataresi e Francesco Michelotti rappresenteranno Pisa e l'Italia alla maratona di New York

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“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Francesco, Federico e il grande sogno oltreoceano che improvvisamente si realizza. Proprio come quell’impossibile della massima di Francesco D’Assisi. Rappresenteranno Pisa e l’Italia alla Maratona di New York del prossimo 6 novembre nella modalità atleta spingitore e partecipante in carrozzina. “Porteremo la bandiera dell’inclusione nella Grande Mela”, hanno detto i due atleti del Gruppo Podistico Rossini, Francesco Michelotti e Federico Mataresi. Per la coppia pisana si tratta di una partecipazione straordinaria, considerato che l’organizzazione della maratona ammette per ogni edizione solo 5 partecipanti nella modalità composta da un atleta spingitore e da un partecipante spinto. Tra tutti hanno scelto proprio loro, due amici prima di tutto che condividono l’amore per lo sport e per la maglia nerazzurra.

“Bisogna sempre credere nei sogni”

“Bisogna solo credere sempre nei sogni e mai smettere di farlo”, dice Francesco Michelotti, il quale è anche presidente dell’associazione ‘Vai oltre a ciò che vedi’. Parole espresse tra commozione e incredulità. E’ stata una settimana piena di riconoscimenti dopo la notizia della partenza per la Grande Mela. Dalla consegna della bandiera pisana da parte della vicesindaco di Pisa, Raffaella Bonsangue all’incontro con l’allenatore del Pisa, Luca D’Angelo, il quale “ci ha fatto un grande in bocca al lupo”, rivela Michelotti.  “Quello che ci accade non avviene mai per caso, a me è stata data una seconda opportunità, nonostante le avversità, grazie alle persone che stanno al mio fianco e che mi hanno sempre sostenuto”. Francesco racconta come è cambiato il suo rapporto con la carrozzina da quando fa parte del Gruppo podistico Rossini: “Quando corro una maratona le barriere si abbattono e con loro anche le differenze. Diventiamo tutti un’unica cosa.  Superare le apparenze: è questo il messaggio che lanciamo cantando a squarciagola la canzone ‘Vai oltre a ciò che vedi’, dell’omonima associazione, con il sorriso stampato in faccia e il vento tra i capelli”.  “Goccia dopo goccia scaveremo un solco, per rendere il mondo un luogo sempre più accessibile – dice Federico Mataresi -. Lo abbiamo fatto nel nostro piccolo partecipando a numerose maratone in Italia, e finalmente avremo l’opportunità di farlo da un “palco” ancora più importante, accendendo ancora una volta i riflettori sull’accessibilità nelle gare sportive e in tutti gli ambiti della vita delle persone”.

Francesco Michelotti e Federico Mataresi durante un allenamento

Il saluto del vicesindaco di Pisa: “L’unione fa la forza”

“Un sincero, grosso, in bocca al lupo a Federico e Francesco, un ragazzo pisano, tifoso sfegatato del Pisa, con un’energia incredibile sempre pronto a nuove sfide ed avventure, in partenza per New York, dove il 6 novembre parteciperanno alla famosa maratona – ha detto la vicesindaco Raffaella Bonsangue -. Ringraziamo Federico e Francesco, sempre in prima linea per la battaglia a favore dell’inclusione e dell’indipendenza, per un mondo sempre più accessibile, mostrando, ancora una volta che, nella vita, come nello sport, l’unione fa la forza, ‘united we run’. Mancano pochi giorni al via, sulla linea di partenza, insieme per realizzare un sogno, oltreoceano, per superare se stessi e gli altri, per conquistare nuove emozioni. Tutta Pisa correrà con voi, al vostro fianco: sarà un vero onore per tutta la città veder sventolare la bandiera rossocrociata nella Grande Mela. Dopo 42 chilometri, l’unica cosa che conterà veramente sarà vedervi sorridere, insieme, al traguardo!”.

L’incontro con il vicesindaco del Comune di Pisa, Raffaella Bonsangue

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile". Francesco, Federico e il grande sogno oltreoceano che improvvisamente si realizza. Proprio come quell'impossibile della massima di Francesco D'Assisi. Rappresenteranno Pisa e l'Italia alla Maratona di New York del prossimo 6 novembre nella modalità atleta spingitore e partecipante in carrozzina. "Porteremo la bandiera dell'inclusione nella Grande Mela", hanno detto i due atleti del Gruppo Podistico Rossini, Francesco Michelotti e Federico Mataresi. Per la coppia pisana si tratta di una partecipazione straordinaria, considerato che l’organizzazione della maratona ammette per ogni edizione solo 5 partecipanti nella modalità composta da un atleta spingitore e da un partecipante spinto. Tra tutti hanno scelto proprio loro, due amici prima di tutto che condividono l'amore per lo sport e per la maglia nerazzurra.

"Bisogna sempre credere nei sogni"

"Bisogna solo credere sempre nei sogni e mai smettere di farlo", dice Francesco Michelotti, il quale è anche presidente dell'associazione 'Vai oltre a ciò che vedi'. Parole espresse tra commozione e incredulità. E' stata una settimana piena di riconoscimenti dopo la notizia della partenza per la Grande Mela. Dalla consegna della bandiera pisana da parte della vicesindaco di Pisa, Raffaella Bonsangue all'incontro con l'allenatore del Pisa, Luca D'Angelo, il quale "ci ha fatto un grande in bocca al lupo", rivela Michelotti.  "Quello che ci accade non avviene mai per caso, a me è stata data una seconda opportunità, nonostante le avversità, grazie alle persone che stanno al mio fianco e che mi hanno sempre sostenuto". Francesco racconta come è cambiato il suo rapporto con la carrozzina da quando fa parte del Gruppo podistico Rossini: "Quando corro una maratona le barriere si abbattono e con loro anche le differenze. Diventiamo tutti un'unica cosa.  Superare le apparenze: è questo il messaggio che lanciamo cantando a squarciagola la canzone 'Vai oltre a ciò che vedi', dell'omonima associazione, con il sorriso stampato in faccia e il vento tra i capelli".  "Goccia dopo goccia scaveremo un solco, per rendere il mondo un luogo sempre più accessibile - dice Federico Mataresi -. Lo abbiamo fatto nel nostro piccolo partecipando a numerose maratone in Italia, e finalmente avremo l'opportunità di farlo da un "palco" ancora più importante, accendendo ancora una volta i riflettori sull'accessibilità nelle gare sportive e in tutti gli ambiti della vita delle persone".
Francesco Michelotti e Federico Mataresi durante un allenamento

Il saluto del vicesindaco di Pisa: "L'unione fa la forza"

"Un sincero, grosso, in bocca al lupo a Federico e Francesco, un ragazzo pisano, tifoso sfegatato del Pisa, con un’energia incredibile sempre pronto a nuove sfide ed avventure, in partenza per New York, dove il 6 novembre parteciperanno alla famosa maratona – ha detto la vicesindaco Raffaella Bonsangue -. Ringraziamo Federico e Francesco, sempre in prima linea per la battaglia a favore dell’inclusione e dell’indipendenza, per un mondo sempre più accessibile, mostrando, ancora una volta che, nella vita, come nello sport, l’unione fa la forza, 'united we run'. Mancano pochi giorni al via, sulla linea di partenza, insieme per realizzare un sogno, oltreoceano, per superare se stessi e gli altri, per conquistare nuove emozioni. Tutta Pisa correrà con voi, al vostro fianco: sarà un vero onore per tutta la città veder sventolare la bandiera rossocrociata nella Grande Mela. Dopo 42 chilometri, l’unica cosa che conterà veramente sarà vedervi sorridere, insieme, al traguardo!".
L'incontro con il vicesindaco del Comune di Pisa, Raffaella Bonsangue
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