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Home » Attualità » Ginnastica ritmica, continuano le indagini. Le ex farfalle: “Eravamo diventate solo dei numeri sulla bilancia”

Ginnastica ritmica, continuano le indagini. Le ex farfalle: “Eravamo diventate solo dei numeri sulla bilancia”

Il procuratore Rossetti: "Al momento nessun illecito disciplinare". Nina Corradini e Anna Basta a "Verissimo": "Se il peso non andava bene venivamo insultate pubblicamente"

Barbara Berti
18 Novembre 2022
Nina Corradini, ex Farfalla azzurra

Nina Corradini, ex Farfalla azzurra

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“Le ragazze sono state travolte da un evento inaspettato”. Così il procuratore federale Michele Rossetti che si sta occupando dell’indagine interna all’Accademia di ginnastica ritmica di Desio, dopo lo scandalo abusi e vessazioni scoperchiato dalle due ex farfalle Anna Basta e Nina Corradini, che ribadiscono le loro storie anche a “Verissimo” nella puntata in onda sabato 19 novembre su Canale 5.

Nella corso della seconda giornata di indagini, il procuratore Fgi Rossetti, spiega che l’indagine interna non arriverà a dare verdetti prima di un mese. “Stiamo ascoltando tutti coloro che ruotano attorno all’organizzazione e alla gestione del centro. Continueremo ad ascoltare le atlete e coloro che hanno messo piede a qualunque titolo nella struttura. Siamo in una fase conoscitiva, stiamo capendo ciò che avviene o è avvenuto e il metodo, organizzativo e educativo, che viene applicato” sono le parole di Rossetti. “Siamo ancora nella fase della contestazione, prima dobbiamo comprendere i fatti e poi eventualmente dare loro un valore: non ci sono al momento ipotesi di illecito disciplinare o altro” fa sapere ancora il procuratore aggiungendo “ora è il momento di riorganizzare le notizie acquisite di questa indagine conoscitiva. Molto probabilmente sentiremo altre persone: stiamo seguendo anche altre indagini che non interessano l’accademia di Desio“.

La prima a essere stata ascoltata da Rossetti è stata l’allenatrice Emanuela Maccarani e poi tutto lo staff tecnico, compresi nutrizionisti e psicologi. “Sono appena stata ascoltata dal procuratore federale e sono molto serena” è il laconico commento della tecnica che si limita a dire “le indagini sono in corso, confidiamo nella giustizia sportiva”.

Sullo scandalo interviene anche Giovanni Malagò, presidente del Coni. “Non sono un giudice, non dobbiamo diventare giudici, ci sono delle indagini, la procura federale sta interrogando, poi ci sarà una relazione, non so che provvedimenti ci saranno, al tempo stesso c’è una Procura della Repubblica, Brescia, che sta indagando, è evidente che siamo nelle condizioni di non dire nulla”. Le parole del presidente del Coni, arrivano dalla sala del Consiglio Comunale di Aosta durante la 1131esima riunione della giunta nazionale in merito alla vicenda dei presunti maltrattamenti e vessazioni raccontate da ex ginnaste della nazionale italiana di ritmica che poi ha visto le denunce pubbliche di altre sportive.

L'Accademia di Desio
L’Accademia di Desio

Anna Basta e Nina Corradini a “Verissimo”

Anna Basta e Nina Corradini, nella puntata del 19 novembre di “Verissimo” (in onda su Canale 5) raccontano la loro verità relativamente ai presunti abusi subiti negli anni vissuti in nazionale, fatti di umiliazioni e vessazioni. Storie che poi sono state rese pubbliche da molte altre atlete. “Venivamo pesate ogni giorno, tutte insieme, in fila una per una. Prima della pesa avevamo smesso anche di fare colazione e avevamo paura pure di bere un bicchiere d’acqua perché faceva la differenza. E se il peso, secondo loro, non era quello giusto ci insultavano pubblicamente con frasi tipo ‘vergognati!’, ‘sei incinta’, ‘guarda che pancia ti ritrovi’” dichiara Basta. E Corradini aggiunge: “Queste frasi ci venivano ripetute ogni giorno, durante tutto il tempo degli allenamenti. Eravamo solo dei numeri sulla bilancia, non avevamo più valore né come persone né come ginnaste”.

Anna Basta e Nina Corradini (Instagram)
Anna Basta e Nina Corradini (Instagram)

Interrogate da Silvia Toffanin circa il rapporto che avevano con lo staff degli allenatori, le due ex farfalle azzurre dichiarano: “Il rapporto che si crea con gli allenatori è quasi di dipendenza, ricerchi la loro approvazione anche se sai che ti stanno facendo del male. Ti fanno arrivare al punto di pensare di essere dalla parte del torto”.

Una percezione distorta del proprio corpo che ha portato Corradini ad abusare di lassativi per perdere peso. “Ho iniziato a prenderli a settembre del 2020 e ne prendevo uno a sera, tanto che non mi facevano più effetto. Una volta ne ho presi tre, ho perso un chilo e mezzo in una notte e la mattina dopo sono svenuta. Lì ho capito che stavo mettendo a rischio la mia salute fisica e psicologia” spiega Corradini precisando che “comunque quel giorno mi hanno fatto allenare lo stesso, perché per loro gli infortuni sono solo una scusa per non allenarsi”.

Abusi psicologici tali che Basta ha addirittura considerato l’idea di togliersi la vita: “Ci ho pensato molto. Per tantissimo tempo ho vissuto con il pensiero che la mia vita non avesse senso”. Una sofferenza tenuta nascosta per tutto il tempo, tanto che le loro famiglie non sospettavano niente: “Noi andiamo via di casa molto giovani, diventiamo subito indipendenti e sappiamo di dover proteggere le famiglie. I miei genitori sono rimasti scioccati quando gliel’ho raccontato – dice Basta -. Ho deciso di smettere con la ginnastica ritmica nel maggio 2020 e dopo poco tutta la sofferenza che avevo provato mi si è riversata addosso e ho passato un periodo molto buio. Ora mi sono rimessa in sesto anche grazie a un percorso psicologico”. E sulla difficile scelta di parlare di questo mondo, le due ex farfalle della ritmica concordano: “Ci muove il fatto che troppe bambine stanno soffrendo e stanno vivendo quello che noi abbiamo vissuto e non va bene. Questo sport è meraviglioso, sono certe persone che lo rovinano”.

 

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L’intervento della psicologa

“I giovani atleti non sono macchine per portare a casa medaglie e risultati. Le pressioni che subiscono sono eccessive, troppo spesso non si vede più la persona ma soltanto la sua performance. Bisogna lavorare con le Federazioni, e nelle Federazioni, affinché ci sia un’adeguata formazione di tutte le figure che ruotano attorno alle vite di ragazzi e ragazze”. E’ quanto sostiene Eleonora Ceccarelli, consigliera dell’Ordine Psicologi della Toscana e referente del Gruppo di Lavoro di Psicologia dello Sport, dopo i casi di abusi denunciati da alcune ginnaste.

La psicologa Eleonora Ceccarelli
La psicologa Eleonora Ceccarelli

Come il caso della pisana Ginevra Parrini, ex componente della nazionale di ginnastica ritmica che ha confessato che perdeva anche 10 chili a settimana perché la sua dieta era un’insalata a pranzo e una mela a cena. Subiva vessazioni continue per fare sempre meglio e vincere titoli e medaglie. “Lo sport è una palestra di crescita non solo dal punto di vista tecnico, questo dovrebbe essere il mantra, l’obiettivo principale di ogni adulto che si trova coinvolto nella vita sportiva di bambini e bambine, ragazzi e ragazze- spiega Ceccarelli -. Purtroppo, mano a mano che il livello di agonismo cresce, i giovani diventano atleti e vengono visti e cresciuti come macchine performanti, sottoposti a indicibili fatiche fisiche ed emotive. Si crea così un’anti-cultura che valorizza una competitività estrema per la precocità e per i ritmi, una competitività che passa per l’appropriazione del corpo di bambini e bambine”.

La pisana Ginevra Parrini
La pisana Ginevra Parrini

Secondo la psicologa “mancano spazi di ascolto e sostegno degli sportivi e delle sportive, che non vivono solo di glorie. Sarebbe opportuno prevenire queste situazioni, piuttosto che intervenire quando si è di fronte ad un’emergenza o, peggio ancora, quando ci sono vite distrutte dal trauma subito”. Ceccarelli, inoltre, ricorda il ruolo “fondamentale” della figura dello psicologo “a supporto degli atleti, dell’allenatore, della squadra, delle famiglie, e più in generale per tutti coloro che si dedicano alla pianificazione di strategie associate al mondo dello sport volte a migliorare la salute e prevenire il disagio giovanile”.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
“Le ragazze sono state travolte da un evento inaspettato”. Così il procuratore federale Michele Rossetti che si sta occupando dell’indagine interna all'Accademia di ginnastica ritmica di Desio, dopo lo scandalo abusi e vessazioni scoperchiato dalle due ex farfalle Anna Basta e Nina Corradini, che ribadiscono le loro storie anche a “Verissimo” nella puntata in onda sabato 19 novembre su Canale 5. Nella corso della seconda giornata di indagini, il procuratore Fgi Rossetti, spiega che l’indagine interna non arriverà a dare verdetti prima di un mese. “Stiamo ascoltando tutti coloro che ruotano attorno all'organizzazione e alla gestione del centro. Continueremo ad ascoltare le atlete e coloro che hanno messo piede a qualunque titolo nella struttura. Siamo in una fase conoscitiva, stiamo capendo ciò che avviene o è avvenuto e il metodo, organizzativo e educativo, che viene applicato” sono le parole di Rossetti. "Siamo ancora nella fase della contestazione, prima dobbiamo comprendere i fatti e poi eventualmente dare loro un valore: non ci sono al momento ipotesi di illecito disciplinare o altro" fa sapere ancora il procuratore aggiungendo "ora è il momento di riorganizzare le notizie acquisite di questa indagine conoscitiva. Molto probabilmente sentiremo altre persone: stiamo seguendo anche altre indagini che non interessano l'accademia di Desio". La prima a essere stata ascoltata da Rossetti è stata l'allenatrice Emanuela Maccarani e poi tutto lo staff tecnico, compresi nutrizionisti e psicologi. "Sono appena stata ascoltata dal procuratore federale e sono molto serena" è il laconico commento della tecnica che si limita a dire "le indagini sono in corso, confidiamo nella giustizia sportiva". Sullo scandalo interviene anche Giovanni Malagò, presidente del Coni. "Non sono un giudice, non dobbiamo diventare giudici, ci sono delle indagini, la procura federale sta interrogando, poi ci sarà una relazione, non so che provvedimenti ci saranno, al tempo stesso c'è una Procura della Repubblica, Brescia, che sta indagando, è evidente che siamo nelle condizioni di non dire nulla". Le parole del presidente del Coni, arrivano dalla sala del Consiglio Comunale di Aosta durante la 1131esima riunione della giunta nazionale in merito alla vicenda dei presunti maltrattamenti e vessazioni raccontate da ex ginnaste della nazionale italiana di ritmica che poi ha visto le denunce pubbliche di altre sportive.
L'Accademia di Desio
L'Accademia di Desio

Anna Basta e Nina Corradini a “Verissimo”

Anna Basta e Nina Corradini, nella puntata del 19 novembre di “Verissimo” (in onda su Canale 5) raccontano la loro verità relativamente ai presunti abusi subiti negli anni vissuti in nazionale, fatti di umiliazioni e vessazioni. Storie che poi sono state rese pubbliche da molte altre atlete. “Venivamo pesate ogni giorno, tutte insieme, in fila una per una. Prima della pesa avevamo smesso anche di fare colazione e avevamo paura pure di bere un bicchiere d’acqua perché faceva la differenza. E se il peso, secondo loro, non era quello giusto ci insultavano pubblicamente con frasi tipo ‘vergognati!’, ‘sei incinta’, ‘guarda che pancia ti ritrovi’” dichiara Basta. E Corradini aggiunge: “Queste frasi ci venivano ripetute ogni giorno, durante tutto il tempo degli allenamenti. Eravamo solo dei numeri sulla bilancia, non avevamo più valore né come persone né come ginnaste”.
Anna Basta e Nina Corradini (Instagram)
Anna Basta e Nina Corradini (Instagram)
Interrogate da Silvia Toffanin circa il rapporto che avevano con lo staff degli allenatori, le due ex farfalle azzurre dichiarano: “Il rapporto che si crea con gli allenatori è quasi di dipendenza, ricerchi la loro approvazione anche se sai che ti stanno facendo del male. Ti fanno arrivare al punto di pensare di essere dalla parte del torto”. Una percezione distorta del proprio corpo che ha portato Corradini ad abusare di lassativi per perdere peso. “Ho iniziato a prenderli a settembre del 2020 e ne prendevo uno a sera, tanto che non mi facevano più effetto. Una volta ne ho presi tre, ho perso un chilo e mezzo in una notte e la mattina dopo sono svenuta. Lì ho capito che stavo mettendo a rischio la mia salute fisica e psicologia” spiega Corradini precisando che “comunque quel giorno mi hanno fatto allenare lo stesso, perché per loro gli infortuni sono solo una scusa per non allenarsi”. Abusi psicologici tali che Basta ha addirittura considerato l’idea di togliersi la vita: “Ci ho pensato molto. Per tantissimo tempo ho vissuto con il pensiero che la mia vita non avesse senso”. Una sofferenza tenuta nascosta per tutto il tempo, tanto che le loro famiglie non sospettavano niente: “Noi andiamo via di casa molto giovani, diventiamo subito indipendenti e sappiamo di dover proteggere le famiglie. I miei genitori sono rimasti scioccati quando gliel’ho raccontato – dice Basta -. Ho deciso di smettere con la ginnastica ritmica nel maggio 2020 e dopo poco tutta la sofferenza che avevo provato mi si è riversata addosso e ho passato un periodo molto buio. Ora mi sono rimessa in sesto anche grazie a un percorso psicologico”. E sulla difficile scelta di parlare di questo mondo, le due ex farfalle della ritmica concordano: “Ci muove il fatto che troppe bambine stanno soffrendo e stanno vivendo quello che noi abbiamo vissuto e non va bene. Questo sport è meraviglioso, sono certe persone che lo rovinano”.
 
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Un post condiviso da anna_basta (@annabastaa)

L’intervento della psicologa

“I giovani atleti non sono macchine per portare a casa medaglie e risultati. Le pressioni che subiscono sono eccessive, troppo spesso non si vede più la persona ma soltanto la sua performance. Bisogna lavorare con le Federazioni, e nelle Federazioni, affinché ci sia un'adeguata formazione di tutte le figure che ruotano attorno alle vite di ragazzi e ragazze”. E’ quanto sostiene Eleonora Ceccarelli, consigliera dell'Ordine Psicologi della Toscana e referente del Gruppo di Lavoro di Psicologia dello Sport, dopo i casi di abusi denunciati da alcune ginnaste.
La psicologa Eleonora Ceccarelli
La psicologa Eleonora Ceccarelli
Come il caso della pisana Ginevra Parrini, ex componente della nazionale di ginnastica ritmica che ha confessato che perdeva anche 10 chili a settimana perché la sua dieta era un'insalata a pranzo e una mela a cena. Subiva vessazioni continue per fare sempre meglio e vincere titoli e medaglie. “Lo sport è una palestra di crescita non solo dal punto di vista tecnico, questo dovrebbe essere il mantra, l'obiettivo principale di ogni adulto che si trova coinvolto nella vita sportiva di bambini e bambine, ragazzi e ragazze- spiega Ceccarelli -. Purtroppo, mano a mano che il livello di agonismo cresce, i giovani diventano atleti e vengono visti e cresciuti come macchine performanti, sottoposti a indicibili fatiche fisiche ed emotive. Si crea così un’anti-cultura che valorizza una competitività estrema per la precocità e per i ritmi, una competitività che passa per l’appropriazione del corpo di bambini e bambine”.
La pisana Ginevra Parrini
La pisana Ginevra Parrini
Secondo la psicologa “mancano spazi di ascolto e sostegno degli sportivi e delle sportive, che non vivono solo di glorie. Sarebbe opportuno prevenire queste situazioni, piuttosto che intervenire quando si è di fronte ad un'emergenza o, peggio ancora, quando ci sono vite distrutte dal trauma subito”. Ceccarelli, inoltre, ricorda il ruolo “fondamentale” della figura dello psicologo “a supporto degli atleti, dell'allenatore, della squadra, delle famiglie, e più in generale per tutti coloro che si dedicano alla pianificazione di strategie associate al mondo dello sport volte a migliorare la salute e prevenire il disagio giovanile”.
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