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Home » Attualità » Il riscatto di Claudette Colvin: rifiutò di cedere il posto a un bianco, il reato è stato cancellato

Il riscatto di Claudette Colvin: rifiutò di cedere il posto a un bianco, il reato è stato cancellato

Prima di Rosa Parks, in quel 1955 passato alla storia come l'anno del risveglio delle coscienze degli afroamericani contro le leggi segregazioniste, fu una studentessa 15enne a rifiutarsi di sottostare alla pratica razzista

Marianna Grazi
20 Dicembre 2021
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Un’attesa lunga 66 anni, finalmente conclusa con un lieto fine. Non molti la conoscono, anzi, si può dire che è sempre rimasta nell’ombra di un’altra figura magistrale che la storia inserisce nei suoi libri, Rosa Parks. Ma a 82 anni la pioniera del diritti civili Claudette Colvin, finalmente, può dire di aver vinto la sua battaglia. Lo scorso ottobre, infatti, aveva presentato al tribunale minorile della contea di Montgomery la richiesta di cancellazione di un reato che la riguardava, inerente ad un episodio ben preciso accaduto nel 1955, dicendo che non voleva più essere considerata una “minorenne delinquente”. Richiesta che è stata accolta: tutti gli atti riguardanti il suo caso sono stati distrutti e la sua fedina penale è stata ripulita.

Claudette Colvin
Ma qual è stato questo episodio scatenante, che la donna ha dovuto portare con sé come un fardello memore del suo coraggio e della sua volontà di non piegarsi di fronte alle ingiustizie e discriminazioni? Tutti ricordano, giorno più giorno meno, che il primo dicembre 1955 a Montgomery, Alabama, una sarta di 42 anni, Rosa Parks, attivista della National Association for the Advancement of Colored People (“Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore” – NAACP), si rifiutò di cedere il suo posto sull’autobus a un uomo bianco e viene arrestata. Nella vettura, non trovando altri posti liberi, la donna infatti aveva occupato il primo posto libero dietro all’area riservata ai bianchi, nel settore dei posti accessibili sia ai bianchi che ai neri, con l’obbligo però per i neri di cedere il posto qualora fosse salito un bianco e non ci fossero stati posti disponibili nell’area a loro riservata. Così, dopo il suo arresto si arrivò allo storico boicottaggio dei bus di Montgomery, che spinse Martin Luther King Jr. alla ribalta nazionale. Un momento chiave della storia, considerato l’inizio del moderno movimento per i diritti civili e simbolo della lotta degli afroamericani contro le leggi segregazioniste.
Pochi però, pochissimi, ricordano un caso analogo precedente. Nove mesi prima, il 2 marzo dello stesso anno, sempre a Montgomery, fucina di agitazioni e di ribellioni per i propri diritti da parte delle persone di colore, la studentessa 15enne Claudette Colvin, tornando a casa dalla scuola segregata Booker T. Washington su un autobus affollato, aveva trovato posto insieme a tre compagne di classe nel settore riservato ai neri. Tutto nella norma quindi, ma a un certo punto salì a bordo una giovane donna bianca.

Claudette Colvin, attivista per i diritti civili delle persone afroamericane

Come sappiamo all’epoca vigevano regole molto stringenti (e razziste) per mantenere la separazione e favorire le persone bianche, così, essendo l’area loro riservata al completo la donna si si spostò verso la parte posteriore in cerca di un posto a sedere e l’autista chiese a Claudette e alle sue compagne di alzarsi. Ma Colvin si rifiutò, dicendo che aveva pagato il biglietto e che era suo diritto costituzionale rimanere dov’era. “Dissi che non potevo muovermi perché era la storia ad avermi incollato al sedile”, ha raccontato la 82enne alla Bbc. Il caso finì davanti al tribunale minorile: per il suo atto di disobbedienza civile fu arrestata e venne accusata di disturbo della quiete pubblica, violazione della legge di segregazione e aggressione a pubblico ufficiale. Dopo il processo venne condannata alla libertà vigilata.
Per i successivi 66 anni la donna ha portato questo fardello penale sulle spalle, perché nel frattempo non ha mai ricevuto la notifica ufficiale di aver chiuso i conti con la giustizia.

Claudette Colvin accanto all'avvocato per i diritti civili Fred Gray
Claudette Colvin accanto all’avvocato per i diritti civili Fred Gray

Così, due mesi fa ha deciso di prendere l’iniziativa e finalmente un giudice dell’Alabama ha accolto la sua petizione ordinando la cancellazione del reato e la distruzione dei documenti. “Ora sono una donna anziana – aveva dichiarato Claudette presentando la petizione – Avere la fedina penale pulita significherà qualcosa per i miei nipoti e bisnipoti. E significherà qualcosa per

altri bambini neri. Quando penso al perché sto cercando di avere la riabilitazione del mio nome da parte dello Stato, è perché credo che se ciò accadesse mostrerebbe alla generazione che sta crescendo ora che il progresso è possibile e che le cose migliorano. Li ispirerà a rendere il mondo migliore“. E pochi giorni fa, alla notizia della distruzione di quegli atti che ancora incombevano su di lei come una spada di Damocle, l’anziana attivista ha visto finalmente riconoscere le sue azioni come coraggiose, coscienziose e lodevoli. Una donna che, anche nell’ombra, è riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio nella storia dei diritti.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Un'attesa lunga 66 anni, finalmente conclusa con un lieto fine. Non molti la conoscono, anzi, si può dire che è sempre rimasta nell'ombra di un'altra figura magistrale che la storia inserisce nei suoi libri, Rosa Parks. Ma a 82 anni la pioniera del diritti civili Claudette Colvin, finalmente, può dire di aver vinto la sua battaglia. Lo scorso ottobre, infatti, aveva presentato al tribunale minorile della contea di Montgomery la richiesta di cancellazione di un reato che la riguardava, inerente ad un episodio ben preciso accaduto nel 1955, dicendo che non voleva più essere considerata una "minorenne delinquente". Richiesta che è stata accolta: tutti gli atti riguardanti il suo caso sono stati distrutti e la sua fedina penale è stata ripulita.
Claudette Colvin
Ma qual è stato questo episodio scatenante, che la donna ha dovuto portare con sé come un fardello memore del suo coraggio e della sua volontà di non piegarsi di fronte alle ingiustizie e discriminazioni? Tutti ricordano, giorno più giorno meno, che il primo dicembre 1955 a Montgomery, Alabama, una sarta di 42 anni, Rosa Parks, attivista della National Association for the Advancement of Colored People ("Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore" - NAACP), si rifiutò di cedere il suo posto sull'autobus a un uomo bianco e viene arrestata. Nella vettura, non trovando altri posti liberi, la donna infatti aveva occupato il primo posto libero dietro all'area riservata ai bianchi, nel settore dei posti accessibili sia ai bianchi che ai neri, con l'obbligo però per i neri di cedere il posto qualora fosse salito un bianco e non ci fossero stati posti disponibili nell'area a loro riservata. Così, dopo il suo arresto si arrivò allo storico boicottaggio dei bus di Montgomery, che spinse Martin Luther King Jr. alla ribalta nazionale. Un momento chiave della storia, considerato l'inizio del moderno movimento per i diritti civili e simbolo della lotta degli afroamericani contro le leggi segregazioniste.
Pochi però, pochissimi, ricordano un caso analogo precedente. Nove mesi prima, il 2 marzo dello stesso anno, sempre a Montgomery, fucina di agitazioni e di ribellioni per i propri diritti da parte delle persone di colore, la studentessa 15enne Claudette Colvin, tornando a casa dalla scuola segregata Booker T. Washington su un autobus affollato, aveva trovato posto insieme a tre compagne di classe nel settore riservato ai neri. Tutto nella norma quindi, ma a un certo punto salì a bordo una giovane donna bianca.
Claudette Colvin, attivista per i diritti civili delle persone afroamericane
Come sappiamo all'epoca vigevano regole molto stringenti (e razziste) per mantenere la separazione e favorire le persone bianche, così, essendo l'area loro riservata al completo la donna si si spostò verso la parte posteriore in cerca di un posto a sedere e l'autista chiese a Claudette e alle sue compagne di alzarsi. Ma Colvin si rifiutò, dicendo che aveva pagato il biglietto e che era suo diritto costituzionale rimanere dov'era. "Dissi che non potevo muovermi perché era la storia ad avermi incollato al sedile", ha raccontato la 82enne alla Bbc. Il caso finì davanti al tribunale minorile: per il suo atto di disobbedienza civile fu arrestata e venne accusata di disturbo della quiete pubblica, violazione della legge di segregazione e aggressione a pubblico ufficiale. Dopo il processo venne condannata alla libertà vigilata. Per i successivi 66 anni la donna ha portato questo fardello penale sulle spalle, perché nel frattempo non ha mai ricevuto la notifica ufficiale di aver chiuso i conti con la giustizia.
Claudette Colvin accanto all'avvocato per i diritti civili Fred Gray
Claudette Colvin accanto all'avvocato per i diritti civili Fred Gray
Così, due mesi fa ha deciso di prendere l'iniziativa e finalmente un giudice dell'Alabama ha accolto la sua petizione ordinando la cancellazione del reato e la distruzione dei documenti. "Ora sono una donna anziana – aveva dichiarato Claudette presentando la petizione – Avere la fedina penale pulita significherà qualcosa per i miei nipoti e bisnipoti. E significherà qualcosa per
altri bambini neri. Quando penso al perché sto cercando di avere la riabilitazione del mio nome da parte dello Stato, è perché credo che se ciò accadesse mostrerebbe alla generazione che sta crescendo ora che il progresso è possibile e che le cose migliorano. Li ispirerà a rendere il mondo migliore". E pochi giorni fa, alla notizia della distruzione di quegli atti che ancora incombevano su di lei come una spada di Damocle, l'anziana attivista ha visto finalmente riconoscere le sue azioni come coraggiose, coscienziose e lodevoli. Una donna che, anche nell'ombra, è riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio nella storia dei diritti.
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