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Home » Attualità » Marina Ovsyannikova, la giornalista del blitz al tg russo, denunciata dall’ex marito: “Vuole la custodia dei figli”

Marina Ovsyannikova, la giornalista del blitz al tg russo, denunciata dall’ex marito: “Vuole la custodia dei figli”

Diventata famosa per aver interrotto il telegiornale di Channel One con un cartello contro la guerra in Ucraina, ora la donna vive a Berlino e non riesce più a vedere i suoi bambini: "Mio figlio maggiore mi considera una traditrice. Mia figlia di 11 anni mi chiede sempre quando torno. Le rispondo tra una settimana"

Remy Morandi
16 Maggio 2022
Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha interrotto il tg di Channel One

Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha interrotto il tg di Channel One

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https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/03/Tg-russo.mp4

Non c’è pace per Marina Ovsyannikova. La giornalista divenuta famosa per aver interrotto il tg di Channel One con un cartellone contro la guerra in Ucraina è stata denunciata dall’ex marito, un dipendente della tv di stato Russia Today (RT). L’uomo, secondo quanto ha riferito la stessa giornalista in un’intervista al sito Holod ripresa anche da The Guardian, le ha fatto causa per ottenere la custoria dei due figli, di 11 e 17 anni.

Il blitz di Marina Ovsyannikova durante il tg di Chann

Oggi Marina Ovsyannikova, 43 anni, vive e lavora a Berlino, in Germania, dove è stata assunta come corrispondente dal quotidiano Die Welt. La giornalista russa è diventata famosa dopo aver fatto un blitz lo scorso 14 marzo al tg di Channel One con un cartellone con scritto “No war” per dire no alla guerra in Ucraina. In diretta televisiva Ovsyannikova, alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva, gridò: “Stop alla guerra! No alla guerra!”. Per quella protesta la giornalista russa fu arrestata, multata e poi rilasciata. Adesso, dalla Germania, Marina Ovsyannikova fa sapere che non tornerà più in Russia fino a quando non cadrà “il regime di Putin”, ha dichiarato al sito russo Holod.

La giornalista russa Marina Ovsyannikova insieme al suo avvocato Anton Gashinsky nel tribunale di Mosca dopo il blitz al tg di Channel One

La giornalista Marina Ovsyannikova: “Il mio ex marito non permette ai miei figli di venirmi a trovare”

Nell’intervista rilasciata al sito russo Holod, Marina Ovsyannikova descrive la drammatica situazione della sua famiglia, dopo il blitz al tg russo. “Gli avvocati mi dicono di non rilassarmi. Ieri (sabato 14 maggio, ndr) ho scoperto che il mio ex marito ha intentato una causa contro di me. La mia vita sta diventando ogni giorno sempre più divertente”, dichiara con sarcasmo la giornalista. Marina dice che l’ex marito non le parla più da quando ha interrotto il tg di Channel One. “Siamo divorziati da tre anni e mezzo, lui lavora per RT, ed eravamo in rapporti abbastanza normali. Dopo la protesta ha interrotto tutte le comunicazioni con me”. Secondo il fascicolo che Holod è riuscito a esaminare, la causa contro Marina Ovsyannikova è stata depositata presso il tribunale di Cheryomushkinsky a Mosca lo scorso 19 aprile. Il contenuto della causa è ancora sconosciuto, ma appartiene alla categoria delle “controversie relative all’educazione dei bambini”, fa sapere il sito.

Marina Ovsyannikova, 44 anni, era redattrice delle edizioni locali sul Primo Canale russo

Al sito web di Der Spiegel, Marina Ovsyannikova ha detto che suo figlio maggiore di 17 anni è un forte sostenitore della guerra in Ucraina e per questo la considera una “traditrice“. Lo stesso lo pensa sua madre. “Cerco periodicamente di chiamare mio figlio, ma le nostre conversazioni non vanno molto bene. Questo perché il padre lavora per RT e gli fa il lavaggio del cervello. Mia figlia ha 11 anni. Ogni volta che la chiamo mi dice: ‘Mamma, quando torni?’. Le dico sempre tra una settimana. E lei mi risponde: ‘Mamma, è passata ancora una settimana e tu ancora non ci sei’. Per lei sono solo sua madre, e lei ama sua madre”, dice la giornalista a Holod.

Marina Ovsyannikova tornerà in Russia “quando questo regime crollerà”, dice ancora al sito russo. Per il momento l’unica sua preoccupazione è quella di rivedere i figli, ma la giornalista non può farlo. “Mio figlio maggiore non vuole andare da nessuna parte, e non posso nemmeno portare mia figlia in vacanza per trascorrere del tempo insieme, perché i passaporti dei bambini sono scaduti. E io non posso farli per loro perché sono a Berlino. E il mio ex marito non vuole dare il permesso ai miei figli di viaggiare all’estero, non vuole dare loro i passaporti. Lo ho chiamato più volte, ma lui non vuole muovere un dito”, dichiara la giornalista nell’intervista a Holod.

Marina Ovsyannikova è stata intervistata a fine marzo da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’. La giornalista ha fatto sapere: “Dopo la mia protesta il notiziario va in onda in differita”

Ma Marina Ovsyannikova non riesce a incolpare l’ex marito per averla denunciata. “Penso sia una persona abbastanza perbene e penso che non voglia causare stress inutile ai nostri figli. Non credo che farmi causa sia stata una sua iniziativa. Probabilmente – conclude la giornalista russa nell’intervista al sito russo – gli è stato detto di prendere una scelta: o ti licenziamo o agisci con noi“.

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  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
  • Esplosiva, incantevole, nata dalla fantasia di un fumetto per trasformarsi nell’immagine potente di un poster dai colori acrilici alla Andy Warhol. Psichedelica e attraente, conturbante e sexy. Bella da guastare il sonno a molti. Maschio eppure femmina. 

Eva Robin’s, lei che ha fatto sognare generazioni, è stata e rimane il simbolo incontrastato della transessualità. 

Dicevano che somigliasse in modo sorprendente al personaggio di Diabolik Eva Kant, e lei su quell’immagine ci ha lavorato, quasi divertendosi, rendendola viva e facendone una star in carne e ossa. 

"Io sono attratta sessualmente da un uomo ma la mia affettività è diretta verso le donne. Senza dubbio il maschio che c’è in me pretende la sua parte”.

Attrice di cinema e teatro, showgirl e cantante, Eva continua a calcare le scene recitando in ruoli teatrali di grande spessore e impegno. La sua figura di oggi sembra sfumata, il suo volto un po’ flou, l’esuberanza di un tempo addolcita dal tempo. 

Leggi l
  • Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne.

A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in "Stranger Things" e Ethel Muggs in “Riverdale". La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

“Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata”. 

“Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio. Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. 

E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #shannonpurser #barbstrangerthings #hollywood #bodyshaming #sierraburgessisaloser
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Non c'è pace per Marina Ovsyannikova. La giornalista divenuta famosa per aver interrotto il tg di Channel One con un cartellone contro la guerra in Ucraina è stata denunciata dall'ex marito, un dipendente della tv di stato Russia Today (RT). L'uomo, secondo quanto ha riferito la stessa giornalista in un'intervista al sito Holod ripresa anche da The Guardian, le ha fatto causa per ottenere la custoria dei due figli, di 11 e 17 anni.
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Marina Ovsyannikova, 44 anni, era redattrice delle edizioni locali sul Primo Canale russo
Al sito web di Der Spiegel, Marina Ovsyannikova ha detto che suo figlio maggiore di 17 anni è un forte sostenitore della guerra in Ucraina e per questo la considera una "traditrice". Lo stesso lo pensa sua madre. "Cerco periodicamente di chiamare mio figlio, ma le nostre conversazioni non vanno molto bene. Questo perché il padre lavora per RT e gli fa il lavaggio del cervello. Mia figlia ha 11 anni. Ogni volta che la chiamo mi dice: 'Mamma, quando torni?'. Le dico sempre tra una settimana. E lei mi risponde: 'Mamma, è passata ancora una settimana e tu ancora non ci sei'. Per lei sono solo sua madre, e lei ama sua madre", dice la giornalista a Holod. Marina Ovsyannikova tornerà in Russia "quando questo regime crollerà", dice ancora al sito russo. Per il momento l'unica sua preoccupazione è quella di rivedere i figli, ma la giornalista non può farlo. "Mio figlio maggiore non vuole andare da nessuna parte, e non posso nemmeno portare mia figlia in vacanza per trascorrere del tempo insieme, perché i passaporti dei bambini sono scaduti. E io non posso farli per loro perché sono a Berlino. E il mio ex marito non vuole dare il permesso ai miei figli di viaggiare all'estero, non vuole dare loro i passaporti. Lo ho chiamato più volte, ma lui non vuole muovere un dito", dichiara la giornalista nell'intervista a Holod.
Marina Ovsyannikova è stata intervistata a fine marzo da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa'. La giornalista ha fatto sapere: "Dopo la mia protesta il notiziario va in onda in differita"
Ma Marina Ovsyannikova non riesce a incolpare l'ex marito per averla denunciata. "Penso sia una persona abbastanza perbene e penso che non voglia causare stress inutile ai nostri figli. Non credo che farmi causa sia stata una sua iniziativa. Probabilmente - conclude la giornalista russa nell'intervista al sito russo - gli è stato detto di prendere una scelta: o ti licenziamo o agisci con noi".
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