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Home » Attualità » Gianmarco Negri, primo sindaco transgender d’Italia: “La mia una rivoluzione gentile”

Gianmarco Negri, primo sindaco transgender d’Italia: “La mia una rivoluzione gentile”

I fatti, raccontati anche nel docufilm “Good time for a change”, risalgono alle elezioni comunali del 2019 in un piccolo paesino in provincia di Pavia. Gianmarco, candidato con la lista civica "CambiaMenti per Tromello", è riuscito a battere prima il pregiudizio e poi la Lega.

Francesco Lommi
28 Dicembre 2021
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Capita spesso di sentire associati termini sportivi alle elezioni e le campagne elettorali. Del resto in politica, come nello sport, l’obiettivo principale è quello di superare i tuoi avversari, il che rende molto immediato l’accostamento: i candidati sono protagonisti di una lunga corsa ad ostacoli e solo chi trionfa entra nei libri di storia. Non tutte le vittorie però sono uguali, alcune sono diverse perché lasciano un segno. La vittoria di Gianmarco Negri è una di quelle.

Gianmarco Negri eletto primo cittadino di Tromello

Negri è il sindaco di Tromello, un paesino non lontano da Pavia con meno di 4000 abitanti, ed è una persona trans FtM. Il 26 maggio del 2019, con la sua elezione, la comunità LGBTQIA+ ha scritto una nuova pagina della sua storia, rompendo l’ennesimo muro: Gianmarco è il primo sindaco transgender d’Italia. La parte ancora più incredibile di questa storia, che le conferisce quasi un alone di epicità è che, in concomitanza con le elezioni comunali, in quel 2019, si votava anche per le europee. Gianmarco era il candidato della lista civica “CambiaMenti per Tromello”, un nome che giocava sulle novità che volevano essere portate nel Comune ma anche sull’abbattimento dei pregiudizio che potevano accompagnare un potenziale sindaco trans. L’avversario era la Lega, estremamente radicata nel territorio.

Ma Gianmarco non è stato candidato in quanto persona trans, è stato scelto per la sue idee e la sua competenza, frutto anche dei suoi studi da avvocato. Ed è proprio per questa ragione che è riuscito nel miracolo, facendo scegliere ai suoi concittadini il voto disgiunto: per le europee la Lega trionfa con il 52%, ma il primo cittadino di Tromello è Gianmarco con il 37,5% delle preferenze a fronte del 25,7% del candidato del partito di destra. Una storia che, già di per se, assomigliava a una favola, ma di cui si possono scoprire segreti e retroscena grazie alle riprese di Elena Comoglio e Mick De Paola. I due autori hanno seguito la campagna elettorale di Gianmarco passo passo e ne hanno fatto un emozionante documentario dal titolo: “Good time for a change”.

Negri ha raccontato la sua storia e la campagna elettorale in un documentario

Dietro le quinte si scopre chi è Gianmarco Neri e quanto abbia lottato per poterlo essere. “A scuola nessuno ci aveva detto che potevamo sentirci maschi da femmine e viceversa – racconta il primo cittadino di Tromello –. Prima della corsa al municipio, avevo chiesto di andare a parlare nelle scuole di cosa voglia dire non riconoscersi nel proprio sesso perché quando ero in quella fase nessuno era come me e mi sentivo davvero solo e anche impaurito. Mi impedirono di andare dicendomi ‘ora che hai cambiato sesso tu vuoi farlo cambiare a tutti’. Oggi ci vado senza dover chiedere il permesso a nessuno, e penso che per le nuove generazioni vedere un sindaco trans agli eventi possa essere un’occasione per fargli avere, un domani, una mentalità più aperta”.

Nonostante l’inclusività dimostrata da Tromello, durante la campagna elettorale ci sono stati momenti difficili legati a manifestazioni di odio transfobico: “I problemi ci sono stati e ci sono ancora, ma li abbiamo affrontati insieme. Non posso dire che gli insulti non mi abbiano fatto male, per quanto nel documentario dico che ‘da una parte mi entrano e da una parte mi escono’. La nostra forza è stata affrontarli tutti insieme con la mia squadra. Quando qualcuno soffre non bisogna voltargli le spalle, bisogna provare a tendergli una mano perché dall’altra parte, chi sta male, ci si aggrapperà. Che siano gli altri la minoranza. Che siano le persone che ci umiliano, ci discriminano, che pensano di poterci lasciare ai margini. Loro devono vergognarsi di stare su questo mondo, non noi. Ma da soli non si va da nessuna parte, bisogna farlo insieme”.

L’avvocato e sindaco Gianmarco Negri

Una fiducia che Negri ha ricevuto in primis dai suoi compagni di lista e poi da tutta Tromello: “Solo io qui faccio parte della comunità LGBT, non hanno visto una persona trans, non hanno visto quella che si chiamava Maria, allora lesbica (il vecchio nome di Gianmarco, ndr), hanno semplicemente creduto in quello che potevo dare”. Gianmarco ha vinto la sua battaglia, riuscendo a diventare sindaco del paese che ama, la sua Tromello, senza doversi fingere per chi non è. Ora, anche grazie al docufilm, la sua storia e il suo messaggio sono d’ispirazione per tanti ragazzi e ragazze. “Uno mi ha telefonato per dirmi che dopo aver sentito di me ha fatto coming out in famiglia. Se tutto quello che ho passato può aiutare anche solo una persona abbiamo centrato l’obiettivo del documentario”.
Gianmarco non è stato eletto sindaco perché trans, ha vinto perché è una persona speciale.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
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