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Home » Attualità » Giornata europea degli antibiotici, “l’abuso ha portato alla nascita dei superbatteri”

Giornata europea degli antibiotici, “l’abuso ha portato alla nascita dei superbatteri”

L'Oms stima che entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti. L'esperto: "Questi medicinali solo per la cura dell’infezione"

Elsa Toppi
18 Novembre 2022
Il 18 novembre 2022 ritorna l'iniziativa nata per aumentare la conoscenza del fenomeno dell’antibiotico-resistenza e la consapevolezza sui rischi derivanti dall'uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici

Il 18 novembre 2022 ritorna l'iniziativa nata per aumentare la conoscenza del fenomeno dell’antibiotico-resistenza e la consapevolezza sui rischi derivanti dall'uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici

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Da quando il batteriologo inglese Alexander Fleming ha inventato la penicillina nel 1928, la scienza ha messo a disposizione numerosi antibiotici. Oggi, però, di questi farmaci si fa sempre più un uso improprio ed eccessivo, tanto che l’organizzazione Mondiale della Sanità ha promosso, in occasione della Giornata europea degli antibiotici (il 18 novembre), la settimana mondiale della consapevolezza antimicrobiotica. L’abuso di questi medicinali ha favorito la nascita dei cosiddetti superbatteri: batteri praticamente resistenti a tutto. Un fenomeno che desta molta preoccupazione al punto che, secondo uno scenario elaborato dall’Oms qualche tempo fa, entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti. Si parla di un numero di vite perdute, 10 milioni, superiori a quelle che il cancro causa attualmente. In Europa si prevedono 392.000 morti e 120.000 in Italia, che già oggi con 10.000 decessi l’anno è la nazione più colpita assieme alla Grecia.

Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche
Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche

Colpiti anche gli occhi

I superbatteri colpiscono anche gli occhi. In particolare, a registrare i più alti livelli di resistenza antibiotica, sono le infezioni corneali. Queste possono evolvere rapidamente, causando la perdita dell’occhio, con un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti e sui costi sanitari e sociali.

“L’uso e l’abuso indiscriminato degli antibiotici produce un aumento delle resistenze: una sorta di riadattamento dei batteri contro questi chemioterapici per sopravvivere – spiega Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, tra i maggiori esperti al mondo di patologie corneali -. Stafilococco, Streptococco e Pseudomonas Aeruginosa, sono tra i super-batteri con livelli più alti di resistenza individuati in campo oftalmologico. Le infezioni che si sviluppano con questi con questi batteri resistenti sono aggressive e portano alla distruzione dello stroma corneale. I costi, per il servizio sanitario locale, sono sicuramente importanti quando si hanno infezioni gravi, perché spesso finiscono in ricoveri e a volte anche nella necessità chirurgica”.

E' un’iniziativa europea di sanità pubblica, coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che cade nella settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici
E’ un’iniziativa europea di sanità pubblica, coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che cade nella settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici

Sul banco degli imputati l’uso eccessivo di colliri antibiotici

Va da sé che l’occhio è una struttura esposta e il pericolo di infettarsi è maggiore per quei pazienti particolarmente deperiti che si trovano in strutture ospedaliere dove possono selezionarsi dei batteri super capaci di resistere a tutto. Questo è il conto che si paga per l’uso fai da te dei medicinali, per le troppe prescrizioni da parte dei medici di base o per l’uso profilattico pre e post operatorio. Un impiego sovrabbondante di antibiotici in ambito oculistico è dimostrato anche dai dati sui consumi: secondo un’indagine di Lqvia il consumo di antibiotici semplici è pari a oltre 5 milioni l’anno e a oltre 6 milioni e 870mila ammontano le unità di antibiotici associate a cortisone. Sul banco degli imputati soprattutto l’uso eccessivo di colliri antibiotici contro le congiuntiviti, che hanno contribuito a un aumento dei fallimenti clinici.

“In realtà gli antibiotici dovrebbero essere riservati alla cura dell’infezione e non per impedire che l’infezione si realizzi – mette in chiaro Sarnicola -. L’uso profilattico degli antibiotici è quello che indebolisce la possibilità che questi farmaci possano essere efficaci perché, quando si usano indiscriminatamente, le famiglie batteriche riescono ad auto selezionarsi in colonie di batteri resistenti agli antibiotici. Questo sarà il vero problema del futuro a meno che la ricerca non tiri fuori la produzione dei farmaci nuovi in grado di essere efficaci rispetto ai vecchi”.

Smog e cambiamenti climatici favoriscono le infezioni

Secondo gli esperti l’aumento di queste infezioni sarebbe causato anche da smog e cambiamenti climatici che stanno incidendo sulla salute delle persone a un ritmo vorticoso. “I fenomeni atmosferici come il cambio climatico possono sicuramente influenzare la facilità di sviluppo dell’infezione – dichiara l’esperto – . Sono tutte condizioni che modificano la superficie dell’occhio, soprattutto nella sua componente lacrimale, rendendola meno capace di difendersi. Anche perché la maggior parte dei batteri hanno difficoltà a penetrare l’epitelio corneale, se integro e intatto. Ecco perché le condizioni climatiche influenzano indirettamente, attraverso l’indebolimento delle difese della superficie oculare. Lo smog, poi, ha un’azione simile a quella dei cambiamenti climatici”. Per proteggere gli occhi dall’inquinamento e dalle radiazioni ultraviolette, gli esperti consigliano di indossare occhiali da sole anche d’inverno, pure se è nuvoloso, idratarsi abbondantemente, ed evitare l’esposizione prolungata in aree particolarmente trafficate.

Ci sono quattro tipi di infezioni corneali. Quelle batteriche, che sono le più frequenti, sono spesso conseguenza dell’uso di lenti a contatto. “Le più incriminate sono le multiuso – conclude il professor Vincenzo Sarnicola – perché proprio il passaggio delle mani, la pratica di disinfezione con le soluzioni, invece che la sterilizzazione delle lenti, favoriscono i batteri”. Per l’Italia, fra i paesi europei meno virtuosi in tal senso, gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, riuniti nei giorni scorsi a Roma, auspicano un cambio di passo, con strategie che puntino ad eliminare l’uso indiscriminato degli antibiotici e un impiego limitato alla sola cura delle infezioni batteriche.

 

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Da quando il batteriologo inglese Alexander Fleming ha inventato la penicillina nel 1928, la scienza ha messo a disposizione numerosi antibiotici. Oggi, però, di questi farmaci si fa sempre più un uso improprio ed eccessivo, tanto che l’organizzazione Mondiale della Sanità ha promosso, in occasione della Giornata europea degli antibiotici (il 18 novembre), la settimana mondiale della consapevolezza antimicrobiotica. L’abuso di questi medicinali ha favorito la nascita dei cosiddetti superbatteri: batteri praticamente resistenti a tutto. Un fenomeno che desta molta preoccupazione al punto che, secondo uno scenario elaborato dall’Oms qualche tempo fa, entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti. Si parla di un numero di vite perdute, 10 milioni, superiori a quelle che il cancro causa attualmente. In Europa si prevedono 392.000 morti e 120.000 in Italia, che già oggi con 10.000 decessi l’anno è la nazione più colpita assieme alla Grecia.
Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche
Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche

Colpiti anche gli occhi

I superbatteri colpiscono anche gli occhi. In particolare, a registrare i più alti livelli di resistenza antibiotica, sono le infezioni corneali. Queste possono evolvere rapidamente, causando la perdita dell’occhio, con un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti e sui costi sanitari e sociali. “L’uso e l’abuso indiscriminato degli antibiotici produce un aumento delle resistenze: una sorta di riadattamento dei batteri contro questi chemioterapici per sopravvivere - spiega Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, tra i maggiori esperti al mondo di patologie corneali -. Stafilococco, Streptococco e Pseudomonas Aeruginosa, sono tra i super-batteri con livelli più alti di resistenza individuati in campo oftalmologico. Le infezioni che si sviluppano con questi con questi batteri resistenti sono aggressive e portano alla distruzione dello stroma corneale. I costi, per il servizio sanitario locale, sono sicuramente importanti quando si hanno infezioni gravi, perché spesso finiscono in ricoveri e a volte anche nella necessità chirurgica”.
E' un’iniziativa europea di sanità pubblica, coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che cade nella settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici
E' un’iniziativa europea di sanità pubblica, coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che cade nella settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici

Sul banco degli imputati l’uso eccessivo di colliri antibiotici

Va da sé che l’occhio è una struttura esposta e il pericolo di infettarsi è maggiore per quei pazienti particolarmente deperiti che si trovano in strutture ospedaliere dove possono selezionarsi dei batteri super capaci di resistere a tutto. Questo è il conto che si paga per l’uso fai da te dei medicinali, per le troppe prescrizioni da parte dei medici di base o per l’uso profilattico pre e post operatorio. Un impiego sovrabbondante di antibiotici in ambito oculistico è dimostrato anche dai dati sui consumi: secondo un’indagine di Lqvia il consumo di antibiotici semplici è pari a oltre 5 milioni l’anno e a oltre 6 milioni e 870mila ammontano le unità di antibiotici associate a cortisone. Sul banco degli imputati soprattutto l’uso eccessivo di colliri antibiotici contro le congiuntiviti, che hanno contribuito a un aumento dei fallimenti clinici. “In realtà gli antibiotici dovrebbero essere riservati alla cura dell’infezione e non per impedire che l’infezione si realizzi – mette in chiaro Sarnicola -. L’uso profilattico degli antibiotici è quello che indebolisce la possibilità che questi farmaci possano essere efficaci perché, quando si usano indiscriminatamente, le famiglie batteriche riescono ad auto selezionarsi in colonie di batteri resistenti agli antibiotici. Questo sarà il vero problema del futuro a meno che la ricerca non tiri fuori la produzione dei farmaci nuovi in grado di essere efficaci rispetto ai vecchi”.

Smog e cambiamenti climatici favoriscono le infezioni

Secondo gli esperti l’aumento di queste infezioni sarebbe causato anche da smog e cambiamenti climatici che stanno incidendo sulla salute delle persone a un ritmo vorticoso. “I fenomeni atmosferici come il cambio climatico possono sicuramente influenzare la facilità di sviluppo dell’infezione – dichiara l’esperto - . Sono tutte condizioni che modificano la superficie dell’occhio, soprattutto nella sua componente lacrimale, rendendola meno capace di difendersi. Anche perché la maggior parte dei batteri hanno difficoltà a penetrare l’epitelio corneale, se integro e intatto. Ecco perché le condizioni climatiche influenzano indirettamente, attraverso l’indebolimento delle difese della superficie oculare. Lo smog, poi, ha un’azione simile a quella dei cambiamenti climatici”. Per proteggere gli occhi dall’inquinamento e dalle radiazioni ultraviolette, gli esperti consigliano di indossare occhiali da sole anche d’inverno, pure se è nuvoloso, idratarsi abbondantemente, ed evitare l’esposizione prolungata in aree particolarmente trafficate. Ci sono quattro tipi di infezioni corneali. Quelle batteriche, che sono le più frequenti, sono spesso conseguenza dell’uso di lenti a contatto. “Le più incriminate sono le multiuso – conclude il professor Vincenzo Sarnicola - perché proprio il passaggio delle mani, la pratica di disinfezione con le soluzioni, invece che la sterilizzazione delle lenti, favoriscono i batteri”. Per l’Italia, fra i paesi europei meno virtuosi in tal senso, gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, riuniti nei giorni scorsi a Roma, auspicano un cambio di passo, con strategie che puntino ad eliminare l’uso indiscriminato degli antibiotici e un impiego limitato alla sola cura delle infezioni batteriche.  
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