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Home » Attualità » Il ciclo non è un lusso: stop alla tampon tax a Firenze. Primo capoluogo di regione ad abolire l’Iva al 22%

Il ciclo non è un lusso: stop alla tampon tax a Firenze. Primo capoluogo di regione ad abolire l’Iva al 22%

Laura Sparavigna: "In Italia gli assorbenti sono tassati come tablet e sigarette. Però per noi donne sono necessari"

Marianna Grazi
23 Aprile 2021
Unrecognizable woman is choosing between pad and tampon in the store, selective focus

Unrecognizable woman is choosing between pad and tampon in the store, selective focus

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Magari non sarà la conquista del secolo, ma sicuramente è un passo avanti importante che potrebbe segnare anche una rampa di lancio per iniziative simili. A distanza di quasi due anni dall’approvazione unanime, sia in commissione che consiglio comunale, la mozione presentata dalla consigliera Laura Sparavigna è diventata realtà: nelle 21 farmacie comunali di Firenze i prodotti igienico sanitari femminili saranno venduti senza la consueta Iva del 22%. ⁣Il capoluogo toscano diventa così il primo in Italia ad abolire la tampon tax. Almeno per un anno.

“Abbiamo seguito l’iter della mozione votata dal Consiglio comunale – ha spiegato Maria Vannuzzi, direttore retail Afam – e abbiamo deciso di abolire l’Iva sugli assorbenti femminili fino al 31 marzo 2022. Poi attendiamo una legge nazionale. Con questa scelta le farmacie comunali di Firenze confermano il loro impegno sul territorio”. Una decisione che segna un punto a favore non solo per le donne, ma in nome dell’equità sociale ed economica.
Lo ha sostenuto la stessa Sparavigna, la quale ha combattuto la sua battaglia politica proprio puntando su una questione chiave. La necessità. “Il ciclo non è un lusso. Eppure in Italia l’Iva sugli assorbenti è al 22% – ha detto la consigliera – cioè la tassazione prevista per tutti i prodotti rientranti nella categoria dei beni non di prima necessità, ad esempio i tablet, i profumi, le sigarette. Persino il tartufo ha avuto una sorte migliore: ritenuto bene essenziale ha l’IVA al 4%”.
⁣
Gli assorbenti sono un bene irrinunciabile, non un lusso. Una donna non può farne a meno per circa 40 anni della sua vita. E le mestruazioni non sono una scelta, ma si può scegliere se e quanto tassarle.⁣ Questa misura arriva mentre, a livello nazionale, tutto tace in merito alla tampon tax. Neanche l’impatto del Covid ha cambiato l’aliquota, ma nella manovra di bilancio 2020 è stata introdotta una riduzione sugli assorbenti biodegradabili, non sempre facili da trovare sugli scaffali di farmacie e supermercati.

Fuori dall’Italia, in molti Paesi europei ed extraeuropei, la tassa non è così alta: nel Regno Unito l’Iva è al 5%, in Francia al 5,5% e in Germania al 7%. Mentre Canada, Irlanda e India l’hanno abolita del tutto e la Scozia ha deciso di fornire gratis gli assorbenti alle studentesse. In Italia la petizione “Stop tampon tax, il ciclo non è un lusso”, lanciata nel 2018 dal collettivo ‘Onde rosa’, per portare la tassazione al 4%, ha raggiunto quasi 500mila firme su Change.org. “Il costo per far rientrare gli assorbenti tra i beni considerati di prima necessità, tassati quindi con un’aliquota agevolata, si aggirerebbe, secondo i calcoli degli uffici legislativi, intorno ai 300 milioni di euro – ha spiegato Silvia Dedea del collettivo Onde rosa in occasione del’8 marzo – I prodotti igienici femminili devono essere considerati beni essenziali la cui spesa inevitabile grava ingiustamente su chi deve usarli”.

L’abbattimento della tassazione porterebbe un risparmio per ogni donna di 40-50 euro: “Non molto, certo, ma bisogna pensare anche alle famiglie con una madre e una o due figlie – ha concluso Dedea – In questo periodo di emergenza anche sociale 150 euro possono fare la differenza”.

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  • Si chiama Olesya Krivtsova, ha 19 anni ed è russa. Segni particolari: un tatuaggio contro Putin, rischia fino a 10 anni di carcere.

L’adolescente originaria della regione dell’Arkhangelsk (che si trova a nord-ovest della Russia) da alcuni mesi si trova agli arresti domiciliari, nell’appartamento della madre a Severodvinsk. Un dispositivo di localizzazione, che le hanno applicato alla caviglia, ne traccia ogni spostamento: non è autorizzata ad accedere a Internet né a comunicare con l’esterno.

La ragazza è stata definita terrorista ed estremista e messa sullo stesso piano di talebani e appartenenti a Isis e al Qaeda. La sua colpa? Aver condiviso su Instagram una storia sull’esplosione del ponte di Crimea in ottobre scorso, criticando la Russia per aver invaso l’Ucraina. La studentessa Krivtsova, secondo quanto riporta la Cnn, “sta anche affrontando accuse penali per aver screditato l’esercito russo in un presunto repost critico della guerra in una chat studentesca sul social network russo Vk”. 

Le posizioni dell’allieva della scuola di scienze sociali dell’Università federale dell’Artico (Narfu) in merito all’invasione della Russia in Ucraina sono ben chiare, tanto che la giovane si è tatuata sulla caviglia la faccia del presidente russo Vladimir Putin su un corpo di un ragno. Accanto, la parole “il Grande Fratello ti sta guardando”.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #russia
Magari non sarà la conquista del secolo, ma sicuramente è un passo avanti importante che potrebbe segnare anche una rampa di lancio per iniziative simili. A distanza di quasi due anni dall'approvazione unanime, sia in commissione che consiglio comunale, la mozione presentata dalla consigliera Laura Sparavigna è diventata realtà: nelle 21 farmacie comunali di Firenze i prodotti igienico sanitari femminili saranno venduti senza la consueta Iva del 22%. ⁣Il capoluogo toscano diventa così il primo in Italia ad abolire la tampon tax. Almeno per un anno. "Abbiamo seguito l'iter della mozione votata dal Consiglio comunale - ha spiegato Maria Vannuzzi, direttore retail Afam - e abbiamo deciso di abolire l'Iva sugli assorbenti femminili fino al 31 marzo 2022. Poi attendiamo una legge nazionale. Con questa scelta le farmacie comunali di Firenze confermano il loro impegno sul territorio". Una decisione che segna un punto a favore non solo per le donne, ma in nome dell’equità sociale ed economica. Lo ha sostenuto la stessa Sparavigna, la quale ha combattuto la sua battaglia politica proprio puntando su una questione chiave. La necessità. "Il ciclo non è un lusso. Eppure in Italia l’Iva sugli assorbenti è al 22% - ha detto la consigliera - cioè la tassazione prevista per tutti i prodotti rientranti nella categoria dei beni non di prima necessità, ad esempio i tablet, i profumi, le sigarette. Persino il tartufo ha avuto una sorte migliore: ritenuto bene essenziale ha l'IVA al 4%". ⁣ Gli assorbenti sono un bene irrinunciabile, non un lusso. Una donna non può farne a meno per circa 40 anni della sua vita. E le mestruazioni non sono una scelta, ma si può scegliere se e quanto tassarle.⁣ Questa misura arriva mentre, a livello nazionale, tutto tace in merito alla tampon tax. Neanche l'impatto del Covid ha cambiato l’aliquota, ma nella manovra di bilancio 2020 è stata introdotta una riduzione sugli assorbenti biodegradabili, non sempre facili da trovare sugli scaffali di farmacie e supermercati. Fuori dall'Italia, in molti Paesi europei ed extraeuropei, la tassa non è così alta: nel Regno Unito l'Iva è al 5%, in Francia al 5,5% e in Germania al 7%. Mentre Canada, Irlanda e India l'hanno abolita del tutto e la Scozia ha deciso di fornire gratis gli assorbenti alle studentesse. In Italia la petizione "Stop tampon tax, il ciclo non è un lusso", lanciata nel 2018 dal collettivo 'Onde rosa', per portare la tassazione al 4%, ha raggiunto quasi 500mila firme su Change.org. "Il costo per far rientrare gli assorbenti tra i beni considerati di prima necessità, tassati quindi con un'aliquota agevolata, si aggirerebbe, secondo i calcoli degli uffici legislativi, intorno ai 300 milioni di euro - ha spiegato Silvia Dedea del collettivo Onde rosa in occasione del'8 marzo - I prodotti igienici femminili devono essere considerati beni essenziali la cui spesa inevitabile grava ingiustamente su chi deve usarli". L'abbattimento della tassazione porterebbe un risparmio per ogni donna di 40-50 euro: "Non molto, certo, ma bisogna pensare anche alle famiglie con una madre e una o due figlie - ha concluso Dedea - In questo periodo di emergenza anche sociale 150 euro possono fare la differenza".
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