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Gran Bretagna, sospeso il primo volo che avrebbe portato gli immigrati in Ruanda

di MARIANNA GRAZI -
15 giugno 2022
volo gran bretagna ruanda sospeso

volo gran bretagna ruanda sospeso

Londra rinvia partenza del primo volo per trasferire i migranti dal Regno Unito al Ruanda, su istanza Corte Europea Diritti Umani. Un primo smacco alla controversa pratica adottata dal governo britannico arriva a pochi minuti dal decollo, grazie a una sentenza serale da parte della CEDU.
boris johnson-migranti-offshore

Il governo britannico ha approvato un piano per contrastare l'immigrazione illegale sull'isola

L'aereo infatti doveva partire nella serata di ieri, martedì 14 giugno, nell'ambito del contestato accordo raggiunto dall'esecutivo di Boris Johnson con Kigali, che prevede di rimandare nel Paese africano una parte dei "clandestini" in attesa di risposta sulle loro richieste di asilo sull'isola. A bordo ci sarebbero stati solo 7 immigrati rimasti nella lista iniziale dell'Home Office. Ma il velivolo è stato stato fermato sulla base di una sospensiva accordata dalla Corte europea dei Diritti Umani di fronte a ricorsi dell'ultimo minuto. La stessa sospensiva che, invece, i giudici britannici avevano negato. La ministra dell'Interno Priti Patel si è detta "delusa" ma ha aggiunto: "I preparativi per il prossimo volo iniziano ora". Tuttavia, secondo James Wilson dell'associazione Detention Action, il raro intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo "dimostra quanto siano potenzialmente pericolosi" questi confinamenti in Ruanda. Secondo lui la Cedu ha riconosciuto che nessuno dovrebbe essere costretto a salire su un aereo fino a quando la procedura non sarà esaminata a fondo in un'udienza della Corte Suprema il mese prossimo.

Il piano del governo britannico contro l'immigrazione

Il ministro Affari Esteri del Regno Unito e il suo omologo ruandese Vincent Biruta

Il ministro Affari Esteri del Regno Unito e il suo omologo ruandese Vincent Biruta

Per contrastare il crescente flusso di immigrazione che sta attraversando la Gran Bretagna, con oltre 5mila sbarchi registrati fino ad aprile, il governo Johnson ha approvato proprio due mesi fa un piano per trasferire i richiedenti asilo in attesa di risposta in Ruanda, un trattamento offshore simile a quello adottato dalla 'cugina' Australia. Il progetto, concordato da Downey Street con l'esecutivo del Paese di accoglienza, vede lo Stato africano come una sorta di 'parcheggio' temporaneo dei migranti sbarcati illegalmente nel Regno Unito dopo aver attraversato il canale della Manica. Qui si prevede che persone restino tutto il tempo necessario alle autorità di Londra per stabilire se concedere loro lo status di rifugiati e, di conseguenza, un accesso regolare sull'Isola. Il che vuol dire che si va da una permanenza di circa 6 mesi, secondo le stime, a quella pressoché perenne. Il meccanismo viene giustificato dall'esecutivo inglese come uno strumento destinato a scoraggiare il traffico dei clandestini attraverso la Manica, nell'ambito dell'annunciata stretta post Brexit sui confini.

Preoccupate le organizzazioni internazionali

proteste gran bretagna

Le proteste in Gran Bretagna contro il piano del governo di spedire gli immigrati in Ruanda

Già a partire da aprile, dall'approvazione del piano, si erano scatenate le proteste -anche di piazza- da parte di importanti organizzazioni internazionali. Se Human Rights Watch l'ha descritto come "crudele, inefficace e discriminatorio" sollecitando un ripensamento del governo conservatore, perfino l’opposizione laburista lo ha bollato come "impraticabile e immorale". Ma le contestazioni sono arrivate perfino dall'Onu, che ha espresso preoccupazione e ha sollecitato l'esecutivo al rispetto del diritto internazionale in materia di rifugiati, oltre che a favorire canali di arrivo sicuri per le persone. a lanciare l'allarme è anche l'avvocata dell'Unhcr Laura Dubinksy che denuncia il rischio di "danni gravi, irreparabili" per i richiedenti asilo se spediti in Ruanda. Le Nazioni Unite hanno "serie preoccupazioni" riguardo alla capacità del Paese africano di gestire il flusso di persona in arrivo, in particolare per quanto riguarda le salvaguardie legali e la possibile discriminazione degli omosessuali. "Queste preoccupazioni sono state comunicate alle autorità britannica e nondimeno la posizione del ministro (Priti Patel, ndr) è che l'Unhcr ha dato luce verde a questo piano, questa è una menzogna", ha concluso l'avvocato.

Le cause in tribunale

Cedu

Corte europea dei diritti umani

La cancellazione del primo volo diretto in Ruanda ha fatto seguito a giorni di discussioni nei tribunali del Regno Unito, che però si erano concluse con il via libera del ministro degli Interni al trasporto di alcuni richiedenti asilo. Ad avviare il ricorso contro l'iniziativa di Johnson sono stati quattro richiedenti asilo (tra quelli che il Regno Unito intende inviare nel paese africano) sostenuti dalle associazioni per i diritti dei migranti e il sindacato degli agenti di frontiera, che riguardo l'accordo siglato ad aprile tra Londra e Kigali, hanno denunciato abusi e illegalità. Tra questi ha fatto scalpore in particolare il caso di un uomo iracheno che afferma di aver lasciato la sua nazione per le minacce di morte ricevute per essersi dichiarato gay. Questi temeva che il 'soggiorno' temporaneo in Ruanda possa essere altrettanto pericoloso a causa della normativa restrittiva sull'omosessualità in vigore in quello Stato. L'Alta Corte di Londra aveva stabilito che il migrante iracheno, noto come KN, avrebbe potuto essere rimpatriato presto nel Regno Unito se la sua richiesta di asilo fosse andata a buon fine, mentre la Corte europea dei diritti umani ha affermato che non esiste un meccanismo legalmente applicabile per garantire che egli possa tornare dall'Africa orientale. La Cedu - che fa parte del Consiglio d'Europa, di cui il Regno Unito è ancora membro - ha dichiarato che, invece, KN avrebbe corso "un rischio reale di danni irreversibili" se fosse rimasto sul volo e spedito in Ruanda. Così il Boeing 767, noleggiato a un costo stimato di 500mila sterline, che sarebbe dovuto decollare alle 22.30 da un aeroporto militare nel Wiltshire alla volta dell'Africa è invece tornato in Spagna. Una sentenza della Corte di Strasburgo, arrivata poco dopo le 19.30, ha infatti bloccato la deportazione di uno degli uomini a bordo, innescando una serie di ricorsi legali nei tribunali di Londra e alle 22.15 tutti i passeggeri sono stati fatti scendere dall'aereo. Una prima vittoria dei diritti umani delle persone - perché i migranti e i richiedenti asilo sono innanzitutto persone in difficoltà in cerca di speranza. Ma a quanto sembra la battaglia è ancora lunga.