
Corteo a Casoria, nel napoletano, per la giornata mondiale contro l’omofobia. Casoria, 16 Maggio 2025 ANSA / CESARE ABBATE
È la famiglia il luogo in cui si consumano prevalentemente le violenze contro la comunità Lgbt. Il dato emerge dall'analisi dei contatti attivati attraverso la Gay Help Line nei 19 anni di attività. Dopo la famiglia, il luogo meno 'protetto' è il posto di lavoro. La Gay Help Line (800 713 713), gestita da Gay Center, nacque nel marzo 2006, a seguito della morte, avvenuta nel luglio 2005, di Paolo Seganti, omosessuale ucciso a Roma, a cui è stato poi dedicato viale Paolo Seganti.
Seganti fu accoltellato a morte, con una ventina di fendenti, nella notte, in un parco, dove era andato per prendersi cura di alcune piante. I suoi assassini ancora non hanno un nome. Da allora sono state oltre 360.000, con una media di circa 20.000 richieste ogni anno, le persone che hanno raggiunto il servizio, al telefono o tramite la chat Speakly.org. Un numero enorme che mostra senza tema di smentita quanto le persone Lgbtqia+ continuino ad essere sotto tiro di discriminazioni, violenze e isolamento. A partire, come dicevamo, dai due luoghi in cui paradossalmente ci si dovrebbe sentire più protetti. La famiglia e il posto di lavoro.
Oltre il 51% delle persone che hanno contattato l'800713 713, sono giovani che affrontano difficoltà in famiglia o a scuola. Il 41,6% delle persone assistite riporta violenze fisiche o psicologiche in ambito familiare, mentre il 17% ha perso il sostegno economico dai genitori, compromettendo il proprio percorso di studi o formazione.
Nel mondo del lavoro, i casi di discriminazione denunciati sono l'11,6% per esclusione o mobbing, con un impatto particolarmente grave sulle persone trans, che faticano a trovare occupazione (8%). Inoltre, il 5,7% delle persone seguite ha abbandonato gli studi a causa del bullismo omotransfobico.
Non a caso diversi studi confermano che il numero di tentativi di suicidio e di ideazione suicidaria è relativamente più alto tra le persone Lgbtq+, soprattutto tra i giovani, rispetto alla popolazione generale, secondo quanto risulta ancche dalla ricerca “Clinical social worker Caitlin Ryan’s Family Acceptance Project” della San Francisco State University, il primo studio sugli effetti dell’accettazione da parte della famiglia. Fuori dall'ambio familiare ci pensano poi la scuola, i libri e giochi a rafforzare gli stereotipi di genere, che diventano un volano per la non accettazione delle persone Lgbtq+ e uno strumento per il bullismo, che può assumere diverse forme: fisico, emotivo, l’uso di un vocabolario omofobico, la diffusione di voci e altre forme di abuso verbale, il cyberbullismo, che prevede l’uso di messaggi di testo offensivi o di messaggi con lo stesso contenuto su Facebook, Twitter e altri social network.
Il servizio, che ha visto sin dalla sua nascita il sostegno di Comune di Roma, Regione Lazio e successivamente anche dall'Unar, fondi 8x1000 dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Chiesa Valdese e donazioni di aziende e privati, dal 2016, ha dato anche vita a soluzioni concrete per chi subisce violenze e discriminazioni, inaugurando la prima casa famiglia Refuge Lgbtqia+, seguita nel 2021 da Refuge T*, dedicata alle persone trans e non binarie e nel maggio 2024 si è aggiunta una terza struttura: un cohousing Lgbt+ nel centro storico di Roma.
“Diciannove anni di ascolto e supporto ci hanno dimostrato che l'omobitransfobia è ancora una realtà quotidiana – .dichiara Alessandra Rossi, coordinatrice Gay Help Line - Ma anche che una rete di supporto può davvero fare la differenza. Continueremo a essere qui per chi ha bisogno”.
Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l'homophobie la prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Sono tantissime anche quest'anno le iniziative su tutto il territorio nazionale promosse da soggetti pubbllici e privati. Da segnalare la campagna “Tattiche contro l’omotransfobia” promossa dall’Area CSR della Lega Nazionale Dilettanti in sinergia con Arcigay e Gaynet, che mira a sensibilizzare, attraverso gesti semplici e di rispetto per manifestare l’amore per lo sport che supera ogni discriminazione, dando voce al rispetto e alla libertà di esprimersi attraverso il calcio.
“Credo fortemente che lo sport, insieme alle famiglie e alla scuola, siano i luoghi sociali dove una persona viene formata al rispetto e alla valorizzazione delle differenze – ha sottolineato Marco Arlati, Segreteria Nazionale Arcigay con delega sport alla conferenza stampa di presentazione del progetto -. Il calcio, attraverso la Lega Nazionale Dilettanti, con la sua ramificazione geografica in tutta Italia, può essere lo strumento strategico più efficace per diffondere gli alti valori dello sport e la lotta all’omolesbobitransfobia, sia ai giocatori e alle giocatrici, sia a tutto il settore sportivo costituito da lavoratrici/lavoratori e professionisti, che generano benessere e ricchezza per la società. Avere un ambiente formato e accogliente significa permettere alle persone di fare attività sportiva, lavorare nel mondo dello sport in piena libertà e senza paure”.