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Home » Attualità » Violenza di genere, uno studio dimostra che la cultura del femminicidio è ancora radicata in Italia

Violenza di genere, uno studio dimostra che la cultura del femminicidio è ancora radicata in Italia

Come picchiare e violentare una donna, droga dello stupro e come difendersi dalla violenza maschile: sono solo alcune delle ricerche su Google che l'indagine di AvantGrade.com ha rivelato

Edoardo Martini
24 Novembre 2022
Violenza contro le donne: i dati allarmanti di AvantGrade.com

Violenza contro le donne: i dati allarmanti di AvantGrade.com

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Siamo ormai alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. Quest’anno per fotografare meglio la situazione in Italia partiamo dallo studio di AvantGrade.com, agenzia Seo, Sea e Web analytics, che ha studiato approfonditamente le ricerche fatte su Google. I risultati sono davvero allarmanti: “come picchiare” e “come violentare una donna“, “droga dello stupro” e “come difendersi dalla violenza maschile“. Queste sono solo alcune delle ricerche fatte, ma il peggio deve ancora venire.

Infografica di AvantGrade sulla Giornata contro violenza sulle donne

“La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti”

Dall’indagine emerge come negli ultimi 12 mesi il totale delle ricerche svolte su Google in Italia con le parole “uomo violento” siano state ben 33.000, come ad esempio “uomo violento cosa fare”, “come comportarsi con un uomo violento” e “come allontanare un uomo violento”. Lo studio rivela anche ricerche più specifiche relative a situazioni coniugali difficili. Tra quelle più frequenti, spicca “mio marito quando beve diventa cattivo” (3.840 ricerche in un anno), “mio marito ha scatti d’ira” (2.520 volte l’anno) e “mio marito mi picchia” (2.040 volte l’anno). I dati sono ancora più allarmanti fuori dalle mura domestiche e potrebbero riguardare coppie più giovani. La conferma arriva in particolare da una ricerca molto frequente: “è normale che il mio ragazzo mi picchi” è cercata 7.080 volte l’anno.

L’altro dato scioccante è la ricerca “come stuprare”, cliccata per 840 volte in un anno. Un numero che deve far riflettere e che mostra una certa propensione a commettere il reato, come anche le ricerche su “droga dello stupro” (118.800 volte in un anno) oppure “droga dello stupro come si fa”, cercata 1.080 volte in un anno. Il bisogno di sicurezza si evince anche da ricerche di metodi per difendersi: “Spray al peperoncino” è la ricerca più frequente, con un volume pari a 177.600 ricerche in un anno, ma anche “Corso difesa personale femminile” cercata 2.040 volte l’anno.

Ale Agostini CEO di AvantGrade.com, ha commentato così la situazione: “La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti. Ognuno di noi ha il dovere morale di dare un contributo e soprattutto anche di puntare i riflettori sulle gravi condizioni delle donne rifugiate, perché è solo attraverso maggiore sensibilizzazione e divulgazione che le cose cambieranno davvero”.

L’andamento dei femminicidi nel report “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”

I dati sui femminicidi aggiornati a prima del 22 novembre

Dall’inizio dell’anno sono state uccise 104 donne. È quanto emerge dai dati delle forze dell’ordine a livello nazionale (anche se gli ultimi aggiornamenti delle associazioni parlano di 125 vittime), contenuti nel report “Il pregiudizio e la violenza contro le donne“, elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per il terzo anno consecutivo e presentato in Campidoglio a Roma. Il dossier monitora l’andamento degli omicidi volontari consumati nel biennio 2020-2021 e nel periodo 1 gennaio/30 settembre 2022, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente, con un breve cenno anche all’andamento nel decennio tra il 2012 e il 2021.

Nei primi nove mesi dell’anno si registra una diminuzione dei femminicidi rispetto allo stesso periodo del 2021 (sono stati 82 anziché 90). Di queste 82, 71 sono state uccise in ambito familiare e affettivo (-8% rispetto al periodo precedente): in relazione a queste, 42 (quasi 2 su 3) hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner (-19%). Confrontando l’intero anno 2021 con il 2020, in cui si assiste ad un aumento del 6% degli omicidi in generale, si registra un numero invariato di vittime di sesso femminile, con l’incremento dell’1% delle donne uccise in ambito familiare e affettivo. Esaminando il modus operandi dei femminicidi in ambito familiare/affettivo nel 2022, le 71 donne sono state uccise in 31 casi con l’uso di armi bianche o improprie (come coltelli da cucina, arnesi da lavoro e pietre), in 19 casi con armi da fuoco, strangolate in 10 casi, sempre in 10 casi percosse, in un caso per avvelenamento.

Sempre nel 2022, la maggioranza degli assassini (77% italiani) rientra nella fascia d’età tra 31 e 44 anni (il 28%), cui seguono quella 45-54 anni (il 21%), quella ultrasessantacinquenne (20%), con la stessa incidenza quelle 18-30 anni e 55-64 anni (15%), nell’1% dei casi gli autori di reato sono minori. Le vittime uccise da partner o ex partner (per il 79% italiane), sono per il 29% donne ultra 65enni, per il 24% con un’età tra 31- 44 anni, per il 21% con un’età tra 45 – 54 anni, per il 19% con un’età tra 55 – 64 anni e per il 7% tra i 18-30 anni. Allargando la panoramica dell’esame si evidenzia, infine, come, negli anni dal 2012 al 2021, al deciso calo del dato complessivo delle vittime di omicidio, pari al 44%, corrisponda un decremento più contenuto delle vittime di genere femminile (-28%). 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
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Infografica di AvantGrade sulla Giornata contro violenza sulle donne

"La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti"

Dall’indagine emerge come negli ultimi 12 mesi il totale delle ricerche svolte su Google in Italia con le parole "uomo violento" siano state ben 33.000, come ad esempio "uomo violento cosa fare", "come comportarsi con un uomo violento" e "come allontanare un uomo violento". Lo studio rivela anche ricerche più specifiche relative a situazioni coniugali difficili. Tra quelle più frequenti, spicca "mio marito quando beve diventa cattivo" (3.840 ricerche in un anno), "mio marito ha scatti d’ira" (2.520 volte l’anno) e "mio marito mi picchia" (2.040 volte l’anno). I dati sono ancora più allarmanti fuori dalle mura domestiche e potrebbero riguardare coppie più giovani. La conferma arriva in particolare da una ricerca molto frequente: "è normale che il mio ragazzo mi picchi" è cercata 7.080 volte l’anno.

L'altro dato scioccante è la ricerca "come stuprare", cliccata per 840 volte in un anno. Un numero che deve far riflettere e che mostra una certa propensione a commettere il reato, come anche le ricerche su "droga dello stupro" (118.800 volte in un anno) oppure "droga dello stupro come si fa", cercata 1.080 volte in un anno. Il bisogno di sicurezza si evince anche da ricerche di metodi per difendersi: "Spray al peperoncino" è la ricerca più frequente, con un volume pari a 177.600 ricerche in un anno, ma anche "Corso difesa personale femminile" cercata 2.040 volte l’anno.

Ale Agostini CEO di AvantGrade.com, ha commentato così la situazione: "La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti. Ognuno di noi ha il dovere morale di dare un contributo e soprattutto anche di puntare i riflettori sulle gravi condizioni delle donne rifugiate, perché è solo attraverso maggiore sensibilizzazione e divulgazione che le cose cambieranno davvero".

L'andamento dei femminicidi nel report "Il pregiudizio e la violenza contro le donne"

I dati sui femminicidi aggiornati a prima del 22 novembre

Dall'inizio dell'anno sono state uccise 104 donne. È quanto emerge dai dati delle forze dell'ordine a livello nazionale (anche se gli ultimi aggiornamenti delle associazioni parlano di 125 vittime), contenuti nel report "Il pregiudizio e la violenza contro le donne", elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per il terzo anno consecutivo e presentato in Campidoglio a Roma. Il dossier monitora l'andamento degli omicidi volontari consumati nel biennio 2020-2021 e nel periodo 1 gennaio/30 settembre 2022, confrontato con l'analogo periodo dell'anno precedente, con un breve cenno anche all'andamento nel decennio tra il 2012 e il 2021.

Nei primi nove mesi dell'anno si registra una diminuzione dei femminicidi rispetto allo stesso periodo del 2021 (sono stati 82 anziché 90). Di queste 82, 71 sono state uccise in ambito familiare e affettivo (-8% rispetto al periodo precedente): in relazione a queste, 42 (quasi 2 su 3) hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner (-19%). Confrontando l'intero anno 2021 con il 2020, in cui si assiste ad un aumento del 6% degli omicidi in generale, si registra un numero invariato di vittime di sesso femminile, con l'incremento dell'1% delle donne uccise in ambito familiare e affettivo. Esaminando il modus operandi dei femminicidi in ambito familiare/affettivo nel 2022, le 71 donne sono state uccise in 31 casi con l'uso di armi bianche o improprie (come coltelli da cucina, arnesi da lavoro e pietre), in 19 casi con armi da fuoco, strangolate in 10 casi, sempre in 10 casi percosse, in un caso per avvelenamento.

Sempre nel 2022, la maggioranza degli assassini (77% italiani) rientra nella fascia d'età tra 31 e 44 anni (il 28%), cui seguono quella 45-54 anni (il 21%), quella ultrasessantacinquenne (20%), con la stessa incidenza quelle 18-30 anni e 55-64 anni (15%), nell'1% dei casi gli autori di reato sono minori. Le vittime uccise da partner o ex partner (per il 79% italiane), sono per il 29% donne ultra 65enni, per il 24% con un'età tra 31- 44 anni, per il 21% con un'età tra 45 - 54 anni, per il 19% con un'età tra 55 - 64 anni e per il 7% tra i 18-30 anni. Allargando la panoramica dell'esame si evidenzia, infine, come, negli anni dal 2012 al 2021, al deciso calo del dato complessivo delle vittime di omicidio, pari al 44%, corrisponda un decremento più contenuto delle vittime di genere femminile (-28%). 

 
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