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Home » Attualità » In Spagna si chiede una commissione d’inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa

In Spagna si chiede una commissione d’inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa

Secondo il quotidiano El País, che dal 2018 indaga sulla pedofilia all'interno della Chiesa cattolica, sarebbero più di 600 i casi con oltre 1.300 vittime dagli anni '40 ad oggi

Marianna Grazi
4 Febbraio 2022
Manifestazione contro la pedofilia a Barcelona nel 2017 (ALBERT GARCÍA)

Manifestazione contro la pedofilia a Barcelona nel 2017 (ALBERT GARCÍA)

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In Spagna potrebbe essere istituita una prima grande inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa. Il terremoto che scuote le fondamento del Vaticano, dai casi di pedofilia scoperti dall’inchiesta sui sacerdoti tedeschi (che coinvolge anche il Papa emerito Joseph Ratzinger) alle spinte per una sempre maggiore apertura verso le donne e la comunità Lgbt, arriva fino nella penisola Iberica, in un Paese di forte e consolidata tradizione cattolica. La scorsa settimana tre partiti spagnoli, Unidas Podemos (UP), Euskal Herria Bildu (EH Bildu) e ERC, hanno infatti presentato al Congresso la richiesta di creare una commissione d’inchiesta per indagare sui casi di pedofilia e abuso sui minori all’interno della Chiesa cattolica spagnola.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez alla Camera bassa a Madrid, Spagna (Ansa)

La richiesta dei partiti

Podemos, come riporta il quotidiano El País, aveva già annunciato la sua intenzione di procedere in questa direzione ad ottobre, ma era l’unico partito disposto a farlo. Grazie ad un giro di consultazioni con altre forze politiche ora ha finalmente preso l’iniziativa con i partiti catalano e basco per “indagare sulle aggressioni sessuali nei confronti di bambini e adolescenti da parte di membri della Chiesa cattolica” con l’obiettivo di ottenere “le informazioni necessarie per poter pianificare politiche pubbliche di risarcimento, prevenzione e assistenza alle vittime di questo terribile crimine”.

La commissione, secondo Sofía Castañón, portavoce di UP, si basa sull’inchiesta che il quotidiano sta portando avanti dal 2018 sugli abusi nella Chiesa spagnola e, nello specifico, sul dossier con 251 casi inediti che questo giornale ha consegnato al Papa e alla Conferenza Episcopale lo scorso dicembre. “Questa indagine non può rimanere dietro le porte e le mura della Chiesa. Perché si possa parlare di verità, giustizia e risarcimento per le vittime, che nella loro infanzia o adolescenza hanno subito questi abusi e aggressioni, è necessaria una denuncia che faccia appello alla sfera legislativa”, ha dichiarato Castañón. “È un debito pendente per il nostro Paese. Non è una questione di ideologie, ma di tutela dei nostri figli”, ha aggiunto.

Da sinistra, Pilar Vallugera (ERC); Bel Pozueta (EH Bildu); Sofía Fernández Castañón e Jaume Asens (Unidas Podemos) (Europa Press)

La commissione parlamentare

In Spagna, secondo il regolamento del Congresso, le commissioni d’inchiesta possono essere avviate “su qualsiasi questione di interesse pubblico” oppure su proposta del governo, di almeno due gruppi parlamentari, dell’ufficio di presidenza o di un quinto dei deputati. La nuova commissione dovrà ora essere approvata da una maggioranza per diventare una realtà. Quindi, in pratica, rimane nelle mani del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo). La deputata di EH Bildu Bel Pozueta ha sottolineato che “la palla è nel campo” del gruppo socialista, al quale ha chiesto di “osare” per andare avanti con questo processo.

“Il tempo dell’impunità è finito”, ha sottolineato Pilar Vallugera di Esquerra Republicana de Catalunya. Un altro dei punti su cui si insiste, e che appare anche nel documento che hanno presentato, è l’importanza di chiarire “se c’è stata anche una qualche responsabilità politica nell’occultamento di questi fatti che erano più o meno conosciuti”. Se approvata, la commissione indagherà, tra le altre questioni, sulla portata dell’insabbiamento di questi crimini all’interno della Chiesa, sul grado di conoscenza negli enti pubblici dell’esistenza di queste pratiche e sul numero approssimativo di vittime e di abusatori.

In Spagna non si è mai svolta alcuna indagine ufficiale sull’entità del problema degli abusi sessuali da parte del clero

Le inchieste territoriali e interne alla Chiesa

Se la commissione d’inchiesta dovesse essere approvata e avviata, scrive il quotidiano El País, sarebbe la prima volta che un’istituzione di carattere nazionale si attiva per far luce sullo scandalo degli abusi clericali. Una notizia di portata storica e una potenziale bomba pronta a detonare all’interno di una delle nazioni che, assieme all’Italia, è tra le poche in cui non è stata svolta alcuna indagine ufficiale sull’entità del problema degli abusi sessuali da parte del clero. In questo modo, la Spagna “spezzerebbe la sua inerzia sulla questione e seguirebbe l’esempio di paesi come l’Irlanda o l’Australia, dove lo Stato si è fatto carico delle indagini sui casi passati. Finora, le iniziative sono emerse solo a livello regionale, nel governo della Navarra o dal Síndic de Greuges, il giudice tutelare, in Catalogna” si legge sul quotidiano.

Finora, sulla questione, la Chiesa spagnola sta indagando autonomamente, senza alcuna trasparenza e in modo frammentato e non centralizzato. Tra diocesi e ordini, ci sono circa 70 entità diverse che stanno ‘facendo luce’ sui propri casi, ognuna con i propri criteri. L’istituzione ecclesiastica stessa ha sempre rifiutato di esaminare i casi passati, di rivelare quelli di cui è a conoscenza e di creare una commissione indipendente per fare questo lavoro, come hanno fatto i vescovi di Francia o Germania. L’unica ‘memoria’ storica degli abusi sessuali da parte dei membri del clero che esiste in Spagna è quella portata avanti da El País, come somma delle sue indagini, delle sentenze e delle informazioni raccolte da altri media. Il numero totale, secondo il quotidiano, ammonta già a più di 600 casi con più di 1.300 vittime dagli anni ’40 ad oggi.

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
In Spagna potrebbe essere istituita una prima grande inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa. Il terremoto che scuote le fondamento del Vaticano, dai casi di pedofilia scoperti dall'inchiesta sui sacerdoti tedeschi (che coinvolge anche il Papa emerito Joseph Ratzinger) alle spinte per una sempre maggiore apertura verso le donne e la comunità Lgbt, arriva fino nella penisola Iberica, in un Paese di forte e consolidata tradizione cattolica. La scorsa settimana tre partiti spagnoli, Unidas Podemos (UP), Euskal Herria Bildu (EH Bildu) e ERC, hanno infatti presentato al Congresso la richiesta di creare una commissione d'inchiesta per indagare sui casi di pedofilia e abuso sui minori all'interno della Chiesa cattolica spagnola.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez alla Camera bassa a Madrid, Spagna (Ansa)

La richiesta dei partiti

Podemos, come riporta il quotidiano El País, aveva già annunciato la sua intenzione di procedere in questa direzione ad ottobre, ma era l'unico partito disposto a farlo. Grazie ad un giro di consultazioni con altre forze politiche ora ha finalmente preso l'iniziativa con i partiti catalano e basco per "indagare sulle aggressioni sessuali nei confronti di bambini e adolescenti da parte di membri della Chiesa cattolica" con l'obiettivo di ottenere "le informazioni necessarie per poter pianificare politiche pubbliche di risarcimento, prevenzione e assistenza alle vittime di questo terribile crimine". La commissione, secondo Sofía Castañón, portavoce di UP, si basa sull'inchiesta che il quotidiano sta portando avanti dal 2018 sugli abusi nella Chiesa spagnola e, nello specifico, sul dossier con 251 casi inediti che questo giornale ha consegnato al Papa e alla Conferenza Episcopale lo scorso dicembre. "Questa indagine non può rimanere dietro le porte e le mura della Chiesa. Perché si possa parlare di verità, giustizia e risarcimento per le vittime, che nella loro infanzia o adolescenza hanno subito questi abusi e aggressioni, è necessaria una denuncia che faccia appello alla sfera legislativa", ha dichiarato Castañón. "È un debito pendente per il nostro Paese. Non è una questione di ideologie, ma di tutela dei nostri figli", ha aggiunto.
Da sinistra, Pilar Vallugera (ERC); Bel Pozueta (EH Bildu); Sofía Fernández Castañón e Jaume Asens (Unidas Podemos) (Europa Press)

La commissione parlamentare

In Spagna, secondo il regolamento del Congresso, le commissioni d'inchiesta possono essere avviate "su qualsiasi questione di interesse pubblico" oppure su proposta del governo, di almeno due gruppi parlamentari, dell’ufficio di presidenza o di un quinto dei deputati. La nuova commissione dovrà ora essere approvata da una maggioranza per diventare una realtà. Quindi, in pratica, rimane nelle mani del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo). La deputata di EH Bildu Bel Pozueta ha sottolineato che "la palla è nel campo" del gruppo socialista, al quale ha chiesto di "osare" per andare avanti con questo processo. "Il tempo dell'impunità è finito", ha sottolineato Pilar Vallugera di Esquerra Republicana de Catalunya. Un altro dei punti su cui si insiste, e che appare anche nel documento che hanno presentato, è l'importanza di chiarire "se c'è stata anche una qualche responsabilità politica nell'occultamento di questi fatti che erano più o meno conosciuti". Se approvata, la commissione indagherà, tra le altre questioni, sulla portata dell'insabbiamento di questi crimini all'interno della Chiesa, sul grado di conoscenza negli enti pubblici dell'esistenza di queste pratiche e sul numero approssimativo di vittime e di abusatori.
In Spagna non si è mai svolta alcuna indagine ufficiale sull’entità del problema degli abusi sessuali da parte del clero

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Se la commissione d'inchiesta dovesse essere approvata e avviata, scrive il quotidiano El País, sarebbe la prima volta che un'istituzione di carattere nazionale si attiva per far luce sullo scandalo degli abusi clericali. Una notizia di portata storica e una potenziale bomba pronta a detonare all'interno di una delle nazioni che, assieme all’Italia, è tra le poche in cui non è stata svolta alcuna indagine ufficiale sull’entità del problema degli abusi sessuali da parte del clero. In questo modo, la Spagna "spezzerebbe la sua inerzia sulla questione e seguirebbe l'esempio di paesi come l'Irlanda o l'Australia, dove lo Stato si è fatto carico delle indagini sui casi passati. Finora, le iniziative sono emerse solo a livello regionale, nel governo della Navarra o dal Síndic de Greuges, il giudice tutelare, in Catalogna" si legge sul quotidiano. Finora, sulla questione, la Chiesa spagnola sta indagando autonomamente, senza alcuna trasparenza e in modo frammentato e non centralizzato. Tra diocesi e ordini, ci sono circa 70 entità diverse che stanno 'facendo luce' sui propri casi, ognuna con i propri criteri. L'istituzione ecclesiastica stessa ha sempre rifiutato di esaminare i casi passati, di rivelare quelli di cui è a conoscenza e di creare una commissione indipendente per fare questo lavoro, come hanno fatto i vescovi di Francia o Germania. L'unica 'memoria' storica degli abusi sessuali da parte dei membri del clero che esiste in Spagna è quella portata avanti da El País, come somma delle sue indagini, delle sentenze e delle informazioni raccolte da altri media. Il numero totale, secondo il quotidiano, ammonta già a più di 600 casi con più di 1.300 vittime dagli anni '40 ad oggi.  
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