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Home » Attualità » In un liceo del Valdarno la discriminazione si combatte con la creatività degli studenti

In un liceo del Valdarno la discriminazione si combatte con la creatività degli studenti

Al Giovanni da San Giovanni cento ragazz* stanno preparando un contest contro l'omofobia e il disablism: "Alla base di ogni discriminazione c'è l'ignoranza"

Domenico Guarino
24 Febbraio 2022
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Sfidare la creatività degli studenti delle quarte e quinte classi del liceo e suscitare riflessioni sul tema della discriminazione, dall’omofobia al disablism – cioè il bullismo o la discriminazione contro le persone disabili -, alla discriminazione di genere: è questo l’obiettivo del contest che si è aperto lo scorso 17 febbraio, al liceo Giovanni da San Giovanni del Valdarno.

Una gara di ‘creatività inclusiva’ organizzato dal Corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione dell’Università di Siena, con sede ad Arezzo, in collaborazione con l’assessorato alle Pari opportunità del Comune di San Giovanni Valdarno nell’ambito della Rete Ready, la Coop Firenze di San Giovanni Valdarno e il liceo valdarnese.

Le studentesse e gli studenti del liceo Giovanni da San Giovanni di San Giovanni Valdarno

Creatività contro la discriminazione, come funziona il contest

Sono circa cento gli studenti che, insieme alle loro classi (5A-5C-5I e 4C), hanno aderito al contest, raccogliendo le proposte di almeno dieci progetti fra cortometraggi, podcast, video e racconti. I partecipanti dovranno presentare un video o un pezzo musicale, una graphic novel, un racconto, un’opera pittorica o altro, che sia frutto della loro creatività e che contenga una proposta di intervento sui temi dell’inclusione, della discriminazione e del bullismo. I due progetti giudicati più meritevoli dalla giuria riceveranno un attestato durante una premiazione in programma il 17 maggio 2022 presso il campus universitario del Pionta, saranno diffusi sui social e sulla stampa e offriranno lo spunto per una riflessione sociale e una ricerca scientifica.

“Alla base di ogni discriminazione c’è l’ignoranza di un fenomeno – ha detto Lavinia della 5A, in qualità di portavoce di un gruppo che intende lavorare sul pregiudizio nei confronti della malattia mentale – . Chi soffre di un disturbo psicologico si chiude per paura del giudizio, ma quello che invece riduce la discriminazione è il confronto e il permettere a chi ne soffre di parlarne”. Alyssia della 4C ha aggiunto: “Credo sia importante la sensibilizzazione, che non è solo cambiare il punto di vista di chi è “contro” qualcosa o qualcuno ma anche il provare a far riflettere chi non si è mai posto il problema della discriminazione”. Per Teresa della 5C “è da bambini che inizia il percorso di normalizzazione verso tutte le minoranze o verso tutti i problemi di discriminazione. È da lì che si può iniziare a proporre modelli diversi di pensiero”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Sfidare la creatività degli studenti delle quarte e quinte classi del liceo e suscitare riflessioni sul tema della discriminazione, dall’omofobia al disablism – cioè il bullismo o la discriminazione contro le persone disabili -, alla discriminazione di genere: è questo l’obiettivo del contest che si è aperto lo scorso 17 febbraio, al liceo Giovanni da San Giovanni del Valdarno. Una gara di ‘creatività inclusiva’ organizzato dal Corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione dell’Università di Siena, con sede ad Arezzo, in collaborazione con l’assessorato alle Pari opportunità del Comune di San Giovanni Valdarno nell’ambito della Rete Ready, la Coop Firenze di San Giovanni Valdarno e il liceo valdarnese.
Le studentesse e gli studenti del liceo Giovanni da San Giovanni di San Giovanni Valdarno

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