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Home » Attualità » “Il futuro? un mistero” È morta la regista Lina Wertmüller, la nostra ultima intervista di aprile

“Il futuro? un mistero” È morta la regista Lina Wertmüller, la nostra ultima intervista di aprile

Titti Giuliani Foti
8 Dicembre 2021
<> on November 9, 2012 in Bologna, Italy.

<> on November 9, 2012 in Bologna, Italy.

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“Nell’arte non esiste donna o uomo ma esiste talento o non talento”. Ipse dixit la signora dai capelli candidi e dagli occhiali bianchi che risponde al nome di  Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spañol von Braueich, che  ha esercitato fin dai primi momenti della sua vita  il dono della sintesi. A riprova di questo  è  entrata nella storia facendosi chiamare semplicemente Lina. Ed è con il  film Pasqualino Settebellezze che  è stata prima donna a ottenere una nomination agli Oscar come miglior regista. Coi suoi film  ha fornito al mondo del cinema una  versione dettagliata del passaggio dalla vita materiale  al concetto di arte ed eternità raccontando semplicemente un  presente, semplicemente una realtà.

Lina  Wertmüller  ce la fa ad  essere ottimista anche in questo periodo,  s’informa, ascolta, confronta, spera,   immagina, paventa e prevede. Per noi. E per chi sa interpretare la sua arguzia proverbiale che mette anche un po’ in soggezione.

Signora Wertmuller: lei che ha rotto ogni tabù contro il politicamente corretto. Sente questa responsabilità?
“No. Perché non ho mai pensato alle conseguenze nel futuro, l’ho fatto e basta, senza ampliare il raggio d’influenza”.

Si discute  di qualifiche al femminile: sindaca, assessora lei che pensa?
“Non è quello l’importante ma è il senso della parola. Ed è più importante l’intelligenza vera”.

Regista straordinaria e prima donna a essere candidata all’Oscar nel 1977: come ricorda quel momento?
“Con grande gioia, mi accompagnò Giancarlo Giannini e ci divertimmo tanto”.

Da cosa è nata la sua passione per la regia?
“È lo spettacolo in generale che mi ha sempre affascinato”.

Sostiene che con i suoi film non voleva dimostrare niente: è proprio così?
“Si”.

Far riflettere con le commedie, non è da tutti.
“Io non mi sono mai posta la domanda mi sono sempre abbandonata con piacere alle risposte”.

Da bambina che lavoro sognava?
“Quello che faccio tutt’ora”.

Le piaceva andare a scuola e imparare?
“Mi viene da ridere perché le dico solo che sono stata cacciata da undici scuole. Ero una pessima alunna, una vera  Gian Burrasca”.

Nostalgica o gira pagina senza guardare indietro?
“Giro pagina facilmente”.

Come è nato il suo look anti tabù?
“Se con look intende i miei occhiali bianchi, mi hanno sempre dato un senso d’estate, e sul capello corto le dico:  sono sempre stata un maschiaccio”.

Il suo primo film che le viene in mente qual è?
“I basilischi del 1963  è stato il mio primo film. Ma i miei film sono come figli per me, tutti importanti. Sono  geometrie fissate nelle loro regole e nelle loro figure: non ho preferenze”.

L’amicizia è?
“Una cosa preziosa. Che conta forse anche più dell’amore”.

Quando ha ricevuto Premio Oscar Onorario ha avuto un pensiero per  Franco Zeffirelli. Non è da tutti
“Sicuramente anche Franco Zeffirelli lo avrebbe meritato: ma quando ho ricevuto l’Oscar alla carriera l’ho dedicato a mio marito Enrico Job e a mia figlia Maria”.

Cos’è il futuro?
“Un mistero”.

Le donne di questo secolo sono?
“Più indipendenti”.

Come donna si è mai sentita discriminata?
“Mai e in nessun modo”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Nell’arte non esiste donna o uomo ma esiste talento o non talento". Ipse dixit la signora dai capelli candidi e dagli occhiali bianchi che risponde al nome di  Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spañol von Braueich, che  ha esercitato fin dai primi momenti della sua vita  il dono della sintesi. A riprova di questo  è  entrata nella storia facendosi chiamare semplicemente Lina. Ed è con il  film Pasqualino Settebellezze che  è stata prima donna a ottenere una nomination agli Oscar come miglior regista. Coi suoi film  ha fornito al mondo del cinema una  versione dettagliata del passaggio dalla vita materiale  al concetto di arte ed eternità raccontando semplicemente un  presente, semplicemente una realtà. Lina  Wertmüller  ce la fa ad  essere ottimista anche in questo periodo,  s'informa, ascolta, confronta, spera,   immagina, paventa e prevede. Per noi. E per chi sa interpretare la sua arguzia proverbiale che mette anche un po’ in soggezione. Signora Wertmuller: lei che ha rotto ogni tabù contro il politicamente corretto. Sente questa responsabilità? "No. Perché non ho mai pensato alle conseguenze nel futuro, l'ho fatto e basta, senza ampliare il raggio d’influenza". Si discute  di qualifiche al femminile: sindaca, assessora lei che pensa? "Non è quello l’importante ma è il senso della parola. Ed è più importante l'intelligenza vera". Regista straordinaria e prima donna a essere candidata all'Oscar nel 1977: come ricorda quel momento? "Con grande gioia, mi accompagnò Giancarlo Giannini e ci divertimmo tanto". Da cosa è nata la sua passione per la regia? "È lo spettacolo in generale che mi ha sempre affascinato". Sostiene che con i suoi film non voleva dimostrare niente: è proprio così? "Si". Far riflettere con le commedie, non è da tutti. "Io non mi sono mai posta la domanda mi sono sempre abbandonata con piacere alle risposte". Da bambina che lavoro sognava? "Quello che faccio tutt’ora". Le piaceva andare a scuola e imparare? "Mi viene da ridere perché le dico solo che sono stata cacciata da undici scuole. Ero una pessima alunna, una vera  Gian Burrasca". Nostalgica o gira pagina senza guardare indietro? "Giro pagina facilmente". Come è nato il suo look anti tabù? "Se con look intende i miei occhiali bianchi, mi hanno sempre dato un senso d'estate, e sul capello corto le dico:  sono sempre stata un maschiaccio". Il suo primo film che le viene in mente qual è? "I basilischi del 1963  è stato il mio primo film. Ma i miei film sono come figli per me, tutti importanti. Sono  geometrie fissate nelle loro regole e nelle loro figure: non ho preferenze". L'amicizia è? "Una cosa preziosa. Che conta forse anche più dell’amore". Quando ha ricevuto Premio Oscar Onorario ha avuto un pensiero per  Franco Zeffirelli. Non è da tutti "Sicuramente anche Franco Zeffirelli lo avrebbe meritato: ma quando ho ricevuto l’Oscar alla carriera l’ho dedicato a mio marito Enrico Job e a mia figlia Maria". Cos’è il futuro? "Un mistero". Le donne di questo secolo sono? "Più indipendenti". Come donna si è mai sentita discriminata? "Mai e in nessun modo".
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