Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Giornata mondiale dell’Ambiente: ma quanta energia consumano i data center?

Giornata mondiale dell’Ambiente: ma quanta energia consumano i data center?

In un mondo fortemente digitalizzato, molti settori e attività dipendono dall’elaborazione di grandi quantità di dati: le strutture che li elaborano consumano però moltissimo. Scatta l'allarme globale

Domenico Guarino
5 Giugno 2022
Giornata mondiale dell’Ambiente il 5 giugno: il consumo energetico dei data center

Il cambiamento climatico, il degrado dell’ambiente, la gestione e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, la gestione scorretta delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità. Sappiamo tutti quanto questi fenomeni minaccino il futuro della terra e dell’umanità

Share on FacebookShare on Twitter

Il 5 giugno cade la Giornata mondiale dell’Ambiente, e quest’anno ricorre il 50° anniversario dalla nascita di questa campagna globale istituita dalle Nazioni Unite nel 1972 a Stoccolma, in occasione della prima Conferenza dell’Onu sull’Ambiente, in cui venne adottata la Dichiarazione che definì i 26 principi sui diritti dell’ambiente e le responsabilità dell’uomo per la sua salvaguardia.

Fra le tante notizie, non sempre positive, che vengono diffuse in questa occasione, salta agli occhi una certezza: siamo sempre più connessi ma sempre più…inquinati.

Il mondo dell’Internet ci appare talmente smaterializzato, fatto di bit e di cluoud, che non ci chiediamo mai come funzioni il sistema. E che costi ambientali abbia. Qualora lo facessimo scopriremmo che tutto parte, ed in qualche modo arriva, dai centri di elaborazione dati, ovvero delle infrastrutture fisiche in cui vengono immagazzinate molte delle informazioni prodotte nel mondo digitale. I data center dunque sono gli snodi fondamentali per il funzionamento del sistema perché in un mondo fortemente digitalizzato, permettono l’elaborazione di grandi quantità di dati.

Viviamo in un mondo in perenne connessione

Controllo e gestione dei dati sono diventati elementi centrali della strategia commerciale delle aziende tecnologiche. Ma spingere sulla proliferazione dei data center non sono solo le piattaforme e le reti sociali: banche, assicurazioni, società di videogiochi, il settore delle criptovalute quello sanitario dipendono oramai fortemente dall’elaborazione di grandi quantità di dati.
Il problema è che si tratta di strutture fortemente energivore, e dunque la crescita costante del numero e delle dimensioni dei data center costituisce una seria minaccia ambientale, in quanto richiedono grandi quantità di energia per funzionare, ma anche per raffreddare i loro sistemi.
Al punto che, oggi, il consumo energetico globale generato dai centri di elaborazione dati supera quello di interi paesi come l’Indonesia o il Sudafrica.

E per il futuro le cose andranno ancora peggio, visto che tutto il settore dell’immagazzinamento e della diffusione di megadati e metadati ha fatto registrare un nuovo impulso durante la pandemia da Covid-1. Non a caso sono diverse le organizzazioni e le istituzioni che hanno espresso preoccupazione per l’impatto di queste infrastrutture, che consumano da 10 a 100 volte più energia di un edificio commerciale di dimensioni simili.

Quanti sono i data center nell’Unione europea

Il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati
Il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati: la Germania, con oltre 480 strutture, è il Paese Ue che registra il maggior numero di queste strutture

Anche se l’Europa non è ancora al livello del nord America – Stati Uniti e Canada contano, insieme, oltre 3.000 strutture – nell’ultimo periodo gli investimenti nei data center sono aumentati del 58% secondo ReportLinker (2021).
Secondo Cloudscene, un fornitore di servizi di cloud australiano, ci sono attualmente quasi 2mila data center nei 27 paesi dell’Unione europea. A cui ne vanno aggiunti altri 596, situati in paesi vicini come Regno Unito, Norvegia e Svizzera. La Germania, con più di 480 strutture, è il paese Ue che registra il maggior numero di queste strutture. data center. Numero che non è sempre proporzionale al peso demografico o economico del paese nel quale si trovano. I Paesi Bassi ad esempio, con una popolazione che è meno di un quarto di quella tedesca, ospitano circa 280 strutture, la maggior parte delle quali si trova ad Amsterdam.
La capitale olandese, insieme ad altre città come Londra, Parigi e Francoforte, è diventata così uno dei principali poli europei per questo settore nascente. Altre città dove assistiamo ad aumento di data center sono Madrid, Monaco e Milano, tutte con oltre 50 strutture (elaborazione openpolis su dati El orden mundial e Cloudscene).
Nella valutazione complessiva, va considerato poi che non tutti i centri di elaborazione dati hanno le stesse dimensioni.

Quanto consumano i data center?

Negli ultimi 7 anni è stata prodotta più energia rinnovabile rispetto ai combustibili fossili e al nucleare combinati

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), alla fine del 2019 i data center erano responsabili di circa l’1% del consumo globale di energia. “Un dato -sottolineano gli analisti di openpolis- che però non considera il mining di criptovalute, altro settore che si appoggia enormemente su server e hardware per l’archiviazione dei dati”.
Per quanto attiene all’Ue, una delle ultime stime pubblicata in un rapporto del 2020 della Commissione europea, ha indicato che il consumo dei data center in Unione europea è cresciuto di quasi il 42% tra il 2010 e il 2018, arrivando a rappresentare il 2,8% di tutta la domanda energetica della regione. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, il rapporto ha notato che, nonostante l’assenza di dati precisi, i data center potrebbero emettere tra lo 0,4% e lo 0,6% del totale dei gas serra generati nell’Ue.
Una crescita costante, al punto che, secondo uno studio di Eirgrid, la compagnia pubblica di elettricità irlandese, nel 2028 i centri di elaborazione dati assorbiranno circa il 30% della domanda energetica del Paese. Mentre uno studio del Danish council on climate change sostiene che i data center faranno aumentare il consumo totale di energia della Danimarca del 17% nei prossimi 10 anni.

Cosa si sta facendo?

Nel gennaio 2021, 25 aziende - tra cui giganti come Amazon e Google - hanno lanciato il Climate neutral
Nel gennaio 2021, 25 aziende – tra cui giganti come Amazon e Google – hanno lanciato il Climate neutral data centre pact

Le piattaforme che riuniscono i grandi operatori di centri europei di elaborazione dati, anche sulla spinta delle istituzioni internazionali, hanno iniziato a muoversi. “Nel gennaio 2021, 25 aziende – tra cui giganti come Amazon e Google, ma anche grandi attori del mercato europeo come Equinix e Interxion – hanno lanciato il Climate neutral data centre pact, una sorta di accordo sul clima per preparare la strada prima di un possibile inasprimento delle regole Ue.

Promettendo di ridurre le emissioni, fino a raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Un tipo di iniziativa che ha numerosi precedenti in vari settori commerciali” rivela openpolis.
Sta di fatto che al momento si tratta di buone intenzioni, sulla carta. La realtà è la crescita esponenziale dei consumi

Conosciuto anche come data center, il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati.
Composto da una rete, da uno spazio di archiviazione e da server di calcolo, viene utilizzato per elaborare, organizzare, proteggere e conservare i dati dei computer. Un buon datacenter deve quindi offrire una sicurezza ottimale e uno spazio di hosting adeguato, ma anche una fonte di energia affidabile ed economica. Entriamo un po’ più nel dettaglio.

Cos’è un data center?

In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati
In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati

In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati: una chiave USB, un server dedicato, un armadio con diversi server collegati tra loro, una stanza dedicata che ospita diversi armadi per computer, un edificio dedicato, ecc.
Indipendentemente dalle dimensioni dei supporti, lo spazio ospita un insieme di server per l’archiviazione, l’elaborazione e la comunicazione dei dati verso l’esterno. energetici prodotti dai data center.

Giornata mondiale dell’Ambiente

La giornata è organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ ambiente (Unep) e ogni anno ha un tema specifico e un nuovo Paese ospitante: quest’anno, come 50 anni fa, sono la Svezia e ‘OnlyOneEarth’ (SoloUnaTerra), per ribadire la necessità di vivere in modo sostenibile e in armonia con la natura poiché le risorse sono limitate e devono essere salvaguardate. In sostanza, ci viene chiesto di proteggere il nostro pianeta, di prenderci cura della nostra casa comune, nelle nostre azioni quotidiane dal modo in cui mangiamo, viviamo, lavoriamo, ci muoviamo, investiamo.

Per l’Ocse solo il 9% di tutta la plastica nel mondo viene riciclato

Dopo due giorni di lavori fra Stati membri e stakeholder, a Stoccolma, sono emerse dieci raccomandazioni: – porre il benessere umano al centro di un pianeta sano e prosperità per tutti, riconoscendo che un pianeta sano è un prerequisito per la pace, la coesione e le società prospere; – riconoscere e attuare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile (realizzando la visione articolata nel principio 1 della Dichiarazione di Stoccolma del 1972); – adottare un cambiamento generalizzato nel modo in cui il nostro attuale sistema economico lavora per contribuire a un pianeta sano; – rafforzare l’attuazione nazionale degli impegni esistenti per un pianeta sano; – allineare i flussi finanziari pubblici e privati ;;con il clima ambientale e gli impegni di sviluppo sostenibile; – accelerare le trasformazioni a livello di sistema di settori ad alto impatto, come cibo, energia, acqua, edifici, edilizia, produzione e mobilità; – ricostruire rapporti di fiducia per rafforzare la cooperazione e la solidarietà; – rafforzare e rinvigorire il sistema multilaterale; – riconoscere la responsabilità intergenerazionale come una pietra miliare di una sana elaborazione delle politiche; – portare avanti i risultati di Stoccolma+50

Potrebbe interessarti anche

Romina Francesca Power è nata a Los Angeles il 2 ottobre 1951
Attualità

Romina Power, appello social: “Salviamo il mare”

23 Marzo 2023
aborto
Attualità

Malta, maggioranza della popolazione contraria all’aborto

27 Marzo 2023
Anziana con morbo di Alzheimer: i ricercatori americani studiano le correlazioni tra mutamenti nel tessuto della retina e quelle nel cervello
Scienze e culture

Negli occhi i primi segni dell’Alzheimer: “Finestra sul cervello”

26 Marzo 2023

Instagram

  • In Cina è nata un’app per mandare baci a distanza.

MUA è il dispositivo creato dalla startup cinese di proprietà di Zhao Jianbo che simula i baci. La macchina - il cui nome si ispira al tipico suono che si fa quando si manda un bacio - si compone di labbra finte in silicone che si collegano al cellulare e, attraverso uno scambio di dati, simulano il gesto d’amore. 

💖E tu? saresti disposto a usare Mua per dare un bacio?

#lucenews #lucelanazione #mua #cina #bacistellari ellari
  • Partigiana, romanziera e confidente di Sartre: vi dice qualcosa il nome Alba de Céspedes? Forse no, ed è del tutto normale. Perché la scrittrice e poetessa italo cubana è rimasta sconosciuta al grande pubblico per troppo tempo. Ma per fortuna di recente si stanno sempre più riscoprendo le esponenti femminili di uno dei movimenti letterari più entusiasmanti del XX secolo, il neorealismo italiano del dopoguerra. E se nel 2018 l’editore Daunt ha iniziato la sua vitale opera di promozione di Natalia Ginzburg, ora grazie a Pushkin ‘rinasce’ de Céspedes. Donne famose in vita e poi dimenticate, che tornano a far sentire la loro voce anche attraverso moderne colleghe di penna come Elena Ferrante, l
  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Il 5 giugno cade la Giornata mondiale dell’Ambiente, e quest’anno ricorre il 50° anniversario dalla nascita di questa campagna globale istituita dalle Nazioni Unite nel 1972 a Stoccolma, in occasione della prima Conferenza dell’Onu sull’Ambiente, in cui venne adottata la Dichiarazione che definì i 26 principi sui diritti dell’ambiente e le responsabilità dell’uomo per la sua salvaguardia. Fra le tante notizie, non sempre positive, che vengono diffuse in questa occasione, salta agli occhi una certezza: siamo sempre più connessi ma sempre più…inquinati. Il mondo dell’Internet ci appare talmente smaterializzato, fatto di bit e di cluoud, che non ci chiediamo mai come funzioni il sistema. E che costi ambientali abbia. Qualora lo facessimo scopriremmo che tutto parte, ed in qualche modo arriva, dai centri di elaborazione dati, ovvero delle infrastrutture fisiche in cui vengono immagazzinate molte delle informazioni prodotte nel mondo digitale. I data center dunque sono gli snodi fondamentali per il funzionamento del sistema perché in un mondo fortemente digitalizzato, permettono l’elaborazione di grandi quantità di dati.
Viviamo in un mondo in perenne connessione
Controllo e gestione dei dati sono diventati elementi centrali della strategia commerciale delle aziende tecnologiche. Ma spingere sulla proliferazione dei data center non sono solo le piattaforme e le reti sociali: banche, assicurazioni, società di videogiochi, il settore delle criptovalute quello sanitario dipendono oramai fortemente dall’elaborazione di grandi quantità di dati. Il problema è che si tratta di strutture fortemente energivore, e dunque la crescita costante del numero e delle dimensioni dei data center costituisce una seria minaccia ambientale, in quanto richiedono grandi quantità di energia per funzionare, ma anche per raffreddare i loro sistemi. Al punto che, oggi, il consumo energetico globale generato dai centri di elaborazione dati supera quello di interi paesi come l’Indonesia o il Sudafrica. E per il futuro le cose andranno ancora peggio, visto che tutto il settore dell’immagazzinamento e della diffusione di megadati e metadati ha fatto registrare un nuovo impulso durante la pandemia da Covid-1. Non a caso sono diverse le organizzazioni e le istituzioni che hanno espresso preoccupazione per l’impatto di queste infrastrutture, che consumano da 10 a 100 volte più energia di un edificio commerciale di dimensioni simili.

Quanti sono i data center nell'Unione europea

Il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati
Il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati: la Germania, con oltre 480 strutture, è il Paese Ue che registra il maggior numero di queste strutture
Anche se l’Europa non è ancora al livello del nord America - Stati Uniti e Canada contano, insieme, oltre 3.000 strutture – nell’ultimo periodo gli investimenti nei data center sono aumentati del 58% secondo ReportLinker (2021). Secondo Cloudscene, un fornitore di servizi di cloud australiano, ci sono attualmente quasi 2mila data center nei 27 paesi dell’Unione europea. A cui ne vanno aggiunti altri 596, situati in paesi vicini come Regno Unito, Norvegia e Svizzera. La Germania, con più di 480 strutture, è il paese Ue che registra il maggior numero di queste strutture. data center. Numero che non è sempre proporzionale al peso demografico o economico del paese nel quale si trovano. I Paesi Bassi ad esempio, con una popolazione che è meno di un quarto di quella tedesca, ospitano circa 280 strutture, la maggior parte delle quali si trova ad Amsterdam. La capitale olandese, insieme ad altre città come Londra, Parigi e Francoforte, è diventata così uno dei principali poli europei per questo settore nascente. Altre città dove assistiamo ad aumento di data center sono Madrid, Monaco e Milano, tutte con oltre 50 strutture (elaborazione openpolis su dati El orden mundial e Cloudscene). Nella valutazione complessiva, va considerato poi che non tutti i centri di elaborazione dati hanno le stesse dimensioni.

Quanto consumano i data center?

Negli ultimi 7 anni è stata prodotta più energia rinnovabile rispetto ai combustibili fossili e al nucleare combinati
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), alla fine del 2019 i data center erano responsabili di circa l’1% del consumo globale di energia. “Un dato -sottolineano gli analisti di openpolis- che però non considera il mining di criptovalute, altro settore che si appoggia enormemente su server e hardware per l’archiviazione dei dati”. Per quanto attiene all’Ue, una delle ultime stime pubblicata in un rapporto del 2020 della Commissione europea, ha indicato che il consumo dei data center in Unione europea è cresciuto di quasi il 42% tra il 2010 e il 2018, arrivando a rappresentare il 2,8% di tutta la domanda energetica della regione. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, il rapporto ha notato che, nonostante l’assenza di dati precisi, i data center potrebbero emettere tra lo 0,4% e lo 0,6% del totale dei gas serra generati nell’Ue. Una crescita costante, al punto che, secondo uno studio di Eirgrid, la compagnia pubblica di elettricità irlandese, nel 2028 i centri di elaborazione dati assorbiranno circa il 30% della domanda energetica del Paese. Mentre uno studio del Danish council on climate change sostiene che i data center faranno aumentare il consumo totale di energia della Danimarca del 17% nei prossimi 10 anni.

Cosa si sta facendo?

Nel gennaio 2021, 25 aziende - tra cui giganti come Amazon e Google - hanno lanciato il Climate neutral
Nel gennaio 2021, 25 aziende - tra cui giganti come Amazon e Google - hanno lanciato il Climate neutral data centre pact
Le piattaforme che riuniscono i grandi operatori di centri europei di elaborazione dati, anche sulla spinta delle istituzioni internazionali, hanno iniziato a muoversi. “Nel gennaio 2021, 25 aziende - tra cui giganti come Amazon e Google, ma anche grandi attori del mercato europeo come Equinix e Interxion - hanno lanciato il Climate neutral data centre pact, una sorta di accordo sul clima per preparare la strada prima di un possibile inasprimento delle regole Ue. Promettendo di ridurre le emissioni, fino a raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Un tipo di iniziativa che ha numerosi precedenti in vari settori commerciali” rivela openpolis. Sta di fatto che al momento si tratta di buone intenzioni, sulla carta. La realtà è la crescita esponenziale dei consumi Conosciuto anche come data center, il datacenter è un’infrastruttura per l’archiviazione dei dati. Composto da una rete, da uno spazio di archiviazione e da server di calcolo, viene utilizzato per elaborare, organizzare, proteggere e conservare i dati dei computer. Un buon datacenter deve quindi offrire una sicurezza ottimale e uno spazio di hosting adeguato, ma anche una fonte di energia affidabile ed economica. Entriamo un po’ più nel dettaglio.

Cos’è un data center?

In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati
In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati
In senso stretto, un datacenter, o centro dati, è definito come uno spazio di archiviazione dati: una chiave USB, un server dedicato, un armadio con diversi server collegati tra loro, una stanza dedicata che ospita diversi armadi per computer, un edificio dedicato, ecc. Indipendentemente dalle dimensioni dei supporti, lo spazio ospita un insieme di server per l’archiviazione, l’elaborazione e la comunicazione dei dati verso l’esterno. energetici prodotti dai data center.

Giornata mondiale dell’Ambiente

La giornata è organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ ambiente (Unep) e ogni anno ha un tema specifico e un nuovo Paese ospitante: quest’anno, come 50 anni fa, sono la Svezia e ‘OnlyOneEarth’ (SoloUnaTerra), per ribadire la necessità di vivere in modo sostenibile e in armonia con la natura poiché le risorse sono limitate e devono essere salvaguardate. In sostanza, ci viene chiesto di proteggere il nostro pianeta, di prenderci cura della nostra casa comune, nelle nostre azioni quotidiane dal modo in cui mangiamo, viviamo, lavoriamo, ci muoviamo, investiamo.
Per l’Ocse solo il 9% di tutta la plastica nel mondo viene riciclato
Dopo due giorni di lavori fra Stati membri e stakeholder, a Stoccolma, sono emerse dieci raccomandazioni: - porre il benessere umano al centro di un pianeta sano e prosperità per tutti, riconoscendo che un pianeta sano è un prerequisito per la pace, la coesione e le società prospere; - riconoscere e attuare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile (realizzando la visione articolata nel principio 1 della Dichiarazione di Stoccolma del 1972); - adottare un cambiamento generalizzato nel modo in cui il nostro attuale sistema economico lavora per contribuire a un pianeta sano; - rafforzare l’attuazione nazionale degli impegni esistenti per un pianeta sano; - allineare i flussi finanziari pubblici e privati ;;con il clima ambientale e gli impegni di sviluppo sostenibile; - accelerare le trasformazioni a livello di sistema di settori ad alto impatto, come cibo, energia, acqua, edifici, edilizia, produzione e mobilità; - ricostruire rapporti di fiducia per rafforzare la cooperazione e la solidarietà; - rafforzare e rinvigorire il sistema multilaterale; - riconoscere la responsabilità intergenerazionale come una pietra miliare di una sana elaborazione delle politiche; - portare avanti i risultati di Stoccolma+50
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto