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Home » Attualità » Il bacino mediterraneo brucia (ma pure la Siberia): cambiamento del clima e illegalità trasformano il mondo in un inferno

Il bacino mediterraneo brucia (ma pure la Siberia): cambiamento del clima e illegalità trasformano il mondo in un inferno

Allarme del Wwf: la situazione può diventare incontrollabile. "Servono piani di prevenzione locali realistici ed efficaci, pianificazione adeguata delle aree miste urbane-forestali e severissima persecuzione dei criminali"- La situazione nei quattro paesi più colpiti e la cartina delle aree colpite (Italia in testa)

Domenico Guarino
14 Agosto 2021
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Italia, Grecia, Tunisia, Algeria, Turchia: il Mediterraneo brucia. E anche il resto del mondo non sta meglio, basti pensare alla Siberia da dove il fumo gli incendi è arrivato addirittura fino al Polo Nord. Roghi che non di rado sono alimentati anche interessi illeciti, e favoriti dalla frammentazione, dalla trasformazione del territorio, dalla caccia e dal bracconaggio, oltre che dal taglio illegale. E naturalmente dalle ondate di calore che si fanno sempre più intense: i dati rilasciati dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ci dicono non a caso che il mese di luglio 2021 è stato il più caldo mai registrato sulla Terra.

Il rischio è di avvitarci in una spirale senza fine dagli effetti catastrofici anche nel breve periodo.

Vediamo la situazione Regione per regione come descritta dall’ultimo report del Wwf

 

L’ incendio i territori di Giarratana e Monterosso Almo (Ragusa)

Italia

In Italia le fiamme stanno devastando ampie porzioni di importanti habitat nel Centro e Sud. Dopo i terribili roghi in Sardegna e in Abruzzo stanno bruciando senza tregua anche Calabria, Campania e Sicilia. In particolare gli incendi che da giorni hanno colpito l’area del Parco Nazionale dell’Aspromonte e che hanno già causato ingenti danni e perdita di vite umane hanno rischiato di distruggere il bosco monumentale e le foreste vetuste di Acatti, Afreni e Valle Infernale, sito Unesco. In Sicilia i roghi più estesi hanno invece riguardato il palermitano, le Madonie nel Parco regionale che protegge uno degli ultimi polmoni verdi dell’isola, con incendi a Polizzi Generosa, Castellana Sicula e Geraci.

Con gli incendi a rischio anche miliardi di animali che popolano le foreste ed i boschi avvolti dalle fiamme. Tra gli animali particolarmente minacciati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, in Calabria, ci sono tutte le specie incapaci di sfuggire alla furia delle fiamme, come il raro driomio (Dryomys nitedula aspromontis), un piccolo roditore endemico della Calabria, simile a un ghiro, già vittima di un assurdo bracconaggio, in quanto considerato una pietanza tradizionale.

In Sardegna, una delle regioni più selvagge e ricche di biodiversità del Mediterraneo, le fiamme stanno minacciando il futuro di diverse specie endemiche che vivono solo sull’isola. Tra queste, il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), salvato dall’estinzione dal WWF negli anni ’80, la pernice sarda , la lepre sarda. Oltre ai danni per i rettili tra cui, in Sardegna, un’importante testuggine (Testudo marginata).

 

Un recente incendio in Grecia

Grecia

In Grecia più di 550 roghi sono scoppiati nella prima settimana di agosto e alcuni hanno bruciato per giorni. Gli incendi hanno bruciato quasi 100.000 ettari, un’area 3 volte di più della dimensione media di quella bruciata nelle ultime 20 estati. Gli incendi boschivi hanno colpito ecosistemi vitali e innumerevoli animali selvatici e domestici. In particolare, l’incendio nell’isola di Evia rappresenta quasi il 50% della superficie totale bruciata, mentre un altro 20% è il risultato di altri due incendi, uno nel nord-est dell’Attica e uno nel Peloponneso. L’Attica settentrionale è l’unica area della Grecia meridionale vive dove il cervo rosso (Cervus elaphus), specie in pericolo critico. È anche la casa di due popolazioni di lupo grigio (Canis lupus), altra specie in pericolo e protetta. L’area è importante per le specie che vivono nelle foreste di conifere.

 

Una turista ossserva i Canadair in azione vicino a Marmaris in Turchia

Turchia

L’area totale bruciata con gli incendi del 2021 in Turchia è pari alla quantità totale di terra bruciata negli ultimi 20 anni nel Paese e interessa una superficie che equivale a 3.988 campi da calcio. Anche se la valutazione sui reali impatti che gli incendi hanno avuto sulla fauna selvatica non è ancora stata realizzata, per il WWF Turchia la foresta e gli habitat di montagna delle province di Mugla e Antalya (colpiti maggiormente dagli incendi), dove risiedono le specie iconiche di Caracal (Caracal caracal) e Capra selvatica (Capra aegagrus), hanno subìto danni estesi. Questi territori ospitano anche il gufo reale eurasiatico (Bubo bubo) e l’endemico driomio (Dryomys laniger). Le popolazioni locali di 121 specie minacciate che dipendono dagli habitat forestali ad Antalya e 87 specie minacciate a Muğla potrebbero essere state colpite (inclusi 5 gufi, 5 picchi, 21 rettili e specie di anfibi).

 

Russia

La Repubblica di Sakha (Yakutia), la più grande regione della Russia, sta affrontando incendi devastanti, che minacciano molti dei grandi animali che vivono nelle aree protette della regione. Essi includono specie comuni in Yakutia come alci, renne selvatiche, caprioli, orsi bruni, lupi, ghiottoni, linci e scoiattoli volanti; e specie rare come cervi muschiati, pecore delle nevi, marmotte dalla testa nera, gru bianche (gru siberiane), gru nere, aquile dalla coda bianca e aquile reali.

 

Una situazione che rischia di diventare incontrollabile

 

“Dobbiamo renderci conto che quelli che alcuni anni fa erano allarmi lanciati dagli scienziati oggi sono una realtà tristemente tangibile: nel Mediterraneo, hot spot del cambiamento climatico, flagellato da siccità, cambiamenti nel ciclo delle piogge, ondate di calore, aumento delle giornate di caldo estremo, la stagione degli incendi si è drammaticamente allungata e l’intensità e la dimensione dei roghi ha raggiunto preoccupanti record” denuncia il Wwf.

Che aggiunge “giocano a favore degli incendi anche altri fattori come lo scarso monitoraggio del territorio, il degrado degli ecosistemi, l’abbandono di habitat agro-pastorali, e non ultime, la scarsa consapevolezza delle comunità sul rischio incendi e l’azione criminale di chi intende trasformare il territorio a proprio uso e consumo”.

Se non si interviene ad invertire la rotta sostiene l’associazione ambientalista, solo in Italia ci si aspetta nei prossimi decenni un aumento del rischio incendi superiore al 20% e un aumento della stagione degli incendi quantificabile dai 20 ai 40 giorni.

 

La mappa del bacino mediterraneo in fiamme

La soluzione?

“Per affrontare l’intensificarsi degli incendi nel Mediterraneo -conclude il Wwf- servono un’analisi completa delle cause degli incendi a livello locale e una pianificazione antincendio ben coordinata con la partecipazione di tutti gli attori locali e nazionali, oltre alla persecuzione severissima degli atti criminali che sono spesso all’origine dei roghi. Bisogna cambiare radicalmente approccio, dalla gestione solo emergenziale bisogna passare alla manutenzione del territorio e alla prevenzione. È cruciale anche aumentare la consapevolezza dei cittadini e sviluppare piani di prevenzione locali realistici ed efficaci, tra cui la gestione delle foreste, l’aumento della resilienza degli ecosistemi, così come la corretta gestione delle infrastrutture e delle reti di trasporto.

Altrettanto importante avere una pianificazione adeguata alla gestione delle aree miste (aree urbane e forestali), mentre allo stesso tempo, il meccanismo di protezione delle vite umane va drasticamente migliorato. Solo così si potranno evitare incendi devastanti e di grande portata come quelli che stiamo vedendo in questi giorni”.

 

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
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“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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Un recente incendio in Grecia

Grecia

In Grecia più di 550 roghi sono scoppiati nella prima settimana di agosto e alcuni hanno bruciato per giorni. Gli incendi hanno bruciato quasi 100.000 ettari, un'area 3 volte di più della dimensione media di quella bruciata nelle ultime 20 estati. Gli incendi boschivi hanno colpito ecosistemi vitali e innumerevoli animali selvatici e domestici. In particolare, l'incendio nell'isola di Evia rappresenta quasi il 50% della superficie totale bruciata, mentre un altro 20% è il risultato di altri due incendi, uno nel nord-est dell'Attica e uno nel Peloponneso. L'Attica settentrionale è l'unica area della Grecia meridionale vive dove il cervo rosso (Cervus elaphus), specie in pericolo critico. È anche la casa di due popolazioni di lupo grigio (Canis lupus), altra specie in pericolo e protetta. L'area è importante per le specie che vivono nelle foreste di conifere.  
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L'area totale bruciata con gli incendi del 2021 in Turchia è pari alla quantità totale di terra bruciata negli ultimi 20 anni nel Paese e interessa una superficie che equivale a 3.988 campi da calcio. Anche se la valutazione sui reali impatti che gli incendi hanno avuto sulla fauna selvatica non è ancora stata realizzata, per il WWF Turchia la foresta e gli habitat di montagna delle province di Mugla e Antalya (colpiti maggiormente dagli incendi), dove risiedono le specie iconiche di Caracal (Caracal caracal) e Capra selvatica (Capra aegagrus), hanno subìto danni estesi. Questi territori ospitano anche il gufo reale eurasiatico (Bubo bubo) e l'endemico driomio (Dryomys laniger). Le popolazioni locali di 121 specie minacciate che dipendono dagli habitat forestali ad Antalya e 87 specie minacciate a Muğla potrebbero essere state colpite (inclusi 5 gufi, 5 picchi, 21 rettili e specie di anfibi).  

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La Repubblica di Sakha (Yakutia), la più grande regione della Russia, sta affrontando incendi devastanti, che minacciano molti dei grandi animali che vivono nelle aree protette della regione. Essi includono specie comuni in Yakutia come alci, renne selvatiche, caprioli, orsi bruni, lupi, ghiottoni, linci e scoiattoli volanti; e specie rare come cervi muschiati, pecore delle nevi, marmotte dalla testa nera, gru bianche (gru siberiane), gru nere, aquile dalla coda bianca e aquile reali.  

Una situazione che rischia di diventare incontrollabile

  “Dobbiamo renderci conto che quelli che alcuni anni fa erano allarmi lanciati dagli scienziati oggi sono una realtà tristemente tangibile: nel Mediterraneo, hot spot del cambiamento climatico, flagellato da siccità, cambiamenti nel ciclo delle piogge, ondate di calore, aumento delle giornate di caldo estremo, la stagione degli incendi si è drammaticamente allungata e l’intensità e la dimensione dei roghi ha raggiunto preoccupanti record” denuncia il Wwf. Che aggiunge “giocano a favore degli incendi anche altri fattori come lo scarso monitoraggio del territorio, il degrado degli ecosistemi, l’abbandono di habitat agro-pastorali, e non ultime, la scarsa consapevolezza delle comunità sul rischio incendi e l’azione criminale di chi intende trasformare il territorio a proprio uso e consumo”. Se non si interviene ad invertire la rotta sostiene l’associazione ambientalista, solo in Italia ci si aspetta nei prossimi decenni un aumento del rischio incendi superiore al 20% e un aumento della stagione degli incendi quantificabile dai 20 ai 40 giorni.  
La mappa del bacino mediterraneo in fiamme

La soluzione?

“Per affrontare l’intensificarsi degli incendi nel Mediterraneo -conclude il Wwf- servono un'analisi completa delle cause degli incendi a livello locale e una pianificazione antincendio ben coordinata con la partecipazione di tutti gli attori locali e nazionali, oltre alla persecuzione severissima degli atti criminali che sono spesso all’origine dei roghi. Bisogna cambiare radicalmente approccio, dalla gestione solo emergenziale bisogna passare alla manutenzione del territorio e alla prevenzione. È cruciale anche aumentare la consapevolezza dei cittadini e sviluppare piani di prevenzione locali realistici ed efficaci, tra cui la gestione delle foreste, l’aumento della resilienza degli ecosistemi, così come la corretta gestione delle infrastrutture e delle reti di trasporto. Altrettanto importante avere una pianificazione adeguata alla gestione delle aree miste (aree urbane e forestali), mentre allo stesso tempo, il meccanismo di protezione delle vite umane va drasticamente migliorato. Solo così si potranno evitare incendi devastanti e di grande portata come quelli che stiamo vedendo in questi giorni”.   .  
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