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Home » Attualità » Giovanissimi in overdose da connessione: “Fra i bambini sono in netto aumento i disturbi del sonno”

Giovanissimi in overdose da connessione: “Fra i bambini sono in netto aumento i disturbi del sonno”

L'allarme di Rosaria Sommariva, medico e promotrice del progetto ’Se li ami, sconnettili!': “Crescono le segnalazioni di piccoli pazienti in preda a risvegli notturni e in tanti, a sette/otto anni, dormono ancora con il babbo e la mamma”

Domenico Guarino
26 Aprile 2022
Ragazzi in overdose da connessione

Ragazzi in overdose da connessione

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Sempre connessi: ormai una frase fatta non solo per noi adulti, ma anche per i nostri figli. Solo che i bambini non sono degli ometti in miniatura, e il loro sviluppo è particolarmente delicato. Per cui, se già ad una certa età l’abuso di tecnologia può provocare danni seri fino ad essere indice di vere e proprie patologie, per i più piccoli può rappresentare un problema estremamente insidioso, tale da pregiudicarne la crescita sana e l’apprendimento.

tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone
Secondo le indagini più accreditate infatti, il 12% di chi ha dieci anni, e ben il 43% dei quattordicenni trascorre tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone

Secondo le indagini più accreditate infatti, il 12% di chi ha dieci anni, e ben il 43% dei quattordicenni, trascorre tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone. Il 30% dei ragazzi di 10 anni il 40% dei quattordicenni passa davanti al cellulare almeno 2 ore.
”L’uso scorretto dei dispositivi digitali e l’abuso di tecnologia nei bambini e nei ragazzi – afferma Rosaria Sommariva, medico esperto in medicina del sonno, presidente dell’associazione Riaccendi il sorriso e promotrice del progetto Se li ami, sconnettili! – può causare gravi disturbi, tra cui crisi di astinenza, perdita del sonno, aumento dell’aggressività. Insomma il rischio che intendiamo prevenire è quello, nel caso dei dispositivi digitali, di passare dall’uso, all’abuso, a vere e proprie forme di dipendenza”.

Fra gli adolescenti i problemi del sonno legati all’abuso di tecnologia sono in netto aumento

Disturbi del sonno fra i bambini

“Per mestiere -afferma Sommariva- mi occupo di diagnosi e terapia di tutti i problemi legati al sonno. Quello che posso dire è che i problemi e le carenze in questo ambito riguardano tutti: negli ultimi anni, e la pandemia non ci è stata certo d’aiuto, dormiamo tutti peggio e in genere i problemi del sonno sono aumentati. Ma per i bambini le cose sono veramente drammatiche. Notiamo che nelle classi sono aumentati gli insegnanti di sostegno per alunni che si mostrano iperattivi, che si muovono tantissimo, non riescono a tenere l’attenzione, interrompono le lezioni , intervengono continuamente nelle discussioni, hanno un rendimento scolastico più basso rispetto ad una volta”.

“E’ noto -prosegue Sommariva- che chi dorme male, durante il giorno va incontro a svariati problemi, spesso gravi. Oltre alla quantità di sonno, poi è diminuita anche la qualità. Abbiamo segnalazioni numerosissime oramai di bambini che si svegliano durante la notte, fanno incubi, sudano copiosamente. E a sette/otto anni diversi di loro dormono con il babbo e la mamma”.

“Sicuramente aggiunge la dottoressa- tutto ciò ha una strettissima correlazione con l’uso e l’abuso delle nuove tecnologie, a causa in particolare della ‘ luce blu’ che è emessa da tutti i dispositivi digitali. Impercettibile all’occhio umano, la luce blu distrugge la melatonina che è l’ormone che regola il meccanismo sonno-veglia. Se stiamo la sera tante ore esposti alla luce blu è come se prendessimo tanti caffè. Allora, io chiedo, voi dareste mai un caffè ad un bambino? Certo che no! Perché è un attivante. Quindi per quale motivo dobbiamo tenerlo inchiodato per ore e ore davanti allo schermo di un computer o di un tablet che hanno lo stesso effetto?”
“Senza contare -conclude Sommariva- i problemi neurologici, alla vista, al collo, alle spalle, alle mani. Un grande disagio che dobbiamo cominciare a prendere in considerazione” .

Oltre il 70% dei ragazzi oltre i quattordici anni stanno di fronte al cellulare oltre 6/7

Combattere la dipendenza

Proprio per combattere la dipendenza dai device anche in età precocissima, l’associazione Riaccendi il sorriso ha lanciato il progetto Se li ami, sconnettili!, rivolto in particolare ai ragazzi, giovani e giovanissimi, che ha promosso nei mesi scorsi iniziative volte a sensibilizzare genitori, educatori, pediatri, rappresentanti del mondo dello sport, della cultura e tutte quelle figure che rappresentano un punto di riferimento nella vita dei ragazzi e degli adolescenti.
Recentemente l’associazione Riaccendi il Sorriso ha coinvolto anche l’Ufficio scolastico territoriale IX di Lucca e Massa-Carrara, i pediatri di famiglia del territorio e il Coni regionale, oltre a molte associazioni sportive e culturali. L’obiettivo è quello di condurre campagne di sensibilizzazione e formazione nelle scuole primarie e secondarie. Sono previsti incontri divulgativi su scala regionale rivolti agli stakeholder quali genitori, istruttori, insegnanti di educazione motoria, dirigenti sportivi ed atleti. Inoltre si terranno seminari rivolti agli studenti della Facoltà di scienze motorie.

nomofobia
Fra gli addetti ai lavori ormai si parla di ‘nomofobia’, ovvero la paura di essere disconnessi

Cos’è la nomofobia

Il progetto pilota Se li ami, sconnettili! È sostenuto dalla Regione Toscana e vede come protagoniste anche la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) chiamata a inserire nei questionari di valutazione periodica della salute dei bambini e dei ragazzi, domande relative al tempo e alle modalità di utilizzo dei dispositivi digitali.
“L’utilizzo e l’abuso dei cellulari e delle altre device -afferma il dottor Valdo Flori, segretario regionale federazione medici pediatri della Toscana- era molto già conosciuto ed indagato, in relazione ai problemi dello stile di vita. Sappiamo che oltre il 70% dei ragazzi oltre i 14 anni stanno di fronte al cellulare oltre 6/7 ore che è tantissimo. Se lo portano ovunque: a tavola, a letto, sotto il cuscino per poi chattare magari tutta la notte. Senza contare le reazioni di rabbia nel momento in cui gli viene tolto. Reazioni che indicano una dipendenza molto forte dallo strumento. Una vera e propria patologia che va trattata come tale. Non a caso si parla di nomofobia, ovvero la paura di essere disconnessi”.

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  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
Sempre connessi: ormai una frase fatta non solo per noi adulti, ma anche per i nostri figli. Solo che i bambini non sono degli ometti in miniatura, e il loro sviluppo è particolarmente delicato. Per cui, se già ad una certa età l’abuso di tecnologia può provocare danni seri fino ad essere indice di vere e proprie patologie, per i più piccoli può rappresentare un problema estremamente insidioso, tale da pregiudicarne la crescita sana e l’apprendimento.
tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone
Secondo le indagini più accreditate infatti, il 12% di chi ha dieci anni, e ben il 43% dei quattordicenni trascorre tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone
Secondo le indagini più accreditate infatti, il 12% di chi ha dieci anni, e ben il 43% dei quattordicenni, trascorre tra le 3 e le 6 ore al giorno davanti allo smartphone. Il 30% dei ragazzi di 10 anni il 40% dei quattordicenni passa davanti al cellulare almeno 2 ore. ”L’uso scorretto dei dispositivi digitali e l’abuso di tecnologia nei bambini e nei ragazzi – afferma Rosaria Sommariva, medico esperto in medicina del sonno, presidente dell’associazione Riaccendi il sorriso e promotrice del progetto Se li ami, sconnettili! – può causare gravi disturbi, tra cui crisi di astinenza, perdita del sonno, aumento dell’aggressività. Insomma il rischio che intendiamo prevenire è quello, nel caso dei dispositivi digitali, di passare dall’uso, all’abuso, a vere e proprie forme di dipendenza”.
Fra gli adolescenti i problemi del sonno legati all'abuso di tecnologia sono in netto aumento

Disturbi del sonno fra i bambini

“Per mestiere -afferma Sommariva- mi occupo di diagnosi e terapia di tutti i problemi legati al sonno. Quello che posso dire è che i problemi e le carenze in questo ambito riguardano tutti: negli ultimi anni, e la pandemia non ci è stata certo d’aiuto, dormiamo tutti peggio e in genere i problemi del sonno sono aumentati. Ma per i bambini le cose sono veramente drammatiche. Notiamo che nelle classi sono aumentati gli insegnanti di sostegno per alunni che si mostrano iperattivi, che si muovono tantissimo, non riescono a tenere l’attenzione, interrompono le lezioni , intervengono continuamente nelle discussioni, hanno un rendimento scolastico più basso rispetto ad una volta”. “E’ noto -prosegue Sommariva- che chi dorme male, durante il giorno va incontro a svariati problemi, spesso gravi. Oltre alla quantità di sonno, poi è diminuita anche la qualità. Abbiamo segnalazioni numerosissime oramai di bambini che si svegliano durante la notte, fanno incubi, sudano copiosamente. E a sette/otto anni diversi di loro dormono con il babbo e la mamma”. “Sicuramente aggiunge la dottoressa- tutto ciò ha una strettissima correlazione con l’uso e l’abuso delle nuove tecnologie, a causa in particolare della ‘ luce blu’ che è emessa da tutti i dispositivi digitali. Impercettibile all’occhio umano, la luce blu distrugge la melatonina che è l’ormone che regola il meccanismo sonno-veglia. Se stiamo la sera tante ore esposti alla luce blu è come se prendessimo tanti caffè. Allora, io chiedo, voi dareste mai un caffè ad un bambino? Certo che no! Perché è un attivante. Quindi per quale motivo dobbiamo tenerlo inchiodato per ore e ore davanti allo schermo di un computer o di un tablet che hanno lo stesso effetto?” “Senza contare -conclude Sommariva- i problemi neurologici, alla vista, al collo, alle spalle, alle mani. Un grande disagio che dobbiamo cominciare a prendere in considerazione” .
Oltre il 70% dei ragazzi oltre i quattordici anni stanno di fronte al cellulare oltre 6/7

Combattere la dipendenza

Proprio per combattere la dipendenza dai device anche in età precocissima, l’associazione Riaccendi il sorriso ha lanciato il progetto Se li ami, sconnettili!, rivolto in particolare ai ragazzi, giovani e giovanissimi, che ha promosso nei mesi scorsi iniziative volte a sensibilizzare genitori, educatori, pediatri, rappresentanti del mondo dello sport, della cultura e tutte quelle figure che rappresentano un punto di riferimento nella vita dei ragazzi e degli adolescenti. Recentemente l’associazione Riaccendi il Sorriso ha coinvolto anche l’Ufficio scolastico territoriale IX di Lucca e Massa-Carrara, i pediatri di famiglia del territorio e il Coni regionale, oltre a molte associazioni sportive e culturali. L’obiettivo è quello di condurre campagne di sensibilizzazione e formazione nelle scuole primarie e secondarie. Sono previsti incontri divulgativi su scala regionale rivolti agli stakeholder quali genitori, istruttori, insegnanti di educazione motoria, dirigenti sportivi ed atleti. Inoltre si terranno seminari rivolti agli studenti della Facoltà di scienze motorie.
nomofobia
Fra gli addetti ai lavori ormai si parla di 'nomofobia', ovvero la paura di essere disconnessi

Cos'è la nomofobia

Il progetto pilota Se li ami, sconnettili! È sostenuto dalla Regione Toscana e vede come protagoniste anche la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) chiamata a inserire nei questionari di valutazione periodica della salute dei bambini e dei ragazzi, domande relative al tempo e alle modalità di utilizzo dei dispositivi digitali. “L’utilizzo e l’abuso dei cellulari e delle altre device -afferma il dottor Valdo Flori, segretario regionale federazione medici pediatri della Toscana- era molto già conosciuto ed indagato, in relazione ai problemi dello stile di vita. Sappiamo che oltre il 70% dei ragazzi oltre i 14 anni stanno di fronte al cellulare oltre 6/7 ore che è tantissimo. Se lo portano ovunque: a tavola, a letto, sotto il cuscino per poi chattare magari tutta la notte. Senza contare le reazioni di rabbia nel momento in cui gli viene tolto. Reazioni che indicano una dipendenza molto forte dallo strumento. Una vera e propria patologia che va trattata come tale. Non a caso si parla di nomofobia, ovvero la paura di essere disconnessi”.
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