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Home » Attualità » Gender gap, in Toscana le donne guadagnano il 21% in meno degli uomini

Gender gap, in Toscana le donne guadagnano il 21% in meno degli uomini

Un'indagine di Acli evidenzia anche un grande squilibrio generazionale: i figli prendono mediamente 6.500 euro annui in meno dei genitori

Monica Pieraccini
20 Giugno 2022
Lavoro e gender gap

Lavoro e gender gap

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Donne e giovani, ancora i più penalizzati. Secondo lo studio ‘I redditi dei lavoratori dipendenti in Toscana’, elaborato da Iref su dati 2020 dei Caf Acli, in Toscana una donna guadagna il 21,1% in meno di un uomo e il reddito annuo dei figli è, mediamente, di 6.500 euro l’anno in meno di quello dei genitori. Un gender gap che preoccupa, con differenze notevoli anche da provincia a provincia.

Gender gap in Toscana, le differenze dei redditi nelle città

Per quanto riguarda il genere, una donna che vive o lavora a Grosseto guadagna il 32% in meno di un uomo, pari a 7.242 euro di differenza. Divari salariali oltre il 30% anche a Massa (30,5%) e Livorno (30%). Numeri diversi a Siena (14,8%) e Arezzo (15,1%). Le lavoratrici millennials e dunque under 40 hanno la differenza più ampia, con una retribuzione in media inferiore del 42,4% rispetto agli uomini sessantenni. Analizzando provincia per provincia a Livorno la differenza reddituale mediana “padre/figlia” è di 17.386 euro: una figlia può guadagnare il 52,4% in meno del padre. La provincia dove il gap si vede “meno” è Arezzo (34,9%).

“È evidente che l’Italia deve ancora crescere per ridurre il gap salariale tra donna e uomo: la parità non si ottiene solo a parole ma nei fatti” commenta Elena Lo Giacco, responsabile Acli Toscana delle politiche per la parità di genere. “Guadagnano poco e comunque meno degli adulti anche i giovani. Prendendo come termine di paragone la seconda generazione di baby boomers, cioè le persone nate tra il 1956 e il 1965, e i millennials, cioè i nati tra il 1981 e il 1995, con questi ultimi che anagraficamente potrebbero essere i figli dei primi, si osserva che in Toscana il gap salariale tra genitori e figli – sempre a livello di lavoratori dipendenti – è pari a poco più di 6.500 euro. Se va meglio ad Arezzo (siamo sotto i 5 mila euro), la situazione peggiora a Livorno e Lucca (oltre 8 mila euro). In pratica, a parità di mansione e orari, il figlio potrebbe arrivare a guadagnare fino al 32,5% in meno del padre. C’è però un dato positivo, e riguarda la i-generation, cioè i nati tra il 1996 e il 2015: il 27,3% di loro ha un reddito medio compreso tra 12.886 e 19.677 euro: non cifre astronomiche, ma in realtà vicine alla generazione precedente, quella dei millennials, che però nel frattempo hanno accumulato un’altra esperienza lavorativa.

“E’ necessario che le politiche per il lavoro seguano l’evolversi della società e che strutturino risposte mirate che tengano in considerazione le diverse fasce d’età dei lavoratori, investendo anche su orientamento scolastico e formazione professionale” commenta Elena Pampana, vicepresidente regionale Acli Toscana con delega al lavoro.

“Come in tutte le ricerche ci sono alcuni dati negativi ed altri che possiamo leggere in modo più positivo, con una speranza per il futuro – conclude Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana -. È vero che coloro hanno attualmente circa 30 anni guadagnano meno dei padri. Però fanno sperare i giovanissimi: il fatto che la i-generation abbia un reddito molto simile a circa il 29% dei millennial, pur avendo meno esperienza, ci sprona a progettare delle politiche per il lavoro che supportino ed incentivino tutti i lavoratori”.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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