“Sono convinta che se la nostra società avesse
una partecipazione femminile più ampia, avrebbe un livello di sviluppo molto più rapido”. Parola di
Tinny Andreatta, vicepresidente Content Italy di Netflix, partecipando a un incontro con
Agnese Pini, direttrice responsabile di Qn – La Nazione, Il giorno, Il Resto del Carlino -, avvenuto nel corso del primo giorno di “
Un altro genere di leadership”, il laboratorio organizzato da Cinecittà e Archivio Luce in collaborazione con il ministero della Cultura e curato da
Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. Il convegno “Un altro genere di leadership” – in programma a Roma il 2 e 3 febbraio - ha l’obiettivo di dare visibilità, rilevanza e prospettiva alla
leadership al femminile: un'opportunità per pensare più a fondo al futuro e alla
relazione tra generazioni, per costruire una nuova visione, lontana dagli
stereotipi di genere.
Un momento del convegno "Un altro genere di Leadership" al quale era presente anche Agnese Pini, direttrice di Qn
Tinny Andreatta ha raccontato la
sua esperienza professionale, le difficoltà incontrate, i traguardi raggiunti. Sul fronte delle
quote rosa, ha osservato che “dal punto di vista legislativo c'è tanto da fare”. Secondo Andreatta un altro aspetto che “non è tenuto in sufficiente considerazione è
l'umanesimo, cioè l'essere umano nella sua interezza”. E spiega: “Prendo come esempio la
premier neozelandese: una giovane donna di 37 anni che ha compiuto alcune scelte importanti e poi ha fatto il gesto di andarsene. Considerando che la buona politica è fatta non di arroccamenti, ma di bisogni, di momenti, di opportunità, di merito che si conquista e che può poi anche essere abbandonato
è per tutte noi un ottimo esempio”. La Andretta ha concluso poi il suo intervento con un incoraggiamento per le nuove generazioni: “Bisogna vigilare, stare molto attenti perché il
percorso dell'emancipazione purtroppo non è sempre lineare. Voglio dire alle donne, alle nuove generazioni di donne, che
noi possiamo tutto”.
Un altro genere di leadership
Durante la due giorni romana, direttrici di istituzioni culturali, scienziate, giornaliste, leader del mondo della moda, del cinema, dell’architettura e della ricerca si incontrano e dialogano per confrontarsi sugli aspetti che caratterizzano
la professionalità delle donne e per imbastire un racconto condiviso sulla
cultura d'impresa al femminile, seguendo tre punti chiave: Spazio, Merito, Cura.
La locandina del convegno
Lo "
spazio" è inteso in senso materiale, storico e simbolico: quali sono gli
spazi aperti per le donne e quali quelli ancora preclusi; come si muovono tra gli spazi del privato, del pubblico e del professionale. Il
merito: il convegno si propone di riflettere su come
livelli e tipi di difficoltà legati al riconoscimento del merito siano strutturali e ambientali, ma l’obiettivo è anche quello di riflettere su come
costruire linguaggio, sentimenti e senso comune sul
merito delle donne, valorizzando il
lavoro di impresa e consegnando al mondo futuro sentimenti di sé e modelli nuovi. Infine la "
cura", tema centrale di questo convegno accanto a quello di leadership proprio perché spesso questi due concetti, pur essendo due elementi fondamentali del
lavoro delle donne, sono anche due condizioni storicamente tenute divise e in due spazi in alternativa, quello privato e quello pubblico. Mentre la cura, intesa come qualità femminile e forma di 'attenzione' (alla qualità delle relazioni, degli ambienti di lavoro, o agli affetti, per esempio), e la direzione di
progetti professionali, pubblici e istituzionali sono aspetti che vanno coraggiosamente riavvicinati, soprattutto quando si racconta il lavoro progettato e svolto dalle donne; per capire e smascherare gli stereotipi (in tema di
disparità di genere), e per abituarsi alla normalità di un mondo pensato diretto e 'curato' anche dalle donne.
“Ho ideato questo convegno – ha dichiarato la presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia - per
ripensare la narrazione del femminile in termini propositivi, dando visibilità e valore a quelle donne che con le loro
storie di successo hanno incarnato una
nuova consapevolezza di sé e un modo diverso di guidare i processi creativi e culturali. Tutto questo sia per risignificare un paesaggio tradizionalmente deserto di presenze femminili, che per dimostrare, con queste luminose storie professionali, che le donne possono ricoprire
ruoli di potere senza bisogno di adeguarsi a modelli maschili".