“Perché a Gaza è genocidio”: cosa c’è scritto nel rapporto di Amnesty e perché è fin troppo attuale

Sono passati oltre cinque mesi dalla prima pubblicazione del report sul conflitto in Palestina, ma Amnesty International continua a organizzare affollati incontri in Europa e non solo per spiegare perché la spietata guerra di Israele contro i palestinesi configura a tutti gli effetti il crimine di genocidio

di MARA EMMANUEL
18 maggio 2025
Un bimbo guarda quel che resta delle tende degli sfollati dopo un attacco

Un bimbo guarda quel che resta delle tende degli sfollati dopo un attacco

Sono passati oltre cinque mesi dalla prima pubblicazione del rapporto sul genocidio in Palestina, ma Amnesty International continua a organizzare affollati incontri, in tutta Europa e non solo, per spiegare a chiunque sia disposto ad ascoltare perché la spietata guerra di Israele contro i palestinesi configura a tutti gli effetti il crimine di genocidio. A maggior ragione alla luce dei crimini ancora più efferati commessi negli ultimi 10 mesi. “Il rapporto di Amnesty International – spiega infatti l'organizzazione – esamina nel dettaglio le violazioni da parte di Israele per un periodo di nove mesi, tra il 7 ottobre 2023 e i primi di luglio 2024. L’organizzazione ha intervistato 212 persone, inclusi vittime e testimoni palestinesi, autorità locali a Gaza, personale sanitario e ha condotto ricerche sul terreno oltre ad analizzare un’ampia gamma di prove visive e digitali, incluse immagini satellitari. Ha inoltre esaminato le dichiarazioni da parte di alti funzionari del governo e dell’esercito di Israele, e di enti ufficiali israeliani. In numerose occasioni l’organizzazione ha condiviso le proprie conclusioni con le autorità israeliane, ma non ha ricevuto alcuna risposta sostanziale al momento della pubblicazione”.

I dati relativi al primo anno di guerra

ISRAEL-PALESTINIAN-CONFLICT
Bombardamenti su Gaza visti dal confine con Israele

Non è facile sintetizzare in un articolo le 300 pagine del rapporto, ma ecco qualche dato, da aggiornare purtroppo con numeri molto più alti, dal momento che si riferiscono al primo anno di guerra. “Il 7 ottobre 2024 il ministero della Salute di Gaza aveva registrato 42.010 vittime palestinesi, la stragrande maggioranza delle quali erano palestinesi uccisi durante l'offensiva di Israele, e 97.590 altri palestinesi feriti dal 7 ottobre 2023. Il bilancio effettivo di coloro che sono stati uccisi durante l'offensiva potrebbe essere più alto e diventerà evidente solo una volta che il conflitto sarà terminato, ovvero quando le squadre di soccorso saranno in grado di contare i morti e recuperare i corpi dispersi da sotto le macerie. Il conflitto armato a Gaza ha visto alcuni dei più alti numeri di vittime accertate tra minori (13.319 al 7 ottobre 2024), giornalisti, nonché operatori sanitari e umanitari di qualsiasi conflitto recente nel mondo. A luglio 2024, circa il 63% delle strutture totali a Gaza era stato danneggiato o distrutto, secondo una valutazione basata sulle immagini satellitari del Centro satellitare delle Nazioni unite”.

La definizione legale di “genocidio”

PALESTINIAN-ISRAEL-CONFLICT
Palestinesi scappano con quello che hanno

Ma qual è la definizione di “genocidio”? “Il genocidio è un crimine secondo il diritto internazionale – si legge nel rapporto - sia che venga commesso in tempo di pace o di conflitto armato. È proibito e criminalizzato ai sensi della Convenzione sul genocidio, che Israele ha ratificato nel 1950, e dello Statuto di Roma. Ai sensi dell'articolo II della Convenzione sul genocidio, cinque atti specifici costituiscono la condotta criminale sottostante al crimine di genocidio: uccidere membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte; imporre misure volte a impedire nascite all'interno del gruppo; trasferire forzatamente i minori del gruppo a un altro gruppo. Per costituire il crimine di genocidio, questi atti devono essere commessi anche 'con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale'. Questo intento specifico è ciò che distingue il genocidio da altri crimini ai sensi del diritto internazionale”.

La situazione dei palestinesi

Amnesty passa quindi a spiegare perché i palestinesi costituiscono tale gruppo. “Indipendentemente dal fatto che le singole persone palestinesi siano cittadini di Israele che vivono in Israele, vivano sotto il governo militare israeliano nel Tpo (territorio palestinese occupato) o siano rifugiati, si identificano in modo schiacciante come palestinesi e hanno profondi e condivisi legami politici, etnici, sociali e culturali. La popolazione palestinese condivide una lingua comune e ha usanze e pratiche culturali simili, nonostante abbia religioni diverse. Pertanto, costituiscono un gruppo 'nazionale', 'etnico' e 'razziale' distinto, protetto dalla Convenzione sul genocidio, come stabilito dalla sentenza preliminare della Corte internazionale di giustizia nella sua ordinanza del 26 gennaio 2024. L'intento di distruggere un gruppo 'in parte' è sufficiente per stabilire l'intento specifico richiesto per il crimine di genocidio. Nel determinare cosa costituisca una 'parte' del gruppo, la giurisprudenza internazionale ha adottato un requisito di sostanzialità piuttosto che una specifica soglia numerica. Questo standard richiede che l'autore intenda distruggere almeno una 'parte sostanziale' del gruppo in questione, che deve essere 'abbastanza significativa da avere un impatto sul gruppo nel suo insieme'”.

Applicandolo all'offensiva di Israele, Amnesty lnternational ritiene che la popolazione palestinese di Gaza costituisca una 'parte sostanziale' dell'intero gruppo palestinese, in linea con la conclusione preliminare della Corte internazionale di giustizia. Nel 2023, la popolazione palestinese che viveva a Gaza rappresentava circa il 40% dei quasi 5,5 milioni di palestinesi che vivevano nel Territorio palestinese occupato”.

Le conclusioni di Amnesty

Vediamo quindi perché Amnesty ritiene che sussistano almeno le prime tre condizioni per giudicare il comportamento dell'esercito israeliano come genocidio. “Amnesty International si è concentrata sugli atti di 'uccidere membri del gruppo' e 'causare [loro] gravi danni mentali e fisici' perpetrati da Israele nel contesto dei suoi attacchi aerei. Ha esaminato i risultati delle indagini che aveva condotto su 15 attacchi aerei che hanno avuto luogo nella parte settentrionale, centrale e meridionale di Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il 20 aprile 2024. Questi attacchi aerei hanno colpito 12 case e altri edifici residenziali, una chiesa, una strada e un mercato pubblico, tutti situati in aree urbane densamente popolate. Hanno ucciso almeno 334 persone, tra cui almeno 141 minori, e ne hanno ferite centinaia di altre. L'organizzazione ha concluso che costituivano attacchi diretti a civili e obiettivi civili o attacchi deliberatamente indiscriminati, e che probabilmente equivalevano a crimini di guerra. L'indagine approfondita di Amnesty lnternational ha scoperto che tutte le 15 località colpite erano obiettivi civili e che era stato Israele a lanciare gli attacchi aerei. Amnesty lnternational non ha trovato alcuna prova che uno qualsiasi degli attacchi fosse diretto a un obiettivo militare. Un esame di tutte le prove disponibili ha mostrato che tutti gli uccisi erano civili che non stavano prendendo parte direttamente alle ostilità”.

Le responsabilità di Hamas

La ong si ripromette di affrontare approfonditamente le responsabilità di Hamas e altri gruppi armati in un prossimo rapporto, ma in questa sede precisa: “Amnesty International riconosce che Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno messo in pericolo la popolazione civile palestinese attraverso la loro condotta operando da, o nelle vicinanze di, aree residenziali densamente popolate e hanno violato il loro obbligo di prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili e gli obiettivi civili sotto il loro controllo dagli effetti degli attacchi. Tuttavia, tale condotta da parte di questi gruppi non esonera Israele dai propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale di risparmiare i civili ed evitare attacchi che sarebbero indiscriminati o sproporzionati. Le decine di migliaia di attacchi aerei lanciati da Israele su Gaza hanno causato un numero senza precedenti di uccisioni e feriti tra la popolazione palestinese”.

La distruzione fisica del gruppo

Per quanto riguarda poi “l'atto di 'infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica', come proibito dall'articolo ll(c) della Convenzione sul genocidio', esso “si riferisce a metodi di distruzione che non uccidono immediatamente i membri del gruppo, ma che, alla fine, sono in grado di portare, nel tempo, alla loro distruzione fisica o biologica. Le azioni, le omissioni e le politiche di Israele dopo il 7 ottobre 2023 hanno portato la popolazione di Gaza sull'orlo del collasso. Appena due mesi dopo l'inizio dell'offensiva, si stimava che la fame fosse a livelli di crisi, emergenza o catastrofici per oltre due milioni di suoi abitanti, secondo il più importante gruppo di esperti al mondo che valuta i rischi di carestia, la Classificazione della fase di sicurezza alimentare integrata (lntegrated Food Security Phase Classification, lpc). Non solo il numero di persone che soffre la fame è raddoppiato rispetto alle stime precedenti al 7 ottobre 2023, ma la fame è diventata molto più grave”. La situazione oggi è enormemente peggiorata, in conseguenza della chiusura totale all'accesso a Gaza degli aiuti salvavita: dai primi giorni di marzo la popolazione non può più contare su acqua, cibo, farmaci e carburante, e i bombardamenti che prendono di mira ospedali e campi profughi non fanno che precipitare i palestinesi nella catastrofe. A ciò si aggiunge la sistematica distruzione dei campi coltivati per impedire alla popolazione di procurarsi il cibo.

“Le malattie si sono diffuse a Gaza a ritmi allarmanti. Ancora una volta, i bambini piccoli sono stati particolarmente colpiti. Alla fine di aprile 2024, l'Oms ha segnalato un forte aumento delle malattie infettive e trasmissibili e ha registrato centinaia di migliaia di casi di malattie respiratorie acute, quasi 360.000 casi di diarrea, di cui quasi un terzo ha colpito bambini sotto i cinque anni”. I tassi di mortalità perinatale “sono aumentati al 12% dal 2,5%-3% prima del 7 ottobre 2023”. “Nel marzo 2024, l'Unicef ha riferito che, in media, 340 persone condividevano un bagno e 1.290 condividevano una doccia in tutta Gaza. I palestinesi sfollati che vivono in tali condizioni disumanizzanti hanno ripetutamente affermato nelle interviste ai media che stavano morendo "di una morte lenta".

Non è iniziato tutto il 7 ottobre 2023

Ma l'organizzazione che in tutto il mondo si batte per i diritti umani sottolinea come la guerra in Medioriente non sia certo iniziata il 7 ottobre 2023. “L'offensiva di Israele si è verificata nel contesto di un'occupazione durata 57 anni. Si è verificata nel contesto del sistema di apartheid di Israele contro le e i palestinesi, compresi le e i palestinesi di Gaza, che sottopone tutta la popolazione palestinese in Israele e nei territori occupati a un regime istituzionalizzato di oppressione e dominio. Si è verificata in seguito ad altre quattro importanti offensive israeliane a Gaza dal 2008 che hanno indebolito massicciamente le infrastrutture di sostegno vitale di Gaza attraverso danni e distruzioni diffuse e hanno reso le autorità israeliane fortemente consapevoli dei loro effetti diretti e riverberanti sui servizi essenziali e sulle infrastrutture chiave. Si è verificata anche nel contesto del blocco illegale di Gaza in vigore da 17 anni”.

Le richieste alla comunità internazionale

In conclusione, Amnesty International “chiede all'ufficio del procuratore della Cpi di considerare urgentemente la commissione del crimine di genocidio da parte di funzionari israeliani dal 7 ottobre 2023 nell'ambito dell'indagine in corso sulla situazione nello stato di Palestina e di indagare e perseguire prontamente l'apartheid come crimine contro l'umanità. L'ufficio del procuratore dovrebbe inoltre condannare pubblicamente gli attacchi alle ong che vengono prese di mira per il loro lavoro sulla giustizia internazionale”. “Alla luce del numero senza precedenti di morti e feriti tra i palestinesi a Gaza e degli attacchi mortali perpetrati da Hamas e altri gruppi armati palestinesi nel sud di Israele, Amnesty lnternational rinnova il suo appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite affinché imponga un embargo completo sulle armi a Israele, Hamas e altri gruppi armati palestinesi che operano a Gaza. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite dovrebbe inoltre imporre sanzioni mirate, come il congelamento dei beni, contro i funzionari israeliani e di Hamas maggiormente implicati in crimini di diritto internazionale, compresi quelli commessi nel contesto dell'offensiva in corso di Israele su Gaza. Infine, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite dovrebbe adottare misure per promuovere il ritiro di Israele dal Tpo, in linea con il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio 2024 e la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 settembre 2024 che chiede a Israele di porre fine alla sua presenza illegale e alle sue politiche nel Tpo entro 12 mesi”.