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Home » Attualità » All’asilo con il grembiule: “Ma sarà giallo per tutti”. A Pistoia, la decisione del dirigente scolastico

All’asilo con il grembiule: “Ma sarà giallo per tutti”. A Pistoia, la decisione del dirigente scolastico

Per il prossimo settembre è consigliato, dall’anno scolastico 2023/24 sarà obbligatorio. Alessandro Paone: "Una decisione nell'ottica della parità di genere, non vogliamo creare disparità tra maschietti e femminucce"

Gabriele Galligani
8 Luglio 2022
All’asilo con il grembiule: "Ma sarà giallo per tutti". A Pistoia, la decisione del dirigente scolastico

All’asilo con il grembiule: "Ma sarà giallo per tutti". A Pistoia, la decisione del dirigente scolastico

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Via i tradizionali grembiulini rosa per le bambine e azzurri per i maschietti all’asilo.  Alessandro Paone, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Salutati-Cavalcanti di Borgo a Buggiano, paese valdinievolino in provincia di Pistoia, si cambia: dal prossimo anno grembiulino giallo per tutti. Per il prossimo settembre è solo consigliato, dall’anno scolastico 2023/24 invece è obbligatorio. Lo ha stabilito il collegio dei docenti.
Nella delibera il dirigente scolastico Alessandro Paone  ha voluto spiegare le motivazioni che hanno portato a questa scelta: una scelta identitaria e di parità di genere.

Il colore unico

Attraverso il colore unico s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo
Attraverso il colore unico s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo

“Attraverso il colore unico – ha scritto – s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo, nel quale i bambini e le bambine possano sentirsi importanti vicendevolmente”. Per quanto riguarda invece la parità di genere Paone ha premesso che “con parità di genere s’intende avere gli stessi diritti e non che i bambini e le bambine sono uguali. Poi come spiegano le indicazioni nazionali del primo ciclo, lo sviluppo dell’identità di genere, ha la sua stagione cruciale solo nella preadolescenza, tra gli 11 e i 14 anni. Dunque nella scuola dell’infanzia i bambini e le bambine hanno diritto a ricevere un’educazione al rispetto delle differenze di genere, senza stereotipi, per far sì che negli anni successivi possano costruire un’identità basata su principi di rispetto reciproco”.

Da qui la scelta di utilizzare grembiuli di un solo colore, come già avviene nella scuola elementare. Non è il primo caso. In Toscana ad esempio ci sono diversi precedenti. Ma la decisione in paese ha fatto discutere. “Non mi sorprendo – dice il sindaco Daniele Bettarini (Pd)– argomenti come questo si prestano al dibattito. Rispetto la scelta autonoma della scuola che del resto si rifà a direttive ministeriali. So che anche il Consiglio d’istituto dove sono presenti anche i genitori, si è espresso favore. Ripeto, la discussione ci sta, e si sa che chi è contrario, specie sui social, fa molto più rumore della maggioranza. Ma non buttiamola in politica. Non c’entra niente”.

La decisione

Niente più colore celeste per i maschietti e tantomeno rosa per le femmine. Del resto, per prevenire eventuali polemiche e incomprensioni, Paone sulla circolare 237 pubblicata in questi giorni sul sito della scuola (e postata anche dal Comune di Buggiano su Fb) aveva dato ampie spiegazioni riguardo ai principi su cui si fonda la scelta.

In fondo alla circolare ha allegato anche i link di approfondimento che rimandano alle linee guida del Miur per “educare al rispetto, per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione” e alle Indicazioni nazionali. “La parità, così come l’uguaglianza di diritti e doveri, non si oppone alla differenza e alle differenze, ma alla diseguaglianza, alla disparità e alle discriminazioni” si legge infatti nelle note del ministero, mentre secondo le “indicazioni nazionali del primo ciclo” alla scuola dell’infanzia è ancora presto per parlare di identità, che si comincerebbe a definire durante la preadolescenza.

Questo non ha impedito che sui social ci siano stati commenti di disappunto talvolta anche poco garbati per criticare la novità del grembiulino giallo. Eppure alla scuola primaria dello stesso istituto i bambini e le bambine hanno tutti il grembiule dello stesso colore: blu. Ma evidentemente certi stereotipi, fondati sulla tradizione, sono difficili da superare.

E intanto, tra una polemica e l’altra, nelle mercerie della zona è già scattata la corsa delle mamme più ansiose alla ricerca del grembiulino giallo, che per ora sembra introvabile.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Via i tradizionali grembiulini rosa per le bambine e azzurri per i maschietti all'asilo.  Alessandro Paone, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Salutati-Cavalcanti di Borgo a Buggiano, paese valdinievolino in provincia di Pistoia, si cambia: dal prossimo anno grembiulino giallo per tutti. Per il prossimo settembre è solo consigliato, dall’anno scolastico 2023/24 invece è obbligatorio. Lo ha stabilito il collegio dei docenti. Nella delibera il dirigente scolastico Alessandro Paone  ha voluto spiegare le motivazioni che hanno portato a questa scelta: una scelta identitaria e di parità di genere.

Il colore unico

Attraverso il colore unico s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo
Attraverso il colore unico s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo
"Attraverso il colore unico – ha scritto – s’intende creare un sentimento di comunità, di gruppo, nel quale i bambini e le bambine possano sentirsi importanti vicendevolmente". Per quanto riguarda invece la parità di genere Paone ha premesso che "con parità di genere s’intende avere gli stessi diritti e non che i bambini e le bambine sono uguali. Poi come spiegano le indicazioni nazionali del primo ciclo, lo sviluppo dell’identità di genere, ha la sua stagione cruciale solo nella preadolescenza, tra gli 11 e i 14 anni. Dunque nella scuola dell’infanzia i bambini e le bambine hanno diritto a ricevere un’educazione al rispetto delle differenze di genere, senza stereotipi, per far sì che negli anni successivi possano costruire un’identità basata su principi di rispetto reciproco". Da qui la scelta di utilizzare grembiuli di un solo colore, come già avviene nella scuola elementare. Non è il primo caso. In Toscana ad esempio ci sono diversi precedenti. Ma la decisione in paese ha fatto discutere. "Non mi sorprendo – dice il sindaco Daniele Bettarini (Pd)– argomenti come questo si prestano al dibattito. Rispetto la scelta autonoma della scuola che del resto si rifà a direttive ministeriali. So che anche il Consiglio d’istituto dove sono presenti anche i genitori, si è espresso favore. Ripeto, la discussione ci sta, e si sa che chi è contrario, specie sui social, fa molto più rumore della maggioranza. Ma non buttiamola in politica. Non c’entra niente".

La decisione

Niente più colore celeste per i maschietti e tantomeno rosa per le femmine. Del resto, per prevenire eventuali polemiche e incomprensioni, Paone sulla circolare 237 pubblicata in questi giorni sul sito della scuola (e postata anche dal Comune di Buggiano su Fb) aveva dato ampie spiegazioni riguardo ai principi su cui si fonda la scelta.

In fondo alla circolare ha allegato anche i link di approfondimento che rimandano alle linee guida del Miur per "educare al rispetto, per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione" e alle Indicazioni nazionali. "La parità, così come l’uguaglianza di diritti e doveri, non si oppone alla differenza e alle differenze, ma alla diseguaglianza, alla disparità e alle discriminazioni" si legge infatti nelle note del ministero, mentre secondo le "indicazioni nazionali del primo ciclo" alla scuola dell’infanzia è ancora presto per parlare di identità, che si comincerebbe a definire durante la preadolescenza.

Questo non ha impedito che sui social ci siano stati commenti di disappunto talvolta anche poco garbati per criticare la novità del grembiulino giallo. Eppure alla scuola primaria dello stesso istituto i bambini e le bambine hanno tutti il grembiule dello stesso colore: blu. Ma evidentemente certi stereotipi, fondati sulla tradizione, sono difficili da superare.

E intanto, tra una polemica e l’altra, nelle mercerie della zona è già scattata la corsa delle mamme più ansiose alla ricerca del grembiulino giallo, che per ora sembra introvabile.
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