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Home » Attualità » Gaia Nanni: “Dopo il post sull’aborto ho trovato l’auto cosparsa di immondizia”

Gaia Nanni: “Dopo il post sull’aborto ho trovato l’auto cosparsa di immondizia”

L'attrice fiorentina denuncia attacchi arrivati sui social ma anche nella vita reale, come la nettezza buttata sulla sua automobile: "Ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare"

Letizia Cini
29 Giugno 2022
Gaia Nanni: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia"

Gaia Nanni: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia"

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La madre degli imbecilli… dice il vecchio proverbio. In questo caso, imbecilli e codardi. E sul tema aborto sono tanti coloro che reagiscono lasciandosi andare a gesti e parole pieni di rabbia, manifestando il loro disappunto nel peggiore dei modi. Dopo aver affidato a Facebook la testimonianza di quello che definisce “un iter reso disumano”, e dedica un lungo racconto ai padri di quei bambini che, come i suoi, sono nati prematuri, l’attrice fiorentina Gaia Nanni si è trovata letteralmente sommersa dalla sporcizia, la sporcizia di chi giudica senza sapere, convinto di essere il detentore della giustizia. E per rivendicare un ruolo che nessuno gli ha affidato, questo qualcuno ha deciso di lasciare un sacco di spazzatura aperto, rovesciato sul cofano dell’auto della donna come gesto di  massimo spregio. “Sono allibita – commenta l’attrice –. L’aborto è una richiesta di donne alle quali è stato per decenni impedito di esercitare la libertà di gestire il proprio corpo. Ma se ci fosse una società che fosse stata sempre davvero a misura di donna, forse l’aborto non sarebbe stato neppure necessario. Io volevo che il mio racconto in prima persona fosse una riflessione in questo senso, non una polemica, tanto meno una provocazione”.

La testimonianza di Gaia Nanni

Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non torna e il suo racconto social
Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, torna sul suo racconto social

“Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia e improvvisamente ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare – racconta Gaia Nanni, classe 1981, su Facebook – . Ho sopravvalutato il mio paese che quando giudica i vicini oltreoceano pare Pinco ma che alla fine resta un feudo medievale. Si tutela l’embrione e si augura la morte a quella che lo porta in grembo se non si comporta secondo i dettami stabiliti. Muori bastarda hai ucciso una vita! Mi scusi lei è? Mario Rossi. Bene, la registriamo subito. Ci sarebbe da ridere e immaginarsi un Cabaret a Lignano Sabbiadoro se non fosse così atroce. Nessuno o in pochissimi prima del dito hanno guardato la luna: una donna che in quel momento è disperata, un dolore, un percorso medico offensivo per come è stato progettato. Un diritto ostacolato”.

Gli insulti

“Tutto è posto in secondo piano e l’annosa questione dei motivi che spingono una donna a porre fine alla propria gravidanza è nel 98% per cento dei casi liquidata con: ‘Sc..a meno! ‘E giù risate. Esistono gli anticoncezionali Pecora! – riprende il racconto dell’attrice, madre di due figli – . Mi hanno scritto centinaia di donne in lacrime, chi ha dovuto salutare un figlio perché incompatibile con la vita, chi non poteva portarlo avanti perché con una spirale inserita, chi in menopausa da un anno che ‘avevo 3 figli, non sapevo come fare’, chi non ha neanche avuto il coraggio di dirmi perché. E non mi importa quel perché. E non vi dirò il mio. Non lo avrete mai perché potrebbe indurvi ad una compassione tardiva e io la vostra compassione tardiva non la voglio. Abbiamo bisogno di sapere morbosamente il perché di una donna che soffre? Davvero? Non si vede più l’altro. Ho visto una calamita da frigo in una vetrina, proprio due giorni fa ‘Solo il mio cane mi capisce’ tutta tempestata di cuori. Ma davvero? Ipotizzare d’avere un problema ed essersi dimenticati – prima di tutto – degli esseri umani pare brutto? La stragrande maggioranza dei commenti violenti sono stati fatti da donne”.

Gaia Nanni: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia"
Gaia Nanni: “Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia”

Quei commenti al veleno

“Ho dovuto dire a mia madre, non leggerli. Giurami che non li leggi. Le pagine di notizie in cui sono finita saccheggiano quello che più fa comodo. E questo faceva comodo. Ho scritto di tantissime cose in questi anni, ho fatto elogi ai reparti di terapia intensiva in cui ho accudito per mesi i miei figli (non faceva comodo) ho parlato di diritti lavorativi calpestati (non c’era il morto, non faceva comodo) ho raccontato di Gain il migliore amico senegalese di Giulio che per anni è stato l’anima di questa strada (non faceva comodo). Questo faceva comodo – conclude la sua amara riflessione Gaia Nanni, da sempre impegnata sul palco e fuori a fianco delle donne –  . Hanno preso foto, trovato il titolo ad hoc et voilà! Io non ho rilasciato nessuna intervista e mi sono trovata dappertutto. Ma ci sta. Sono pochi gli artisti in Italia ad aver preso una posizione, perché essere sulla scia del ‘galleggio, non mi espongo e trovo tutte le porte aperte’ sembra convenire di più. Sono fiera di quelli che hanno rischiato, con me. Sono grata alle centinaia di storie che mi avete confidato, senza quelle oggi avrei vergogna forse ad uscire di casa. Ma siamo un esercito bellissimo e io ne avrò cura. Ora io e Dario si deve giocare a nascondino, anche se lui s’è nascosto troppo bene sarà dura trovarlo. Stacchiamo per un po’. Bona merde”.

La condivisione del dolore nel post di Gaia Nanni

“L’aborto? Preferisco lasciare solo traccia di quello scritto e non rilasciare interviste“. Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non era voluta tornare sul suo racconto social, che iniziava così: “Io sono di Firenze e abortire a Firenze non è stato per nulla facile“. Una lettera aperta pubblicata sulla sua pagina Facebook, nella quale Gaia Nanni ricorda il suo percorso di interruzione di gravidanza, parole che arrivano a pochi giorni di distanza dalla decisione della Corte suprema americana sullo stop all’interruzione volontaria della gravidanza. Gaia ripercorre con la memoria, evidenziando come la sua ginecologa fosse obiettore di coscienza e pertanto, per procedere all’interruzione di gravidanza, servisse la firma di un medico terzo che accertasse la volontà della donna.

L’iter verso l’interruzione volontaria di gravidanza

Gaia Nanni versione mamma in una foto tratta dal suo profilo Instagram
Gaia Nanni versione mamma in una foto tratta dal suo profilo Instagram

Ed è così che parte la descrizione di un iter piuttosto lungo e complesso: “Faccio più incontri con una psicologa ed una assistente sociale che alla fine della prima seduta mi dice ’vede, lei è emotivamente scossa. Piange. Non siamo sicure che lo voglia davvero. Rifissiamo un altro appuntamento’. E passano i giorni. Che sembrano mesi. Le settimane, anni“. Poi, aggiunge nel suo accorato post l’attrice, “arrivo alla benedetta firma con annessa ecografia che attesti la gravidanza in corso. Il medico mi fa sdraiare. Non mi guarda in faccia. Non parla con me. Si gira verso la specializzanda e dice mentre mi visita: ’Questa ha l’utero retroverso’. Da quel momento Quella – che sono io – finisce in ambulatori e stanze dove si mettono al mondo bambini, accanto a chi chiama la futura nonna e a chi ha già scelto il nome e te? E Quella? Io no. Non mi chiedono un numero di telefono. Non mi chiedono se avessi un accompagnatore all’accettazione“.

Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non torna e il suo racconto social
Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, e il suo racconto social

Così l’iter garantito dalla Legge 194 – che garantisce il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza – diventa un percorso pieno di ostacoli, che non facilitano certo la scelta presa dalla giovane donna. “Sono passati anni da allora ma il dolore di quello che è stato non ve lo racconto, l’unico balsamo sarebbe non farci passare nessuna altra donna da quell’iter disumano – le parole di Gaia Nanni – . Oggi che tutti ci indigniamo, giustamente, per la mostruosa sentenza della Corte suprema Usa sull’aborto, ho voluto raccontarvi questa storia, perché rendere difficile l’applicazione di un diritto equivale a negarlo”.

Raggiunta telefonicamente, non è voluta tornare sull’argomento: “Preferisco lasciare solo traccia di quello scritto“, dice. E a giudicare dalla quantità di commenti e testimonianze, le sua parole hanno colpito molte altre donne. Ancora in tema di gravidanza –  in questo caso di nascita – sempre su Facebook Gaia Nanni ha invece dedicato un lungo post “a tutti i babbi dei bambini nati prematuri che diventano madri, prima delle madri stesse“.

Creature ‘piccine picciò’

“I miei piccoli alla nascita pesavano poco più di un chilo, hanno passato 90 giorni in Terapia Intensiva tra tubicini, spie e cappellini di cotone grossi come un’arancia – racconta l’attrice Gaia Nanni -. Giulio lo chiamavo lo Gnomo del Casentino. Tornammo a casa con nemmeno due kg di bambino. Ai parenti che venivano in visita a casa dicevo, dopo essermi sincerata se il caffè lo preferissero zuccherato o meno, che ’lo gnomo era di là, sul divano’ e giù tutti a ridere. Che mamma ganza, così libera da quel dolore. Che ironia fatta donna. Si rideva. Tutti. Quasi tutti. Giulio. Il mio Giulio. Quello che oggi sembra mangiarsi la vita a morsi in realtà mi faceva una paura terribile. Apnee, il cuore che pareva far capricci, la pelle trasparente. Tra quelle culline termiche io stavo accanto a Dario: quello che tra i gemelli pareva essere il più paffuto, quello bellino, quello che andava avanti senza intoppi“.

“ Li vide Francesco prima di me, io ero ancora a bestemmiare in stanza per il cesareo e una gamba strascicata che non mi faceva camminare – prosegue il post di mamma Gaia – . Ho passato tre giorni a deambulare come uno zombie per il corridoio della maternità con le infermiere che sembravano agenti di un ’Walking Dead’ tra partorienti. Il quarto giorno mi rimisi, mi aggiustai i capelli sporchi in un foulard da diva ed entrai in terapia intensiva per conoscere i miei bambini. Li trovai in un ginepraio di tubicini, spie e fili e con fare splendido, ancora una volta, fissai l’infermiere negli occhi e dissi ’allora bellodezia quando mi rilasciate la versione wireless di questi qui’. Lui rise, poco a dirla tutta. E fece bene. Sapeva che quella non poteva essere la reazione di una mamma che mette piede lì dentro per la prima volta, che per la prima volta saluta i suoi figli dietro ad un vetro, che non sa che cazzo succederà nei prossimi mesi, se uscirà davvero con quei figlioli lì da quel posto. Le mamme in quel reparto, e l’infermiere lo sa bene, piangono, stanno mute, vomitano, alcune svengono. Altre ridono, vero. Ma non il primo giorno. E soprattutto non fanno cabaret. No“.

Babbo Francesco nel post di Gaia Nanni
Babbo Francesco nel post di Gaia Nanni

L’amore di babbo Francesco

Finisco la mia battuta, abbozza mezzo sorriso, mi prende le mani dicendo ’Signora se non se la sente di tornare qui per qualche giorno faccia pure, ci siamo noi con i bambini, può venire il Padre e lei signora può prendere tutto il tempo che le serve per piangere, pensare, tornare – conclude il racconto – – Non tornai per altri tre giorni. Piansi per altri tre giorni. Perché c’era Lui. Lui con loro. Lui con me. Il Babbo Francesco. Silenzioso, forse meno ridanciano, ma accanto al suo Giulio. Senza annunci. Senza strombazzate. Senza clamore. Restava lì con lui. Col pudore e l’amore degli uomini grandi. Ancora oggi, col pudore e l’amore degli uomini grandi, gli resta accanto. Anzi, CI resta accanto. Perché in fondo gli sono capitati tre bambini, non due. Perché in fondo ha sempre saputo quando c’è da ridere e quando no. Perché in fondo lui le cose che contano le sa da sempre, le tiene in mente da sempre, ma non lo dà a vedere. Un bacio a lui, oggi. Un bacio a tutti i babbi dei bambini nati prematuri che diventano madri, prima delle madri stesse“.

Dopo gli attacchi, la solidarietà di tante donne

Purtroppo, il giorno successivo a questo post, la violenza di qualcuno ha travolto la serenità dell’attrice e della sua famiglia, ma il mondo del web è schierato al suo fianco: “Condivido parola per parola e ti sono vicina in tutto, lo sai – scrive Silvia Biagioni – . In più mi viene da dire che nel 2022 nonostante le conquiste in campo medico tecnologico etc stiamo regredendo in ambito “umano”. Ci stiamo “imbestialendo”. Quando è successo? Come siamo arrivati fin qui? Queste domande mi tormentano. Il corpo delle donne, il potere femminile ha sempre fatto paura nei secoli. Siamo andati avanti apparentemente ma il “femminile” terrorizza ancora. E ci minacciano, ci umiliano, provano a zittirci, a minimizzarci, a rabbonirci con paternalismo insopportabile. È l’ora di alzare la voce”.

“Mi dispiace tanto, se qualcuno però esagera, denuncia – interviene Elena Farinelli – Poi i soldi dalli pure in beneficenza o alle donne che hanno bisogno. ma non permettere che la gente ti ricopra di immondizia pubblicamente. Ti sono vicina”.

“Nessuno che si scandalizza perché una donna sposata non può farsi legare le tube senza il consenso del marito? – si chiede MomyMomyx Manetti – . C’è un problema di percezione della realtà Poi mi domando: ma alle persone che si permettono di scrivere cose tremende, non è mail successo nulla nella vita? A loro non si è mai posto un bivio difficile? Mi hanno augurato robe brutte una volta e sono parole tremende da leggere, hanno problemi loro però, non noi”.

Il sostegno delle istituzioni

“Gaia Nanni è una bravissima artista toscana. Ma è prima di tutto una persona da sempre impegnata, anche con il suo lavoro, nella difesa dei diritti dei più deboli e, in modo particolare, delle donne”: il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, esprime piena solidarietà e vicinanza a Gaia Nanni. “Dopo la vergognosa sentenza della Corte Suprema statunitense sul divieto di aborto, Gaia non ha esitato a raccontare in un post la sua esperienza di vita personale – prosegue – . Un racconto intimo, che non dava giudizi né cercava giustificazioni, ma che spiegava il dolore, la difficoltà, la solitudine con cui lei, e tante altre donne, hanno affrontato quel momento, quella scelta. E ne rivendicava, semplicemente, il diritto per tutte”.

8 Donne per l’8 marzo”: nella Giornata internazionale della donna, evento a Firenze
8 Donne per l’8 marzo”: nella Giornata internazionale della donna, evento a Firenze

“A quelle sue parole, in pubblico e in privato, hanno risposto in tantissimi. E se molti sono stati i ringraziamenti e i messaggi di vicinanza e comprensione, la faccia peggiore dei social non ha esitato a palesarsi anche in questo caso: offese, minacce, insulti. Fino a che una mano anonima e vigliacca non le ha fatto trovare sotto casa l’auto cosparsa di immondizia”, sottolinea  il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo. “Di fronte a questo schifo non posso e non voglio tacere – tuona – . A Gaia, a tutte le donne e a tutte le persone che hanno il coraggio di parlare, di denunciare, di rivendicare diritti va la mia e la nostra vicinanza, la nostra solidarietà, il nostro affetto. Siamo e saremo sempre dalla loro parte e dalla parte di tutte e tutti coloro che danno voce a chi non ha voce”.

“Lo scorso 8 marzo, nella giornata che abbiamo dedicato alle donne in Consiglio – continua ancora Mazzeo -, Gaia era con noi. È una scelta di cui sono sempre stato orgoglioso ma oggi più che mai abbiamo un motivo per volerla presto di nuovo con noi. A raccontare insieme, a denunciare insieme, a urlare insieme che in Toscana, in Italia e nel mondo lotteremo sempre per i diritti e la dignità delle persone. Tutte, nessuna esclusa”.

IL COMMENTO
I diritti delle donne: quando parlare è cosa necessaria
di Letizia Cini
Li chiamano odiatori, haters, leoni da tastiera capaci di trascorrere ore sui social a insultare quando non a minacciare chiunque la pensi diversamente da loro. «Quelli li avevo messi in conto», sospira l’attrice Gaia Nanni, colpevole di coraggio. Ovverodi aver affidato a Facebook la testimonianza del suo aborto, un momento drammatico della sua vita, reso disumano da un iter fatto di ostacoli e malcelata condanna, dopo lo choc per la recente sentenza della Corte Suprema statunitense. Da sempre impegnata, sul palco e fuori, l’attrice rivendicava il diritto di scelta delle donne. Risultato? Dalla valanga di insulti sui social qualcuno è passato all’azione nella vita reale: «Ho trovato la mia auto cosparsa di immondizia – racconta – e improvvisamente ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare». No, Gaia: non solo si può. Si deve.

 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
La madre degli imbecilli... dice il vecchio proverbio. In questo caso, imbecilli e codardi. E sul tema aborto sono tanti coloro che reagiscono lasciandosi andare a gesti e parole pieni di rabbia, manifestando il loro disappunto nel peggiore dei modi. Dopo aver affidato a Facebook la testimonianza di quello che definisce “un iter reso disumano”, e dedica un lungo racconto ai padri di quei bambini che, come i suoi, sono nati prematuri, l'attrice fiorentina Gaia Nanni si è trovata letteralmente sommersa dalla sporcizia, la sporcizia di chi giudica senza sapere, convinto di essere il detentore della giustizia. E per rivendicare un ruolo che nessuno gli ha affidato, questo qualcuno ha deciso di lasciare un sacco di spazzatura aperto, rovesciato sul cofano dell'auto della donna come gesto di  massimo spregio. "Sono allibita – commenta l'attrice –. L’aborto è una richiesta di donne alle quali è stato per decenni impedito di esercitare la libertà di gestire il proprio corpo. Ma se ci fosse una società che fosse stata sempre davvero a misura di donna, forse l’aborto non sarebbe stato neppure necessario. Io volevo che il mio racconto in prima persona fosse una riflessione in questo senso, non una polemica, tanto meno una provocazione".

La testimonianza di Gaia Nanni

Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non torna e il suo racconto social
Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, torna sul suo racconto social
"Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia e improvvisamente ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare - racconta Gaia Nanni, classe 1981, su Facebook - . Ho sopravvalutato il mio paese che quando giudica i vicini oltreoceano pare Pinco ma che alla fine resta un feudo medievale. Si tutela l’embrione e si augura la morte a quella che lo porta in grembo se non si comporta secondo i dettami stabiliti. Muori bastarda hai ucciso una vita! Mi scusi lei è? Mario Rossi. Bene, la registriamo subito. Ci sarebbe da ridere e immaginarsi un Cabaret a Lignano Sabbiadoro se non fosse così atroce. Nessuno o in pochissimi prima del dito hanno guardato la luna: una donna che in quel momento è disperata, un dolore, un percorso medico offensivo per come è stato progettato. Un diritto ostacolato".

Gli insulti

"Tutto è posto in secondo piano e l’annosa questione dei motivi che spingono una donna a porre fine alla propria gravidanza è nel 98% per cento dei casi liquidata con: 'Sc..a meno! 'E giù risate. Esistono gli anticoncezionali Pecora! - riprende il racconto dell'attrice, madre di due figli - . Mi hanno scritto centinaia di donne in lacrime, chi ha dovuto salutare un figlio perché incompatibile con la vita, chi non poteva portarlo avanti perché con una spirale inserita, chi in menopausa da un anno che 'avevo 3 figli, non sapevo come fare', chi non ha neanche avuto il coraggio di dirmi perché. E non mi importa quel perché. E non vi dirò il mio. Non lo avrete mai perché potrebbe indurvi ad una compassione tardiva e io la vostra compassione tardiva non la voglio. Abbiamo bisogno di sapere morbosamente il perché di una donna che soffre? Davvero? Non si vede più l’altro. Ho visto una calamita da frigo in una vetrina, proprio due giorni fa 'Solo il mio cane mi capisce' tutta tempestata di cuori. Ma davvero? Ipotizzare d’avere un problema ed essersi dimenticati - prima di tutto - degli esseri umani pare brutto? La stragrande maggioranza dei commenti violenti sono stati fatti da donne".
Gaia Nanni: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia"
Gaia Nanni: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia"

Quei commenti al veleno

"Ho dovuto dire a mia madre, non leggerli. Giurami che non li leggi. Le pagine di notizie in cui sono finita saccheggiano quello che più fa comodo. E questo faceva comodo. Ho scritto di tantissime cose in questi anni, ho fatto elogi ai reparti di terapia intensiva in cui ho accudito per mesi i miei figli (non faceva comodo) ho parlato di diritti lavorativi calpestati (non c’era il morto, non faceva comodo) ho raccontato di Gain il migliore amico senegalese di Giulio che per anni è stato l’anima di questa strada (non faceva comodo). Questo faceva comodo - conclude la sua amara riflessione Gaia Nanni, da sempre impegnata sul palco e fuori a fianco delle donne -  . Hanno preso foto, trovato il titolo ad hoc et voilà! Io non ho rilasciato nessuna intervista e mi sono trovata dappertutto. Ma ci sta. Sono pochi gli artisti in Italia ad aver preso una posizione, perché essere sulla scia del 'galleggio, non mi espongo e trovo tutte le porte aperte' sembra convenire di più. Sono fiera di quelli che hanno rischiato, con me. Sono grata alle centinaia di storie che mi avete confidato, senza quelle oggi avrei vergogna forse ad uscire di casa. Ma siamo un esercito bellissimo e io ne avrò cura. Ora io e Dario si deve giocare a nascondino, anche se lui s’è nascosto troppo bene sarà dura trovarlo. Stacchiamo per un po’. Bona merde".

La condivisione del dolore nel post di Gaia Nanni

“L'aborto? Preferisco lasciare solo traccia di quello scritto e non rilasciare interviste“. Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non era voluta tornare sul suo racconto social, che iniziava così: “Io sono di Firenze e abortire a Firenze non è stato per nulla facile“. Una lettera aperta pubblicata sulla sua pagina Facebook, nella quale Gaia Nanni ricorda il suo percorso di interruzione di gravidanza, parole che arrivano a pochi giorni di distanza dalla decisione della Corte suprema americana sullo stop all’interruzione volontaria della gravidanza. Gaia ripercorre con la memoria, evidenziando come la sua ginecologa fosse obiettore di coscienza e pertanto, per procedere all’interruzione di gravidanza, servisse la firma di un medico terzo che accertasse la volontà della donna.

L'iter verso l'interruzione volontaria di gravidanza

Gaia Nanni versione mamma in una foto tratta dal suo profilo Instagram
Gaia Nanni versione mamma in una foto tratta dal suo profilo Instagram
Ed è così che parte la descrizione di un iter piuttosto lungo e complesso: “Faccio più incontri con una psicologa ed una assistente sociale che alla fine della prima seduta mi dice ’vede, lei è emotivamente scossa. Piange. Non siamo sicure che lo voglia davvero. Rifissiamo un altro appuntamento’. E passano i giorni. Che sembrano mesi. Le settimane, anni“. Poi, aggiunge nel suo accorato post l’attrice, “arrivo alla benedetta firma con annessa ecografia che attesti la gravidanza in corso. Il medico mi fa sdraiare. Non mi guarda in faccia. Non parla con me. Si gira verso la specializzanda e dice mentre mi visita: ’Questa ha l’utero retroverso’. Da quel momento Quella - che sono io - finisce in ambulatori e stanze dove si mettono al mondo bambini, accanto a chi chiama la futura nonna e a chi ha già scelto il nome e te? E Quella? Io no. Non mi chiedono un numero di telefono. Non mi chiedono se avessi un accompagnatore all’accettazione“.
Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, non torna e il suo racconto social
Gaia Nanni, attrice fiorentina classe 1981, e il suo racconto social
Così l’iter garantito dalla Legge 194 - che garantisce il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza - diventa un percorso pieno di ostacoli, che non facilitano certo la scelta presa dalla giovane donna. “Sono passati anni da allora ma il dolore di quello che è stato non ve lo racconto, l’unico balsamo sarebbe non farci passare nessuna altra donna da quell’iter disumano - le parole di Gaia Nanni - . Oggi che tutti ci indigniamo, giustamente, per la mostruosa sentenza della Corte suprema Usa sull’aborto, ho voluto raccontarvi questa storia, perché rendere difficile l’applicazione di un diritto equivale a negarlo". Raggiunta telefonicamente, non è voluta tornare sull’argomento: “Preferisco lasciare solo traccia di quello scritto“, dice. E a giudicare dalla quantità di commenti e testimonianze, le sua parole hanno colpito molte altre donne. Ancora in tema di gravidanza -  in questo caso di nascita - sempre su Facebook Gaia Nanni ha invece dedicato un lungo post “a tutti i babbi dei bambini nati prematuri che diventano madri, prima delle madri stesse“.

Creature 'piccine picciò'

“I miei piccoli alla nascita pesavano poco più di un chilo, hanno passato 90 giorni in Terapia Intensiva tra tubicini, spie e cappellini di cotone grossi come un’arancia - racconta l’attrice Gaia Nanni -. Giulio lo chiamavo lo Gnomo del Casentino. Tornammo a casa con nemmeno due kg di bambino. Ai parenti che venivano in visita a casa dicevo, dopo essermi sincerata se il caffè lo preferissero zuccherato o meno, che ’lo gnomo era di là, sul divano’ e giù tutti a ridere. Che mamma ganza, così libera da quel dolore. Che ironia fatta donna. Si rideva. Tutti. Quasi tutti. Giulio. Il mio Giulio. Quello che oggi sembra mangiarsi la vita a morsi in realtà mi faceva una paura terribile. Apnee, il cuore che pareva far capricci, la pelle trasparente. Tra quelle culline termiche io stavo accanto a Dario: quello che tra i gemelli pareva essere il più paffuto, quello bellino, quello che andava avanti senza intoppi“. “ Li vide Francesco prima di me, io ero ancora a bestemmiare in stanza per il cesareo e una gamba strascicata che non mi faceva camminare - prosegue il post di mamma Gaia - . Ho passato tre giorni a deambulare come uno zombie per il corridoio della maternità con le infermiere che sembravano agenti di un ’Walking Dead’ tra partorienti. Il quarto giorno mi rimisi, mi aggiustai i capelli sporchi in un foulard da diva ed entrai in terapia intensiva per conoscere i miei bambini. Li trovai in un ginepraio di tubicini, spie e fili e con fare splendido, ancora una volta, fissai l’infermiere negli occhi e dissi ’allora bellodezia quando mi rilasciate la versione wireless di questi qui’. Lui rise, poco a dirla tutta. E fece bene. Sapeva che quella non poteva essere la reazione di una mamma che mette piede lì dentro per la prima volta, che per la prima volta saluta i suoi figli dietro ad un vetro, che non sa che cazzo succederà nei prossimi mesi, se uscirà davvero con quei figlioli lì da quel posto. Le mamme in quel reparto, e l’infermiere lo sa bene, piangono, stanno mute, vomitano, alcune svengono. Altre ridono, vero. Ma non il primo giorno. E soprattutto non fanno cabaret. No“.
Babbo Francesco nel post di Gaia Nanni
Babbo Francesco nel post di Gaia Nanni

L'amore di babbo Francesco

Finisco la mia battuta, abbozza mezzo sorriso, mi prende le mani dicendo ’Signora se non se la sente di tornare qui per qualche giorno faccia pure, ci siamo noi con i bambini, può venire il Padre e lei signora può prendere tutto il tempo che le serve per piangere, pensare, tornare - conclude il racconto - - Non tornai per altri tre giorni. Piansi per altri tre giorni. Perché c’era Lui. Lui con loro. Lui con me. Il Babbo Francesco. Silenzioso, forse meno ridanciano, ma accanto al suo Giulio. Senza annunci. Senza strombazzate. Senza clamore. Restava lì con lui. Col pudore e l’amore degli uomini grandi. Ancora oggi, col pudore e l’amore degli uomini grandi, gli resta accanto. Anzi, CI resta accanto. Perché in fondo gli sono capitati tre bambini, non due. Perché in fondo ha sempre saputo quando c’è da ridere e quando no. Perché in fondo lui le cose che contano le sa da sempre, le tiene in mente da sempre, ma non lo dà a vedere. Un bacio a lui, oggi. Un bacio a tutti i babbi dei bambini nati prematuri che diventano madri, prima delle madri stesse“.

Dopo gli attacchi, la solidarietà di tante donne

Purtroppo, il giorno successivo a questo post, la violenza di qualcuno ha travolto la serenità dell'attrice e della sua famiglia, ma il mondo del web è schierato al suo fianco: "Condivido parola per parola e ti sono vicina in tutto, lo sai - scrive Silvia Biagioni - . In più mi viene da dire che nel 2022 nonostante le conquiste in campo medico tecnologico etc stiamo regredendo in ambito “umano”. Ci stiamo “imbestialendo”. Quando è successo? Come siamo arrivati fin qui? Queste domande mi tormentano. Il corpo delle donne, il potere femminile ha sempre fatto paura nei secoli. Siamo andati avanti apparentemente ma il “femminile” terrorizza ancora. E ci minacciano, ci umiliano, provano a zittirci, a minimizzarci, a rabbonirci con paternalismo insopportabile. È l’ora di alzare la voce". "Mi dispiace tanto, se qualcuno però esagera, denuncia - interviene Elena Farinelli - Poi i soldi dalli pure in beneficenza o alle donne che hanno bisogno. ma non permettere che la gente ti ricopra di immondizia pubblicamente. Ti sono vicina". “Nessuno che si scandalizza perché una donna sposata non può farsi legare le tube senza il consenso del marito? - si chiede MomyMomyx Manetti - . C’è un problema di percezione della realtà Poi mi domando: ma alle persone che si permettono di scrivere cose tremende, non è mail successo nulla nella vita? A loro non si è mai posto un bivio difficile? Mi hanno augurato robe brutte una volta e sono parole tremende da leggere, hanno problemi loro però, non noi".

Il sostegno delle istituzioni

“Gaia Nanni è una bravissima artista toscana. Ma è prima di tutto una persona da sempre impegnata, anche con il suo lavoro, nella difesa dei diritti dei più deboli e, in modo particolare, delle donne": il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, esprime piena solidarietà e vicinanza a Gaia Nanni. "Dopo la vergognosa sentenza della Corte Suprema statunitense sul divieto di aborto, Gaia non ha esitato a raccontare in un post la sua esperienza di vita personale - prosegue - . Un racconto intimo, che non dava giudizi né cercava giustificazioni, ma che spiegava il dolore, la difficoltà, la solitudine con cui lei, e tante altre donne, hanno affrontato quel momento, quella scelta. E ne rivendicava, semplicemente, il diritto per tutte”.
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“A quelle sue parole, in pubblico e in privato, hanno risposto in tantissimi. E se molti sono stati i ringraziamenti e i messaggi di vicinanza e comprensione, la faccia peggiore dei social non ha esitato a palesarsi anche in questo caso: offese, minacce, insulti. Fino a che una mano anonima e vigliacca non le ha fatto trovare sotto casa l’auto cosparsa di immondizia”, sottolinea  il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo. “Di fronte a questo schifo non posso e non voglio tacere - tuona - . A Gaia, a tutte le donne e a tutte le persone che hanno il coraggio di parlare, di denunciare, di rivendicare diritti va la mia e la nostra vicinanza, la nostra solidarietà, il nostro affetto. Siamo e saremo sempre dalla loro parte e dalla parte di tutte e tutti coloro che danno voce a chi non ha voce”. “Lo scorso 8 marzo, nella giornata che abbiamo dedicato alle donne in Consiglio – continua ancora Mazzeo -, Gaia era con noi. È una scelta di cui sono sempre stato orgoglioso ma oggi più che mai abbiamo un motivo per volerla presto di nuovo con noi. A raccontare insieme, a denunciare insieme, a urlare insieme che in Toscana, in Italia e nel mondo lotteremo sempre per i diritti e la dignità delle persone. Tutte, nessuna esclusa”.
IL COMMENTO
I diritti delle donne: quando parlare è cosa necessaria
di Letizia Cini
Li chiamano odiatori, haters, leoni da tastiera capaci di trascorrere ore sui social a insultare quando non a minacciare chiunque la pensi diversamente da loro. «Quelli li avevo messi in conto», sospira l’attrice Gaia Nanni, colpevole di coraggio. Ovverodi aver affidato a Facebook la testimonianza del suo aborto, un momento drammatico della sua vita, reso disumano da un iter fatto di ostacoli e malcelata condanna, dopo lo choc per la recente sentenza della Corte Suprema statunitense. Da sempre impegnata, sul palco e fuori, l’attrice rivendicava il diritto di scelta delle donne. Risultato? Dalla valanga di insulti sui social qualcuno è passato all’azione nella vita reale: «Ho trovato la mia auto cosparsa di immondizia - racconta - e improvvisamente ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare». No, Gaia: non solo si può. Si deve.
   
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